La settimana dell'Alieno #65
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 23-27 settembre 2024
Resa dei conti (correnti) europea
È in corso una resa dei conti nel settore bancario europeo. UniCredit è in procinto di rilevare la tedesca Commerzbank, anche se il governo di Berlino non ne è contento. Lo scontro sarà un banco di prova per una possibile stagione di consolidamento del settore, uno degli aspetti evidenziati dal “Rapporto Draghi” come cruciali per ritrovare la competitività nel Vecchio Continente (al momento è in corso un'altra offerta ostile per una banca in Spagna).
UniCredit ha sorpreso tutti acquistando inizialmente una quota del 9% di Commerzbank, metà della quale proveniente dallo Stato tedesco. Poi, venerdì scorso, il governo tedesco ha detto chiaramente che non avrebbe ceduto altre quote. E poi, all'improvviso, lunedì mattina, è arrivata l'incredibile notizia che UniCredit aveva acquistato un'ulteriore quota dell'11,5% di Commerzbank sotto forma di partecipazioni indirette o convertibili, in attesa di autorizzazione dalla BCE per arrivare a detenere il 21% di Commerzbank. Una mossa incredibilmente audace.
Olaf Scholz, il cancelliere tedesco, era a New York quando ha detto che “gli attacchi ostili e le acquisizioni ostili non sono una buona cosa per le banche”. Commerzbank è la seconda banca quotata in Germania. È il finanziatore del Mittelstand, cioè delle imprese di medie e piccole dimensioni, che sono la vera forza trainante dell'economia tedesca. Ma in realtà non sembra esserci molto che il governo tedesco possa fare per bloccare questa operazione, se UniCredit dovesse diventare ostile e lanciare un'offerta pubblica di acquisto.
Le prime preoccupazioni sono i potenziali tagli ai posti di lavoro, a sinistra, e la “perdita di sovranità” di una risorsa chiave per la Germania, a destra. La politica tedesca è quindi unita nell’osteggiare l’operazione.
Se L’operazione di Unicredit avrà successo, altre banche decideranno di imitarla e il sistema bancario potrà avere un respiro più europeo.
Il campione nazionale dei chip?
Il produttore di chip statunitense Qualcomm ha contattato il suo concorrente Intel per una possibile acquisizione. Non è stata presentata alcuna offerta formale, ma si tratterebbe del più grande accordo tecnologico della storia.
I problemi di Intel sono noti: si è concentrata sulle CPU per computer, lasciando campo aperto ai competitor sui processori per smartphone. Poi TSMC ha offerto un modello diverso (una azienda che fa solo produzione manifatturiera di chip ad altissima qualità) a tutti i progettisti, che non dovevano più temere di cedere proprietà intellettuale a Intel chiedendole di produrre i loro progetti.
In agosto, l'azienda ha perso 30 miliardi $ di capitalizzazione dopo una relazione disastrosa sugli utili. E ha anche annunciato 15mila tagli di posti di lavoro. La possibilità di un'acquisizione da parte di Qualcomm non è quindi da escludere, ma ci sono molti ostacoli. Per cominciare, è probabile che le autorità di regolamentazione sollevino un gran polverone per questioni di antitrust.
L’accordo dovrebbe essere presentato come un tentativo di rafforzare gli Stati Uniti nella loro corsa ai chip con la Cina, l’argomento sensibile è quello di creare un necessario “campione nazionale”. In secondo luogo, non è nemmeno chiaro come Qualcomm potrebbe pagare per un'acquisizione completa, potrebbe anche trattarsi di una cessione di alcune divisioni del gruppo (Intel aveva già annunciato che stava valutando di dismettere alcune partecipazioni). La partita è tutta da giocare.
Dalla post-verità alla non-verità
Perplexity, un motore di ricerca alimentato dall'intelligenza artificiale, ambisce a prendere il posto di Google nella pubblicità acclusa alla ricerca on-line.
La caratteristica di Perplexity è che alla risposta alla query di ricerca allega delle cosiddette domande “di follow-up” come suggerimenti aggiuntivi. Cose che l'utente potrebbe voler scoprire e che sono correlate alla sua domanda. Ed è qui che Perplexity vuole inserire gli annunci.
Vuoi promuovere un marchio di acqua frizzante? Puoi pagare per far generare una domanda di follow-up che chiede: “L'acqua frizzante è migliore dell'acqua liscia?” Mostrando accanto il logo del prodotto da promuovere.
Mi chiedo chi mai userebbe un motore di ricerca che invece di dare le risposte proponga degli slogan, ma leggo che Perplexity sta discutendo con Nike e la catena di alberghi Marriott anche se finora non è stato ancora concluso ufficialmente alcun accordo.
Mi chiedo anche se abbia senso usare la AI “generativa” per non farle generare altro che ciò che a priori si vuole che dica. Capisco però che tutti gli investimenti fatti in AI inizino a desiderare di trovare forme di monetizzazione. Microsoft lo ha fatto con Bing, Google ha lanciato la ricerca AI, ma non l'ha ancora monetizzata e non vuole nemmeno rilasciare cifre sulla sua diffusione.
Il dato certo è che, in occasione di una svolta rivoluzionaria, chi ha più da perdere siano le aziende che dominavano la scena. Google per la pubblicità, Nvidia per il design dei chip… quando lo scenario è mutevole una start-up può navigare la complessità e prendere decisioni commerciali un po' più velocemente, sottraendo quote di mercato ai dominatori.
Google è il più grande operatore nel settore della ricerca. La sua attività di ricerca è cresciuta del 14% rispetto all'anno scorso, un promemoria per i pessimisti: chi ha quote di mercato da perdere, può sempre contare sull’espansione del mercato che sta dominando.
Il comportamento dei consumatori, che si rivolgono all'intelligenza artificiale per la ricerca, è ancora alle prime fasi e non sappiamo se prenderà piede. Ma i nuovi arrivati come Perplexity hanno ancora molto da dimostrare, e senza dare un valore aggiunto agli utenti non si va lontano in un sistema di libero mercato.
Stimoli cinesi
Pechino ha annunciato una vasta gamma di misure di stimolo, per far uscire la seconda economia mondiale dal suo continuo declino, che la porterà a non raggiungere il suo obiettivo di crescita del 5% quest'anno.
Le misure adottate sono senza precedenti, almeno negli ultimi tempi, perché la banca centrale ha tagliato i tassi d'interesse e ha anche ridotto l'ammontare delle riserve che le banche devono detenere. Allo stesso tempo, sono state annunciate molte misure per stimolare il mercato azionario e quello immobiliare. Si è trattato quindi di un intervento più ampio dei precedenti. Questo ha scatenato un po' più di ottimismo specialmente sul disgraziato mercato azionario cinese.
Le misure sono dirette in parte al settore immobiliare, la cui crisi ha impattato sulla fiducia dei consumatori e delle famiglie, calata drasticamente. I consumi sono crollati, provocando una deflazione nell'economia. Allo stesso tempo, il governo ha spinto l'industria manifatturiera per compensare il calo di investimenti immobiliari e il divario nella domanda interna. E questo sta portando a molte esportazioni in dumping. Se la deflazione si radica, diventa molto difficile scrollarsela di dosso. Ma gli economisti che tentano di avvisare Sua Maestà Xi “JinKing” spariscono dalla circolazione.
Ridurre i tassi di interesse, sostenere il mercato azionario, non sono cose che mettono denaro direttamente nelle tasche dei cittadini, come spesso accade con le misure di stimolo. E questo è il problema centrale: la gente non vuole spendere, perché ha subito enormi perdite dal settore immobiliare e anche perché chi fa consumi voluttuari viene messo alla berlina dal governo, perché avrebbe uno stile di vita “edonistico”. Anche i profitti delle aziende stanno diminuendo, in linea con la deflazione, e stanno tagliando gli stipendi o i posti di lavoro. Si entra così in una sorta di spirale negativa.
Dare potere di scelta e di consumo ai cittadini è inedito in Cina, in contrasto con la cultura politica. E il pacchetto di stimoli che abbiamo visto questa settimana non affronta questo problema.
Giovedì è poi arrivata la notizia di una iniezione di capitale pubblico (mille miliardi di yuan, circa 140 miliardi $) nelle banche. E’ un piccolo enigma, considerando che le autorità di regolamentazione di Pechino avevano recentemente detto che tutte le principali banche cinesi avevano capitale al di sopra delle soglie di sorveglianza e che dunque erano solide e ben capitalizzate.
Con questi interventi il mercato azionario può anche avere un sussulto, un rimbalzo, ma i problemi profondi restano lì irrisolti fino a quando non vedremo un grande stimolo fiscale o non cambierà qualcos'altro.
Regolare la AI
Sam Altman (il CEO di OpenAI) ha pubblicato una riflessione sull’era dell’Intelligenza Artificiale che merita una lettura. La frase chiave è
“To a shocking degree of precision, the more compute and data available, the better it gets at helping people solve hard problems.”
Invocando massimo sforzo per avere la capacità computativa e energetica per sostenere e sviluppare il più velocemente possibile la AI, su cui invece si vorrebbero porre limiti, regole, confini.
Chiaramente sono riflessioni “di parte” ma aggiungendone altre, si specula molto sull'impatto delle nuove tecnologie sull'economia, la società e la politica, la domanda che mi pongo spesso è:
Da Gutemberg a Twitter, dalla macchina a vapore all'aereo di linea, dalla fattoria alla manifattura ai servizi, dai salassi alla cura del cancro e al controllo delle nascite, dall'abaco al mainframe a Internet, qualcuno ha mai previsto l'esito e soprattutto le conseguenze sociali e politiche delle nuove tecnologie?
Prima di regolamentare qualsiasi cosa, servirebbe un consenso scientificamente valido e di ampia base. Ma persino col senno di poi, senza controprove, abbiamo un consenso storico condiviso su come queste e altre innovazioni tecnologiche del passato abbiano influenzato i profondi cambiamenti nella società nei secoli? La rivoluzione industriale ha fatto progredire o ha ostacolato la democrazia?
La democrazia rappresentativa e la società liberale, il progresso, hanno avuto un andamento crescente ma altalenante: qualcuno nel 1910 immaginava 70 anni di sanguinaria dittatura comunista in Russia? Nel 1925 qualcuno vedeva la Germania travolta dalla violenza approssimarsi alla catastrofe sociale?
La natalità sta crollando in tutto il mondo. Il sistema politico degli Stati Uniti sembra andare in pezzi, con una polarizzazione senza precedenti, una rottura delle norme e il declino delle istituzioni. Qualcuno sa davvero perché?
L’elenco delle speculazioni apocalittiche per il fatto che ogni nuovo sviluppo avrebbe distrutto la società e portato alla tirannia è così lungo che è impossibile redigerne uno completo. Per sommi capi:
Malthus aveva previsto, in modo plausibile, che le innovazioni tecnologiche della fine del 1700 avrebbero portato alla fame e alla depopolazione.
Marx pensava che l'industrializzazione avrebbe necessariamente portato all'immiserimento del proletariato e al comunismo globale.
Negli anni '70 si pensava che la sovrappopolazione e la diminuzione delle risorse naturali avrebbero portato a un paesaggio economico e politico infernale (rapporto del Club di Roma).
Oggi la preoccupazione è il collasso demografico globale. I prezzi delle risorse sono più bassi che mai, gli Stati Uniti sono esportatori di energia e la gente si preoccupa che la “crisi climatica” dovuta all'eccesso di combustibili fossili metterà fine alla civiltà occidentale, non al “picco del petrolio”.
Si sbagliavano tutti clamorosamente, nonostante la demografia e le risorse naturali siano di diversi ordini di grandezza più prevedibili di quello che sarà l'Intelligenza Artificiale e dei pericoli che potrà rappresentare per la democrazia e la società.
Non intendo negare che le nuove tecnologie abbiano spesso effetti turbolenti, pericoli e implicazioni sociali o politiche. Ma non è questo il punto. C'è un solo esempio di una società che ha visto una nuova tecnologia in via di sviluppo, ne ha compreso in anticipo gli effetti economici, sociali e politici, ne ha “regolato” l'uso in modo costruttivo, ha impedito che questi effetti negativi scoppiassero, senza sacrificare i benefici di questa nuova tecnologia?
L’Europa ha proibito il fracking per motivi ambientali, il risultato è stato che si è generata una dipendenza dal gas russo. Occorre far rispettare lo stato di diritto, non la tirannia del regolatore. Fiducia nella democrazia, non in un'aristocrazia paternalistica, che promette di vedere e provvedere, pretendendo di stare al di sopra di un processo democratico. I problemi vanno individuati e risolti nel momento in cui si verificano, perché tentare di prevederli espone a errori con ricadute altrettanto gravi.
Chi è pessimista sull’impatto delle tecnologie, comunque, si può ritrovare nella lettura di Daron Acemoglu in “Potere e progresso” che ammonisce sui rischi di tecnologie capaci di destabilizzare l’ordine costituito.
Chi è più costruttivo trova conforto ne “Il Viaggio dell’Umanità” di Oded Galor, libro che ho già suggerito altre volte.
Petrolio debole
L'Arabia Saudita rinuncia all’obiettivo non ufficiale di 100 $ al barile di petrolio. Per un po' di tempo, il più grande esportatore di petrolio al mondo ha tagliato la produzione per far salire il prezzo. Ma non ha funzionato. Il Brent ha registrato una media di soli 73 $ al barile questo mese. Così, l'Arabia Saudita ha dichiarato una ripresa della produzione normale dal 1° dicembre.
L'Arabia Saudita e gli altri membri del cartello Opec+ hanno spesso aumentato o diminuito l'offerta per soddisfare la domanda del mercato. Da novembre 2022 circa, il gruppo ha sostanzialmente attuato una serie di tagli per ridurre la produzione. L'obiettivo principale era cercare di mantenere un periodo di prezzi più alti. Questo è stato particolarmente importante per l'Arabia Saudita, perché sotto la guida del principe ereditario Mohammed bin Salman, il Paese ha intrapreso un programma di riforme economiche davvero ambizioso, con molti megaprogetti che necessitano di finanziamenti. E per pagare questi progetti, per l'Arabia Saudita è molto meglio avere un prezzo più alto.
Ma il prezzo del petrolio non ha raggiunto l'obiettivo non ufficiale dei 100 dollari. Anzi, sono molto lontani da questo obiettivo. Da qui il cambio di strategia.
Il petrolio ha raggiunto la media di 100$ al barile nel 2022, ma da allora i prezzi sono scesi. L'Arabia Saudita e gli altri membri dell'Opec hanno cercato di recuperare terreno, aumentando o estendendo i tagli alla produzione nel tentativo di mantenere i prezzi più alti. Allo stesso tempo, si è assistito a un grande aumento della produzione da parte di produttori non appartenenti all'Opec+, come gli Stati Uniti, il Canada e la Guyana, che hanno sostanzialmente neutralizzato l'impatto dei tagli sauditi.
Anche se il regno rimane incredibilmente dipendente dal prezzo del petrolio per le entrate, ha altre opzioni a disposizione. Gli arabi avevano già detto che avrebbero riportato la produzione a partire dal 1° dicembre. Il problema era che il mercato non ci credeva davvero. L'Arabia Saudita aveva già ritardato gli aumenti di produzione in passato e molti sul mercato pensavano che sarebbe successo di nuovo. Quindi la conferma che l'Arabia Saudita si è impegnata a ricominciare ad aumentare la produzione (e che dunque ne ha la capacità, cosa di cui alcuni iniziavano a dubitare) è ciò che ha spinto in questi giorni il prezzo ulteriormente in ribasso.
Finanziare il nucleare
Questa settimana alcuni dei maggiori istituti di credito del mondo (tra cui Citi, Barclays, Goldman Sachs e BNP Paribas) si sono riuniti a New York con alcuni funzionari statali di alto livello per garantire il loro sostegno al settore dell’energia nucleare. La notizia ha fatto scalpore, perché il nucleare divide molti consigli di amministrazione.
Le banche sono state piuttosto leggere sui dettagli, ma in linea di massima vogliono sostenere l'obiettivo, fissato per la prima volta l'anno scorso alla conferenza sul clima della Cop, di triplicare la capacità energetica nucleare mondiale entro il 2050.
Lo sviluppo è significativo perché il nucleare rimane un tema controverso: la vecchia generazione di attivisti ambientalisti è stata costruita intorno all'opposizione al nucleare. Inoltre, è difficile da realizzare: i progetti nucleari superano quasi sempre i costi e i tempi preventivati. Per questo motivo, in passato, i dirigenti delle banche se ne sono sempre tenuti alla larga.
Cosa è cambiato? Le banche si aspettano una sorta di esplosione della domanda, alimentata principalmente dalle società di Big Tech e dalle loro esigenze di alimentare tutta la potenza di calcolo legata all'intelligenza artificiale. Venerdì scorso Microsoft ha annunciato un accordo ventennale con Constellation Energy per il riavvio del reattore nucleare di Three Mile Island, in Pennsylvania. Si tratta di un reattore da 835 MW o di energia sufficiente ad alimentare circa 800.000 abitazioni. Significativo perché si tratta dell’unico reattore USA che abbia mai subito un incidente per malfunzionamento, seppur con zero vittime fu la causa di un’impennata di dissenso nell’opinione pubblica americana verso il nucleare.
Le banche sosterranno i nuovi impianti aumentando i prestiti diretti e i finanziamenti di progetto per il nucleare, organizzando il collocamento di obbligazioni, presentando le aziende a investitori, fondi di private equity o di private debt. Con il supporto delle banche e delle istituzioni finanziarie, i costi di questa fonte di energia potrebbero davvero diminuire, e scatenare un'ondata di nuovi investimenti nel settore.
Un passo importante verso il raggiungimento degli obiettivi di energia a zero emissioni di CO2.
Scioperi portuali
I lavoratori di decine di porti della costa orientale degli Stati Uniti potrebbero scioperare la prossima settimana. Le trattative tra i porti e il sindacato che rappresenta gli scaricatori di porto si sono completamente arenate. Nel caso, l'effetto potrebbe essere devastante per le catene di approvvigionamento.
La retribuzione è una delle contese, l'altro aspetto importante è l'automazione. Non ci sono molti strumenti automatizzati nei porti della costa orientale e del golfo rispetto a quelli della costa occidentale. E il sindacato vuole che le cose rimangano così. Naturalmente, i porti vorrebbero fare qualcosa di diverso, ma i lavoratori, in sostanza, non vogliono che i robot prendano il loro posto di lavoro.
Gli operatori portuali del sindacato si sono incontrati l'ultima volta a giugno e si è parlato di tornare al tavolo. Ma le cose sono praticamente ferme. La settimana scorsa il Presidente Biden ha dichiarato che non interverrà se i lavoratori decideranno di scioperare. Quindi, a meno che non cambi qualcosa di importante, i lavoratori portuali sciopereranno il 1° ottobre. Ciò significa che tutti i porti degli Stati Uniti, dal Maine al Texas, chiuderanno i battenti. Insieme, questi porti rappresentano la stragrande maggioranza di tutte le merci che entrano ed escono dagli Stati Uniti.
Molti rivenditori e produttori si sono premuniti, facendo scorte, per il Black Friday e il Natale. Ma ciò che potrebbe accadere è che le aziende dovranno iniziare a pagare di più per spedire le loro merci. E questo farà salire i prezzi. I problemi della catena di approvvigionamento sono una delle cause principali dell'inflazione che abbiamo dovuto affrontare negli ultimi anni. Il fatto che la catena di approvvigionamento si sia liberata ha contribuito a far scendere l'inflazione.
Da febbraio 2024, il traffico attraverso il Mar Rosso (da cui normalmente transita il 30% delle spedizioni globali di container) è diminuito del 90% rispetto ai livelli del dicembre 2023, a causa degli attacchi degli Houthi. Le principali compagnie di navigazione stanno prendendo la strada più lunga, dirottando le loro navi verso la punta meridionale dell'Africa, attraverso la rotta del Capo di Buona Speranza, aggiungendo circa 20.000 km a ogni viaggio.
Non si tratta solo di un viaggio più lungo, ma di un milione € in più di costi di carburante per nave per ogni viaggio di sola andata (e relativo aumento di emissioni, ma questa è un’altra storia). Ciò significa anche una significativa riduzione della capacità di trasporto.
Se i prezzi delle spedizioni continueranno a salire tra crisi geopolitica e scioperi, il rischio serio è di vedere i prezzi al consumo tornare a salire.
Meno petrolio, più donne
L'economia dell'Arabia Saudita sta subendo grandi cambiamenti. Nel 2016, il principe ereditario Mohammed bin Salman ha lanciato un piano per diversificare l'economia e renderla meno dipendente dai proventi del petrolio. Ma per riuscirci è necessario trovare nuovi modi per fare soldi. Un modo per farlo è aumentare la forza lavoro, in particolare facendo lavorare più donne.
La partecipazione femminile alla forza lavoro saudita prima del 2016 era inferiore al 20%. Quando il governo ha annunciato il suo piano economico, ha fissato l'obiettivo di raggiungere il 30% di partecipazione femminile entro il 2030. Ma ora siamo nel 2024 e il numero è già al 35%. E vedono un enorme potenziale per avere ancora più donne nella forza lavoro. In passato, la maggior parte delle donne lavorava nell'istruzione o nella sanità, che erano ambienti strettamente segregati. Ma ora le si trova nei servizi, nel turismo, nell'intrattenimento e nella produzione manifatturiera.
Il governo si è reso conto da tempo della necessità di diversificare l'economia e non si può costruire un'economia moderna e funzionante se metà della società - le donne - non è in grado di svolgere molti lavori. E poi c’è un aspetto sociale: le donne saudite sono istruite, ma non hanno avuto finora l'opportunità di contribuire. La rimozione di molte restrizioni per le donne, tra cui l'abolizione del divieto di guida e il divieto di viaggiare all'estero senza il permesso dei tutori, ha reso più facile per le donne essere produttive.
Chiaramente non ci sono ancora molte donne in posizioni dirigenziali nel settore privato, né ci sono ancora ministri donna nel governo. Chissà, magari il Principe introdurrà anche le “quote rosa” che fanno tanto “woke”.
Curiosità
La difficoltà di elaborazione delle informazioni, riduce l'elasticità delle decisioni delle persone, rispetto ai fondamentali economici, su investimenti, risparmi, domanda di prodotti, tasse, esternalità ambientali, equità, cooperazione, financo concorsi di bellezza, divulgazione di informazioni, ricerca, valutazione di politiche, memoria, previsione e inferenza. Insomma gli incentivi contano, ma non bastano, perché tanti non riescono a vederli. Sensibilità e cultura rappresentano degli indispensabili occhiali.
L’adozione nell’uso della Artificial Intelligence procede più veloce di quanto fu l’adozione dei PC a suo tempo.
I salari medi degli immigrati da paesi in via di sviluppo come si posizionano rispetto alla media generale dei salari?
Nel podcast di questa settimana abbiamo parlato di stabilità della moneta, partendo da uno spunto letterario (Il Maestro e Margherita di Bulgakov) e citando alcuni aneddoti storici sfiziosi. Per chi fosse interessato allo sviluppo futuro della moneta, un libro interessante: The Future of Money, ahimè ancora non tradotto in italiano.
Buon weekend in musica, con il punk-rock alternativo dei Lemonheads
Gentile Alieno, ho diffuso la newsletter ai miei amici ma la parte "Regolare l'AI" ha suscitato polemiche.
Le capisco perché il ragionamento può essere interpretato come: "non facciamo nulla e lasciamo che le cose (il mercato) seguano il loro corso.
É stato argomentato che rinunciare completamente ad una pianificazione, pur con i limiti dati dalla compressione delle dinamiche in atto, significa avere una fiducia assoluta e mal posta nel sistema che ci ha portato a un problema ambientale innegabile e difficile da risolvere (eufemismo).
Qualcuno ha contestato che il famoso diagramma sia stato falsificato dai fatti che, in realtà, sono più o meno riprodotti in esso…
Saluti