La settimana dell'Alieno #44
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 15-19 aprile 2024
Metallo rovente
Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno imposto nuove restrizioni al commercio dell'alluminio, del rame e del nichel russi. Si tratta di un nuovo tentativo di limitare la capacità di Putin di finanziare la sua macchina da guerra.
Le nuove regole vietano la consegna di forniture dalla Russia al LME (London Metal Exchange, la piazza dove vengono fissati i prezzi di riferimento globali) e al CME (Chicago Mercantile Exchange). Le restrizioni si applicano al rame, al nichel e all'alluminio, ma non possono essere retroattive quindi si applicano ai metalli estratti a partire dal 13 aprile; gli Stati Uniti stanno inoltre vietando le importazioni di tutti e tre i metalli dalla Russia.
La Russia venderà comunque i suoi metalli, poiché le sanzioni non impediscono a persone ed entità non statunitensi di acquistare rame, nichel o alluminio russi, e la stragrande maggioranza dei metalli viene acquistata e venduta tra aziende minerarie e intermediari senza mai vedere l'interno di un magazzino dell'LME. Dal 2022, la quota di vendite di metalli russi alla Cina è aumentata notevolmente, con Pechino che si è sostituita a tanti acquirenti occidentali.
Si tratta di un provvedimento “tecnico” con un impatto sui prezzi, in particolare per l'alluminio (il 90% delle scorte di alluminio nel LME sono di origine russa), con un salto di prezzo che non si vedeva dal 1987: LME svolge un ruolo fondamentale nella determinazione dei prezzi utilizzati come benchmark in un gran numero di contratti a livello globale.
Sembra un modo bizzarro di sanzionare la Russia: alzare i prezzi del prodotto che comunque verrà venduto. In realtà, come dicevo, gli scambi principali avvengono sul mercato fisico, il prezzo registrato dal LME serve a determinare i costi delle coperture finanziarie, quindi una sua risalita riduce il margine di profitto dell’export russo di metalli.
E poi c'è il prezzo dell'oro, che corre nonostante la domanda di ETF Gold sia in calo.
I risparmiatori cinesi non si convertono ai consumi (anche perché il contesto di deflazione non è certo un incentivo ad affrettarsi a spendere) e di certo non possono mettere risparmi sul mattone, come sono stati abituati a fare per anni, vista la continua caduta del mercato immobiliare locale.
I venti di guerra spirano sempre più forti, Israele ha risposto all'attacco iraniano di pochi giorni fa alimentando l'escalation, e la domanda di oro fisico è cresciuta ovunque, segnala il FMI, come bene rifugio. Potremmo capovolgere il payoff del bitcoin (“l’oro digitale”), dicendo che l’oro è pur sempre un bitcoin fisico.
Goldman Sachs ha alzato il prezzo target dell'oro per fine anno a 2700$/oncia.
Mani in alto, Powell. Questa è un'inflazione
Dopo mesi spesi a ripetere che l’orientamento era verso un taglio dei tassi, il governatore della Federal Reserve Powell ha segnalato che la Fed aspetterà, più a lungo del previsto, per tagliare i tassi
“La banca centrale può rimanere in attesa per tutto il tempo necessario"
alla luce della serie di letture di inflazione elevata che abbiamo segnalato in svariate edizioni precedenti della “settimana”: da inizio 2024 il ritmo di crescita dell’inflazione USA è del 4,6% su base annua. Thomas Barkin, presidente e della Federal Reserve Bank di Richmond, ha ribadito l’atteggiamento paziente: i salari continuano a crescere tra il 6% e il 7% annuo, molto più di quanto cresce l’output. Se in relativo alla crescita del prodotto i salari crescono di più, significa che i consumi continueranno ad andare bene e quindi l’inflazione resterà su tavolo.
Il livello di crescita dell'economia statunitense è comunque superiore ad ogni aspettativa, ed è un ritmo quasi doppio rispetto a qualsiasi altro Paese del G7, secondo il Fondo Monetario Internazionale, nelle cui nuove stime consumi ed investimenti porteranno la crescita degli Stati Uniti al 2,7% quest'anno.
Il segnale che la “normalizzazione” non è ancora completata è che i mercati finanziari mondiali continuano a reagire male alle belle notizie: un'economia statunitense così forte conferma che un taglio dei tassi non è necessario.
Una UE adulta
Creare definitivamente per la UE mercato unico dei capitali, supervisionato da Bruxelles, è una sfida che molti Stati (Francia, insieme a Italia, Spagna, Paesi Bassi e Polonia) vorrebbero realizzare. L'obiettivo è di avere un unico mercato dei capitali invece di 27 mercati nazionali e significherebbe dare all'Esma, l'autorità di regolamentazione dei mercati finanziari dell'UE, la supervisione diretta dei fondi pensione, ma anche dei fondi di investimento e così via.
I Paesi proponenti si rendono conto che c'è un enorme divario di competitività con gli Stati Uniti e che l'UE deve recuperare il ritardo. E uno dei modi per farlo è garantire che non ci siano più deflussi finanziari dall'UE. E quando si hanno 27 mercati dei capitali diversi, 27 autorità di regolamentazione in lingue diverse e leggi diverse, è difficile per gli investitori integrarsi e fare gli investimenti che desiderano.
Ma il consenso non è unanime: un gruppo di piccoli Paesi, guidati dal Lussemburgo, non ritengono che questo dia loro un controllo sufficiente sui propri mercati finanziari. Per questo motivo si oppongono alla maggior parte di questi aspetti e a quelli controversi come la centralizzazione della vigilanza.
Naturalmente il Lussemburgo lo fa per difendere il suo status di hub finanziario e non dare tutti i poteri all’Esma:
“ci piace l'idea di un mercato dei capitali, ma vogliamo un approccio pragmatico"
In generale i piccoli Paesi temono che, se i grandi - Francia, Italia, Spagna, ma anche Germania - si siederanno da una parte, stabiliranno regole che li favoriscono.
Finora ogni singola nazione ha avuto la possibilità di stabilire le proprie regole per i mercati finanziari. E come sempre nell'UE, quando si tratta di cedere dei poteri a livello sovranazionale, c'è sempre resistenza. E questo è storicamente ciò che ha portato a un'integrazione non ottimale in Europa.
La distruzione delle raffinerie
La Russia e l'Ucraina sono in stallo sul campo di battaglia, e la guerra assume contorni diversi, con ripercussioni più ampie: entrambe le parti stanno prendendo di mira le risorse energetiche per colpire l'economia del nemico e i danni collaterali si stanno manifestando sui mercati globali.
L'Agenzia Internazionale dell'Energia ha avvertito che gli attacchi dei droni ucraini alle raffinerie di petrolio russe rischiano di interrompere il commercio di prodotti petroliferi come il diesel. Nel frattempo i prezzi del gas in Europa sono balzati fino al 10% dopo che la Russia ha colpito l'infrastruttura del gas e dell'energia elettrica dell'Ucraina.
La strategia ucraina più recente consiste nell'attaccare sistematicamente le strutture energetiche russe, nonostante Washington abbia espresso preoccupazione per l'effetto sui prezzi del petrolio e del gas. Finora, quest'anno, l'Ucraina ha preso di mira 14 grandi raffinerie e due impianti più piccoli in Russia, e la maggior parte degli attacchi è riuscita a interrompere le operazioni.
Nel frattempo, il Cremlino ha lanciato tre assalti su larga scala alla produzione di elettricità dell'Ucraina e ha diretto droni e missili contro le infrastrutture chiave del gas per la prima volta dall'invasione di oltre due anni fa. La Russia ha anche distrutto la più grande centrale elettrica della regione di Kiyv, in quella che Putin ha definito “una risposta per gli attacchi dell'Ucraina”.
Ciò che è cambiato è che ora entrano in gioco obiettivi che in precedenza erano off-limit. Dopo due anni di frustranti bombardamenti, ciascuna delle due parti cerca di piegare l'avversario.
AI e fabbisogno energetico
La chiamano “AI generativa” ma una cosa che di sicuro non genera è l’energia per usarla. Sarà una questione importante nei prossimi anni. L'Agenzia Internazionale per l'Energia ha stimato che da qui al 2026 i datacenter (argomento già affrontato a febbraio qui) consumeranno il doppio dell’energia che utilizzano oggi e l'industria della AI in generale consumerà, nel 2026, 10 volte la sua domanda di energia del 2023. Un salto enorme.
I sistemi di IA generativa richiedono infatti un'enorme quantità di energia, quattro ricerche effettuate con GPT-3 consumano un ammontare di energia analogo a quello che occorre per caricare da 0 a 100 la batteria di uno smartphone. L'elaborazione di enormi volumi di dati ad alta frequenza richiede molta energia.
Il problema è duplice:
L'effettiva produzione di elettricità. Ne produciamo abbastanza?
La trasmissione, quindi il collegamento delle strutture con l'energia, assicurandosi che tutte le linee di trasmissione siano a posto.
Il secondo punto è più complesso del primo, e per risolverlo, sono necessarie altre infrastrutture (tra poche righe approfondiremo questo punto). E questo richiede tempo. Ci sono quindi da conciliare esigenze immediate con la pianificazione di nuove linee di trasmissione e di nuovi progetti di generazione di energia, possibilmente rinnovabile.
Se non si affronta il problema, non avremo la AI che sogniamo. Ci sarà un limite alla diffusione dell'intelligenza artificiale generativa.
Il futuro desiderato non è al momento disponibile.
La preghiamo di riprovare più tardi
C'è un limite alla quantità di energia che abbiamo a disposizione e alla capacità delle reti di supportare trasmissione di elettricità. Limiti che vedono impegnate sempre più risorse per essere superati.
Questa può essere la migliore promessa per la transizione energetica, che finché è qualcosa che “dobbiamo fare” produce benaltrismo e regole vissute come imposizioni liberticide, ma se diventa qualcosa che “vogliamo fare” produrrà un commitment completamente diverso: i comportamenti umani sono la chiave e gli incentivi sono più efficaci dei disincentivi.
Toc toc, è permesso?
L'Inflation Reduction Act di Biden potrebbe smuovere più di mille miliardi$ per le nuove tecnologie energetiche. Il successo di questo massiccio investimento dipende però dalla velocità con cui i progetti ottengono il permesso per la costruzione.
A differenza delle fonti energetiche tradizionali come il carbone e il petrolio, che hanno contribuito alla costruzione del mondo moderno perché sono poco costosi da trasportare e immagazzinare, le fonti rinnovabili come il solare e l'eolico richiedono la costruzione di infrastrutture, di nuove linee elettriche per raggiungere i mercati, di sistemi di stoccaggio efficiente, altre alternative come l'idrogeno o la cattura della CO₂ si basano anch’esse sullo sviluppo di nuove infrastrutture.
E il permesso di costruire infrastrutture è faccenda parecchio complicata: in Europa molte autorizzazioni sono acquisite per gli anni futuri, ma negli USA le autorizzazioni sono nella stragrande maggioranza ancora da ottenere.
Il carbone e il petrolio li sposti dove servono come vuoi, ugualmente li puoi immagazzinare facilmente per evitare carenze. Al contrario, le tecnologie più pulite, in particolare l'elettricità, dipendono completamente dalle linee elettriche per essere immesse sul mercato. E poiché il loro stoccaggio è molto più costoso ed inefficiente, il sistema deve essere dimensionato e ridondante per soddisfare i picchi di domanda.
Infrastrutture lineari, ad esempio elettrodotti per le energie rinnovabili o gasdotti, spesso necessitano dell'approvazione di ogni giurisdizione che attraversano. Tralasciamo le difficoltà per autorizzare i progetti nucleari.
Gli ostacoli maggiori dipendono in gran parte dal singolo progetto. I progetti che si trovano su terreni o acque federali necessitano generalmente di una revisione del National Environmental Policy Act. Questi progetti possono anche essere ostacolati da problemi di autorizzazione a livello locale, al di sotto del livello statale. A seconda dell'ubicazione, i progetti possono anche dover affrontare una serie di sfide in base all'Endangered Species Act o al National Historic Preservation Act. Ma sopra ogni regolamentazione, spesso bisogna superare gli ostacoli posti dai NIMBY (Not In My BackYard), ovvero quei cittadini che si oppongono alla costruzione, nelle loro vicinanze, di infrastrutture per la collettività.
Semaforo rosso per Tesla
Tesla licenzia il 10% della sua forza lavoro globale, circa 14.000 dipendenti. Si tratta della seconda serie di licenziamenti importanti in circa due anni. È un altro segno che la casa automobilistica sta lottando contro il rallentamento globale delle vendite di veicoli elettrici e una brutale guerra dei prezzi.
Come se non bastasse, anche due dei massimi dirigenti dell'azienda se ne sono andati. Tesla non è però l'unica in difficoltà. Anche le aziende della catena di fornitura sentono la pressione. La cinese CATL, il più grande produttore di batterie per veicoli elettrici al mondo, ha registrato per il secondo trimestre consecutivo ricavi inferiori alle attese.
Sorpresa dalla Cina
Il PIL cinese è cresciuto più delle attese, grazie alla manifattura e nonostante dati deludenti sui consumi e settore immobiliare. Come ho già approfondito in altre occasioni, questo non mi rassicura affatto nelle aspettative verso la Cina.
Quanto ai mercati azionari locali, le imprese cinesi possedute dallo Stato stanno registrando performance superiori all'indice di riferimento. Normalmente questo tipo di società è stato usato dal governo come veicolo per le proprie priorità politiche: se aveva bisogno che le imprese statali dessero lavoro a più persone, le imprese statali lo facevano, a prescindere dall'interesse di un azionista di minoranza che magari vorrebbe un dividendo più alto. Per questo motivo, le imprese statali spesso non sono efficienti come le imprese private. E questo ha spesso influenzato le valutazioni di queste società.
Il governo di Pechino ha però presentato una recente riforma in cui ha iniziato a utilizzare la valutazione di mercato di queste aziende per valutare i dirigenti. È la prima volta che si lega esplicitamente l'andamento del mercato azionario di un'impresa statale al modo in cui la dirigenza di queste aziende viene valutata da Pechino. C'è quindi la speranza che, insieme ad altre iniziative di riforma delle aziende di Stato, tra cui l'incoraggiamento a pagare più dividendi, qualcosa stia cambiando in termini di attenzione per l’efficienza e gli azionisti di minoranza.
Il governo cinese vuole sostituire il flusso di entrate che veniva dalle concessioni edilizie sui terreni, in seguito ala crisi immobiliare. L'aumento dei dividendi di queste grandi imprese statali sarebbe un modo per il governo, che è il maggiore azionista di queste aziende, di creare un flusso di cassa sostenibile.
Le aziende di Stato sono state a lungo uno strumento politico per garantire tassi di occupazione più elevati nelle regioni economicamente depresse, per garantire una quiete sociale maggiore. Se queste società dovessero gestire le loro attività come un'impresa privata, le prospettive sul mercato del lavoro possono cambiare sensibilmente: la priorità diventa dare denaro all’azionista, non pagare una forza lavoro più numerosa.
Sarà ancora molto interessante osservare l’evolversi degli eventi nel regno di “Xi JinKing”.
Banche: sta finendo la pacchia
Nonostante i sorprendenti risultati pubblicati da Goldman Sachs, +28% gli utili nel primo trimestre grazie alla sua divisione di investment banking e di trading, per le grandi banche statunitensi la stagione dei grandi profitti grazie all’aumento dei tassi di interesse sta per finire.
JPMorgan Chase, Wells Fargo e Citigroup hanno comunicato i risultati del primo trimestre e hanno avvertito che il futuro è un po' incerto, per chi raccoglie molti depositi. Hanno tratto gran parte dei loro profitti dalla differenza tra il tasso applicato sui prestiti e ciò che pagano ai depositanti.
Negli ultimi due anni, questo è stato un ottimo affare per le banche: l'aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve si è riflesso istantaneamente sui tassi dei prestiti, ma la remunerazione sui depositi non è cresciuta per parecchio tempo, allargando la forbice del margine di profitto.
Le pressioni da parte dei depositanti per avere tassi di remunerazione più elevati stanno crescendo, e le banche hanno adottato un tono meno ottimista riguardo al reddito netto da interessi per l'anno a venire. I due lati dell'equazione promettono di peggiorare: il costo dei prestiti è destinato a scendere con i tagli dei tassi, mentre sui depositi molti iniziano a pensare:
"Perché tenere i soldi alla JPMorgan o alla Wells Fargo quando potrei ottenere un tasso maggiore se li portassi in una delle altre 4.000 banche esistenti negli Stati Uniti?".
La disfida del litio cileno
Negli ultimi anni la domanda di litio è aumentata a dismisura grazie alla diffusione dei veicoli elettrici. Uno sviluppo interessante degli eventi lo abbiamo visto in Cile.
Nel 2018 Tianqi Lithium, un grande produttore cinese di litio, ha pagato 4,1 miliardi $ per acquisire una partecipazione del 24% nella cilena SQM (Sociedad Quimica y Minera de Cile), che è tra i maggiori produttori di litio al mondo. Ma quando hanno effettuato questa acquisizione, hanno accettato alcune restrizioni (per ragioni di antitrust) sulla loro capacità di agire come un normale azionista, perché sono anche un concorrente di SQM.
Un socio di capitale, destinato a recepire solo dividendi, con il progetto di lungo termine di prendere piede nel litio cileno, rastrellando le azioni di SQM man mano che i prezzi salivano e investitori vari decidevano di realizzare i profitti. Il Cile possiede fantastiche riserve di litio, ma in questo lasso di tempo la geopolitica è cambiata radicalmente.
Dal 2018 c'è stato un grande fermento in tutto il mondo su temi come i minerali critici. C'è molta eccitazione per queste risorse, per il loro potenziale economico e per le prospettive di crescita della domanda. Inoltre, i governi non accettano che le aziende arrivino e sfruttino le risorse senza lasciare nulla al Paese. Così il Cile è stato uno dei tanti Paesi che si sono lasciati coinvolgere da questa tendenza a cercare di assumere un maggiore controllo delle risorse. L'anno scorso, Gabriel Boric, il presidente cileno di sinistra, ha intrapreso un'iniziativa per cercare di riformare il settore del litio in Cile e rinegoziare il grado di coinvolgimento dello Stato. Così, il Cile ha incaricato Codelco, il produttore di rame di proprietà dello Stato, di negoziare con SQM un accordo. SQM e Codelco stanno definendo gli ultimi dettagli. E questo sembra lasciare Tianqi un po' in disparte.
Quando ha firmato l'accordo con la SQM, a Tianqi non è stato permesso di venire a conoscenza di nulla che fosse considerato sensibile o riservato. E questo accordo è considerato sensibile e confidenziale perché rappresenta un'enorme trasformazione per l'azienda. Ora la loro partecipazione nel settore del litio si diluirà in modo massiccio. Quando hanno effettuato l'acquisizione, avevano invece l'ambizione di avere più voce in capitolo su questa importante risorsa.
CVC si quota
La società di private equity CVC Capital Partners, che gestisce circa 186 miliardi € di asset, ha annunciato l'intenzione di quotarsi alla Borsa di Amsterdam, per raccogliere almeno 1,25 miliardi € in sottoscrizioni.
La quotazione dei gruppi di private equity come CVC è sempre faccenda complicata perché le società di private equity hanno un mix di due flussi di profitto principali:
Le commissioni di gestione degli asset
I profitti delle operazioni realizzate
Quando CVC sarà quotata, ci sarà una ripartizione tra il veicolo quotato, che si baserà maggiormente sulle commissioni derivanti dagli asset in gestione, e una società non quotata che manterrà una certa esposizione ai profitti delle operazioni.
Quindi è una specie di quotazione parziale, un’offerta strutturata sulle preferenze prevalenti dei diversi tipi di investitore: gli investitori sul mercato regolamentato prediligono le commissioni costanti ottenute dalla gestione degli asset, mentre gli investitori su strumenti illiquidi possono essere più inclini ai lucrosi, ma estemporanei, profitti derivanti dal successo delle transazioni.
Curiosità
Affidarsi alla AI per le ricerche di prodotti, implica che le aziende possono sfruttare questi modelli per migliorare la visibilità dei loro prodotti.
Un nuovo studio della Cornell University mostra che gli LLM possono essere manipolati per aumentare la visibilità dei prodotti. Usare la AI offrirà presto un notevole vantaggio competitivo e ha il potenziale di sconvolgere la concorrenza.
Dalla stessa Università, un altro paper usa ChatGPT-4 per far cambiare idea alle persone durante una conversazione, e ci riesce meglio di altri esseri umani, quando dispone di informazioni personali sulla persona con cui sta discutendo: la AI ha aumentato dell'87% la possibilità che qualcuno cambiasse idea rispetto a un interlocutore umano. Sembra un po’ inquietante, se applicato al marketing, ma ogni strumento è neutro: dipende dall’uso che se ne fa. E se fosse usata per smontare le teorie del complotto?
Ma la AI aumenta davvero la produttività o sono tutte aspettative? Lo studio periodico sullo sviluppo della AI pubblicato da Stanford University identifica i campi in cui questo avviene e ce ne dà contezza numerica.
Fino a luglio 2024 all’Hangar Bicocca di Milano è accessibile gratuitamente l’esposizione di Chiara Camoni, che miscela elementi del regno animale, minerale e vegetale in un tutt’uno che rievoca una “ecologia della coesistenza”. Per me che considero l’economia un ecosistema retto dalle leggi dell’evoluzionismo la fascinazione è stata immediata.
Buon weekend con gli Shiffers e la loro musica che si presta da sottofondo per una oziosa domenica di letture o di attività domestiche:
Leggerti è anticipatorio. È difficile trovare spunti analoghi sulla stampa nazionale. Il mainstream nazionale è per anestetizzare le menti. Grazie!
Sempre interessante, per la professione e per cultura personale. Grazie Andrea