La settimana dell'Alieno #68
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 14 - 18 ottobre 2024
Effetti della guerra dei chip
L’azienda olandese ASML, detentore del 100% della quota di mercato dei macchinari per la litografia di altissima precisione necessaria alla produzione dei chip, ha pubblicato una previsione piuttosto cupa sulla domanda di semiconduttori, almeno rispetto ai numeri attesi dagli analisti.
Il calo deriva dall’azzeramento delle vendite in Cina, frutto del blocco commerciale che deriva dalle tensioni geopolitiche. Gli analisti si erano dimenticati di correggere le stime, visto che il blocco alle esportazioni delle tecnologie di punta verso la Cina non è certo entrato in vigore ieri.
Le azioni di ASML sono crollate di oltre il 16% il giorno dell’annuncio e hanno proseguito la discesa il giorno seguente. Ma il nervosismo degli investitori non si è fermato qui: Le azioni dei produttori di chip statunitensi Nvidia e AMD sono scese di oltre il 4,5%, i titoli dei comparto hanno nel complesso accumulato perdite del valore di mercato per oltre 420 miliardi$.
Le questioni tra Cina e Stati Uniti sul piano geopolitico potrebbero non essere ad un apice. Ancora una volta, e con crescente aggressività, l’esercito cinese ha compiuto delle esercitazioni intorno all’isola di Taiwan (snodo cruciale dell’industria mondiale dei chip) reclamandone il “ritorno” (anche se Taiwan non è praticamente mai stata cinese, visto che era una colonia giapponese fino alla fine della II Guerra Mondiale, e poi si dissociò dalla rivoluzione maoista dichiarandosi indipendente nel 1949.
Chris Miller, autore dell’imperdibile libro La guerra dei chip, ha spiegato in una recente intervista che Il primo atto di un attacco cinese su Taiwan sarebbe la distruzione delle fabbriche di chip perché non cadano in mano cinese e oggi la Taiwan Semiconductor Company (TSMC) produce oltre il 90% delle forniture globali high end ed è fornitore unico per Apple, la quale in quel caso potrà “commercializzare degli iPhone 8 per i successivi 2-3 anni”, in attesa che nuovi produttori acquisiscano la capacitoà ed il know-how necessari a fare quello che TSMC riesce a fare oggi.
Inoltre, in quel caso, probabilmente dovremo abbandonare l'uso degli spazzolini elettrici, tornare ad alzare i finestrini delle auto a manovella e a farci la barba col rasoio a serramanico per un po', perché il razionamento dei chip dovrà sacrificare gli utilizzi meno cruciali. Basta ricordare cos’è successo ai tempi di consegna delle auto durante il periodo dei lockdown…
Settore tecnologico
Negli ultimi giorni si sono verificati molti alti e bassi nei titoli dei settori semiconduttori. Tra i rialzi, ancora una volta, c'è Nvidia che è tornata a salire verso i massimi storici. Proprio mentre ASML mostrava le sue difficoltà.
L'andamento del settore tech non è più a senso unico e gli investitori sono diventati più selettivi; ma è perfettamente normale che si alternino trimestri buoni ad altri meno buoni, anche se non eravamo più abituati.
Taglio dei tassi
La Banca Centrale Europea ha tagliato ieri i tassi di interesse di un altro quarto di punto. È la seconda volta in due mesi.
Il presidente della BCE Christine Lagarde ha dichiarato che la lotta con l'inflazione si avvia verso la vittoria.
Il taglio dei tassi è però più frutto delle preoccupazioni per la crescita economica dell'Eurozona, che non una conseguenza di diverse prospettive per l'inflazione.
La BCE non ha detto se taglierà ancora i tassi a dicembre, ma gli operatori scommettono che è quasi certo che lo farà.
Trimestrali bancarie
Questa settimana è stata caratterizzata anche dalla pubblicazione degli utili trimestrali per le banche USA. JPMorgan Chase e Wells Fargo hanno entrambi battuto le aspettative: gli utili di entrambe le banche sono diminuiti, ma meno di quanto temevano analisti e investitori, ancora per merito dei tassi che sono rimasti alti più a lungo. Quali sono le prospettive, visto che i tassi stanno scendendo?
JPMorgan ha alzato la propria guidance per il reddito netto da interessi nel 2024. Wells Fargo ha invece tagliato le previsioni per gli ultimi tre mesi dell'anno, ma ha alzato le previsioni per il 2025, mostrandosi quindi un po' più ottimista.
Goldman Sachs ha pubblicato profitti aumentati del 45% nel trimestre, in questo caso grazie soprattutto alla spinta della sua attività di trading azionario e della rinascita delle operazioni di fusione e acquisizione a Wall Street.
Anche Citigroup e Bank of America hanno reso noti i loro risultati, ma le cose non sono state altrettanto rosee. Hanno fatto meglio di quanto previsto dagli analisti, ma i loro profitti sono diminuiti, praticamente la stessa storia che hanno riportato JPMorgan Chase e Wells Fargo.
Economia cinese
Nelle ultime settimane la Cina ha pubblicato molti dati economici. E le prospettive restano più deboli del previsto. Per questo è alla fine arrivato uno stimolo fiscale di Pechino, ancorché non ben definito.
Le autorità cinesi temono di non riuscire a raggiungere l'obiettivo ufficiale di crescita del 5% circa, a causa delle pressioni deflazionistiche, del calo dei consumi, dello sboom immobiliare… la fiducia dei consumatori è diminuita e la gente ha iniziato a risparmiare invece di spendere.
Alla fine di settembre Pechino ha annunciato un piano di allentamento monetario che ha galvanizzato gli investitori; ma poi, alla prova dei dettagli del piano, sono emerse le solite opacità. Così la scorsa settimana il mercato ha oscillato su e giù e ha registrato alcuni cali record. Poi, durante il fine settimana, il ministero delle Finanze ha dato una sorta di descrizione di ciò che potrebbe fare: stabilizzare il mercato immobiliare (acquistando milioni di appartamenti invenduti), ricapitalizzare le banche e le amministrazioni locali. Ma ancora una volta non ci sono cifre.
Quindi gli investitori stanno ancora aspettando: quanto spenderà esattamente la Cina per questo programma di stimolo? Perché fare promesse di maggiori stimoli fiscali ma poi non presentare un vero e proprio piano?
L’idea di base è garantire un “pavimento” sia ai piccoli risparmiatori (affinché tornino a essere tanti piccoli consumatori, convinti che l’emorragia di svalutazione immobiliare sia conclusa), sia agli investitori (trasmettendo l’idea che il mercato azionario cinese possa fare fiammate veloci e irruente e non convenga starne fuori, cosa che ormai è molto diffusa).
Per molto tempo Pechino ha finto che tutto andasse bene, ma ora è arrivato un cambio di rotta. Nella prossima settimana o due, seguiremo con attenzione la riunione dell'Assemblea Nazionale del Popolo, che deve approvare l'emissione di nuovo debito pubblico speciale (necessario per aumentare il deficit), e poi fino alla fine dell'anno ci saranno altre importanti riunioni del Partito Comunista che decideranno sullo stimolo.
Un Nobel affollato
Il Premio Nobel per l'economia 2024 è stato assegnato a tre accademici: Daron Acemoglu, Simon Johnson e James Robinson per il loro lavoro sulle disparità di ricchezza tra le nazioni.
I tre hanno mostrato empiricamente che le istituzioni create durante la colonizzazione hanno avuto un impatto duraturo sui risultati economici dei Paesi interessati e che sistemi economicamente più inclusivi e politicamente democratici si dimostrano più favorevoli all'innovazione tecnologica e alla crescita a lungo termine.
La loro ricerca, pubblicata a partire dal 2001, stabilisce una chiara catena di causalità, dimostrando che le istituzioni create per sfruttare le masse sono negative per la crescita a lungo termine, mentre quelle che stabiliscono le libertà economiche e lo stato di diritto la favoriscono.
La colonizzazione, invece, ha spesso provocato una brusca inversione di tendenza nelle sorti economiche:
I luoghi che erano prosperi prima della colonizzazione (più densamente popolati e con climi tropicali) erano più temibili per gli europei, che hanno qui introdotto sistemi "estrattivi" (orientati allo sfruttamento) che proteggevano gli interessi di una piccola élite.
Nelle regioni più povere (meno densamente popolate, spesso caratterizzate da un clima più temperato), i colonizzatori erano maggioritari, incontravano meno rivalità ed hanno in genere introdotto istituzioni inclusive, a beneficio della maggioranza.
Il comitato del Nobel ha dichiarato che le intuizioni dei vincitori hanno dimostrato che le democrazie sono state "in media, nel lungo periodo [...] migliori per promuovere la crescita".
“Il colonialismo ha diviso il mondo in traiettorie istituzionali molto diverse, con i Paesi avviati su percorsi distinti a seconda delle risorse che i coloni europei avevano portato con sé e delle strategie adottate." ha affermato Acemoglu.
Ha aggiunto che, sebbene il recente successo della Cina nei settori dell'alta tecnologia rappresenti "una sfida" alle loro conclusioni, "la nostra tesi è che questo tipo di crescita autoritaria è spesso più instabile".
Johnson, nel corso di una conferenza stampa organizzata dal MIT nel corso della giornata, ha affermato che sebbene "episodi" di forte crescita siano possibili sotto qualsiasi regime, le istituzioni inclusive sono una base molto migliore "se si vuole sostenere la crescita nel tempo".
Qui trascrivo e traduco l’intervista a Simon Johnson, tratta dal podcast di Bloomberg “The single best idea with Tom Keene”:
T.K. - oggi celebriamo il Premio Nobel. Simon Johnson è un economista che scrive insieme ad Acemoglu e a James A. Robinson. Simon Johnson, nell'analisi sul benessere sociale, si è concentrato sulla tecnologia.
Penso che la tecnologia sia alla base di tutto. Tom, lo sai bene. E la domanda è: di chi è la tecnologia? Chi ne definisce le priorità? Qual è la visione? È una visione inclusiva o una visione in cui solo poche persone hanno un buon lavoro e tutti gli altri sono in difficoltà. Questo è stato molto importante negli ultimi anni. Abbiamo avuto alcuni episodi positivi e altri molto negativi e credo che con l'intelligenza artificiale tutto questo sia di nuovo in gioco.
T.K. - oggi ho avuto una lunga conversazione con un signore del Massachusetts Institute of Technology. Ha conseguito il dottorato di ricerca con l'iconico Rooty durn Bushy, che da solo ha cambiato l'economia internazionale e i cambi. Abbiamo proseguito la nostra discussione con il professor Johnson sulla strada da seguire per la prosperità e l'economia.
Suggerisco di considerare la questione in due modi. Uno è quello della storia profonda e del riconoscere che tutti noi abbiamo queste eredità con cui conviviamo, e alcune di queste eredità, in particolare se siete stati colonizzati in modo duro dagli europei, sono molto difficili da superare.
Ma la seconda cosa è che non c'è predestinazione. Tutto dipende dalle scelte che si fanno, compresa la tecnologia di cui abbiamo appena parlato.
Guardiamo alla corruzione. Come sapete, negli ultimi 30-40 anni si è parlato molto di corruzione. Ma cosa abbiamo? Abbiamo ancora un'immensa quantità di corruzione. E ci sono due aspetti. Ci sono le persone che pagano le tangenti e quelle che le prendono, e questa è una parte importante di ciò che tiene molti Paesi nella povertà che vediamo oggi. Ma credo che la cosa fondamentale, che può sembrare un espediente retorico, Tom, ma è reale, sia concentrarsi sulla prosperità inclusiva. Come creare un maggior numero di buoni posti di lavoro per un maggior numero di persone e assicurarsi che possano accedere a tali posti di lavoro, assicurarsi che abbiano le competenze necessarie, assicurarsi che siano loro stessi responsabilizzati e che lo riconoscano. Per me, quindi, l'adesivo da apporre sul paraurti di tutto questo è più buoni posti di lavoro.
T.K. - La posizione dell’economista premio Nobel per l’Economia è anche piuttosto chiara quando si parla di dazi:
Se vuoi mettere in ginocchio il mondo, il commercio internazionale, e danneggiare gli americani a basso reddito, allora basta imporre dazi molto forti su tutte le importazioni. Perché le persone povere negli USA spendono tutto il loro reddito su prodotti importati.
Dazi elevati sono una pessima idea.
Questa settimana ho tradotto per voi due interviste più ampie e approfondite agli altri due vincitori del premio Nobel:
Trump, intervista shock
In un'intervista rilasciata all'Economic Club di Chicago, Trump si è fatto beffe del pensiero economico tradizionale, si è lamentato degli alleati e ha chiarito di essere ancora più critico sul commercio internazionale rispetto al suo primo mandato. Trump ha iniziato dicendo “Per me la parola più bella del dizionario è 'dazio', è la mia parola preferita”
Esprimendo concetti diametralmente opposti a quelli illustrati dai recenti vincitori di premio Nobel, Trump continua a mostrare disprezzo per le istituzioni, a tinteggiare come un totale disastro un’economia americana che è in piena salute (disoccupazione ai minimi, borse ai massimi, PIL in crescita, inflazione in calo) e a spacciare soluzioni per uscire da questo presunto disastro, come quella di introdurre dazi altissimi; anche agli alleati europei, così da costringerli a spostare gli stabilimenti in USA.
Tanti auguri nel riuscire a produrre Champagne, Parmigiano, o mobili di design e abbigliamento di moda con stabilimenti americani… ma ci sarebbe da chiarire quanto tempo occorrerebbe a spostare produzioni da ogni angolo del mondo negli USA, e chi dovrebbe lavorare in questi stabilimenti che dovrebbero spuntare negli USA, considerando che oggi gli Stati Uniti sono in piena occupazione, che Trump promette di bloccare l’ingresso di immigrati e anzi di rimpatriare anche quelli che ci sono, provocando una grave carenza di lavoratori.
Ha difeso le sue politiche protezionistiche contro ogni logica e buon senso, dando ripetutamente dell’incompetente a chi lo stava intervistando, e riproponendo gli stessi discorsi della sua campagna elettorale del 2016. La realtà storica dice che nel XX secolo l’unico tentativo di imporre dazi elevati fu fatto in Argentina negli anni ‘50 secondo le idee dell’economista Raul Prebisch. Negli anni Sessanta, l’Argentina elevò le tariffe doganali fino al 200%. L’Argentina era uno dei paesi più ricchi al mondo, oggi è uno dei più poveri e sta affrontando uno straordinario e doloroso aggiustamento economico (ne parliamo appena più sotto).
Per evitare di essere colta alla sprovvista, l'Unione Europea prepara un elenco di beni americani che potrebbe colpire con dazi nel caso in cui Trump vincesse le elezioni e desse seguito alla sua minaccia.
La cifra di Trump resta il vittimismo, per sé si dipinge come l’eroe che lotta contro tutto e tutti ("Penso che tutto sia una minaccia. E bisogna lottare contro le minacce"), per gli americani sparge vittimismo puntando il dito contro gli altri paesi (“il deficit commerciale con l'Europa è pazzesco e non l’avremo più”), dice che gli USA vengono “sfruttati da Cina, Messico e Francia”, “I nostri alleati si sono approfittati di noi anche più dei nostri nemici”.
Interpellato sulla questione Google, Trump non si è esposto su cosa dovrebbe fare l’antitrust, se smantellare Google o meno, ma si è rifugiato ancora una volta nel lamento: "Google bara, proprio come il nostro governo".
Ha rifiutato di dire se ha mantenuto i contatti con Vladimir Putin, come ha riferito lo scrittore Bob Woodward nel suo nuovo libro. "Non rispondo su questo. Ma vi dirò che, se l'ho fatto, è una cosa intelligente".
Nel suo ruolo di agente del Caos, non poteva mancare il commento salace all’istituzione della Federal Reserve, da cui dipende la stabilità economica e finanziaria del paese e che si fonda sulla sua credibilità. Quindi innanzitutto ha preso in giro Jerome Powell: "Quello è il più bel lavoro del mondo: ti presenti in ufficio una volta al mese, 'lanci una moneta' e tutti parlano di te come se fossi un dio". Poi ha insistito sul “diritto del Presidente” di interferire con la Federal Reserve nelle decisioni sui tassi: “andavano abbassati” dice, ma poi pochi minuti dopo, interpellato sul cosa non gli vada del lavoro di Powell risponde “ha abbassato troppo i tassi”.
Un anno di Milei
È passato quasi un anno da quando un economista armato di motosega e con delle basette impertinenti ha conquistato la presidenza in Argentina.
Quando è diventato presidente, Javier Milei ha promesso di tagliare le spese, di riportare l'inflazione in linea e, cosa fondamentale, di eliminare i controlli sul capitale.
La situazione attuale del Paese vede l’inflazione drasticamente in discesa insieme ad un riequilibrio del bilancio. Ma c'è stata anche una recessione. I tassi di povertà sono aumentati. La gente sta davvero soffrendo e i controlli sul capitale resteranno in vigore ancora a lungo.
I controlli dei capitali sono stati imposti dal governo del 2019. Nel mezzo di una crisi economica, c'è stata una perdita di fiducia nel Peso argentino. Ciò significa che se si vogliono acquistare molti dollari, bisogna rivolgersi al mercato nero per ottenerli. Ci sono infatti controlli molto severi sulla quantità di dollari che si possono acquistare e che si possono spostare fuori dal Paese.
Si trattava di una misura di emergenza, ma dal 2019 è rimasta in vigore perché la fiducia nel Peso non è tornata. Per Milei è una scommessa ad alto rischio revocarli. Dal punto di vista ideologico, vuole abolirli, vuole la libertà economica. Ma senza limitazioni rigide, il valore del Peso potrebbe crollare, provocando un'altra esplosione di inflazione. E il suo più grande successo fino a questo momento verrebbe compromesso. Quindi è molto preoccupato di trovare un equilibrio e di cercare il momento giusto per farlo.
L'abolizione dei controlli aiuterebbe gli investimenti stranieri. Darebbe alle aziende straniere la certezza che, se investono in Argentina, possono di nuovo ritirare i loro soldi. Ma Milei vuole che l'inflazione scenda ulteriormente. È ancora molto alta e vuole che le banche prestino i loro pesos alle aziende invece di parcheggiarli nella banca centrale. Anche questo è un segno che il denaro viene impiegato nell'economia reale invece di essere immagazzinato da qualche parte dove potrebbe improvvisamente "tesaurizzarsi" in dollari.
È sicuramente un mal di pancia per Milei, alfiere della totale libertà economica. Quindi, prima o poi, dovrà eliminarli. Il problema è che, in un certo senso, più ritarda ad abolirli, più la domanda di dollari si accumula nel sistema. E nel frattempo per quanto gli Argentini saranno disposti a sopportare la terapia d'urto di Milei?
L'aggiustamento economico che sta portando avanti è molto drastico, ciò che sta aiutando Milei finora è che sta facendo, da un lato, ciò che ha promesso di fare in campagna elettorale. Ha promesso dolore, ha promesso di tagliare con la motosega, e questo è ciò che la gente sta ottenendo. Quindi è coerente con le aspettative. L'altro aspetto che lo aiuta è la mancanza di alternative: il governo peronista precedente è stato completamente screditato dall'enorme pasticcio economico che si è lasciato alle spalle. E nessun altro ha veramente articolato una seria alternativa alla proposta politica di Milei.
OpenAI o ClosedAI?
OpenAI sta valutando una ristrutturazione aziendale per renderla più simile a un'azienda tradizionale, una PBC (Public Benefit Corporation, una società di pubblica utilità), un'azienda che deve bilanciare i migliori interessi degli azionisti e delle controparti coinvolte, come anche dei dipendenti, creando un beneficio pubblico. E i membri del consiglio di amministrazione possono agire per il bene pubblico piuttosto che, ad esempio, per gli interessi degli azionisti in determinate circostanze.
Questo approccio offre a OpenAI una maggiore difesa nei confronti degli azionisti che potrebbero sostenere che l'azienda non sta facendo abbastanza soldi. Può aiutare a proteggere l'amministratore delegato, Sam Altman, da interferenze esterne. Si tratta quindi di un modo per generare maggiori entrate in una struttura aziendale più tradizionale, attirare più investimenti, ma rimanere fedeli alla propria missione di creare AI a beneficio dell'umanità.
OpenAI è stata fondata originariamente come organizzazione no-profit. Sarà ancora così diventando una PBC (che di fatto è for profit)?
OpenAI creerà anche un'entità no-profit separata dalla PBC. Così l'entità for profit sarà in grado di concentrarsi sulla commercializzazione, sullo sviluppo della tecnologia, sulla costruzione di prodotti e anche di parlare con le autorità di regolamentazione e le parti interessate e di raccogliere fondi. Mentre l'ente no-profit potrebbe concentrarsi solo su quelle aree in cui può davvero portare benefici all'umanità, ma anche attingere alle società di pubblica utilità, alla ricerca e all'accesso alla tecnologia.
La no-profit sarà probabilmente gestita da un dirigente diverso da Altman, che guiderà la PBC e si concentrerà sulla gestione dell'azienda, visto che è considerato come il volto di OpenAI.
xAI, la start-up di Elon Musk che si occupa di AI, è una PBC, così come Anthropic. Si tratta di aziende leader nel settore e credo che ci sia un motivo per cui si stanno allineando a questo sistema. Ciò consente loro di mantenere la missione di pubblica utilità, ma anche di competere e di raccogliere fondi e OpenAI ha davvero bisogno di raccogliere fondi perché il suo tasso di utilizzo del capitale è molto alto, anche se ha appena raccolto oltre 6 miliardi$ e ha una valutazione di 150 miliardi, cosa che la rende una delle aziende di maggior valore, ha una enorme sete di denaro fresco.
La corsa dell’oro
La continua salita del prezzo dell’oro (siamo a 2700 dollari l’oncia) è secondo molti un vero enigma: normalmente il prezzo dell’oro sale quando c’è grande incertezza e pessimismo, ma oggi le borse sono ai massimi; in altri casi sale quando i rendimenti reali sono molto negativi, ma oggi sono positivi; in altre occasioni il prezzo dell’oro è salito per espansione della massa monetaria, ma le Banche Centrali la stanno progressivamente riducendo.
Naturalmente è possibile che l'oro stia salendo in scia alle tensioni geopolitiche e alle guerre in corso. Ma una spiegazione diversa è che l'oro stia raccontando una storia vista ancora da pochi: ci troviamo in un nuovo contesto con cui ancora fatichiamo a familiarizzare: dopo un periodo pluridecennale in cui i tassi venivano tagliati rapidamente in risposta alle crisi, per poi essere alzati gradualmente accompagnando il ciclo, c’è stata una inversione delle parti: i tassi possono subire rapide e violente risalite, in risposta ad impennate di inflazione, per poi essere tagliati gradualmente accompagnando il ciclo economico per estenderlo il più possibile.
Questo ribaltamento deriva dall’aver raggiunto i tassi zero (e anche negativi), che ha imposto un cambio di comportamento sia nelle politiche monetarie che nei governi, dove la gestione del bilancio pubblico è diventata ovunque molto più dissoluta e la disciplina di bilancio si è spostata molto di più sulle aziende (infatti gli spread sul credito sono ovunque storicamente compressi, e si spiegano solo immaginando un qualche cambio di paradigma)
Questo implica che il tasso d'interesse “neutrale” dobbiamo considerarlo più alto, e che gli episodi di inflazione saranno più comuni, e le Banche Centrali dovranno intervenire con più decisione. In un mondo del genere, l'oro merita un posto un po' più ampio nel portafoglio d’investimento ottimale.
Ricarica rapida
Quanto tempo impiega un automobilista medio a ricaricare la propria auto elettrica? E quanta strada fa una sola ricarica?
Dipende dal tipo di caricatore e dalla potenza a cui è collegato. Con dei caricabatterie a corrente continua si può ricaricare un EV in meno di un'ora e, in alcuni dei casi più avanzati, in soli 20 o 15 minuti. Ma questi sono casi estremi, rappresentano solo una piccola parte delle ricariche attualmente disponibili. Un'azienda sudcoreana di caricabatterie dice che le loro ricariche consentono a un EV con la batteria giusta di essere caricato all'80% in circa 15 minuti, con una autonomia di 400 km.
Per quanto riguarda le batterie, i due Paesi leader sono la Cina e la Corea del Sud. Al momento, la Cina è nettamente in vantaggio: CATL, l'azienda cinese leader nel settore delle batterie, parla di offrire un chilometro di autonomia per secondo di carica, dunque centinaia di chilometri di autonomia in pochi minuti. Le aziende coreane produttrici di batterie sono un po' più indietro, ma questo è dovuto in parte al fatto che i due Paesi sono specializzati in chimiche diverse. La chimica delle batterie cinesi tende ad avere un rischio minore di incendi, il che significa che è più facile spingere le velocità di ricarica. Ma i coreani stanno facendo del loro meglio per recuperare il ritardo.
Per quanto riguarda i caricabatterie, ci sono diverse reti di ricarica che si stanno diffondendo in tutto il mondo. Ma i caricabatterie superveloci utilizzano una quantità incredibile di energia. E ovviamente questo richiede, ad esempio, un collegamento più stretto alle reti elettriche nazionali. Inoltre, per gestire tutta questa carica, sono necessarie apparecchiature e componenti speciali. E i produttori di EV e di batterie devono bilanciare i vantaggi di una ricarica più rapida con i costi.
Con 5 minuti per una ricarica, questo porterà più consumatori ad acquistare veicoli elettrici?
In un certo senso, le aziende produttrici di veicoli elettrici e di batterie sanno che è necessario che il possesso di un veicolo elettrico sia molto simile a quello di un'auto a benzina o diesel in termini di comodità. Ecco perché l'obiettivo simbolico di ricaricare un giorno un EV in meno di cinque minuti è considerato una barriera importante da superare per convincere le persone ad acquistare i veicoli elettrici. Ma l'esperienza della Cina dimostra che è necessario implementare tutto. Non si tratta solo di mettere questi veicoli su strada. È necessario predisporre l'infrastruttura di ricarica. È necessario disporre di vari altri elementi, il potenziamento della rete elettrica e così via. E molti Paesi occidentali non hanno ancora raggiunto questo obiettivo.
Curiosità
Prada vuole la Luna: sta collaborando con la società Axiom Space per progettare nuove tute spaziali: gli astronauti della Nasa le indosseranno per le missioni lunari Artemus. Si tratta di una linea di abbigliamento che è l'evoluzione di quella di… Luna Rossa, la sua squadra di vela.
Se vi interessa avere un calendario degli appuntamenti finanziari della settimana, ogni lunedì
propone “The Macro Week”Il trasporto via nave è sempre più complicato. Una delle soluzioni è il trasporto via dirigibili.
Buon weekend in musica, con The Handsome Family, un duo diventato celebre per aver performato la intro della (bellissima) prima stagione di True Detective: