La settimana dell'Alieno #95
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 12-16 Maggio 2025
Il guardalinee alza la bandierina
Alcuni investitori sono stati colti “in fuorigioco” dal rimbalzo del mercato, si sono posizionati contro il dollaro e le azioni statunitensi dal "giorno della liberazione". Ma, dopo che la Cina e gli Stati Uniti hanno attenuato le tensioni commerciali all'inizio della settimana, quella decisione si è ritorta contro di loro.
Il “Liberation day" con l'annuncio dei dazi globali ha mandato il mercato in fibrillazione, aumentando il rischio di una recessione negli Stati Uniti e di ripresa dell'inflazione. Queste stime si sono tradotte nella vendita del dollaro, delle azioni statunitensi e nel passaggio ai tradizionali beni rifugio, esclusi i titoli del Tesoro USA.
Questo "Sell America" non ha finora dato i frutti sperati. Abbiamo assistito a un rimbalzo dei titoli azionari in concomitanza con i passi indietro fatti da parte di Trump e con la definizione di accordi. Questa settimana, quindi, molti trader sono stati costretti a coprire i loro short.
Ora, l'indice S&P500 ha cancellato tutte le perdite subite dopo l'annuncio delle tariffe, pur essendo ancora in calo di circa il 4% rispetto ai massimi di febbraio e praticamente piatto se confrontato coi valori del 1 gennaio. Il mercato si trova praticamente al punto in cui si trovava prima dell'annuncio. Un enorme viaggio di andata e ritorno.
Anche il dollaro e i Treasury sono stati venduti durante il panico dei dazi, il che è sorprendente perché sono i tipici beni rifugio. Da lì il dollaro si è sostanzialmente ripreso, anche se questa settimana è in leggero calo dopo che l'amministrazione Trump ha chiarito di essere ancora interessata a perseguire politiche di debolezza del dollaro perché ritiene che questo aiuti le aziende esportatrici statunitensi.
Questo rimbalzo apre al rischio di essere colti di sorpresa ancora una volta: molti investitori si stanno trattenendo dal riacquistare o dal prendere posizioni troppo grandi negli Stati Uniti. I dazi sono ancora in vigore. Quest'anno si prevede ancora una crescita più lenta e un aumento dell'inflazione.
L'ordine di grandezza è forse inferiore a quello che ci aspettavamo qualche settimana fa, ma i mercati finanziari sono ancora esposti al rischio di rottura: l'amministrazione Trump ha fatto molti giri di parole su questi accordi commerciali, la cui sostanza potrebbe presto essere messa alla prova dalla realtà.
Gli asset statunitensi sono stati danneggiati in modo duraturo: i titoli del Tesoro e il dollaro sono considerati meno sicuri di un tempo. L'incognita è come si muoveranno i mercati una volta che la polvere di questi “negoziati” si sarà posata.
Tregua
La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina sembra essersi raffreddata per il momento. I mercati globali hanno registrato un'impennata lunedì dopo che i due Paesi hanno concordato di ridurre le tariffe (per 90 giorni). Cosa succederà ora?
Gli Stati Uniti hanno dichiarato che ridurranno i dazi sulle merci cinesi al 30% (dal 145% di venerdì scorso). La Cina, dal canto suo, ha ridotto i dazi sulle importazioni statunitensi al 10% (rispetto al 125% di venerdì scorso). La Cina ha inoltre promesso di sospendere o annullare le misure non tariffarie adottate contro gli Stati Uniti.
Tutto questo è valido per 90 giorni, mentre continuano i colloqui.
I dazi erano così alti tra Stati Uniti e Cina che di fatto equivalevano a un embargo. I funzionari statunitensi hanno dichiarato di non volere un “decoupling” delle due maggiori economie mondiali e che quindi era necessario un reset per consentire a entrambe le parti di affrontare le tensioni commerciali ancora esistenti.
La notizia, in Cina, è stata definita come una sconfitta per Donald Trump e la sua strategia.
Stati Uniti e Cina hanno entrambi tolto 115 punti percentuali, di fatto annullando l'escalation di ritorsioni post Liberation Day, ovvero Trump ha rimosso i suoi dazi del 2 aprile (e seguenti rialzi) senza ottenere nulla che non avesse prima di allora. La ritorsione cinese ha costretto Trump a rimangiarsi le sue mosse.
Tutte le aziende statunitensi che importano dalla Cina, e sono molte, avranno un po' di respiro a questo punto. L’obiettivo di riportare la produzione negli Stati Uniti viene evidentemente messo in pausa (tanto questo genere di cose non avviene da un giorno all'altro). Ora si spera che le due parti abbiano la possibilità di negoziare qualcosa di più duraturo.
Trump ha dichiarato di voler parlare con il Presidente cinese Xi Jinping. Si tratta di una notizia da tenere d'occhio. Ha anche detto di confidare che la Cina sospenderà o cancellerà queste misure non tariffarie e di essere fiducioso che un accordo sarà raggiunto entro 90 giorni. Quindi che i colloqui tra Pechino e Washington devono continuare e li seguiremo sicuramente nei prossimi 90 giorni.
Inflazione USA
Il dato del mese per l'inflazione statunitense è stato buono: è scesa più del previsto, al 2,3%, grazie al calo dei costi di biglietti aerei, hotel ed eventi sportivi: il turismo in USA è in fortissimo calo.
La Federal Reserve sta sicuramente osservando con attenzione questo dato, perché aprile è stato il mese dei dazi globali e la banca centrale statunitense è stata in allerta per qualsiasi segnale di aumento dei prezzi a causa della guerra commerciale. Ma gli economisti avvertono che gran parte dell'impatto dei dazi non può ancora essersi manifestato nei dati ed è presto per dire che l’impatto sia stato assorbito.
Comunque, la lettura benigna dei beni di base suggerisce che, almeno finora, il danno a oggi è stato inferiore al previsto. Si tratta di una buona notizia. Questo dovrebbe quindi fornire un po' di conforto alla Fed e, a parità di condizioni, aumentare la probabilità di tagli dei tassi nel corso dell'anno e dunque di ridurre i rischi di recessione.
La strategia dei dazi è pericolosa, perché endogena: produce danno economico-finanziario anche a chi impone le tariffe, per questo se non ottengono immediatamente un risultato, Trump è costretto a tirarsi indietro, revocando le sue stesse iniziative.
Tutto questo influisce sul comportamento delle imprese, che prima di aumentare i prezzi, a chiudere una linea di prodotti o a licenziare un lavoratore, ci pensano bene, perché il dazio potrebbe velocemente scendere nel futuro prossimo.
Quest'anno le tariffe saranno ancora un fattore importante, avranno un impatto sugli utili aziendali, probabilmente più che sui prezzi. Ma saranno via via meno importanti di quanto si pensi.
Questa newsletter ha due edizioni settimanali (ogni venerdì la Settimana dell’Alieno, scritta da
Andrea, e ogni lunedì quella sulla puntata del podcast
Economia per Tutti, scritta da
Giulio.
Andrea
Talvolta ad “scappa” una terza edizione sporadica, di approfondimenti specifici. Puoi trovare l’
archivio integrale delle newsletter precedenti qui.
L’utilità economica di ChatGPT
OpenAI e Microsoft stanno riscrivendo i termini della loro partnership multimiliardaria. OpenAI è stata fondata come associazione senza scopo di lucro, ma mentre i ricercatori che vogliono che rimanga tale per attenersi alla sua missione, gli investitori vorrebbero vedere grandi guadagni.
Microsoft è il partner più importante di OpenAI. È stato il primo investitore esterno a investire nella società nel 2019, con un miliardo$. Questo rapporto molto stretto è stato messo sotto esame perché OpenAI sta cercando di ristrutturarsi e Microsoft deve dargli il permesso di farlo.
L'aspetto critico della governance aziendale di OpenAI è che l'ente non profit controlla il resto della società. OpenAI stava cercando di annullare questa struttura e di trasformare la “filiale a scopo di lucro” della società, che rimarrà comunque sotto il consiglio di amministrazione no-profit, in una società di pubblica utilità. In questo modo sperano di riuscire ad accontentare, da un lato, gli investitori che ora potranno avere una partecipazione azionaria in questa filiale e, dall'altro, i critici che hanno detto che rinunciare al controllo della no-profit significherebbe tradire la missione originaria (creare un'intelligenza artificiale generale a beneficio di tutta l'umanità)
Microsoft ha fatto largo uso della tecnologia di OpenAI. OpenAI ha fatto largo uso delle capacità di calcolo di Microsoft, della sua offerta di cloud: la collaborazione è forte, ma sono diventati sempre più concorrenti man mano che OpenAI cresceva.
L'elemento veramente critico è che l'attuale partecipazione di Microsoft in OpenAI consiste in un diritto ai profitti futuri. Cosa questo si traduca in azioni convenzionali è una formula molto complessa che stanno elaborando con l'aiuto di consulenti finanziari esterni. Se non riusciranno a risolvere questo problema, ben poco potrà accadere in termini di trattative.
Ci sono state anche pressioni esterne sull'azienda, prima fra tutte la causa intentata da Elon Musk, cofondatore di OpenAI, che ha lasciato l'azienda nel 2018 e ora è un concorrente con la sua azienda di intelligenza artificiale chiamata xAI. Ha portato in tribunale Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI, e l'azienda stessa, sostenendo che hanno essenzialmente deviato dal loro scopo e, così facendo, lo hanno truffato del denaro che aveva investito nell'azienda all'inizio della sua esistenza.
Dal lancio del modello ChatGPT nel 2022, OpenAI è diventata molto rapidamente un'impresa da 300 miliardi$, molto lontana dalle sue origini di no-profit, che ha spinto la sua struttura aziendale al massimo. Se non riuscirà a passare a una struttura di corporate governance più favorevole agli investitori, avrà sempre più difficoltà a raccogliere capitali e non potrà nemmeno quotarsi sul mercato. E, nella corsa competitiva allo sviluppo di modelli di AI d’avanguardia, questo potrebbe essere fatale.
Disney da favola
Disney, a quanto pare, ha avuto un trimestre davvero positivo, dopo diversi mesi tormentati. L'attività di streaming è andata molto bene, in parte perché ha aumentato i prezzi di Disney+ e Hulu, e anche i parchi a tema sono -a sorpresa- andati molto bene.
Le azioni Disney sono sotto pressione da mesi e mesi. La settimana scorsa, in occasione di questa relazione, il titolo era sceso del 17%. Uno dei grandi problemi della Disney è che viene continuamente paragonata a Netflix, che ha fatto faville negli ultimi due anni, grazie alla novità della raccolta pubblicitaria. Continua ad aumentare gli abbonati, nonostante sia un servizio piuttosto maturo.
Disney sembra essere ancora legata agli asset televisivi ereditati dal passato. E ogni trimestre le cose peggiorano per i vecchi ricavi televisivi. L'amministratore delegato della Disney, Bob Iger, ha così esaminato l'intero portafoglio di attività della Disney e ha deciso di fare una grande scommessa sul settore delle esperienze: parchi a tema e navi da crociera, investendo 60 miliardi$ in un piano decennale per sviluppare l'attività dei parchi a tema (l'annuncio risale al 2023).
E l'attività di streaming? Disney+ ha aggiunto 2,5 milioni di nuovi clienti e Hulu ha aggiunto 1,4 milioni di nuovi clienti. E questo è un bene. Ma Netflix ha aggiunto 19 milioni di abbonati in un trimestre: significa che Disney può competere con Netflix in senso lato, in quanto è un'azienda diversificata con molte grandi attività, ma Netflix è così avanti che è difficile che le vecchie società di media riescano a recuperare.
Turchia verso la pacificazione
No, non parliamo del mancato incontro fra Zelensky, che aspettava Putin a Istanbul per un “cessate il fuoco” che evidentemente il leader russo non vuole.
Parliamo del PKK, il gruppo armato di matrice terroristica fondato alla fine degli anni '70 come uno dei tanti gruppi curdi che chiedevano diritti per la popolazione curda in Turchia (ovvero per il 20% degli 80 milioni di abitanti del Paese). C’è distensione tra PKK e governo turco, è stato annunciato un accordo di pace che normalmente verrebbe accolto con euforia.
Ma non in Turchia. In passato sono falliti diversi tentativi di cessate il fuoco e di smobilitazione del PKK. Inoltre Erdoğan vuole ricandidarsi per un altro mandato quando quello attuale scadrà nel 2028. Ma per farlo, deve cambiare la Costituzione. E per cambiare la Costituzione ha bisogno di più voti parlamentari. Un modo per farlo è convincere gli elettori curdi ad allearsi con lui. Quindi il principale partito di opposizione, il cui candidato alla presidenza è stato messo in prigione a marzo, ovviamente accoglie con favore il processo di pace, ma si chiede: l'accordo di pace serve solo a garantire un crescente autoritarismo di Erdoğan?
Una pace duratura significherebbe la fine di una guerra di 40 anni, che finora ha prodotto quarantamila vittime ed è costato miliardi in termini di mancati introiti e danni. Rifugiati curdi vivono in Iraq e in Siria, dove in questo complicato mosaico di affari mediorientali si sono alleati con le forze statunitensi contro la lotta ad Assad. Quindi, se si stabilizza la Turchia, si può contribuire a stabilizzare l'Iraq e a stabilizzare la situazione in Siria.
Controllo prezzi sui farmaci
Donald Trump ha emesso un ordine esecutivo che minaccia di escludere dal mercato i farmaci venduti a prezzi più alti negli USA, rispetto ai prezzi a cui sono accessibili in altri paesi del mondo. Un intervento “contro la lobby più potente del mondo: quella farmaceutica”, giusto per inserire un ingrediente complottista nella sua retorica. Per riuscirci, gli USA potranno importare i farmaci dall’estero, ai prezzi più bassi con cui sono commercializzati all’estero. Nel mezzo di una crociata contro le importazioni emerge, insomma, l’ennesima incoerenza.
Un esempio concreto che può aiutarci a capire come i prezzi nei vari paesi dipendano dall'elasticità della domanda è quello del famaco anti-AIDS Combivir.
Il contrabbando del Combivir da Kenya, Uganda e Tanzania per distribuirlo in tutta Europa produceva milioni. Ma perché il Combivir veniva contrabbandato illegalmente dall'Africa all'Europa, quando viene prodotto in Europa e può essere acquistato legalmente?
La risposta è che il Combivir aveva un prezzo di 12,50$ a pillola in Europa e circa 50 centesimi a pillola in Africa (praticamente il costo di produzione). Perché Glaxo vendeva il Combivir a un prezzo molto più basso in Africa che in Europa? In parte per motivi umanitari, ma si tratta anche di una politica commerciale, legata al rapporto domanda/offerta nei singoli paesi.
Qual è il risultato probabile di questo provvedimento? I prezzi diminuiranno negli Stati Uniti e aumenteranno nei Paesi più poveri, ma non in egual misura. I farmaci contro l'AIDS, ad esempio, hanno una domanda molto alta dove salvano molte vite, in Africa, fanno profitto sui volumi. Le aziende farmaceutiche che subiranno un arbitraggio dalle istituzioni americane aumenteranno i prezzi africani avvicinandoli ai livelli statunitensi e abbasseranno quelli americani solo in misura modesta.
Il trade-off quindi sarà un danno ai pazienti dei Paesi a basso reddito per offrire risparmi minimi agli americani. Inoltre, riducendo i profitti farmaceutici in generale, nell’insieme indebolisce gli incentivi a sviluppare nuovi farmaci.
In realtà, nel lungo periodo i consumatori statunitensi sono più avvantaggiati quando i Paesi più poveri pagano prezzi più bassi, proprio come la discriminazione dei prezzi delle compagnie aeree rende praticabile un maggior numero di rotte sia per i passeggeri di classe economica che per quelli di prima classe.
Inoltre, i Paesi che pagano meno per i farmaci li ricevono più tardi rispetto a quelli che pagano di più. Soprattutto, quando questi ritardi tendono a ridurre l'aspettativa di vita.
Quindi l'esito finale del provvedimento di Trump, a dispetto delle chiacchiere populiste sui Big Pharma da castigare, potrebbe essere in realtà quello di aumentare i profitti dell'industria farmaceutica, aumentando i prezzi in altri Paesi. E porterà probabilmente i futuri americani ad avere un accesso meno accelerato in caso di urgenza ai farmaci salvavita.
Inoltre, anche in questo caso, è improbabile che l'approccio bellicoso di Trump abbia successo perché, come per i dazi, invita alla ritorsione: quanti beni vengono venduti negli USA a prezzi più bassi che altrove per effetto di un rapporto domanda/offerta più favorevole?
Sul Foglio, il sempre valido
, sembra avere un’opinione diversa e dice che Trump qualche ragione ce l’ha:Anche se l’ordine esecutivo di Trump sulla spesa farmaceutica sembra una questione interna, ha ricadute sul resto del mondo. E soprattutto sull’Europa.
Per certi versi, è una situazione analoga alla richiesta di aumento delle spese militari: l’America è di gran lunga il paese che spende di più nella Nato, mentre l’Europa ha beneficiato delle garanzie di sicurezza dell’Alleanza atlantica pagando molto di meno.
Gli Stati Uniti dicono ora all’Europa che bisogna riequilibrare il peso: non vogliono più sostenere da soli il costo di “beni comuni”, siano essi la difesa o la spesa farmaceutica.
Chi vuol essere Warren?
Il leggendario investitore Warren Buffett ha annunciato il suo “pensionamento" e Bill Ackman si propone di costruire una alternativa, un conglomerato tentacolare come la Berkshire. Ma Ackman deve superare alcuni grossi ostacoli se vuole arrivarci.
È stato un lavoro lungo, ma Buffett ha essenzialmente trasformato la Berkshire Hathaway, che negli anni '60 era un'azienda tessile del Massachusetts, in una società di investimenti. Ha lentamente chiuso l'attività tessile e poi è diventata un conglomerato di investimenti alimentato dalle assicurazioni. Ackman sta cercando di realizzare una trasformazione simile, ma con una società immobiliare che dirige da circa 15 anni, la Howard Hughes.
L'anno scorso ha raccolto un miliardo$ con la sua società di gestione, la Pershing Square Inc. E sta usando circa 900 milioni$ di quel denaro per acquistare altre azioni di Howard Hughes e ricapitalizzarla, per poi dirigere gli investimenti con il suo team. Proprio come hanno fatto Warren Buffett, Charlie Munger e tutti i loro compagni di avventura alla Berkshire.
L'obiettivo iniziale è quello di creare una compagnia di assicurazioni che, come nel caso della Berkshire, generi liquidità in eccesso da investire. Ha anche detto di voler acquistare aziende a titolo definitivo e creare una sorta di holding diversificata da cui trarre profitti nel tempo.
Attualmente Howard Hughes ha un costo del capitale elevato, il che significa che quando acquista qualcosa, l'ostacolo di rendimento da superare è piuttosto alto. È questa la prima cosa su cui dovranno lavorare.
L'altro punto è che l'attività di investimenti di Ackman ha un bilancio un po' contrastante: ottimi risultati in settori con i ristoranti, dove ha acquisito una serie di società di ristorazione come Burger King e Tim Hortons, ma anche situazioni come Valeant Pharmaceuticals, in cui la strategia di M&A non ha funzionato. E ha finito per perdere un sacco di soldi. Vedremo quindi come si evolverà la situazione nel tempo, prima di dire "ecco la nuova Berkshire Hathaway".
Creare una nuova Berkshire senza la fiducia e la reputazione che Buffett ha costruito in mezzo secolo è la sfida più difficile, che finora nessuno è mai stato in grado di replicare.
Elezioni in Polonia
I cittadini polacchi sono chiamati alle urne in questo fine settimana. È il primo turno di voto delle elezioni presidenziali del Paese. La corsa si preannuncia come un punto di svolta, non solo per la politica polacca, ma anche per la guerra in Ucraina.
Ci sono una dozzina di candidati, ma il principale è Rafał Trzaskowski, attuale sindaco di Varsavia e candidato del partito del Primo Ministro Donald Tusk. Dalla sua nomina a novembre, Trzaskowski ha mantenuto un vantaggio relativamente confortevole in tutti i sondaggi d'opinione e attualmente supera di circa 10 punti percentuali Karol Nawrocki, il candidato del principale partito di opposizione di destra Diritto e Giustizia, noto anche come PiS. Tuttavia, i sondaggi indicano anche che domenica nessuno di questi candidati si avvicinerà al 50% e quindi a questa tornata elettorale, dovrebbe seguire un ballottaggio. Torneremo quindi a vedere il risultato finale il 1° giugno.
Donald Tusk è primo ministro dal 2023, la sua vittoria è stata vista quasi come un miracolo: la sua coalizione è riuscita a scalzare il PiS, un partito che aveva praticamente il controllo totale dell'economia del Paese e dei media statali.
Il problema per Tusk è che ha promesso molto per formare la sua coalizione e ha mantenuto relativamente poco: ha avuto una coabitazione molto difficile con il Presidente Duda, del PiS, che ha usato i suoi poteri di veto per bloccare gran parte del programma di riforme di Tusk.
Per queste presidenziali, il candidato in grado di salvaguardare la Polonia dalla Russia è sostanzialmente ciò che gli elettori stanno cercando di più. La Polonia è stata, e c'èun sentimento di orgoglio nel Paese per questo, la principale porta d'ingresso per i rifugiati ucraini nella primavera del 2022.
Ma tre anni dopo, gli ucraini sono visti sotto una luce molto diversa. Sono visti più come concorrenti sul lavoro. E poi ci sono alcune questioni specifiche: il posto della Polonia nell'UE, e l'aborto. Ci si chiede perché la coalizione di Tusk non abbia mantenuto gli impegni presi per liberalizzare l'accesso all'aborto.
La Polonia, grazie al risultato delle elezioni parlamentari del 2023, si è posta come un faro di speranza per i liberali in Europa. E se Tusk otterrà un'altra vittoria alle presidenziali e porterà il suo candidato Trzaskowski nel palazzo presidenziale, questo confermerebbe la Polonia come una sorta di Paese liberale di spicco, saldamente all'interno della UE, un riferimento forte nell'Europa centrale e orientale.
Nissan e la crisi dell’auto
Nissan ha annunciato un drastico piano di ristrutturazione, con un taglio di 20.000 posti di lavoro, pari a circa il 15% della sua forza lavoro e la riduzione degli stabilimenti, che passano da 17 a 10, entro il 2027. E non è l'unico produttore auto in difficoltà.
I problemi di Nissan hanno radici profonde e uno dei punti deboli di Nissan sono i veicoli ibridi, che hanno aiutato Toyota e Honda a ottenere ottimi risultati sul mercato statunitense. Nissan è entrata in una sorta di spirale in cui vende meno veicoli, non guadagna più così tanto e negli ultimi trimestri la situazione è peggiorata a tal punto da spingere l’azienda a un ridimensionamento.
in Giappone ci sono numerose altre case automobilistiche. In cima alla lista c'è Toyota, tuttora la più grande casa automobilistica del mondo e, nonostante i dazi, sta facendo molto bene. Honda, invece, ha beneficiato degli ibridi, ma è in difficoltà. Alla fine dell'anno scorso ha esplorato l’ipotesi di fusione con Nissan, ma le trattative sono fallite.
Ci sono poi molte altre case automobilistiche giapponesi più piccole, come Mazda, Subaru, Mitsubishi Motors. Queste aziende sono molto esposte ai dazi perché non hanno grandi impianti di produzione negli Stati Uniti, dove esportano molto. In Giappone, quindi, il panorama è eterogeneo. E se si scende al di sotto di Toyota, tutto appare piuttosto instabile.
Anche per questo Nissan sta cercando un nuovo partner strategico a cui ancorarsi per il futuro. Che sia qualcuno in Giappone o fuori dal Paese, o magari che appartenga ad altri settori, come quello tecnologico: la Foxconn di Taiwan, che è il principale fornitore degli iPhone di Apple, si è dimostrata molto interessata a entrare nell'industria automobilistica e a diventare un produttore a contratto di veicoli elettrici. Ed è stata molto interessata a collaborare con Nissan.
Quindi non è chiaro dove stia andando l'industria automobilistica giapponese, ma è sotto pressione per prendere più velocemente le decisioni su quale sarà il suo futuro per i prossimi due decenni.
Corsa agli armamenti
I colloqui di pace per l’Ucraina sono falliti ancora una volta, ma il teatro di guerra ha più palcoscenici: il recente conflitto tra India e Pakistan sta spingendo a rivalutare le armi cinesi, mettendo in discussione la percezione della loro inferiorità rispetto alle armi occidentali e suscitando preoccupazione nei rivali di Pechino.
Il Pakistan ha fatto uso dei suoi J-10C cinesi per abbattere cinque caccia indiani, tra cui i Rafale di produzione francese, durante il breve e intenso confronto tra i due paesi (che sono due potenze nucleari).
Anche se le notizie non sono state confermate e l'India non ha commentato, il produttore cinese del jet ha visto la sua capitalizzazione di mercato salire di oltre 7,6 miliardi$ (più del 25%). Taiwan si sente, ogni giorno che passa, più spaventata.
Curiosità
Come fa la AI a dirti se una notizia è vera? Con quanto bias politico lo fa? Capire il modo in cui gli LLM valutano la credibilità serve a capire cosa significa “credibilità” applicata nelle AI. Da uno studio di Walter Quattrociocchi et al.
Prima sono state istituite parate militari per celebrare il compleanno di Trump, ora la sue effige viene esposta sugli edifici pubblici americani. Segnali inquietanti per chi teme che gli USA stiano trasformandosi in una autocrazia
Descrivi un oggetto, e LegoGPT ti produrrà le istruzioni per costruirlo con i LEGO. Dall’idea ai mattoncini, senza passare dal processo creativo Trial & Error che ha formato la mia infanzia. Sono perplesso
Fatti impiantare anche tu una mela morsicata nel cervello, presto sarà una cosa alla moda, come puoi restare indietro?
Un buon weekend in musica, con Get out my face, il prequel del nuovo album dei Garbage Let All That We Imagine Be The Light, che uscirà il 30 maggio prossimo: