La settimana dell'Alieno #72
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 11 - 15 novembre 2024
La “muskizzazione” del trumpismo
Quando Donald Trump ha dichiarato la vittoria nella corsa presidenziale, una delle prime persone che ha ringraziato pubblicamente è stato Elon Musk:
Lasciate che vi dica che abbiamo una nuova stella: Elon! È un uomo straordinario. Eravamo seduti insieme stasera. Ha trascorso due settimane a Philadelphia e in diverse parti della Pennsylvania per fare campagna elettorale.
Musk ha investito milioni di dollari per far eleggere Trump. E con la nuova amministrazione, il CEO di Tesla è destinato ad acquisire molto potere. Per prima cosa è stato incaricato, insieme a Vivek Ramaswamy, di attuare una spending review sui conti pubblici. Auguriamo loro miglior fortuna di quella che ebbe Carlo Cottarelli con un incarico simile.
Dopo il tentato omicidio a Trump, a luglio, Musk si è impegnato in modo importante per la campagna presidenziale, spendendo la propria personale celebrità per far eleggere Trump. Ha contribuito con oltre 100 milioni di dollari alla campagna, dedicando una quantità incredibile del suo tempo.
Musk ha investito su un interesse commerciale molto concreto: SpaceX a questo punto gestisce praticamente il programma spaziale statunitense, e poi, naturalmente, ci sono Tesla e X, la piattaforma di social media. Tutte queste aziende devono affrontare importanti controlli normativi, sfide legali e ostacoli per crescere e diventare più redditizie e potenti.
Ma invece di scandalizzare, il conflitto di interessi è stato usato da Musk come argomento: “sono un miliardario che ha interessi intrecciati con il governo e proprio per questo il mio punto di vista, di persona che ha in ballo milioni, se non miliardi, il mio parere su chi sia il candidato migliore va tenuto in maggior conto”.
Nel Dipartimento di Efficienza Governativa potrà licenziare migliaia di persone dagli uffici della burocrazia federale (come ha fatto in X, appena insediatosi) e per conseguenza del minor personale renderà necessario eliminare un'ampia gamma di regolamenti, che sono facilmente additabili di soffocare l'innovazione.
È molto più facile comprare un social network e licenziare migliaia di persone che entrare in enormi dipartimenti governativi e licenziare grandi gruppi di persone. Resta quindi da vedere quanto Musk possa essere efficace in questo ruolo.
Warren Buffett
Buffett sta riducendo la sua esposizione azionaria da due anni, otto trimestri consecutivi. La tendenza si è intensificata all'inizio di quest'anno, quando ha iniziato a ridurre la sua partecipazione in Apple, che era una delle maggiori posizioni azionarie del suo portafoglio. In questo periodo ha anche ridotto la sua partecipazione in Bank of America. Complessivamente ha venduto oltre 160 miliardi $ di azioni, investendoli quasi tutti in Treasury a breve termine e e portando la liquidità dell'azienda a un livello record.
Anche prima della crisi finanziaria del 2008, però, Buffett aveva agito in modo simile, diceva di vedere i mercati come surriscaldati. E ha fatto la stessa cosa prima del boom e del fallimento delle dotcom, la bolla del 2001. In entrambi i casi è successo che il mercato si è corretto e improvvisamente Buffett ha trovato grandi opportunità di acquisto. Entrambe le volte, ha dovuto superare anni di critiche da parte di investitori e analisti che dicevano: "Buffett ha perso il tocco", cosa che qualcuno dice anche oggi, visto che in questi due anni i mercati azionari sono saliti, mentre lui vendeva.
C'è chi pensa che Buffett giudichi che Apple e altri titoli abbiano valutazioni esagerate e che ora è un buon momento per fare cassa. Alcuni pensano che stia aumentando la liquidità perché vede forse una crisi all'orizzonte. Altri credono che stia cercando di fare piazza pulita per i suoi successori. Sarebbe davvero difficile per gli uomini che lo sostituiranno al vertice, in termini di gestione del portafoglio azionario e dell'azienda stessa, tagliare alcune delle posizioni considerate sacrosante. Quindi si pensa che stia dando loro un margine di manovra in modo da non giustificare agli azionisti le vendite che faranno.
La cosa che possiamo dire è che Warren Buffett, l’investitore più famoso del mondo, oggi vede quantomeno come non eccezionali le opportunità nel mercato.
Stimolare la Cina
Pechino ha annunciato un ulteriore pacchetto di stimoli fiscali da 1,4 miliardi$, che si aggiunge a una serie di misure monetarie messe in atto a settembre. Gli investitori hanno atteso per mesi questa notizia. Ma quando alla fine tutto è stato definito, la reazione è stata freddina: molti sono rimasti delusi.
Il governo cinese ha alzato il tetto del debito, consentendo ai governi locali di emettere obbligazioni, inguaiati dalla crisi immobiliare. Quindi, essenzialmente, il governo centrale sta cercando di ricapitalizzare e ristrutturare questi i bilanci dei governi locali e metterli in condizione di ricominciare a spendere e investire. Al momento, infatti, si trovano in condizioni disastrose. Inoltre è stata tagliata l’imposta per gli acquirenti di immobili: dal 3% all’1%.
Gli investitori stranieri, però, speravano di ottenere qualcosa di più dal pacchetto. Vogliono che il governo aiuti i consumatori e le famiglie che sono stati colpiti duramente dalla crisi immobiliare, che dura ormai da alcuni anni danneggiando fiducia e consumi. E uno sconto del 2% sulle imposte non dovrebbe spostare masse di compratori verso un mercato immobiliare mai pienamente risanato.
Gli investitori continuano ad auspicare un intervento deciso, qualcosa di simile a quello che è successo in Occidente durante e dopo la pandemia, dando un aiuto diretto alle famiglie affinché ricomincino a spendere.
L'obiettivo immediato di Pechino quest'anno è quello di raggiungere gli obiettivi di crescita del 5% (e al momento le cose non vanno nella direzione giusta) poi, per il futuro, la vittoria di Donald Trump rappresenta un cambio di scenario per Pechino.
La campagna elettorale prevedeva la promessa di imporre tariffe del 60% sulle importazioni cinesi negli Stati Uniti. Se ciò accadesse, sarebbe un colpo devastante per l'economia cinese.
Le prospettive concrete sono di vedere il loro obiettivo di PIL fallito, anche se non nell’ordine di uno o più punti, e il rischio di una spirale deflazionistica, che l'anno prossimo con la presidenza Trump potrebbe peggiorare. Nel frattempo il rendimento dei titoli di Stato cinesi è sceso al di sotto di quello dei Treasuries americani di pari scadenza.
Indagine su Microsoft
La Federal Trade Commission statunitense si appresta a lanciare un'indagine su Microsoft per pratiche anticoncorrenziali nel settore del cloud computing.
In particolare secondo l'accusa Microsoft starebbe cercando di impedire ai clienti di spostare i loro dati dal suo servizio a quello di un concorrente.
L'indagine è un segno che la FTC continuerà a dare un giro di vite alle Big Tech finché sarà in carica Joe Biden. Il presidente eletto Donald Trump probabilmente sceglierà un nuovo presidente per l'agenzia e farà cambiare l’atteggiamento della commissione.
Ucraina
L'Ucraina sta mettendo a punto il suo “piano di vittoria” da proporre all'entrante amministrazione Trump, nel tentativo di convincere il presidente eletto degli Stati Uniti, notoriamente incline a trovare accordi, a continuare a sostenere il Paese nella sua resistenza all’invasione russa.
Le forze russe stanno avanzando e stanno conquistando altro territorio nell'Ucraina orientale e stanno ammassando una forza intorno alla regione russa di Kursk, che le forze ucraine hanno conquistato ad agosto. Alle forze russe si sono aggiunti almeno 10.000 soldati nordcoreani, la guerra si sta espandendo ed intensificando. L'Ucraina è in svantaggio. L’arrivo di Trump, notoriamente scettico nei confronti dell'Ucraina, non è una buona notizia per Kiev e, di conseguenza, per l’Europa.
Durante l'estate, gli ucraini hanno iniziato a mettere insieme quello che il presidente Zelenskyy ha definito il suo piano di vittoria. Ci sono cinque punti. Uno di questi dice che se ci aiutate a vincere la guerra fornendoci una maggiore assistenza militare e finanziaria, alla fine condivideremo con voi i nostri preziosi minerali, che l'Ucraina possiede in gran quantità (titanio e non solo). Un vantaggio prezioso per le imprese americane.
In secondo luogo, c'è l'idea che gli ucraini, dopo la guerra, utilizzino le loro forze esperte per sostituire le truppe americane presenti nelle basi NATO in Europa, per consentire a Trump di riportare negli Stati Uniti almeno parte delle forze americane.
E c'è un'ultima cosa, che titilla l’ego del presidente eletto: l'idea che l'Ucraina possa permettere a Donald Trump di avere una certa influenza sulla selezione degli investimenti, nel senso che qualsiasi investitore dopo la guerra che fosse interessato a investire in Ucraina e a ricostruirla, dovrebbe prima rivolgersi a Donald Trump, che avrebbe una grossa voce in capitolo su chi è autorizzato a fare affari.
Anche la Russia sta pensando a come lusingare Trump per non far ottenere vantaggi all'Ucraina, sapendo che intende il più possibile disimpegnarsi. Ma dopo le tante difficoltà ed esitazioni dell’amministrazione Biden sulla concessione di armamenti e di permessi di utilizzarli, il Presidente Zelenskyy ha iniziato a pensare
"Sai che c’è? Conosciamo Trump, abbiamo trattato in passato. Mettiamo insieme un pacchetto di accordi da prendere in considerazione, a lui piacciono gli accordi. Se da un lato c'è un grosso rischio con un tipo come Trump, dall'altro potrebbe esserci una grossa ricompensa.”
AI
Negli ultimi due anni le aziende della Silicon Valley hanno fatto a gara per accaparrarsi i chip per la AI. Ma c'è un angolo di nicchia dell'industria tecnologica che si dà il caso ne abbia in abbondanza: le aziende di crypto-mining. La corsa ai chip ha fatto sì che Wall Street si sia accorta improvvisamente di loro.
Esistono centri dati che acquistano e/o possiedono chip Nvidia, e poi ne affittano l'accesso alle grandi aziende tecnologiche e alle start-up di AI. Sono ex società di mining di criptovalute che avevano iniziato ad accumulare GPU Nvidia per minare ethereum o bitcoin già nel 2017, 2018. Poi, quando c'è stato il boom dell'intelligenza artificiale, hanno cambiato rotta: mettono a disposizione le loro GPU, la merce più richiesta al mondo.
Ma Wall Street cosa c’entra? I grandi gruppi finanziari istituzionali come Blackstone, Pimco, BlackRock stanno finanziando queste aziende concedendo prestiti (siamo già arrivati a 10 miliardi$). L'azienda può usare quel denaro per far crescere la propria attività e questo gonfia la domanda di chip Nvidia.
Se il boom della AI continuerà a progredire alla stessa velocità andrà tutto bene. Ma se i chip Nvidia iniziassero a perdere valore, se l’ecosistema dei chip scenderà di valore quando questi contratti inizieranno a scadere, assisteremo a un enorme aumento dell'offerta di questi chip sul mercato, nello stesso momento in cui il loro valore è già sceso, provocando una tipica spirale che farà gridare allo scoppio di una bolla.
Argentina
Arriva un’ondata di battaglie legali per l’Argentina, che potrebbero costare al Paese decine di miliardi $ in danni. Il default del debito sovrano nel 2001, e le decisioni del governo peronista negli anni successivi, tra cui espropri o modifiche ai pagamenti delle obbligazioni, stanno arrivando a dibattimento giudiziario. Javier Milei paga lo scotto del disallineamento fra fatti e conseguenze che caratterizza molti aspetti della politica: è stato il più grande critico dei governi che hanno preso quelle decisioni, e la vicenda giudiziaria che ne è conseguita arriva in un momento chiave della sua presidenza.
In ballo c’è una cifra che va da 2 a 31 miliardi $, senza contare gli interessi. E questo è un problema molto grande per l'Argentina, perché il Paese non ha quasi più dollari nelle sue riserve nella banca centrale e si trova nel bel mezzo di una grande crisi finanziaria, dovuta al risanamento severo che Milei sta realizzando per far tornare l'Argentina a essere un Paese serio, libero della reputazione di inadempiente seriale.
Il governo Milei oggi non ha i soldi per pagare tutte queste sentenze e dovrà fare tutto il possibile per ridurre i pagamenti, tenendo a mente che al discreto successo nel tagliare le spese, nel ridurre l'inflazione, nel deregolamentare l'economia, non si è affiancata ancora alcuna capacità di aumentare le riserve di dollari nella banca centrale.
E, senza dollari, l'Argentina non può pagare gli obbligazionisti.
Protezionismo: una scelta opportuna?
Un nuovo documento del National Bureau of Economic Research dimostra, utilizzando dati meticolosamente raccolti a livello di settori e di Stato, che i dazi fanno più male che bene.
Un dato fondamentale è che le industrie “protette” da dazi più alti hanno avuto una produttività più bassa. Va detto che un settore protetto stimola a aumentare il numero di imprese in quel determinato settore, ma questo non giova realmente alla concorrenza perché si limita a proteggere le imprese più piccole e meno produttive. Non è stato questo il percorso attraverso il quale gli Stati Uniti sono diventati un gigante industriale. Mantenere in attività le imprese a bassa produttività rallenta la crescita economica, e convoglia lavoratori in posti di lavoro senza futuro.
Il documento rileva inoltre che i dazi, nell'epoca in cui sono stati applicati, hanno fatto aumentare i prezzi dei prodotti immessi sul mercato nazionale. Curioso che Trump abbia appena vinto, promettendo dazi a destra e a manca, un'elezione in cui l'inflazione (meglio sarebbe dire il livello dei prezzi) era uno degli argomenti più sensibili.
La narrazione trumpiana dice che i dazi fanno abbassare i prezzi perché consentono alle imprese locali di espandersi e di godere di economie di scala. La storia dice che questa narrazione è il contrario di ciò che accade. In effetti i dazi che Trump cita spesso, quelli del presidente William McKinley, sono la prova del primato dell'influenza politica: erano frutto di attività di lobbying delle imprese verso il Congresso, non di una politica commerciale ponderata.
Prendiamo un settore rilevante: l'hardware tecnologico, i semiconduttori e tutto ciò che è legato alla AI. In uno studio di settembre scorso, UBS illustra come il mondo dei chip sarebbe tra più colpiti da un contesto di dazi. Molti dei componenti hardware che rendono possibile l'intelligenza artificiale e la tecnologia digitale si basano infatti su materiali importati che non si trovano o non vengono prodotti negli Stati Uniti. Dal punto di vista legale, materiali come l'arsenico né l'arseniuro di gallio (utilizzati nella filiera produttiva dei chip) sono materiali pericolosi, la cui produzione è limitata dal Clean Air Act. Il cobalto, invece, è prodotto da una sola miniera negli Stati Uniti (l'80% di tutto il cobalto è prodotto in Cina).
I dazi dovrebbero incentivare a spostare le produzioni negli USA, ma in molti casi critici (come quelli di alcuni minerali) ciò non è possibile, a causa delle normative esistenti e della disponibilità limitata: come non si può “spostare” la produzione di champagne o quella di Parmigiano, molti materiali chiave per la produzione di AI devono essere importati e i dazi produrranno un solo effetto: comprimere i margini di profitto del settore tecnologico.
Un sorso di Tamigi
Thames Water si trova in gravi difficoltà finanziarie ed è diventata un campo di battaglia per fondi speculativi che le offrono prestiti d'emergenza (a condizioni capestro) mentre l'azienda ha dichiarato che potrebbe esaurire i propri fondi intorno a Natale se non otterrà un aiuto.
Thames Water lavora in regime di monopolio regionale per la capitale del Regno Unito. Ha 16 milioni di clienti. Dovrebbe essere un'azienda incredibilmente sicura e stabile. Invece si trova in condizioni finanziarie disastrose, costretta a rivolgersi a finanziatori specializzati nei debiti più rischiosi che si possano immaginare. Deve potenzialmente prendere in prestito miliardi da loro a tassi “double digit”.
L'autorità di regolamentazione dell'acqua prenderà una decisione alla fine dell'anno su quanto effettivamente Thames Water potrà far pagare ai suoi clienti. Dopodiché l’azienda cercherà di raccogliere un po' di capitale, emettendo nuove azioni, da investitori infrastrutturali più tradizionali. Gli attuali azionisti di Thames Water hanno praticamente gettato la spugna e verranno diluiti brutalmente.
Paradossale che i cittadini, che non hanno alternative all’essere anche clienti, debbano alla fine pagare il conto di una gestione scriteriata, con una società che gode di un mercato protetto che finisce in bocca agli avvoltoi.
Musk e la regolamentazione della AI
Elon Musk ha più volte ammonito sui rischi di una AI incontrollata, invece il presidente eletto Donald Trump non ha parlato molto di intelligenza artificiale durante la campagna elettorale, concentrando il messaggio sui miglioramenti che avrebbe potuto apportare all'economia e all'inflazione.
Ma la AI potrebbe avere un grande impatto sul mercato del lavoro e un terzo degli americani teme che farà più male che bene (sondaggio Gallup). Se il silenzio di Trump significa che non gli interessa molto la AI, questo lascia la porta aperta alla possibilità che la politica sia guidata da altri attori chiave della sua amministrazione, in particolare Elon Musk.
È stato uno dei primi investitori di DeepMind di Google, ha co-fondato OpenAI e ora dirige xAI, che ha raccolto più di 6 miliardi $ per costruire potenti modelli di AI.
Ma mentre tutto sembra indicare che sia Trump che Musk vogliano creare un ambiente normativo leggero, in cui le aziende tecnologiche accelerino la ricerca e lo sviluppo, il punto cruciale di tutto questo è il credo personale di Musk. Da tempo dice di essere preoccupato di ciò che la AI può fare all'umanità, tanto da aver fondato Neuralink, in parte per aiutare gli esseri umani a stare davanti a qualsiasi superintelligenza artificiale che potrebbe spazzarci via.
"Dobbiamo arrivare prima che l'intelligenza artificiale prenda il sopravvento"
Il fatto che sia investito nella AI non significa che non anteporrà l'ideologia e l'ego ai suoi interessi finanziari. L'acquisto di Twitter da parte di Musk, ad esempio, lo ha aiutato a coltivare una preziosa influenza tra i repubblicani e con lo stesso Trump, anche se il valore di Twitter è crollato e ha subito un'emorragia di inserzionisti. Garantirà la “libertà di parola” anche ai chatbot?
Tra le poche cose dette da Trump sulla AI c'è la promessa di revocare l'ordine esecutivo di Biden sullo sviluppo etico della AI e la arcinota retorica sulla necessità di mantenere la supremazia delle imprese tecnologiche americane sulle controparti cinesi.
I più grandi modelli linguistici di grandi dimensioni realizzati da aziende come Google, OpenAI e Meta hanno ottenuto un punteggio elevato nell'impedire ai loro bot di diffondere contenuti nocivi o tossici. Vedremo presto se questo sarà un valore aggiunto o un orpello ritenuto inutile da chi considera gli sforzi per risolvere questo problema una "censura".
Nissan
L'industria automobilistica mondiale è stata sotto pressione nell'ultimo anno, soprattutto a causa della costosa transizione verso i veicoli elettrici e della forte concorrenza rappresentata dall'ascesa delle case automobilistiche cinesi. Se guardiamo ai ricavi dei marchi auto tedeschi, i primi 9 mesi del 2024 sono stati un disastro rispetto ai primi tre trimestri del 2023:
Mercedes -54%
Audi -46%
Il caso di Nissan è particolarmente negativo, ha avuto un calo di ricavi dell’85% e la sua proiezione di utili per il 2024 è stata violentemente revisionata da 500 a 150 miliardi di yen.
Nissan infatti non ha un'offerta ibrida negli Stati Uniti e non è riuscita a compensare il rallentamento della crescita dei veicoli elettrici a livello globale. L'azienda ha annunciato una serie di drastiche misure di emergenza per il rilancio: il taglio di 9.000 posti di lavoro e la riduzione del 20% della produzione di veicoli. Inoltre, l'azienda venderà la sua partecipazione in Mitsubishi Motors del 10%. Questo è un segno della necessità di adottare misure per rafforzare il proprio bilancio.
Un investitore attivista, Effissimo Capital, è intervenuto per apportare alcuni cambiamenti alla Nissan. Gli investitori sperano che la presenza di Effissimo in Nissan possa stimolare un più ampio consolidamento del settore. Nissan ha già un'alleanza strategica con la francese Renault, ma di recente l'azienda ha optato per una nuova partnership, questa volta con Honda, che prevede l’accesso alla tecnologia ibrida di Honda, e potrebbe coinvolgere anche Renault.
Resta il problema dell’eccesso di marchi auto in Giappone. Con l'ascesa dei rivali cinesi e i costi legati alla transizione verso i veicoli elettrici, gli investitori vedono con favore le pressioni degli attivisti per portare maggiore efficienza nel mercato automobilistico giapponese e sperano che questo porti a una sorta di consolidamento che renda più forti gli attori del mercato.
Bitcoin
Da quando Donald Trump è stato eletto, le criptovalute hanno accelerato: l prezzo del bitcoin ha iniziato a salire già prima delle elezioni perché le persone che amano le criptovalute speravano che Trump avrebbe vinto la rielezione, visto che aveva espresso il suo favore allo strumento anti-sistema. Ma dal giorno delle elezioni l’ascesa dei bitcoin è stata esplosiva. Ha superato i 70.000 $ per la prima volta, poi gli 80.000 $ e poi i 90.000 $, un rally assolutamente mostruoso.
Quello del bitcoin non è come i mercati normali, come le azioni, le obbligazioni e le valute, nel senso che non si basa sui dati economici. Quindi si può diventare pazzi cercando di capire: compro questa cosa perché l'inflazione sta salendo o perché sta scendendo? Lo compro come copertura contro la geopolitica o lo compro perché la geopolitica sta migliorando? Le cose che hanno un impatto sul comportamento del bitcoin sono varie e non di immediata lettura.
In piena campagna elettorale, Trump per mostrarsi favorevole alle criptovalute e catturare il voto di chi specula sugli asset digitali, si è fermato in un bar di bitcoin a Manhattan e ha comprato un hamburger pagandolo in criptovaluta.
Alcune delle persone di cui Donald Trump si è circondato hanno idee ambiziose sul ruolo che la criptovaluta può svolgere a lungo termine. Alcuni di loro sostengono addirittura che gli Stati Uniti dovrebbero costituire, a livello federale, una riserva strategica nazionale di bitcoin.
Un'altra cosa che il governo federale potrebbe fare è sequestrare molti bitcoin nell'ambito di procedimenti legali. E questo fornirebbe una base di sostegno al mercato, perché aumenterebbe la rarità del bene (la cui quantità non è aumentabile).
Arriveremo quindi al punto in cui il bitcoin diventerà una parte fondamentale della politica economica e monetaria degli Stati Uniti? È molto difficile immaginarlo. Ma per spingere gli investitori a fare una puntata, già solo ventilare questa idea basta e avanza.
Per questo il bitcoin può trovare spazio in portafogli di investimento più conservativi rispetto al passato. Rimane però un asset molto volatile e speculativo. Non è una moneta: non ci si può comprare un caffè, non ci si possono pagare le tasse. Ma ha acceso l'immaginazione delle persone, e si è dimostrato più resistente di quanto si potesse immaginare.
Non finirà nei fondi pensione, ma bitcoin sembra essere qui per restare. Vedremo con che ruolo.
Curiosità
Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, la maggior parte dei Paesi sta tagliando le emissioni di CO2 troppo lentamente per stabilizzare il riscaldamento globale. E il 2024 sarà probabilmente l'anno più caldo nella storia della civiltà umana. Interessante allora leggere lo studio di Simon Evans sull'impatto che la presidenza di Trump potrebbe avere sulle emissioni.
Avremo un gemello digitale personalizzato, per modellare l'impatto dell'alimentazione e delle cure sulla nostra salute e longevità. Sarebbe divertente dargli una personalità e chattare con lui…
Il sito di notizie satiriche The Onion sta acquistando Infowars, il sito web di estrema destra, noto per divulgare fake news e complotti. Infowars è stato messo all'asta per consentire al suo fondatore Jones di pagare un risarcimento da 1,5 miliardi$ alle famiglie delle vittime di una scuola elementare, dopo aver definito il massacro una bufala. The Onion vuole trasformare la disinformazione di Infowars trasformandola in umorismo.
Buon weekend in musica, con la colonna sonora di Whiplash, un film che racconta la storia di come la severità spietata di chi esercita pro-tempore il potere possa portare risultati, ma anche spezzare psicologicamente:
Grazie! Come sempre, la Settimana aliena è ricca di spunti! Sul cobalto: mi pare che la maggior parte della produzione (vs raffinazione) si concentri ancora in RDC - per quanto le grandi miniere siano comunque sotto controllo di Pechino tramite aziende come China Molybdenum.