La settimana dell'Alieno #36
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 19-23 Febbraio 2024
Nvidia? Una virtù capitale
C’era grande attesa per il rapporto trimestre dei risultati di Nvidia, titolo simbolo della rivoluzione AI, su cui si rumoreggia sempre più di “bolla” facendo paralleli con le dot-com del 2000. Una trimestrale deludente avrebbe dato fuoco alle polveri per chi è convinto che le valutazioni alte che oggi il mercato riconosce ai titoli legati alla AI siano agganciate ad aspettative irraggiungibili.
Le società che fanno affari con Nvidia avevano rilasciato tutte risultati sopra le attese nei giorni scorsi, facendo intuire che per quel particolare settore gli affari stiano andando bene. Ma l’azienda produttrice di GPU sembra oggetto del vizio capitale di cui porta il nome, perché il suo è stato un trimestre letteralmente pazzesco.
Qualcuno aveva provato ad intuirlo: il 20 febbraio il CEO di Nvidia Jensen Huang si è presentato davanti alle telecamere con una giacca di pelle, come sempre, ma questa volta color fucsia. Questo ha indotto a pensare che fosse molto disteso e che i numeri sarebbero stati buoni.
Il suo utile netto è aumentato di quasi l'800% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente. La frenesia di spesa per l'intelligenza artificiale, per Nvidia, significa incassi stratosferici. I suoi chip, le GPU, vengono utilizzati per creare gli LLM (modelli linguistici di grandi dimensioni), la forma più in voga di intelligenza artificiale e Nvidia si è mostrata all'altezza dell’appellativo altisonante che Goldman Sachs le ha conferito questa settimana: "il titolo più importante del pianeta Terra".
Jensen Huang ha dichiarato che Nvidia sta assistendo a un punto di svolta nella domanda di sistemi di intelligenza artificiale. I risultati rappresentano il primo anno di "un ciclo decennale di diffusione di questa tecnologia in ogni singolo settore". La domanda è così forte che Huang ha dovuto rassicurare gli analisti sul fatto che le consegne di chip sono stati distribuite ai clienti "in modo equo".
Nvidia produce e vende la merce più richiesta dalla Silicon Valley in questo momento, il solo warning sull’azienda è il calo di vendite in Cina, a causa dei limiti alle esportazioni. Il rischio “bolla” nel mercato, invece, risiede eventualmente nelle società che hanno cercato di agganciarsi al treno spendendo parole per mostrarsi coinvolte nella rivoluzione AI.
Putin suona la sveglia ai paesi NATO
Dopo due anni di guerra, le sanzioni non hanno distrutto l'economia russa e il sostegno occidentale all'Ucraina sta vacillando, tanto che la Russia ha ottenuto la sua prima vittoria da circa nove mesi a questa parte: la conquista di Avdiivka. Putin, in questo momento, si sente estremamente fiducioso, sicuro, al punto da ultimare il lavoro sul suo principale oppositore politico, misteriosamente deceduto mentre era in custodia carceraria.
In seguito a questo omicidio, il Cremlino ha fatto arrestare le centinaia di persone che hanno deposto un fiore come gesto di cordoglio per la morte di Navalny. Quello che Putin sta facendo è creare una società totalitaria in cui si può essere arrestati per le più ridicole infrazioni immaginarie, dopodiché cerca di estendere continuamente la sua area di influenza e controllo.
E qui sta il punto: le dichiarazioni con cui il probabile candidato Repubblicano Trump spiega che non è intenzionato a difendere gli alleati da un attacco russo e semmai a incoraggiare la Russia a fare ciò che vuole, a meno che gli alleati paghino, suggeriscono che la spesa europea per la Difesa debba crescere, e anche con una certa urgenza.
Per Trump la parola d'ordine resta "America First": crede che l’amministrazione USA debba concentrarsi sulle questioni americane e non occuparsi di quelle d'oltreoceano. E non gli piace l'idea di far parte di un club multilaterale e globale, in cui eventualmente discutere e mediare le proprie posizioni.
La preoccupazione quindi è che le elezioni americane saranno un evento troppo binario per essere valutate a cose fatte: per i paesi partner della Nato diventa necessario mettersi nelle condizioni di poter fornire tutta la difesa all'Ucraina, attrezzando le proprie industrie della difesa e le proprie forniture di munizioni per compensare la potenziale perdita del sostegno americano. Se l'America si tira indietro dall'Ucraina, sarà molto difficile per l'Europa colmare il deficit della mancanza di armi americane, e questo potrebbe essere catastrofico per l'Ucraina e, alla luce dei comportamenti di Putin, per tutta l’Europa.
Qualche nichelino per i minatori
L'utile netto di BHP Group è crollato dell'86% rispetto all'anno precedente, per effetto dell'eccesso di offerta di nickel. La più grande azienda mineraria del mondo ha dovuto svalutare il valore di un’attività chiave (2,5 miliardi$) e sta valutando di chiuderla del tutto, perché tenere un’attività in perdita non piace a nessuno.
"Data l'attuale incertezza del prezzo del nickel, è difficile per BHP giustificare il grande esborso di capitale che sarebbe necessario per la manutenzione e continuazione delle attività"
Ne avevamo parlato nella “settimana” numero 33: il metallo, diventato fondamentale per la transizione energetica per l'elettrificazione e per le batterie, ha disponibilità aumentate a dismisura dopo l’aumento della produzione da parte dell'Indonesia (che produce più della metà del nichel mondiale), causando un crollo dei prezzi e la chiusura già di sei impianti di estrazione di nickel in Australia.
Anche Horizonte Minerals, minerario di nickel in Brasile, ha annunciato di aver bisogno di un'altra iniezione di capitale dopo aver registrato un raddoppio dei costi di costruzione del suo progetto di punta. La capitalizzazione della società, da luglio scorso, ha perso il 98% del valore.
Il periodo di eccesso di offerta di nichel potrebbe durare fino alla fine di questo decennio. L'oscillazione della domanda di materie prime, una tendenza iniziata durante la pandemia e proseguita a causa del deterioramento delle prospettive dell'economia cinese e in particolare dei settori edilizio e immobiliare ad alta intensità di metalli, provoca oscillazioni notevoli anche nei risultati aziendali delle imprese del settore.
Per sostenere l'industria nazionale in crisi, l'Australia ha aggiunto il nickel alla “Lista dei Minerali Critici”. La decisione è rilevante perché permette alle aziende minerarie l’accesso ai 6 miliardi di dollari australiani (3,9 miliardi di $ americani) della Critical Minerals Facility, un fondo governativo volto a garantire che l'Australia sia all'avanguardia nella transizione dei metalli verdi.
Il tema dei sussidi promette di estendersi anche al settore minerario, come penso accadrà per le auto europee.
In un'intervista rilasciata lunedì, il primo ministro australiano Anthony Albanese ha dichiarato che il suo governo sta valutando "come fornire ulteriore sostegno con una politica intelligente, mirata e limitata nel tempo al settore del nickel.”
Indonesia
E a proposito di Indonesia, il cui dumping sul nickel sta creando guai, dopo un lungo periodo di pace e prosperità sotto la guida del presidente Joko Widodo, si avvia a un cambio al vertice: a ottobre si insedierà il suo successore, Prabowo Subianto. I due uomini erano in realtà acerrimi rivali fino a quando Prabowo, che da decenni cerca di diventare presidente dell'Indonesia. non è stato introdotto nel governo per ricoprire il ruolo di ministro della Difesa nel 2019.
L'appoggio di Widodo, che ha un indice di gradimento sfiora l'80%, è stato decisivo; ed è frutto del fatto che suo figlio sarà il vicepresidente di Prabowo.
Prabowo è stato comandante delle forze speciali indonesiane negli anni Novanta. In quel periodo sono stati rapiti molti attivisti pro-democrazia e molti di loro sono ancora oggi scomparsi. Alcuni indonesiani non l'hanno dimenticato. Prabowo ha anche fatto alcuni commenti in passato sul fatto che le elezioni sono troppo costose e che potrebbe eliminarle.
Prabowo intende sviluppare ulteriormente il settore delle materie prime, compresa l'industria del nickel, fondamentale per l'ecosistema dei veicoli elettrici che l'Indonesia vuole sviluppare.
Boeing
La Boeing ha estromesso il responsabile del programma 737 Max. L'azienda ha annunciato ieri che Ed Clark se ne va dopo due decenni. Clark ha supervisionato il tipo di jet coinvolto nell'incidente del mese scorso, in cui un tappo della porta si è staccato nel bel mezzo del volo. Le autorità federali statunitensi hanno bloccato gli aerei e stanno attualmente verificando il processo di produzione. Ieri la Boeing ha anche annunciato una nuova posizione: vicepresidente senior per la qualità. L'azienda afferma che il cambio di leadership ha lo scopo di aumentare l'attenzione sulla sicurezza.
Regolare la AI
Un recente studio approfondisce i limiti fisici dei chip per computazione e identifica questi confini fisici come approccio ideale per regolare lo sviluppo della AI. Tracciando la capacità di calcolo e la sua distribuzione, si permette alle autorità di delimitare le capacità in evoluzione della AI e delle organizzazioni che la sviluppano. E’ anche la presa d’atto del fatto che è più difficile regolare lo sviluppo in termini di output, visto che non si può delimitare a priori ciò che verrà generato dalla AI.
Inoltre i regolatori in questo modo possono, strategicamente, limitare l'accesso all'hardware essenziale a soggetti o scopi specifici.
Gli USA hanno già iniziato a far proprio questo approccio, come appare evidente dal contenuto dell’executive order sulla AI, che vigila su
“qualsiasi modello che sia stato addestrato utilizzando una quantità di potenza di calcolo superiore a 10^26 operazioni in numeri interi o in virgola mobile”
Una soglia già raggiunta da Gemini di Google. Inoltre, le recenti restrizioni per l’esportazione di semiconduttori verso la Cina mostra come il concetto di limitazione dell’accesso a soggetti specifici sia già in atto.
Banche
Capital One compra Discover Financial Services (la quarta rete di carte di credito in USA dietro Visa, Mastercard e American Express) per 35 miliardi $. Si tratta della più grande fusione nel settore bancario statunitense in oltre un decennio.
Un concorrente più forte nel settore dei pagamenti potrebbe spingere al ribasso le commissioni che i negozianti (e, indirettamente, i consumatori) pagano per completare pagamenti comodi e sicuri.
Nel frattempo i risultati di HSBC sono stati sostanzialmente disastrosi, con un calo degli utili dell'80%. E’ la banca occidentale più esposta in Cina e ha dovuto operare un'enorme svalutazione (3 miliardi $) sul valore della partecipazione in una banca cinese di cui possiede il 19%. Hanno inoltre dovuto svalutare il valore dei loro investimenti in immobili commerciali in Cina.
Intel
Abbiamo parlato diverse volte di come il desiderio di cambiare le supply chain e non dipendere più dalle forniture di Paesi lontani politicamente e/o geograficamente stia generando un impulso agli investimenti in nuovi impianti produttivi e infrastrutture correlate. Le tensioni nel Mar Rosso rimarcano quanto sia urgente non essere troppo esposti alle turbolenze geopolitiche. Poi ci sono asset strategici, e sopra ogni altro ci sono i chip, di cui è opportuno tutelare non solo la sostenibilità delle forniture, ma anche la proprietà intellettuale.
In questa direzione l'amministrazione Biden è impegnata a favorire la (ri)nascita di un paio di “campioni nazionali” e sembra intenzionata a concedere più di 10 miliardi $ in sovvenzioni a Intel in quello che sarebbe il più grande incentivo finora riconosciuto nell'ambito del piano per riportare la produzione di semiconduttori sul territorio statunitense.
Ad Intel arriverebbero sia finanziamenti che sovvenzioni a fondo perduto direttamente dalle disponibilità deliberate nel Chips and Science Act del 2022, che ha stanziato 39 miliardi $ in sovvenzioni, e prestiti e garanzie sui prestiti per un valore di 75 miliardi $ per indurre le principali aziende di semiconduttori del mondo a produrre chip negli Stati Uniti dopo decenni di produzione all'estero.
Il piano sta funzionando: le aziende del settore hanno già investito oltre 230 miliardi $ negli USA, da quando Biden è in carica, per intercettare queste facilitazioni. Tra queste ci sono anche Samsung e TSMC (Taiwan Semiconductor) che stanno costruendo stabilimenti produttivi in Arizona e Texas. Intel invece ha già attivo un cantiere da 20 miliardi $ in Ohio, e ha in fase di lancio un progetto da 20 miliardi $ in Arizona e uno da 3,5 miliardi $ in New Mexico.
Di recente è emerso che Nvidia, il leader indiscusso nella produzione di GPU necessarie allo sviluppo della AI, farà produrre una parte (circa il 10%) dei suoi chip a Intel. Si tratta di una svolta importante: la ragione per cui Intel ha perso terreno in questi anni è che è rimasta una azienda che si occupa sia di progettazione che di fabbricazione di chip, questo ha reso TSMC -che si occupa esclusivamente della produzione- un partner più attraente per le società di progettazione chip come Nvidia. D’altra parte se voi foste -per dire-la Volkswagen, mandereste i vostri progetti a Fiat perché produca la vostra componentistica essenziale?
Il fatto che Nvidia sposti una parte (ancora marginale) della produzione su Intel si unisce alla notizia di questa settimana: Intel ha acquisito Microsoft come cliente per la sua unità di chip.
Tutto questo racconta di quanto il clima sia cambiato anche per le aziende del settore. E forse conferma il rumor più stuzzicante che circola su Intel: il CEO Pat Gelsinger avrebbe un progetto di split, per la divisione della società in due distinte entità. Una di sola produzione (che diverrebbe in pratica la TSMC statunitense) e una di design e progettazione di chip (che farebbe da competitor a Nvidia e AMD). Nell’attuale contesto geopolitico, un simile progetto sembra destinato a creare due storie di successo.
Ovunque ma non in Cina
E’ da settembre del 2021 che argomento periodicamente, con articoli dedicati e puntate di podcast, quanto sia inopportuno investire in Cina, e questa settimana è emerso come questa posizione sia nel tempo diventata prevalente: gli investitori sui mercati emergenti, anche negli Stati Uniti, stanno privilegiando gli investimenti che non hanno alcuna esposizione alla Cina.
Gli ETF dei mercati emergenti senza esposizione alla Cina hanno triplicato l'afflusso di fondi lo scorso anno rispetto all'anno precedente. Allo stesso tempo, c’è stato un enorme deflusso di fondi dagli ETF incentrati sulla Cina.
Tra crisi immobiliare, tensioni geopolitiche e crisi delle forniture, con conseguente re-shoring delle produzioni, l’economia cinese si è trovata stretta in problemi globali mentre venivano al pettine gli errori di una pianificazione economica fallace: demografia e gestione della pandemia lo dicono in maniera inequivocabile.
Gli investitori sui mercati emergenti non hanno comunque perso completamente interesse per la Cina. È solo che le prospettive economiche del Paese e il suo ruolo geopolitico e commerciale sono cambiati così tanto che gli investitori ritengono di dover trattare la Cina come qualcosa di poco prevedibile e soggetto a metriche molto particolari.
Piccolo spazio celebrativo
Sono poco incline a parlare di me, tantomeno ad incensare il mio lavoro, preferisco lo facciano gli altri: non sta a me giudicare la qualità del lavoro che faccio.
Tuttavia questa volta farò una piccola eccezione, perché sul Sole24ore è comparsa una menzione inattesa sulla qualità del lavoro del mio team (gestione di patrimoni) all’interno di un generale successo aziendale, frutto di un modello operativo vincente. La ricetta è molto semplice:
selezionare i rischi, analizzando il mercato (in queste newsletter c’è un assaggio di come ragiono)
ascoltare i clienti, che siano personalità o meno, curando la relazione
creare valore senza scorciatoie o "profitti facili"
Il modello OpenAI
OpenAI ha lanciato ChatGPT alla fine del 2022, catturando grande attenzione (e molti investimenti da Microsoft e da altri). Ma questi modelli sono molto, molto costosi da costruire e gestire, e in una fase in cui ci si interroga sul fatto che il settore della AI sia in una bolla simile a quella delle dot-com nel 2000 viene da chiedersi: OpenAI è un’azienda sostenibile?
Il modo principale in cui fanno soldi oggi è vendere l'accesso a ChatGPT, sia su scala aziendale che a piccoli team, con una tariffa mensile che va dai 25$ ai 30$ al mese per persona. Vendono anche l'accesso al modello sottostante che è alla base di ChatGPT. Gli sviluppatori, i programmatori e le aziende possono accedere a questo modello e poi possono usarlo per costruire le proprie applicazioni.
L'idea più recente che hanno avuto per fare soldi è il GPT Store, essenzialmente simile all'App Store di Apple. Consentono alle persone di creare piccole applicazioni per scopi specifici utilizzando ChatGPT. Questi sono i principali modi in cui l'azienda guadagna oggi.
Ma quanto costa effettivamente costruire e far funzionare la AI?
Innanzitutto c’è il costo di addestramento: quando si sviluppa un nuovo modello, questo deve essere addestrato su enormi quantità di dati. I costi per l'addestramento i costi possono variare da centinaia di milioni agli astronomici 7mila miliardi evocati da Sam Altman, come capitale necessario per OpenAI per arrivare all'intelligenza artificiale “definitiva”.
Il 90% delle aziende Fortune 500 sta utilizzando ChatGPT. Ma non è chiaro se stiano solo sperimentando e giocando ai margini o se ne stiano effettivamente ricavando un valore, costruendo prodotti grazie alla AI. Quest'anno si tratterà quindi di capire come cambierà concretamente il modo di fare business.
Siamo ancora nelle prime fasi di adozione di questa tecnologia e presumibilmente OpenAI dovrà fare affidamento sugli investitori più che sulle entrate. Sam Altman ha parlato con il fondo sovrano degli Emirati Arabi Uniti, ad esempio, per iniettare un'enorme quantità di denaro nella crescita dell'azienda e nello sviluppo di nuovi modelli.
L’ambizione di costruire sistemi di AI capaci di cambiare il mondo con una intelligenza artificiale di livello umano, è il motore (forse utopistico) necessario a tenere attivo un volano che richiede enormi risorse. Le aziende devono arrivare a ottenere valore da questa tecnologia, che ci sia ricchezza generata che possa poi essere ulteriormente investita in questo sogno. Servirà una crescita esponenziale per mantenere le aspettative, probabilmente sarà una delle cose che terremo d'occhio con più insistenza nei prossimi cinque anni.
Curiosità
Tutti vogliono la AI per aumentare la produttività. Questa è la grande promessa del futuro (e la grande minaccia di appiattimento delle competenze, con i lavoratori meno produttivi che beneficiano maggiormente di un supporto di alta qualità). Un nuovo studio di ricerca prova a verificare questa tesi attraverso il gioco degli scacchi e dimostra che non è necessariamente vera... forse le persone più produttive sono anche le più brave a sfruttare gli strumenti di cui dispongono e la AI, in fondo, non è che uno strumento molto evoluto. In questo caso, anche il miglior consiglio non sempre giova a chi ne ha più bisogno.
Vi segnalo una digressione, ovvero la “visita virtuale” delle opere di Gauguin realizzata da Enrico Marani, accompagnata dalla playlist dedicata, per augurarvi -con la musica come sempre- un buon weekend:
Probabilmente le strategie politiche negli Stati Uniti e le scelte di direzione delle grandi aziende sono anche frutto dell'utilizzo delle AI, per raccogliere i dati, le idee, e fare scenari fra cui poi solo scegliere. I cinesi vanno invece alla vecchia maniera...
Il tuo riconoscimento mi fa molto piacere perche’ leggerti e’ sempre piu’ che interessante. Grazie.