La settimana dell'Alieno #50
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 27-31 Maggio 2024
Colpevole!
Ci sono voluti anni (i fatti risalgono al 2006), con un procedimento che molti consideravano “debole”, ma Donald Trump è stato alla fine dichiarato colpevole con sentenza unanime per tutti i 34 capi di accusa in cui era sotto giudizio.
Lo scontato commento di Donald Trump:
È stato un processo truccato e vergognoso. Il vero verdetto sarà il 5 novembre, da parte del popolo...
La sola cospirazione che è stata asseverata, però, è quella ordita da Trump per insabbiare i pagamenti fatti a favore della pornostar Stormy Daniels affinché non rivelasse le vicende extraconiugali di Trump durante la precedente campagna presidenziale.
Ovviamente la confusione fra “giudizio” degli elettori e sistema giudiziario è voluta, strumentale e nemmeno troppo nuova. La vera novità è che c'è un ex presidente degli Stati Uniti (e che, se si crede ai sondaggi, anche il prossimo presidente degli Stati Uniti) che ora è ufficialmente un criminale.
Un criminale condannato che si candida è una contraddizione in termini: candidato era colui che indossava la tunica candida, simbolo di rettitudine.
L'11 luglio avremo la sentenza e vedremo cosa imporrà la corte: è molto improbabile che si tratti di carcere, dato che Trump è alla prima condanna e avrà 78 anni al momento della sentenza. Poi ci sarà l’appello da parte del team legale di Trump.
L’impatto elettorale del verdetto non è del tutto chiaro: quando sono emersi i fatti del passato di Trump i sondaggi non si sono praticamente mossi. E quando si sono mossi, si sono mossi a suo favore. Ma un verdetto di consapevolezza ha un peso diverso.
Trump si autoproclama un prigioniero politico, nel tentativo di polarizzare ulteriormente il voto e usare il vittimismo per trarre un vantaggio da questa condanna, ma circa un terzo degli elettori Repubblicani potrebbe voltargli le spalle di fronte a questa sentenza.
BCE pronta al taglio
La BCE è pronta a tagliare i tassi di interesse già la prossima settimana nella riunione prevista per il 6 giugno. La BCE è stata una delle ultime grandi banche centrali a iniziare ad alzare i tassi tre anni fa, e ora sarebbe una delle prime a tagliarli.
Il condizionale è d’obbligo: i dati usciti oggi sull’inflazione europea non sono incoraggianti, visto che dal 2,4% precedente è risalita oltre le attese a 2,6% e quella “core” (priva delle componenti volatili cibo ed energia) che da 2,7% è salita (anch’essa sopra le attese) a 2,9%.
Anche se la BCE deciderà di tagliare non c’è grande spazio per entusiasmarsi troppo. La crescita dei salari nell'Eurozona spinge in alto i prezzi dei servizi. Perciò la BCE probabilmente non tagliare molte volte i tassi quest'anno.
M&A energia
Gli azionisti della società energetica Hess hanno votato sulla proposta di acquisizione da parte di Chevron. Il processo è stato pieno di drammi aziendali e tutto è nato da una disputa su un giacimento petrolifero offshore in Sud America.
Lo scorso ottobre, Chevron ha deciso di rilevare Hess. Si trattava di un'operazione da 53 miliardi, la più costosa nella storia di Chevron, per assorbire Hess, che è una società che possiede asset di scisto nel Nord Dakota. Ma ha anche una partecipazione in questo enorme giacimento petrolifero al largo delle coste della Guyana, in Sud America.
Qual è la controversia su questo giacimento petrolifero e quanto è collegato esattamente a questa operazione di acquisizione?
Il vero motivo per cui Chevron ha deciso di acquistare Hess è stato quello di acquisire la sua partecipazione in questo progetto petrolifero al largo delle coste della Guyana. Si tratta della più grande scoperta di petrolio degli ultimi decenni. Dopo l'annuncio dell'accordo da parte di Chevron, la Exxon, che è il maggiore azionista del progetto, ha dichiarato di avere il diritto di prelazione. Aveva il diritto di prelazione su qualsiasi vendita della quota di Hess nel progetto e ha avviato un processo di arbitrato contro Chevron per stabilire che, in effetti, aveva la precedenza. Questo è un po' lo sfondo di questa vicenda, che ha trasformato l'offerta di acquisto in uno scontro tra i due più grandi titani del petrolio e del gas in America.
Alla fine il voto favorevole degli azionisti di Hess è arrivato. ExxonMobil continua a reclamare il suo diritto di prelazione sulla partecipazione in Guyana, ma qui si tratta della cessione dell'intera azienda non della cessione di un singolo progetto. La materia resta controversa e, anche se gli azionisti di Hess hanno approvato l'offerta di Chevron, l'acquisizione vera e propria è ancora soggetta all'esito dell'arbitrato con la Federal Trade Commission. La Chevron dice che prevede di concludere la procedura entro la fine dell'anno. La Exxon ritiene che il processo si protrarrà fino al 2025.
Quindi manca ancora un po' di tempo prima che l'affare si concluda. Queste difficoltà sulle fusioni e acquisizioni nel settore del petrolio e del gas spiegano almeno in parte come mai il settore fatichi a performare quanto ci si potrebbe legittimamente attendere:
C'è molta voglia di accaparrarsi le migliori risorse a disposizione. E questo progetto in Guyana è di gran lunga uno dei principali progetti petroliferi esistenti. Quindi tutti vogliono accaparrarsi una fetta della torta. Al giorno d'oggi, i progetti petroliferi validi sono pochi e molto distanti tra loro. Quindi, quando c'è la possibilità di essere coinvolti in uno dei migliori progetti petroliferi del pianeta, scatta la corsa all’accaparramento.
la riprova è che ConocoPhillips ha acquistato Marathon Oil per 22,5 miliardi $, debito incluso. L'acquisizione consegna a uno dei maggiori produttori indipendenti di petrolio e gas al mondo una serie di attività che si estendono dal North Dakota al Texas: scorte di alta qualità e a basso costo per chi gode di una posizione da leader negli Stati Uniti.
Negli ultimi otto mesi la sequenza di operazioni di questo tipo, che stanno ridisegnando il settore energetico statunitense, è proseguita a tamburo battente: Conoco all'inizio dell'anno ha perso contro Diamondback nella corsa all'acquisizione di Endeavor Energy Resources, e in base all'accordo annunciato mercoledì, Conoco pagherà un premio del 14,7% rispetto al prezzo delle azioni Marathon.
In Europa, invece, i bacini nazionali sono già stati consolidati. Nel bacino norvegese, i primi tre operatori controllano il 60% della produzione. Quindi, questo tipo di logica strategica non è applicabile. Le major europee sono di fatto aziende globali e in una fusione, la sovrapposizione fisica tra le loro attività (e le economie di scala conseguenti) sarebbero una piccola parte del loro portafoglio. Questo riduce l’opportunità di fare queste operazioni.
Le grandi aziende europee di energia fossile, inoltre, faticano a trovare il sostegno degli investitori per qualsiasi cosa che allunghi davvero la vita delle loro attività nel settore degli idrocarburi. La base degli investitori, in generale, si è concentrata molto sulla promozione della transizione energetica, dell'impact investing e del green investing. E una delle ripercussioni è stata che le istituzioni che acquistano le compagnie petrolifere sono state riluttanti a sostenere strategie non compatibili con la traiettoria net zero.
Le major europee hanno investito in gran parte in attività rinnovabili, questo in Europa è stato più facile che negli USA perché esistono molti più stabilizzatori per i prezzi al dettaglio dell’energia. Nel settore dell’energia di origine fossile il produttore spende man mano che estrae e quindi ha un flusso parallelo di entrate e uscite, mentre passare alle rinnovabili implica di fare prima enormi investimenti, per poi estrarre a bassissimo costo (di fatto solo manutenzione) l’energia da rivendere. La volatilità dei prezzi energetici che vige negli USA ha creato grosse difficoltà a conciliare il costo del capitale di partenza con profitti variabili, decrescenti e in larga misura imprevedibili, favorendo in questo gli investimenti delle compagnie europee.
BHP alza le mani
L'altro settore in forte ricorrenza di fusioni e acquisizioni è quello minerario. L'offerta di BHP per l'acquisizione di Anglo American è ufficialmente stata ritirata, dopo due settimane di dispute.
BHP voleva Anglo soprattutto per le sue attività nel settore del rame, ma non era interessata alle partecipazioni nei diamanti e nei progetti di platino e minerale di ferro. Quindi la prima proposta di BHP chiedeva ad Anglo di dismettere tutte queste attività. Anglo ha risposto con un cortese no, grazie. Forse pensando che Anglo stesse solo cercando di tirare sul prezzo, BHP ha rilanciato altre tre volte. L'ultima offerta era di 39 miliardi di sterline. Ma alla fine il CdA di Anglo American ha respinto l'offerta e gli investitori ne sono rimasti un po' dispiaciuti. Le azioni della società sono scese del 4% a Londra.
L’insostenibile dipendenza da AI
Dell è crollata del 18% dopo i dati trimestrali: in crescita, ma meno di quanto gli investitori si aspettassero per il suo business dei server AI. Il portafoglio ordini per questi dispositivi è aumentato di oltre il 30% nel corso del trimestre.
Questo evento riporta in risalto la dipendenza dell'indice azionario americano dal suo principale contributore per i guadagni: l'intelligenza artificiale. La faccenda può diventare un problema. Nel 2023 è stato ripetuto più volte che l’andamento dell’indice è stato per buona parte espressione della crescita di sole sette società, i “Magnifici 7”. Da inizio anno 2024 il 60% della crescita dell’indice deriva da soli cinque titoli. L'aspetto più insolito è l’ulteriore polarizzazione: Nvidia da sola ha contribuito per oltre il 30% alla crescita di capitalizzazione totale dell'anno in corso.
Questo genere di polarizzazione dei risultati non ha precedenti nemmeno nel periodo del covid, dove pochi titoli tecnologici e farmaceutici erano emersi come isole di crescita in mezzo a economie congelate dai lockdown.
Se gli utili del resto delle aziende americane al di fuori del settore tecnologico non riusciranno a compensare il possibile rallentamento di quest'ultimo: non c’è spazio per gli errori nei principali titoli della AI, dove un'eventuale battuta d'arresto rischia di far deragliare l'intero mercato.
Oltretutto Nvidia sta beneficiando della crescita di un settore, ma non ha grande spazio di crescita all’interno dello stesso: è in una posizione di monopolio de facto, da cui per lo più può solo essere aggredita.
Gli Stati Uniti stanno rallentando il rilascio di licenze a produttori di chip come Nvidia e AMD anche per le forniture in Medio Oriente, per quanto riguarda la spedizione di acceleratori di intelligenza artificiale. Si tratta di una “revisione della sicurezza”. Ma è il segnale che la AI è sempre più un campo da gioco nella disputa geopolitica. E le variabili in gioco rischiano di sfuggire alla “semplice” analisi finanziaria.
Schermaglie tecnologiche
La guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina si fa di giorno in giorno più accesa. Gli Stati Uniti hanno grandi nomi come Google, amazon, Microsoft, e recentemente OpenAI con ChatGPT, ma qualcuno sostiene che la Cina stia comunque vincendo questa guerra.
Il punto di forza della Cina è la sua catena di approvvigionamento e ciò che emerge sono i prodotti tecnologici che escono ora dalla Cina, all'avanguardia della tecnologia globale e tuttavia incredibilmente economici (60, 70, 80 per cento in meno rispetto ai prodotti di punta della concorrenza occidentale). Il secondo punto è che la Cina sta diventando un innovatore a tutti gli effetti: Pechino deposita più brevetti presso l'ufficio brevetti delle Nazioni Unite di qualsiasi altro Paese. Negli ultimi cinque o dieci anni, quindi, stiamo assistendo a un grande cambiamento: dalla Cina produttrice di tecnologia occidentale (che poi copiava), alla Cina innovatrice all'avanguardia della tecnologia globale, per effetto della produzione massiccia.
Ad esempio, approfittando della posizione dominante nei veicoli elettrici, Xi Jinping ha di recente ordinato a tutti i produttori di auto cinesi di rifornisci esclusivamente di chip prodotti in Cina. Questo garantisce domanda alle aziende produttrici di chip cinesi, spingendo la loro capacità di ricerca e sviluppo.
Molti soldi cinesi vengono convogliati nel settore tecnologico: ci sono Huawei, aziende di robot e DJI, il principale produttore di droni al mondo. Al giorno d'oggi, la concorrenza tra i produttori di droni è così intensa che l'azienda ha creato un'area speciale per i test e lo sviluppo all'interno della sua enorme sede in una zona di Shenzhen, in modo da poter testare tutti i droni al chiuso, perché nessuno possa spiare i nuovi prototipi che stanno testando.
Gli Stati Uniti stanno cercando di limitare l'ascesa tecnologica della Cina attraverso blocchi alle esportazioni e dazi, ma le aziende tecnologiche cinesi non dipendono dagli investimenti statunitensi: la maggior parte degli investimenti che confluiscono nelle aziende tecnologiche cinesi proviene dalla Cina stessa.
Questo mette in crisi il modello capitalistico liberale: è davvero la via migliore per portare avanti il progresso tecnologico? Abbiamo questa idea che l'innovazione tecnologica, la libertà di parola e la democrazia siano intimamente intrecciate. Ma la Cina, negli ultimi 10 o 15 anni, sta tentando di smontare l’idea che l'innovazione dipenda dalla libertà.
Abbiamo parlato di questo scontro ideologico con Alfonso Lanzieri, docente di filosofia all’Università Federico II di Napoli:
Se l'Occidente deciderà di chiudere le porte alla Cina, l'economia globale subirà un duro colpo. E’ una scelta che rischia di dover essere presa, ma che implica, nel caso, un forte impatto su tutti, ovunque.
Difesa europea
Oltre alla dipendenza energetica dal gas russo e a quella dalla produzione cinese per tenere bassi i prezzi al consumo, l'Europa ha sviluppato negli scorsi decenni un'altra dipendenza: quella dalla Difesa USA.
All'interno della NATO tutti i paesi godono di pari diritti di reciproco supporto, ma è impari lo sforzo nel darsi una dotazione bellica. La partecipazione alla NATO, con al suo interno l'esercito americano, è parso a lungo un deterrente sufficiente.
La guerra della Russia contro l'Ucraina ha messo in luce quanto sia importante, invece, per l'Europa proteggere i propri cieli. I dati interni della Nato mostrano che le sue difese non sono all'altezza.
L'alleanza militare può fornire solo il 5% della difesa aerea necessaria per proteggere i membri dell'Europa orientale da un possibile attacco su larga scala. E questa vulnerabilità è un grosso problema. Alcuni leader europei e funzionari militari ritengono che la Russia potrebbe essere in grado di attaccare uno Stato membro della Nato entro la fine del decennio.
La speranza è quindi quella di risolvere il problema a luglio, quando si terrà un vertice della Nato il cui obiettivo principale è quello di rafforzare le difese europee.
I fatturati delle aziende del settore potrebbero avere presto prospettive ancora più floride.
Nel frattempo anche gli USA sembrano avviati a permettere all'Ucraina di usare le munizioni da loro fornite per colpire obiettivi militari russi in territorio russo. Quando da basi russe partono razzi e colpi verso le città ucraine, oggi la difesa “consentita” prevede di attendere per intercettare i colpi quando entrano nel territorio ucraino. Un po’ come difendersi schivando i proiettili di un cecchino che spara dal condominio di fronte, anziché impedirgli di sparare. Per neutralizzare l'avanzata russa nell'area di Karkhiv, e altrove, vanno colpite le basi da cui i colpi partono.
Lo tsunami d’argento
Il settore dell’energia nucleare si sta preparando alla più grande ondata di progetti degli ultimi decenni. Persino il Giappone, che dopo il disastro di Fukushima aveva deciso di spegnere i suoi reattori, sta valutando di ritornare sul nucleare (oggi il Giappone importa, a costi crescenti vista la debolezza dello Yen, il 90% dell’energia che consuma). Ma l'industria nucleare soffre di una grave carenza di forza lavoro e le aziende del settore stanno perfino richiamando i lavoratori in pensione con ruoli di consulenza. Lo chiamano "tsunami d'argento".
Le grandi compagnie nucleari occidentali hanno bisogno di assumere decine di migliaia di persone nei prossimi anni per rimettere in sesto il settore. Il mondo occidentale non ha costruito nuovi reattori negli ultimi 25 anni. L'incidente di Chernobyl nel 1986 e quello di Fukushima nel 2011 hanno cambiato l'approccio dei politici al settore e, di conseguenza, c'è stato un blocco delle assunzioni durato un quarto di secolo che ora stiamo rapidamente cercando di invertire.
Uno dei motivi principali è la preoccupazione per il cambiamento climatico. Uno degli enormi vantaggi del nucleare è che si tratta di una tecnologia a basse emissioni. L'altro fattore importante è l’indipendenza energetica. In Europa, con l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, le preoccupazioni per le forniture di gas sono un ulteriore incentivo per alcuni Paesi a tornare alla tecnologia e a creare una propria fonte interna di energia affidabile.
Sul nucleare, i tempi di realizzo e le prospettive degli SMR (i nuovi reattori piccoli e modulari) abbiamo fatto un approfondimento tempo fa con Marco Locatelli, recente coautore di un paper di ricerca per una tecnologia che non si stanca mai di cercare di perfezionarsi:
La vita di una centrale nucleare va da circa 40 anni a circa 60 anni, e poi ci vogliono diversi decenni per smantellarle. Quindi, per accumulare esperienza nel settore, bisogna averci vissuto per molto tempo. Purtroppo, a partire dai primi anni 2000, alcune università hanno tagliato i corsi di ingegneria nucleare. Quindi uno dei primi passi è quello di rilanciare questa opzione a livello universitario. Le giovani generazioni sono molto sensibili al cambiamento climatico, e potrebbero essere interessati a entrare in questo settore, perché lo vedono potenzialmente come una soluzione. Il problema è che le persone che entrano ora nelle scuole impiegheranno un bel po' di anni per essere all'altezza, mentre noi abbiamo bisogno di queste persone già nei prossimi anni.
La necessità di questo tipo di energia è fondamentalmente adesso. Se l'industria non riesce a reclutare più persone per lavorare a questi progetti e a reclutarle rapidamente, o se questo reclutamento richiedesse molto più tempo del previsto, la conseguenza sarebbe che i tempi di realizzo di questi progetti si allungherebbero. E questo ha ripercussioni immediate sugli obiettivi di riscaldamento globale e sui tentativi di arrivare al “net zero” entro il 2050.
Curiosità
Se ricordate il film “una poltrona per due" non potete essere esenti dalla fascinazione per il prezzo del succo d'arancia. Nel 2022, un uragano e un'ondata di freddo hanno colpito la Florida, il secondo produttore mondiale di arance. E quest'anno il più grande produttore mondiale, il Brasile, è stato colpito da coltivazioni malate e dal maltempo. Tutto questo ha fatto sì che i prezzi del succo d'arancia abbiano raggiunto livelli record. I produttori stanno pensando di sostituire le arance con i mandarini, apparentemente più resistenti ai cambiamenti climatici.
Non avrà lingua né palato, ma un gruppo di analisti non è stato in grado di distinguere tra le recensioni di ristorante scritte da ChatGPT e quelle scritte da esseri umani. Anzi, erano più persuasi dell'autenticità delle recensioni scritte dalla AI che di quelle scritte dagli esseri umani.
Le campagne presidenziali dei candidati americani tracciate per entità della spesa pubblicitaria e “tag” di argomenti a cui si legano
Buon weekend con la musica R&B dell’artista britannica Jorja Smith, un sound morbido che si colloca a mezza via tra Lauren Hill, Alicia Keys e Amy Winehouse
Ho ascoltato il podcast col professor Lanzieri. Molto interessante.
Io sono dell'idea che sotto sotto l'antioccidentalismo abbia una natura molto più meschina. Semplice ricerca di visibilità in un contesto in cui è ormai molto facile prendersela, come aveva preconizzato Warhol. È lo stesso meccanismo che accomuna no vax, pro putin, complottisti e che aiuta a credersi migliori degli altri. E guarda caso ha finito per far convergere estrema sinistra ed estrema destra alle ultime politiche italiane. Una occasione di riscatto per anime mediocri che erano tali anche negli anni 80 e 90 ma che allora nn avevano tik tok. Oltretutto all'epoca alle manifestazioni ci andavo anche io, a cavallo tra anni 90 e 2000 e sinceramente il sottofondo antioccidentale era sempre quello così come la pochezza delle idee che ha generato quell'aborto che oggi in Italia chiamiamo sinistra.
Gran numero, e soprattutto grande chiacchierata con il professor Lanzieri. Verrebbe da dire, parafrasando Wigner a proposito della matematica, che l'efficacia della libertà nel produrre innovazione è "irragionevole". Il dirigiamo promette l'efficienza della scala, che però senza adattabilità e senza competizione meritocratica tra idee diverse (libertà di parola), si rivela un gigante dai piedi di argilla.