La settimana dell'Alieno #35
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 12-16 febbraio 2024
Il giorno di Figaro
“il nuovo factotum della città” è l’appellativo che avevo dato ad ARM quando ne avevamo parlato in occasione della sua quotazione a settembre 2023. Come Figaro, tutti la vogliono, tutti la cercano, il motivo era chiaro già allora.
Il prezzo delle azioni di Arm ha subito oscillazioni incredibili: dopo il balzo di settimana scorsa, martedì ha di nuovo strappato al rialzo poi ci sono state scosse di assestamento, alla fine della settimana il prezzo delle azioni di Arm è più del doppio di quello che era a settembre.
C'è anche una ragione tecnica per questo movimento: non ci sono molte azioni di Arm effettivamente negoziabili. L'azienda è tutt’ora posseduta al 90% dalla giapponese SoftBank. Quindi anche una piccola variazione della domanda può creare un'ampia variazione del prezzo delle azioni.
Se poi, a fianco di un buon trimestre di guadagni e di una revisione al rialzo delle prospettive per il trimestre a venire, si inizia a parlare di Intelligenza Artificiale ecco che gli entusiasmi si accendono. E’ bastato elencare quanti progetti di intelligenza artificiale utilizzassero i prodotti Arm per stimolare domande da parte degli analisti e far partire la corsa.
Stiamo vivendo una rivoluzione informatica e Arm vi prenderà parte. I chip Arm consumano meno energia rispetto alla concorrenza (più avanti in questa newsletter leggerete che questo è molto importante). La domanda di capacità di calcolo continua a crescere e con essa l’impatto energetico per ottenere tutta questa potenza di calcolo: la potenza di calcolo installata a livello mondiale è aumentata di 0,6 x 10^11 (circa 60 miliardi di volte) dal 1971, data del debutto del primo microprocessore commerciale, l'Intel 4004.
E il fabbisogno di capacità di computazione continuerà a salire: il benessere e la prosperità ai cittadini dipendono dalla quantità di energia e dalla capacità di applicare le informazioni ad attività di valore. Per abbandonare i sistemi industriali e agricoli ad alta intensità energetica e passare a processi sostenibili e circolari, per esempio, servono materiali avanzati, processi integrati, come l'agricoltura in ambiente controllato. Per tutto questo serve capacità computazionale.
Tuttavia, se si parla di AI, questa viene eseguita sulle GPU, e Arm non produce GPU. Quindi Arm è coinvolta nell’AI nel ruolo di (ottima) “spalla”, non come attore protagonista.
La realtà è che Arm è un'azienda con una straordinaria proprietà intellettuale e un buon modello di business, mentre la narrazione più in voga a Wall Street, con segnali di preoccupanti eccessi di euforia, in questo momento è l'intelligenza artificiale. Insomma Arm è stata giustamente premiata, ma per le ragioni “sbagliate”.
Inflazione e tassi in USA
Resta ferma al 3,9% su base annua l’inflazione “core” (depurata delle componenti cibo ed energia), mentre l’indice generale, che era atteso a +2,9%, è uscito a +3,1% nella rilevazione dei dati di gennaio. La disinflazione si è fermata. O quantomeno rallenta assai.
I tagli dei tassi si allontanano, contrariamente alle aspettative dei mercati, perché la pressione sui prezzi resta, e le imprese potrebbero essere lente a rinunciare ad adeguare i prezzi dei loro prodotti.
La disinflazione sembra non avere una lena sufficiente, la Fed vorrebbe che il rallentamento si estendesse dai beni ai servizi: i prezzi al consumo dei beni (esclusi cibo e carburanti) segnano -0,08%), mentre l'indice dei prezzi dei servizi “core” ha segnato +3,95%.
I tassi della Fed sono invariati da luglio scorso e l'attesa di una disinflazione più solida potrebbe allontanare ulteriormente i tempi del primo taglio dei tassi: diversi membri della Fed temono che un allentamento prematuro, se seguito da un ritorno dell'inflazione e quindi da un rialzo dei tassi, sarebbe l'esito peggiore.
Il rischio dunque è quello di una riaccelerazione dell'inflazione, come accadde negli anni ‘70 quando si dichiarò vittoria troppo presto. Dall’altro lato, un atteggiamento severo da parte della Fed rischia un eccesso di prudenza e più a lungo i tassi rimarranno alti, più la Fed rischierà di danneggiare seriamente l'economia.
La Fed ha un duplice mandato: bassa inflazione e bassa disoccupazione. Mantenere i tassi alti fino a quando il mercato del lavoro non si spezza non sarebbe compliant, ma anche alla luce della forza dimostrata dall’economia, dovendo scegliere da che parte sbagliare, spesso l’essere umano preferisce sbagliare dalla parte opposta rispetto all’errore precedente.
Il Presidente della Fed di Atlanta, Raphael Bostic, dice che non c’è fretta di tagliare i tassi con un mercato del lavoro ed una economia ancora forte, e ha messo in guardia sul fatto che servirà “qualche tempo” per essere certi che l’inflazione sia su una sostenibile traiettoria per 2% target.
Per la BCE la situazione è diversa, secondo il banchiere centrale francese Francois Villeroy
“L’Eurotower dovrebbe evitare di aspettare troppo prima di un taglio, facendo semmai leva sulla flessibilità sul ritmo e sul grado di allentamento della politica dopo la sua prima mossa”
Petrolio concentrato
Diamondback e Endeavor vano verso la fusione delle loro attività, formando un gigante dell’industria petrolifera da 50 miliardi $. Diamondback Energy supera così ConocoPhilips nella corsa a uno dei produttori privati di petrolio più ricercati d'America.
Nasce uno dei maggiori operatori nel vasto bacino permiano del Texas e del Nuovo Messico, il più grande giacimento petrolifero statunitense. Non possiamo dirci molto sorpresi:
Ricordiamo le altre operazioni avvenute nel settore in questi pochi mesi:
Exxon ha acquistato Pioneer Resources per 60 miliardi $
Occidental Petroleum ha acquistato CrownRock per 20 miliardi $
Chevron ha acquistato Hess per 53 miliardi $
Chesapeake Energy ha acquistato Southwestern Energy per 7,4 miliardi $
Glencore ha acquistato Teck Resources per 9 miliardi $
E ConocoPhilips è ancora alla ricerca di un target, in questa corsa ad accaparrarsi i migliori terreni di trivellazione rimasti.
L'aumento recente della produzione di gruppi petroliferi privati come Endeavor ha contribuito a portare la produzione statunitense a livelli record: il dato più recente sono i 13,3 milioni di barili di petrolio al giorno di novembre, più di qualsiasi altro Paese nella storia.
La Germania si arrugginisce
La macchina industriale tedesca sembra sempre più un gigante coi piedi di argilla. Gli Stati Uniti sono diventati un competitor negli investimenti sul clima, la Cina sta diventando un rivale e non è più un acquirente insaziabile di prodotti tedeschi e il gas russo a basso costo è ormai un lontano ricordo.
Il declino industriale include il ridimensionamento dei piani di espansione e di investimento, lo spostamento delle linee di produzione e la riduzione del personale e in casi estremi, come lo stabilimento di tubi di Vallourec, il declino implica la chiusura definitiva.
Michelin, il produttore francese di pneumatici, chiuderà due dei suoi stabilimenti tedeschi e ne ridimensionerà un terzo entro la fine del 2025, con un'azione che interesserà più di 1.500 lavoratori. La rivale statunitense Goodyear ha piani simili per due impianti.
Continental chiuderà uno stabilimento che produce componenti per sistemi di sicurezza e freni, mentre Bosch è in procinto di tagliare migliaia di lavoratori. BASF, il più grande produttore chimico europeo, sta tagliando 2.600 posti di lavoro e Lanxess AG sta riducendo il personale del 7%.
Le difficoltà non sono solo nei settori industriali tradizionali: i produttori di pannelli solari stanno chiudendo le loro attività e tagliando il personale, perché i rivali cinesi (sussidiati) hanno fatto precipitare i prezzi dei pannelli; la Solarwatt ha già tagliato il 10% della sua forza lavoro e potrebbe trasferire la produzione all'estero se la situazione non dovesse migliorare entro quest'anno.
La deindustrializzazione è una prospettiva che parte da un problema di competitività (i salari degli operai tedeschi sono tra i più alti al mondo) e di crescita. Si fatica a tenere il passo in una fase di cambiamenti più rapidi del solito. Senza contare la demografia: entro un decennio, la popolazione in età lavorativa sarà troppo esigua per far funzionare l'economia come oggi. Servirebbero più immigrati, ma i cambiamenti traumatici producono frustrazione diffusa, così il partito anti-immigrazione Alternative für Deutschland sale nei sondaggi, dietro solo al partito conservatore.
L'affievolimento della competitività industriale minaccia di far precipitare la Germania in una spirale negativa, la Bundesbank ritiene che il declino del settore manifatturiero - che rappresenta quasi il 20% dell'economia, circa il doppio degli Stati Uniti - non è preoccupante se è graduale.
C’è però un’azienda tedesca che continua ad andare bene: Rheinmetall, che si occupa di forniture per la Difesa in una stagione di aumento delle spese militari in Europa, ha prospettive che incoraggiano gli investitori: le sue azioni sono cresciute, da ottobre scorso a oggi, del 55%.
La nuova NATO a trazione tedesca
I ministri della Difesa della NATO si sono riuniti a Bruxelles, su di loro l’ombra delle recenti dichiarazioni dell'ex presidente USA Donald Trump: ha dichiarato che sosterrebbe la Russia nell'attaccare gli alleati della Nato se questi non contribuissero a sufficienza al fondo di difesa.
No, non vi proteggerei. Anzi, li incoraggerei a fare quello che diavolo vogliono.
È un avvertimento che il sostegno americano all'Europa potrebbe dipendere da chi vincerà le elezioni di novembre negli Stati Uniti, e questo aumenta le già forti pressioni sulla Germania affinché rafforzi le sue capacità militari (chi ha detto Rheinmetall?).
In Europa la guerra è in corso, a un'ora e mezza di volo da Berlino o da Vienna l'aggressivo imperialismo russo si manifesta con attacchi e bombardamenti continui. L’urgenza di riarmo, di ricreare quella capacità di deterrenza, serve ad ogni paese europeo per assicurarsi di non essere i prossimi sulla lista di Vladimir Putin.
Nel 2014 la Nato ha deciso che i suoi Stati membri avrebbero dovuto spendere almeno il 2% del PIL per le forze armate. La Germania non ha mai raggiunto questo obiettivo. Quest'anno sarà il primo anno in cui lo farà. E questo è dovuto in gran parte alla guerra in Ucraina, pochi giorni dopo l'inizio della quale Olaf Scholz, il cancelliere, ha tenuto un discorso molto importante in cui ha descritto la guerra come un momento spartiacque nella storia tedesca.
La Germania vuole ripristinare le sue capacità di difesa, il governo tedesco ha anche creato un fondo speciale di investimento da 100 miliardi € per la Bundeswehr, le forze armate tedesche.
Siccome però quel fondo è stato utilizzato per raggiungere l'obiettivo del 2%, si sarà esaurito intorno al 2027, quando tutti questi enormi programmi di approvvigionamento saranno stati contabilizzati. Serve maggiore chiarezza a lungo termine sulla spesa tedesca per la Difesa. E di conseguenza dovremo registrare nuovi rilanci di piani di spesa in Europa per la Difesa.
La Germania, al momento, grazie al grande fondo di investimento della Bundeswehr, è il paese che spende di più in Europa per le forze armate. Se Trump avrà un secondo mandato l’Europa dovrà essere in grado di badare a se stessa, alle proprie risorse, senza dipendere dalla tutela militare americana.
Mario Draghi, intervenuto a Washington alla NABE Economic Policy Conference per ritirare il “Paul Volcker lifetime achievement award”, ha spiegato che
“L’Europa deve avviare politiche di bilancio chiare e credibili che si concentrino sugli investimenti, chiamate a svolgere un ruolo più significativo, il che vuol dire deficit pubblici persistentemente più alti. Le politiche di bilancio dovranno svolgere un maggior ruolo di stabilizzazione, che in precedenza avevamo attribuito alle politiche monetarie. E’ un cambiamento che tiene conto delle maggiori rivalità geopolitiche”
E la destinazione di (almeno parte di) questi maggiori investimenti appare chiara:
“Il mondo è diventato più difficile e le forze armate europee devono adeguarsi. L'industria della difesa europea dovrebbe aumentare la produzione e promuovere il consolidamento, e la UE sta lavorando su incentivi per far sì che ciò accada.”
È quanto ha dichiarato la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
La UE potrebbe dedicare alcuni fondi per aiutare a sostenere contratti congiunti per le armi tra gli Stati membri. I membri europei della Nato spenderanno quest'anno la cifra record di 380 miliardi per la difesa. Le principali società europee quotate che si occupano di forniture militari sono:
Leonardo
Rheinmetall
SSAB
Thales
Dassault
BAE Systems
Safran
Kongsberg Gruppen
Nuvole elettriche
Ogni governo del mondo sta investendo in data center (enormi strutture che ospitano i server che creano l'archiviazione online dei dati di milioni di persone) per ragioni di crescita del mercato dei dati, dei servizi in cloud e di bisogno di sicurezza. Ma i data center nel mondo provocano un enorme consumo di energia, e questo si scontra con gli obiettivi climatici nazionali e con la capacità delle reti elettriche esistenti.
Di conseguenza Irlanda, Olanda, Germania, Singapore e Stati Uniti hanno introdotto restrizioni sui nuovi data center per conformarsi a requisiti ambientali più severi. Energia e potenza a confronto, come ci ha illustrato Emiliano Morgia.
Il caso dell’Irlanda è emblematico: le server farm dei colossi del cloud computing come Google e Microsoft, che sono in Irlanda per la bassa aliquota fiscale ma hanno un peso sempre maggiore sul consumo energetico locale: nel 2026 i data center irlandesi rappresenteranno il 32% della domanda nazionale di elettricità.
L'autorità di regolamentazione per l'energia ha deciso di limitare l’accesso alla rete elettrica di nuove infrastrutture di dati. L'anno scorso gli operatori di data center si sono visti rifiutare dalle autorità locali le autorizzazioni per nuovi progetti a Dublino.
L'impatto ambientale dei data center è diventato un problema crescente in tutto il mondo, la limitazione dei permessi per i data center nelle aree residenziali potrà essere superata con l'obbligo di attingere da energia rinnovabile e di riutilizzare il calore residuo.
In sintesi: il bisogno geopolitico di creare data center spingerà l’installazione di infrastrutture di energia rinnovabile, facendo aumentare i fatturati di chi costruisce queste infrastrutture (e riducendo i fatturati degli energy provider).
Finanza ESG? Anche meno
JPMorgan, State Street e BlackRock stanno prendendo le distanze da un importante gruppo attivista sui cambiamenti climatici, il Climate Action 100+, che fa pressione sulle aziende affinché affrontino il problema del cambiamento climatico, attraverso il voto nelle assemblee degli azionisti e con attività di lobby.
State Street e BlackRock ritengono che fare pressione sulle aziende affinché cambino i loro modelli di business non sia adatto agli investitori statunitensi, perché negli Stati Uniti i gestori di fondi sono tenuti per legge a mettere al primo posto la performance dell’investimento e non altro, come “salvare il pianeta”. JPMorgan ha dichiarato invece di aver sviluppato una propria piattaforma per fare lobbying sul clima e preferiscono non demandare gli interventi.
Il consenso, al di fuori degli Stati Uniti, è ancora piuttosto forte a favore di un'azione concertata sul clima. Ci sono 700 membri in Climate Action, quindi non è del tutto impotente. Ma State Street, BlackRock e Vanguard, che non ha mai aderito, possiedono insieme quasi il 20% di tutte le società quotate americane: l’attivismo ha perso un pezzo importante della sua capacità di cambiare il mondo.
Shein
Il gigante del fast fashion Shein vuole quotarsi in borsa negli Stati Uniti, e vuole la benedizione di Pechino prima della sua IPO. Fast fashion significa abbigliamento e accessori ultra economici per chi aggiorna costantemente il guardaroba, progettati per essere indossati una volta per fare un clip sui social media e poi gettati.
Shein ha presentato i documenti per la quotazione negli Stati Uniti a novembre scorso, ma poi si è rivolta all’organo di controllo dei dati della Cina, e all'autorità di regolamentazione dei titoli, per ottenere l'approvazione. In base a un'interpretazione rigorosa delle regole, Shein non ha bisogno di ottenere l'approvazione formale per procedere alla quotazione, perché non fattura in Cina. Shein ha scelto esplicitamente di non vendere nel Paese, ma preferisce muoversi con cautela.
L'IPO di Shein sarà la prima grande quotazione di una società cinese da diversi anni a questa parte; il periodo in cui si parlava di delisting delle società cinesi quotate a New York come ritorsione commerciale sembra già dimenticato.
Gli investitori sperano che la transumanza di aziende cinesi lontano dal listino di Shenzen continui, viste le problematiche normative e le crescenti tensioni geopolitiche. Questa operazione potrà aprire le porte a quotazioni più grandi, tra cui ByteDance (l’azienda del social TikTok), e Ant Financial. Ma non sarà altrettanto semplice: queste due società hanno una grande quantità di dati sui consumatori cinesi e alle autorità cinesi non piace molto dover dare trasparenza a autorità straniere su queste cose.
Giappone in recessione
Il Giappone è inaspettatamente piombato in recessione, il PIL giapponese segna -0,4% rispetto all'anno precedente a fine 2023, dopo un -3,3% nel trimestre precedente. E due trimestri consecutivi di contrazione economica sono la definizione tecnica di recessione. L’attesa era per una crescita del PIL giapponese superiore all'1% nel quarto trimestre.
Il Paese ha perso la posizione di terza economia mondiale a favore della Germania, anche se il FMI dichiarerà un cambiamento nella sua classifica solo quando entrambi i Paesi avranno pubblicato le versioni finali dei loro dati di crescita economica (questa è la cosiddetta “prima lettura” del PIL 2023).
Una delle ragioni di questo scivolamento sta nella debolezza della valuta giapponese rispetto al dollaro (metro su cui si misurano le economie per il confronto dei PIL) di circa il 9% solo nello scorso anno.
Tuttavia, la debolezza dello yen ha contribuito a far salire i prezzi delle azioni di alcune delle maggiori società giapponesi, in quanto rende le esportazioni del Paese, come le automobili, più convenienti sui mercati esteri.
Questa settimana, il principale indice azionario di Tokyo, il Nikkei 225, ha superato la soglia dei 38.000 per la prima volta dal 1990, quando il crollo dei prezzi degli immobili scatenò una crisi economica. Il massimo storico dell’indice Nikkei 225 (al livello di 38.915,87), risale al 29 dicembre 1989.
Questi dati sul PIL potrebbero anche significare che la banca centrale del Paese potrebbe ritardare ulteriormente la tanto attesa decisione di aumentare i tassi di interesse, che sono in territorio negativo dal 2016 nel tentativo di stimolare la spesa e gli investimenti.
I tassi negativi rendono lo yen meno attraente per gli investitori globali, il che ha spinto al ribasso il valore della valuta.
Serve uno strappo?
Questa settimana la migliore testimonianza di quanto l’entusiasmo abbia i contorni della ebbrezza è arrivata da Lyft, la società di car-sharing concorrente di Uber.
Per un errore di trascrizione, nella comunicazione trimestrale sul bilancio Lyft aveva indicato una espansione dei margini clamorosa, di 500 punti base, che ha fatto letteralmente esplodere le quotazioni del suo titolo. Il dato è stato precipitosamente corretto un’ora dopo: erano 50, non 500, i punti base di espansione dei margini.
Ma ormai la benzina sul fuoco era stata buttata e il titolo mercoledì ha chiuso a +35%. Chissà che quella di fare errori grossolani non diventi una moda…
Curiosità
La coscienza prevede tre processi:
la percezione di sé e delle operazioni interne dell'organismo
la produzione di immagini, generate dall’attività sensoriale nell'ambiente circostante
la combinazione di sensazione/esperienza e prospettiva, che origina la soggettività di contenuti e immagini.
Almeno questo è il modello di nuovo interessante studio sul funzionamento del sistema cerebrale dei mammiferi.
Un’auto a guida autonoma di Waymo è stata attaccata e messa a fuoco da una folla di una decina di persone. Bisognerà pensare a dotarle di difese autonome? (scherzo, eh)
Il CEO di Nvidia suggerisce ad ogni Paese di farsi la propria “AI sovrana”
Buon weekend, per la musica vi rimando al pezzo di Enrico Marani sul geniale Brian Eno.