La settimana dell'Alieno #70
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 28 ottobre - 1 novembre 2024
Il disastro del settore auto europeo
L'UE ha imposto tariffe più elevate sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina, fino a circa il 45%, dopo mesi di negoziati, minacce di ritorsione e suppliche dell'industria automobilistica per evitare un'escalation. In Europa sono state sbagliate le politiche energetiche, la strategia industriale, e la geopolitica. Errori fatti dalle singole nazioni, innanzitutto.
A Bruxelles e alla UE si butta facilmente la croce addosso, si fanno ironie sulle regolamentazioni bizzarre, come se a livello locale non fossimo campioni di bizzarrie (tipo il #PiracyShield). La verità è che con mentalità da cortile non siamo riusciti a fare fronte comune, a costruire logiche collettive che uscissero da meccanismi a somma zero, tutto strillando sovranità a destra e manca per preservare giardinetti di potere (e col risultato di mandare al Parlamento europeo i trombati).
Saremo sempre pronti a dare la colpa ad altro, ad altri, al contesto, al destino. Ma noi Europei abbiamo mancato l'appuntamento con la Storia e dovremmo riconoscerlo. I dati di crescita usciti questa settimana dice che il PIL USA cresce del 2,4%, mentre quello dell’eurozona dello 0,4%.
Nel frattempo, secondo l’azienda petrolifera BP, l'aumento della domanda di energia da parte dei giganti tecnologici per i servizi cloud e AI sta diventando una grande manna per l'industria dei combustibili fossili. Tuttavia, in realtà, al di là delle esigenze immediate, Microsoft, Google e altri grandi operatori della tecnologia hanno deciso di stanziare cifre consistenti per la rigenerazione di impianti nucleari dismessi (processo ben più rapido della creazione da zero di nuovi reattori) attivando economie di scala, “lubrificando” la catena di forniture del settore, che è destinata a scorrere molto più fluida, rendendo presto molto più accessibile per altri operatori agire in questa direzione.
La Germania negli ultimi anni ha deciso e attuato lo spegnimento dei suoi reattori nucleari, per ostinazione ideologica nonostante l’evoluzione dello scenario sugli approvvigionamenti energetici. Speriamo di non doverci trovare tra qualche anno ad inseguire, ancora una volta in colpevole ritardo, aspettando di contemplare il successo della strategia altrui, andando a riaccendere centrali che potrebbero essere riattivate molto prima.
Il voto USA
Mancano pochi giorni, ma mancano anche gli operatori elettorali. Questa è una delle conseguenze dirette del veleno iniettato durante le elezioni del 2020, quando gli addetti elettorali sono stati accusati di aver manomesso i voti e minacciati di violenza.
Servono 645.000 persone per far funzionare i seggi negli USA. Storicamente, questo lavoro è stato svolto principalmente da anziani in pensione che cercano un modo per dare un contributo alla comunità. Ma fare l’addetto al seggio è un lavoro che è cambiato molto. Oggi ci sono molti “osservatori di partito” che sono spesso diventati fonte di minacce contro gli addetti ai seggi e contro i funzionari elettorali. Quindi è diventato molto difficile trovare persone che lavorino ai seggi.
Nel New Jersey, ad esempio, stanno cercando di coinvolgere i ragazzi delle scuole superiori, che sono troppo giovani per votare ma abbastanza grandi per aiutare gli anziani nel voto elettronico su tablet. Sono state aggiunti dei pulsanti antipanico sotto i tavoli dove si registrano gli elettori, in questo modo, gli operatori elettorali possono premere quel pulsante e le forze dell'ordine saranno subito da loro se succede qualcosa o se qualcuno si agita nel seggio.
Questo è purtroppo molto indicativo di quanto sia grave il problema. Se le minacce di violenza continueranno, diventerà sempre più difficile votare. Se non si riuscisse a trovare gli operatori elettorali, bisognerà accorpare i seggi. E con meno seggi elettorali, la distanza media dal seggio aumenta, come aumenta l’attesa media per il voto, che avviene in un giorno lavorativo e per il quale non esistono permessi per l’assenza dal lavoro. Questo può, di fatto, privare molte persone del diritto di voto.
Il diritto vs il voto
La Corte Suprema americana ha sostanzialmente accolto la richiesta del Comitato nazionale Repubblicano di confermare una legge dell'Arizona che sostanzialmente rifiuta di registrare per il voto gli elettori che non forniscono la necessaria documentazione sulla cittadinanza.
Gli elettori più giovani o appartenenti a gruppi minoritari come i latinos o i nativi americani, potrebbero perdere il diritto di voto: portare con sé il certificato di nascita non è una cosa che tutti fanno; i nativi americani anziani spesso sono nati in casa, e non necessariamente dispongono di un certificato di nascita che possa essere usato per dimostrare la cittadinanza. Queste leggi sembrano voler scoraggiare, far perdere tempo e sperare che molti, frustrati dal processo, rinuncino a votare. Si tratta di un dibattito importante, perché in Arizona Biden nel 2020 vinse per 10mila voti, queste minoranze potrebbero influenzare l'esito delle elezioni.
I Repubblicani dell'Arizona sostengono che la legge è fondamentale per garantire l'integrità delle elezioni (ventilare l’irregolarità del voto sta diventando una sgradevole abitudine). Ma basterebbe accettare altri documenti, come la patente di guida.
AI, settore in affollamento
Le azioni del gruppo tecnologico ARM sono quasi triplicate da quando è stato quotato in Borsa lo scorso settembre e l'azienda ha praticamente il monopolio dei chip che fanno funzionare gli smartphone. Ora Arm sta pensando di entrare anche nell'intelligenza artificiale.
Arm è il progettista di chip dietro i processori Apple dell'iPhone e di quasi tutti gli altri smartphone in circolazione. Ma ha intenzione di espandersi in altri settori dell'industria informatica. Il potenziale piano proviene in gran parte da SoftBank, che ha acquistato Arm nel 2016 e possiede ancora circa il 90% dell'azienda dopo la sua quotazione in borsa. SoftBank, il conglomerato tecnologico giapponese guidato da Masayoshi Son, ha grandi ambizioni: vuole costruire una grande rete di datacenters per la AI.
La tecnologia di Arm è già alla base di molte applicazioni di intelligenza artificiale sui telefoni stessi, come il miglioramento della qualità delle fotografie e cose del genere. Ma sta anche assumendo un nuovo ruolo come partner di Nvidia, che nel campo dei chip per l'intelligenza artificiale è dominante quasi quanto Arm lo è nel campo degli smartphone.
Nvidia produce la GPU, il processore che gestisce l'addestramento di sistemi di intelligenza artificiale come ChatGPT. Ma ogni computer ha bisogno di un chip più generico che gestisca l'intero computer. E questo è basato principalmente sulla tecnologia di Arm. Per questo il ruolo di Arm nel settore dell’intelligenza artificiale va considerato indiretto.
Il piano di SoftBank potrebbe essere di trasformare Arm in un concorrente di Nvidia, cercando al contempo di mantenerla come partner. Un equilibrio delicato, perché potrebbe spaventare i maggiori clienti di Arm.
I miliardi piovono, letteralmente, sui produttori di chip per la AI, c'è un enorme appetito per fornitori alternativi di chip di intelligenza artificiale, per togliere a Nvidia il potere di fissare i prezzi che vuole, come monopolista: il mondo dipende troppo da un'unica azienda per tutti i processori di AI.
E’ opinione condivisa da molti che la AI diventerà una parte sempre più importante della nostra vita, e la sfera di influenza di Nvidia si fa sempre più stretta e scomoda.
Bilancio UK
Il Cancelliere Rachel Reeves ha presentato il primo bilancio del suo partito in quasi 15 anni, annunciando uno dei più grandi aumenti delle tasse che si siano mai visti. Il bilancio ereditato dopo 14 anni di governo conservatore nel Regno Unito, con i servizi pubblici in una posizione disastrosa e le finanze pubbliche in uno stato di degrado, richiede la mano pesante.
Dopo la rottura con la UE per effetto della Brexit, al Regno Unito serviva un partner commerciale. Poteva essere la Cina, ma il mondo ha preso una piega diversa.
L’aumento delle tasse è per 40 miliardi £, attraverso l'aumento dei contributi al servizio sanitario, l’aumento dell'imposta sulle plusvalenze, dell'imposta di successione e dell'imposta di bollo sugli immobili.
Ma questi aumenti non bastano a saziare il fabbisogno, quindi verrà aumentato anche l'indebitamento: 30 miliardi £ in più all'anno per il resto della legislatura (2029).
La dialettica del governo inglese dichiara che “non c'è un ritorno all'austerità” perché la spesa pubblica non viene tagliata, ma anzi espansa, perché assolutamente fondamentale per potenziare il servizio sanitario e l'istruzione.
Gli investitori non hanno gradito, vendendo i titoli inglesi con una certa irruenza. Se gli investitori e gli imprenditori iniziassero a percepire che il Regno Unito non è più un posto confortevole per fare affari, in un mondo in cui i capitali sono sempre più mobili, potrebbero scegliere di andare altrove e portare con sé il proprio patrimonio per approfittare di regimi fiscali più competitivi.
Il documento di bilancio e l'analisi del suo impatto fiscale e macroeconomico da parte dell'Office for Budget Responsibility sono a disposizione per chi desiderasse approfondire. Quattro sono le implicazioni principali per le imprese e gli investitori:
La crescita economica, presunta “priorità principale” del governo, è destinata a continuare a soffrire, allargando ancora la quota di economia che dipende dalla spesa pubblica (arriverà al 44% del PIL nel 2029). Tra il 1992 e il 2017, la Gran Bretagna è stata l'economia a più rapida crescita del G7 in termini di PIL pro capite. Da Brexit ad oggi, solo la Germania fa peggio.
L’aumento delle imposte sui salari deprimerà ulteriormente la crescita dell'occupazione, e il programma di nuove restrittive norme sul lavoro sarà un ulteriore disincentivo ad assumere.
Senza un'accelerazione della crescita, le tasse, la spesa pubblica e l'indebitamento pubblico cresceranno più velocemente del PIL: le tasse aumenteranno fino a raggiungere il record del dopoguerra, sia in termini assoluti che in relazione alle dimensioni dell'economia britannica. E l'aumento delle tasse finanzia solo circa la metà dell'aumento della spesa. L'emissione di titoli di Stato passerà da 180 miliardi £ del 2023 a 250 miliardi nel 2024 e a circa 300 miliardi nel 2025. Per questo motivo i rendimenti dei titoli inglesi hanno iniziato a salire.
Le prospettive di inflazione suggeriscono ulteriori rischi per gli investitori obbligazionari. L'aumento della spesa pubblica rischia infatti di farla riaccelerare, e già oggi è prevista non tornare sotto il target del 2% per tutta la durata della legislatura. Nel 2025, con l’aumento già concordato dei salari del settore pubblico, potrebbe svilupparsi una spirale salari-prezzi. Aumenteranno del 4,1% le pensioni statali e del 16,3% i salari minimi dei giovani.
Tutta la spesa aggiuntive per la sanità, l'istruzione, le forze dell'ordine, la difesa e altre attività governative potrebbe essere assorbita dagli aumenti salariali già concordati per il 2024 e previsti per il 2025, a dispetto dell’obiettivo di migliorare la qualità di questi servizi.
Questa generosità nei confronti dei lavoratori del settore pubblico deriva dalla necessità di compensare la perdita di potere d'acquisto causata dall'inflazione di questi ultimi anni, preceduta da un decennio di riduzioni dei salari reali sotto l'austerità dei conservatori.
La Gran Bretagna ha la possibilità di rilanciare la crescita economica a costo fiscale zero semplicemente ripristinando una relazione economica molto più stretta con l'Europa. Ma servirà un bagno di umiltà e la disponibilità a cospargersi il capo di abbondante cenere.
“Trade Wars are good and easy to win”
Tutto cominciò con Trump nel 2018, introducendo i primi dazi. Biden ha invece cercato di impedire alla Cina di ottenere tecnologie che minacciano la superiorità tecnologica e militare americana: gli USA e i suoi alleati negano alla Cina l'accesso alle migliori attrezzature per la produzione di chip, tra cui le strabilianti macchine della società olandese ASML, che ne ha fatto le spese in termini di prospettive di fatturato.
Sullo sfondo, in ossequio alla famosa trappola di Tucidide, c’è il rischio di una guerra tra le due superpotenze. In quest’ottica i controlli sulle esportazioni rappresentano una risorsa strategica, utilizzata per imporre costi agli avversari e limitare le loro capacità belliche.
La questione Taiwan, per la Cina, sottende anche al libero accesso al mare. Stretta tra gli alleati americani, la Marina cinese non è libera di muoversi e per la Cina esiste il rischio, in caso di conflitto, di vedersi bloccare le forniture di petrolio e gas. Questo spiega il boom di capacità di produrre energia da fonti come l'energia eolica e solare.
In campagna elettorale, Trump e Harris hanno sostenuto approcci diversi nei confronti della Cina, ma entrambi concordano sulla necessità di contrastarne l'ascesa. Uno dei pochi ambiti in cui i due contendenti condividono l’approccio.
Trump promette dazi sui prodotti cinesi fino al 60%. Ma questi funzionano relativamente: il commercio è stato dirottato attraverso il Sud-est asiatico e altri luoghi, e l'urgenza di trovare nuovi mercati ha solo rafforzato il dominio della produzione cinese in diversi settori: i veicoli elettrici cinesi, gli smartphone cinesi e i pannelli solari cinesi stanno invadendo ogni angolo del mondo. BYD, che ha stabilimenti in Ungheria, Brasile, Tailandia e Turchia, ne è un esempio: è la casa automobilistica cinese più venduta, anche se ci sono dazi statunitensi sulle auto cinesi (al 102,5%).
Harris ha criticato i dazi, dicendo che equivalgono a una tassa sulla classe media americana. In campagna elettorale ha parlato della necessità di impedire alla Cina di ottenere chip avanzati, indicando che continuerebbe a usare i controlli sulle esportazioni introdotti da Biden, che in effetti hanno funzionato molto meglio dei dazi nel permettere agli Stati Uniti e ai loro alleati di mantenere vantaggi significativi: nei semiconduttori avanzati e nei macchinari per la produzione di chip - lo strato di base di tutte le tecnologie future - la Cina sembra destinata a rimanere indietro rispetto agli Stati Uniti per gli anni a venire.
Per quanto riguarda lo sviluppo della AI, le aziende cinesi oltre a dover fronteggiare il mancato accesso ai chip più potenti, subiscono anche grossi limiti sui contenuti dei dati, perché la censura cinese riduce la qualità e la quantità dei contenuti.
Goldman Sachs stima che la Cina potrebbe aumentare l'autosufficienza generale dei chip fino al 40% entro il 2030, quasi il doppio rispetto al 2025, anche se la maggior parte dell'espansione della capacità sarebbe limitata ai semiconduttori di vecchia generazione: Pechino dispone di macchine litografiche “made in China” con una risoluzione di 65 nanometri, ben lontana da quella di 8 nanometri delle migliori macchine di ASML, anche se in precedenza le attrezzature cinesi più avanzate erano in grado di raggiungere solo circa 90 nanometri.
La reazione cinese è di chiusura: per sostenere la propria tecnologia, Pechino ha “caldamente consigliato” alle imprese di mantenere la tecnologia avanzata nel Paese, usando componenti chiave prodotti in patria. Tutto ciò significa che sta diventando più difficile per le aziende globali operare sia negli Stati Uniti che in Cina. Il commercio globale si sta polarizzando: è un vento contrario molto forte che spira contro l'economia globale.
Boeing, il guaio senza fine
Boeing ha ampliato il suo aumento di capitale a 19 miliardi $, alla ricerca di vie per sostenere le proprie finanze. Boeing viene da un periodo pluriennale di difficoltà. Tra incidenti mortali, pandemia, incidenti inattesi e ora uno sciopero dei lavoratori ad impatto enorme, la situazione sembra andare di male in peggio.
I 19 miliardi di titoli sono circa 14 miliardi come azioni ordinarie e circa 5 miliardi in titoli convertibili in azioni privilegiate. Una seconda manovra è l’alleggerimento dei costi con un taglio della forza lavoro di 17.000 unità. Infine ritarderanno il lancio del 777X di un altro anno, portando il totale dei ritardi a circa sei anni per quell'aereo.
Nei dati recentemente pubblicati Boeing ha registrato una perdita di 6 miliardi $ nel solo terzo trimestre, e ha circa 58 miliardi di debiti. Inoltre, alla fine del trimestre, aveva 10,5 miliardi di liquidità in cassa. E ha bisogno di circa 10 miliardi di liquidità per operare.
Insomma, se anche arrivassero ordini di aerei, hanno bisogno di soldi in questo momento. Per questo tutte le agenzie di rating guardano con attenzione gli sviluppi e si preparano a classificare i bond di Boeing come “junk” (spazzatura).
Ma il settore aeronautico globale è di fatto un duopolio (tra Boeing ed Airbus), quindi se Boeing va in difficoltà, anche i suoi fornitori vanno in sofferenza, e questo può ripercuotersi anche su Airbus, che certamente ha guadagnato quote di mercato negli ultimi anni, grazie alle difficoltà di Boeing. Ma i loro clienti, le compagnie aeree, preferiscono avere due produttori di aerei, anziché un monopolio, perché non vogliono pagare di più per gli aerei.
Boeing è “too big to fail”, insomma. Ha il sostegno dei clienti e questo si riflette in un portafoglio ordini ricco, a dispetto della sequenza di carenze di sicurezza dei suoi aerei. Inoltre c’è un altro cliente rilevante: il Pentagono. E di questi tempi le aziende appaltatrici della Difesa hanno una posizione privilegiata.
Elezioni in Georgia
Il partito di governo in Georgia, il filorusso Sogno Georgiano, ha vinto le elezioni. Era una specie di referendum tra legami più stretti con l'Europa o con la Russia.
Sogno Georgiano ha intensificato la sua retorica anti-UE da quando è salito al potere per la prima volta nel 2012. È un partito controllato da un oligarca miliardario, Bidzina Ivanishvili, che ha fatto fortuna in Russia. La traiettoria del partito è chiaramente quella della deriva autoritaria. L'opposizione, invece, è divisa in quattro gruppi. Sono tutti impegnati nell'integrazione del Paese nell'UE, ma hanno molte differenze personali e politiche.
Sogno Georgiano ha ottenuto quasi il 54%, un esito a sorpresa visto che i sondaggi pre-elettorali e gli exit poll indicavano una vittoria delle opposizioni. Diciamo che a molti osservatori appare chiaro che il voto abbia subito una palese manipolazione da parte del partito al governo. Ci sono state violenze, intimidazioni e numerose segnalazioni di brogli elettorali. I partiti dell'opposizione hanno quindi indetto proteste di massa contro Sogno Georgiano e contro quelle che, a loro dire, sono state elezioni rubate.
I sondaggi d'opinione mostrano in effetti che i georgiani sono in chiara maggioranza favorevoli all'adesione all'UE. Molti georgiani sono rimasti scioccati dalla mancanza di solidarietà del governo del sogno georgiano nei confronti dell'Ucraina. Dall'indipendenza dall'Unione Sovietica, la Georgia ha combattuto due guerre contro la Russia, una nel 1992 e un'altra nel 2008, quando i separatisti sostenuti dalle forze russe si sono impadroniti di due regioni della Georgia (Abkazia e Ossezia). I georgiani si sentono quindi vittime dell'aggressione russa.
Che la Russia cerchi di fare di tutto, con ogni mezzo, per preservare la propria influenza, il proprio controllo, su quello che considera il suo cortile di casa (l'ex Unione Sovietica) è autoevidente, anche a chi non vuole vedere. Specialmente dopo l'invasione dell'Ucraina.
L’episodio delle elezioni georgiane fa il paio con la (fallita) operazione russa della scorsa settimana per far deragliare le elezioni in Moldavia nel referendum sul percorso di integrazione del Paese nell'UE.
Problemi di concentrazione
Il mercato azionario statunitense ha vissuto finora un anno molto brillante: gli indici S&P 500 e Nasdaq sono ai massimi storici. Ma hanno anche raggiunto livelli record di concentrazione: poche società catalizzano sempre più il grosso dei flussi degli investitori.
Il fisco USA, però, tassa i fondi d'investimento in modo diverso rispetto alla maggior parte delle aziende normali. Non si può avere più della metà del portafoglio in posizioni superiori al 5% del patrimonio. Quindi, un fondo con il 10% del patrimonio in Nvidia, deve frammentare le altre partecipazioni.
Di solito questa è una preoccupazione solo per i gestori di fondi esplicitamente concentrati. Ma poiché negli ultimi due anni c’è stato questo forte effetto di concentrazione del mercato, si è generata una miscela complessa: i gestori vengono pagati per fare meglio del mercato, per fare meglio del mercato occorre avere più esposizione ai titoli principali, che sono fortemente dominanti sia nel peso che nella performance. Ma un'azienda come Microsoft rappresenta quasi il 6,3% dell'indice S&P 500, quindi bisogna averne più del 6,3% per sovrappesarla rispetto all'indice. Nvidia pesa per il 6,8%, Apple 7%, Amazon 3,9%, Alphabet 4,1%, Meta 2,9%.
Il conteggio delle esposizioni viene effettuato alla fine del trimestre fiscale. Se si supera temporaneamente il limite, si ha un periodo di grazia per correggerlo. Ma se si commettono ripetute violazioni, si perde lo status di RIC (società di investimento regolamentata) con implicazioni fiscali molto pesanti.
Questo rischio di riposizionamento dei fondi si sovrappone a quello che accomuna i pochi nomi all’interno dello stesso settore. Microsoft è ovviamente un'azienda molto diversa da Nvidia, o da Alphabet… ma tutti questi colossi tecnologici hanno beneficiato dell'entusiasmo per la AI.
Spagna
Il FMI prevede che quest'anno l'economia spagnola crescerà del 2,9%, il tasso di crescita economica maggiore tra le grandi economie avanzate del mondo. Si tratta di un'inversione di tendenza rispetto a quanto siamo abituati a vedere nell'UE. Normalmente, la crescita è trainata da Germania e Francia, le due maggiori economie della regione. E ci sono state molte occasioni in cui le economie dell'Europa meridionale - Spagna, Portogallo, Italia, Grecia - sono rimaste indietro. È quindi notevole che la Spagna sia in testa al gruppo.
Innanzitutto attrae molti investimenti esteri, su progetti che vanno dalle installazioni di energia rinnovabile ai centri dati. Ha persino in cantiere un paio di fabbriche di batterie per veicoli elettrici.
La Spagna è davvero un pioniere dell'energia eolica e solare. Genera più della metà della sua elettricità da fonti rinnovabili per la maggior parte del tempo. Questo ha contribuito a ridurre i costi dell'elettricità. Gli investitori stranieri, che hanno a disposizione tutto il mondo per decidere dove insediare una nuova fabbrica, danno molto peso ai bassi costi dell'energia.
Inoltre la Spagna sfrutta i benefici dell'immigrazione. Negli ultimi anni la popolazione immigrata è aumentata in modo considerevole. Il governo spagnolo del Primo Ministro Pedro Sánchez afferma che accogliere gli immigrati è il modo per mantenere l'economia in crescita, soprattutto se la popolazione autoctona è in calo a causa dei bassi tassi di natalità.
Infine, come per tutti i paesi mediterranei, è ripartito forte il turismo. Il turismo è stato a lungo un pilastro dell'economia spagnola. E continua a esserlo. L'anno scorso la Spagna ha stabilito il record di 85 milioni di visitatori. E quest'anno è già in procinto di riceverne molti di più.
Speculazione energetica ed intellettuale
Il prezzo del petrolio potrebbe, nelle prossime settimane, tornare a salire. Secondo alcuni speculatori, considerando che il prezzo della benzina è la singola variabile che sposta più voti nelle urne americane, la Casa Bianca avrebbe ottenuto da Israele di non colpire l'Iran sui suoi impianti di estrazione. Almeno fino alla chiusura del voto USA, dopodiché…
E parlando di petrolio, nell'ultimo decennio, l'industria petrolifera e del gas ha registrato i maggiori incrementi di produttività del lavoro rispetto a qualsiasi altro settore degli Stati Uniti, superando anche i settori legati alla tecnologia. La produzione di greggio è salita a 13,3 milioni di barili al giorno, il 48% in più rispetto all'Arabia Saudita, il tutto con meno di un terzo degli impianti di perforazione e un numero di lavoratori molto inferiore rispetto a 10 anni fa.
Sono i risultati del fracking, una pratica che nel sospetto che provocasse terremoti, abbiamo subito vietato in Europa. Poi, non potendo regolare la domanda di energia, abbiamo sviluppato una dipendenza dalle forniture di gas russo.
Nel frattempo, di terremoti negli USA non se ne sente granché parlare…
Curiosità
La settimana scorsa abbiamo celebrato i vincitori del premio Nobel per l’Economia. Mia mancanza non darvi il link al paper di ricerca che è valsa il premio. Rimedio oggi.
Visto che parliamo di paper, vi omaggio anche di un altro, inevitabilmente meno noto, quello sulle Origini della crescita endogena, di Paul M. Romer
Nei giorni di Halloween,
ci spiega come Educare la paura.Buon weekend in musica, con i Doors e quegli “Strange Days” che vanno avanti ad essere strange imperterriti, anche quasi 60 anni dopo:
Grazie Andrea non so dove trovi il tempo la tua newsletter e il tuo podcast sono sempre interessanti e la varietà di argomenti me le rende appuntamenti imperdibili