La settimana dell'Alieno #23
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 6-10 Novembre 2023
Il grande disinvestitore
Tutti osservano attentamente le mosse di Warren Buffett, il leggendario investitore fondatore di Berkshire Hathaway, in cerca di indizi su dove il cosiddetto Oracolo di Omaha vede opportunità interessanti.
I risultati pubblicati dalla società mostrano però una grande disponibilità di liquidità, ben 157 miliardi $, un record per la Berkshire. Questa liquidità deriva dalle vendite di partecipazioni in società quotate in borsa. Gli investimenti interessanti per Buffet, a quanto si registra, sono i buoni del Tesoro, sfruttando i rendimenti derivanti dall'aumento dei tassi d'interesse statunitensi.
Israele vs Hamas
La guerra tra Israele e Hamas sta iniziando a colpire l'economia israeliana. Circa il 18% della forza lavoro del Paese è stata arruolata, trasferita o costretta a rimanere a casa. Un'azienda su tre ha chiuso o sta operando con una capacità del 20% o meno. La situazione è molto peggiore nel sud, l'area più vicina a Gaza.
Un settore che sta soffrendo molto è quello delle costruzioni, che fa molto affidamento sui lavoratori palestinesi che, a causa della stretta sulla sicurezza in Cisgiordania, non possono più venire in Israele a lavorare.
Il governo israeliano ha presentato una sorta di pacchetto di aiuti, che ha scatenato molte critiche perché mirato alle sole imprese nelle immediate vicinanze di Gaza che stavano sopportando il maggiore impatto degli attacchi missilistici. Ma poi il governo ha ampliato la portata del sostegno, soprattutto sulle piccole e medie imprese.
Qualche giorno una lettera, firmata da 300 economisti e indirizzata al governo, chiedeva a Netanyahu e al governo di ripensare completamente le priorità di spesa. Questo è il governo più di estrema destra nella storia di Israele e ha stanziato molti soldi per vari programmi come, ad esempio, l'aumento dell'osservanza religiosa tra gli studenti. Gli economisti dicono che tutto questo deve finire, che occorre concentrarsi sulla sicurezza, il rafforzamento della capacità di resistenza dello Stato, più a lungo questa guerra continuerà, maggiore sarà la pressione su Netanyahu per negare la sua politica o farsi da parte.
Il messaggio di Draghi
Ospite del Global Boardroom di FT, l’ex premier italiano Mario Draghi ha espresso un’opinione tranchant sul progetto di Unione Europea, anche nell’ottica della recessione in arrivo nel Vecchio Continente:
«O l'Europa agisce insieme e diventa un'unione più profonda, un'unione capace di esprimere una propria politica estera unitaria e una Difesa comune, oltre alle politiche economiche... oppure temo che l'Unione Europea non sopravviverà se non come mercato unico.
Il modello geopolitico sul quale l’Europa si è retta dalla fine della Seconda guerra mondiale – sostegno dagli Stati Uniti per la difesa, esportazioni dirette principalmente in Cina, approvvigionamenti di energia a poco prezzo dalla Russia – non esiste più.
La guerra in Ucraina è stata preceduta da una serie di arretramenti sui valori fondamentali dell’Unione Europea. L'ammissione della Russia al G8 nonostante il mancato riconoscimento della sovranità ucraina, la promessa mancata di un intervento in Siria nel caso in cui Assad avesse usato il gas come arma, la Crimea, il ritiro dall'Afghanistan. La lezione che se ne può trarre è che non dobbiamo mai scendere a compromessi sui nostri valori fondamentali»
Evoluzione del settore Oil & gas
I criteri ESG stanno condizionando sempre di più le aziende di vari settori, specialmente se interessate a essere attraenti per gli investitori.
Sempre più si sta diffondendo un comportamento tipico nella applicazione di criteri mirati a perseguire una logica ESG: vengono escluse le aziende che producono tabacco o armi controverse, mentre per il settore Oil&Gas, in cui ci sono operatori che fanno grandi investimenti per la conversione energetica, i criteri prevedono l’esclusione dall’universo investibile delle sole società che aprono nuovi stabilimenti destinati alle energie fossili.
La distinzione è importante, perché significa che i criteri creano un disincentivo ad ampliare le produzioni, spingendo per un aumento dei prezzi delle energie fossili (in coerenza con il desiderio di avvantaggiare le energie rinnovabili), ma anche un incentivo -per chi volesse ampliare la produzione- a comprare un competitor, operazione non penalizzante, anziché costruire nuovi impianti.
In due precedenti adizioni della Settimana dell’Alieno abbiamo parlato dell’OPA di Exxon su Pioneer Natural Resources, e dell’OPA di Chevron su Hess, emerge un risvolto interessante. Evidentemente queste operazioni, che molto hanno stupito il mercato, sono espressione di questi incentivi di mercato. Il sospetto che altre operazioni nel settore potranno seguire, a questo punto, si rafforza.
La via giapponese
Il primo ministro giapponese Fumio Kishida è in una situazione difficile: i suoi indici di gradimento sono bassissimi e si trova stretto nella morsa dell’inflazione e dei tassi zero: vorrebbe dare un pacchetto di stimoli ai contribuenti per far fronte al dolore dell'inflazione, ma questo rischia di andare in spirale con la politica monetaria che mantiene i tassi a zero.
L'opinione pubblica è molto insoddisfatta di come il governo ha affrontato l'aumento dei prezzi: i tassi sono rimasti a zero, questo ha fatto indebolire lo yen, e così i costi dell'energia importata sono aumentati in modo significativo.
Il primo ministro ha sorpreso sia l'opinione pubblica che gli economisti quando ha improvvisamente annunciato che lo stimolo includerà tagli temporanei alle imposte sul reddito e sulle abitazioni, oltre a elargizioni in denaro alle famiglie con bassi redditi. Il governo ha annunciato un forte aumento delle spese per la difesa e anche il Primo Ministro Kishida ha annunciato che aumenterà i sussidi per l'infanzia.
Gli osservatori iniziano a chiedersi come il Giappone finanzierà questi costi aggiuntivi. Quindi sia l'opinione pubblica che gli economisti sono stati colti un po' alla sprovvista quando il Primo Ministro ha improvvisamente detto che invece di aumentare le tasse le avrebbe abbassate.
Questo annuncio è avvenuto pochi giorni dopo che la Banca del Giappone ha fatto un grande passo per porre fine alla sua politica di riduzione dei tassi di interesse a lungo termine. E questo pone le basi per un graduale inasprimento della politica monetaria.
La Banca del Giappone sta cercando di normalizzare decenni di politica monetaria ultra-allentata, vorrebbe farlo gradualmente, senza causare troppe turbolenze sul mercato. Ma se il mercato obbligazionario ritiene che con lo stimolo il governo giapponese sia lassista nella disciplina fiscale, allora potrebbe causare un aumento dei rendimenti dei titoli di Stato e questo renderebbe davvero difficile per la BoJ uscire dalla sua politica.
Castelli di carta
Le società di private equity, con i tassi di interesse così bassi da rendere “gratuito” finanziarsi per acquisire una società dopo l'altra, sono cresciute molto di popolarità e dimensioni. Ma ora che il debito non è più così fluido e a buon mercato, il private equity si trova in difficoltà.
Il vero picco è stato il 2021, quando il denaro scorreva davvero in questo settore, oggi il costo dell'acquisto di aziende con la leva finanziaria è aumentato notevolmente. I portafogli dei fondi di Private Equity sono pieni di investimenti che sono stati fatti quando i tassi erano a zero e i prezzi erano più alti. Il normale turnover di investimenti di questi fondi si sta arrestando: vendere gli asset per restituire il denaro agli investitori significa spesso registrare minusvalenze.
Ma questa liquidità è spesso la principale linfa da investire in nuovi fondi di private equity. Poche operazioni in corso, capitali bloccati… tutto questo spinge verso l’ingegneria finanziaria: molti fondi di Private Equity stanno facendo uso dei “prestiti a NAV”: finanziamenti fatti sul patrimonio dell’intero fondo, per pagare i dividendi agli investitori senza dover vendere gli asset.
E’ una forma di finanziamento molto costoso, con tassi superiori al 10%. A seconda della struttura, possono arrivare fino al 18%: il valore dei collaterali, trattandosi di attività non quotate, è infatti soggetto alla arbitrarietà della valutazione.
Questo uso incrociato di asset collaterali evoca, francamente, brutti ricordi.
Prendere prestiti contro il patrimonio del fondo può mettere a rischio l’intero portafoglio piuttosto che una sola delle sue società. Alcune delle associazioni di categoria che rappresentano i grandi investitori nei fondi di private equity sono allarmate e chiedono di normare le regole di comportamento per questi prestiti.
Di solito quando si introducono regole in un ambiente in cui ci si poteva muovere liberamente, emerge il fatto che qualcuno stava oltre i limiti…
Chip o… cheap?
La società britannica Arm, produttrice di chip, ha pubblicato i suoi primi utili trimestrali da quando è stata quotata in borsa, e le cose non sono andate bene. L'azienda ha registrato una perdita di 110 milioni $ nel trimestre.
Inoltre, le sue previsioni di fatturato per il trimestre in corso sono inferiori alle aspettative degli analisti. Agli investitori tutto questo non è piaciuto, provocando uno scivolone delle azioni di Arm (-8% dopo la pubblicazione del dato). L'azienda è stata quotata a NY con offerta pubblica a settembre. Gli investitori l'hanno accolta a braccia aperte, provocando un'enorme impennata del prezzo delle azioni, ma dopo un boom iniziale, il titolo Arm è in costante calo.
WeWork..ed
Arm è stata messa sul mercato da Softbank, che ne deteneva la proprietà. E anche Softbank ha registrato una perdita inattesa nel trimestre: ben 6,2 miliardi $ anche a causa del fallimento di una delle sue principali scommesse: l’azienda tedesca di co-working WeWork, che era arrivata a capitalizzare quasi 50 miliardi $.
Adam Neumann, l'eccentrico fondatore di WeWork, aveva concepito l'azienda come una start-up in grado di trasformare un settore noioso come l’immobiliare commerciale in un business con multipli da settore tecnologico.
WeWork sottoscriveva contratti di locazione a lungo termine (15 anni) per uffici, per poi subaffittare lo spazio a società tecnologiche o start-up con contratti di locazione a brevissimo termine. L’idea era di monetizzare la flessibilità logistica.
Il disallineamento tra impegno a lungo e impiego a breve è diventato un problema durante la pandemia, quando la gente non tornava negli uffici: gli edifici avevano un valore molto più basso e quindi WeWork incassava pochissimo dai suoi clienti in termini di affitto o di iscrizioni. E quindi il modello di business è diventato insostenibile.
L’insegnamento da trarre è sulla mentalità da gregge a Wall Street: qualche anno fa, non c'era bisogno di essere disciplinati, tutto ruotava intorno alla crescita. Si poteva ottenere denaro essenzialmente gratis. La situazione è cambiata molto rapidamente, con tassi di interesse elevati, in cui è necessario essere disciplinati e redditizi. L’adattamento al nuovo contesto si sta mostrando più lento del dovuto, perché vecchi convincimenti sono difficili da cambiare.
Portogallo senza guida
Il primo ministro portoghese António Costa, pur negando ogni accusa, si è dimesso bruscamente questa settimana dopo otto anni di mandato. È coinvolto in uno scandalo di corruzione legato a un paio di miniere di litio, un impianto di produzione di idrogeno e un grande centro dati che il Portogallo voleva realizzare.
Sia il Portogallo che i produttori di automobili dell'Unione Europea avevano grandi aspettative per le miniere di litio portoghesi. Al momento, l'Unione Europea non produce quasi più litio. Gran parte del litio deve arrivare dalla Cina. C'era quindi una grande felicità e ottimismo per il fatto che il Portogallo avesse queste riserve di litio e che il governo fosse desideroso di svilupparle.
L'improvvisa comparsa di queste accuse di corruzione solleva dubbi sul futuro a lungo termine di questi cruciali progetti di estrazione del litio. Queste novità giungono quando il Portogallo si trova in una situazione economica positiva: ha fatto molto bene in termini di disciplina fiscale, pur se colpito duramente dalla crisi inflattiva.
Una delle cose che António Costa voleva fare era approvare una manovra di bilancio che aiutasse i cittadini a far fronte all’aumento del costo della vita. Ora che si è dimesso, quella manovra di bilancio è congelata.
Il Presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa potrebbe scegliere di nominare un nuovo primo ministro del partito di Costa (socialista). L'altra opzione è quella di sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni all'inizio del prossimo anno, probabilmente a gennaio o febbraio.
Ma il Presidente Rebelo ha l'abitudine di tirare fuori i conigli dal cilindro e di sorprendere le persone con le sue decisioni. Quindi siamo tutti in attesa di vedere cosa succederà.
FMI sull’Europa
Secondo il FMI “Le prospettive economiche per l’Europa sono per un atterraggio morbido, con un’inflazione in graduale calo, la crescita del PIL regionale migliorerà leggermente, all’1,5% nel 2024. Ma il ritorno dell’inflazione a livelli normali potrebbe richiedere diversi anni."
Il Fondo Monetario Internazionale avverte inoltre che l'impennata dei salari in Europa orientale potrebbe in realtà danneggiare la regione. I redditi sono aumentati a due cifre in molti Paesi, ma la produttività si è praticamente arrestata. Questo potrebbe rendere la regione meno attraente per le aziende dell'Europa occidentale che vi si stanno espandendo. Inoltre, questa dinamica salariale non aiuta ad affrontare l'inflazione, che è più alta della media dell'UE.
In ogni caso, in molte capitali dell'Europa orientale, le politiche vanno avanti sulla medesima direzione. Il nuovo governo polacco, ad esempio, dovrebbe aumentare ulteriormente i salari in risposta alle pressioni dei sindacati.
Cina
Questa settimana il primo ministro australiano, Anthony Albanese, si è recato in Cina e ha parlato con Xi Jinping
Entrambi concordiamo sul fatto che non dovremmo essere definiti dalle nostre differenze. Riconosciamo che ci sono, ma riconosciamo anche i vantaggi reciproci che abbiamo. Abbiamo parlato di commercio e abbiamo accolto con favore il fatto che stiamo tornando allo scambio commerciale, così importante tra i nostri due Paesi.
Le relazioni tra i due Paesi sono piuttosto gelide da quando l’Australia ha avviato un’indagine sulle origini del Covid. La Cina, indispettita, ha sanzionato attraverso dazi le merci australiane.
L'Australia esporta molte materie prime in Cina, esporta minerale di ferro, orzo, prodotti alimentari ed esporta molto vino ma, invece che iniziare una guerra commerciale e fare ritorsioni, ha cercato altri mercati di sbocco: l'industria vinicola australiana si è aperta al mercato statunitense, e in alcuni casi, come nel caso del minerale di ferro, ha scoperto che poteva continuare a esportarlo in Cina solo perché quest'ultima non riusciva a trovare un fornitore alternativo. Così l'Australia è riuscita a limitare i danni.
La Lituania ebbe un trattamento analogo quando ha riconosciuto una missione taiwanese a Vilnius. Da Pechino non tardarono a dire "Scandaloso. State trattando Taiwan come se fosse un Paese indipendente.” E ha iniziato a imporre sanzioni commerciali, bloccando le esportazioni lituane in Cina.
La Lituania ha trovato facilmente mercati di esportazione alternativi. E anche Taiwan, che è stata molto grata per questo sostegno, è intervenuta offrendo loro linee di credito e aiuto per lo sviluppo di un'industria dei semiconduttori e così via. Allo stesso modo, la Lituania ha scoperto che il blocco cinese non ha fatto molta differenza.
Dato che queste tattiche commerciali non hanno funzionato né con un Paese più grande come l'Australia né con uno più piccolo come la Lituania, la Cina non ha cambiato rotta, ritiene di avere tanti modi per punire i Paesi per qualcosa.
Ma la Cina non ha solo problemi di forniture, ma anche di eccessi: la domanda di carne di maiale è crollata e di conseguenza anche i suoi prezzi (-30% in un anno). Questo ha contribuito a far ripiombare il Paese in deflazione (indice dei prezzi -0,2%).
Mentre Pechino cerca di far aumentare i consumi, la deflazione incentiva a rimandarli, e la domanda interna rimane lenta. Arriverà maggiore pressione sulla PBoC affinché tagli i tassi la prossima settimana e riduca i requisiti di capitale per le banche.
L’economia cinese è molto sbilanciata: rappresenta il 18% del PIL mondiale, ma solo il 13% dei consumi globali e un 32% degli investimenti globali. Se la Cina dovesse crescere in media del 4-5% all'anno per il prossimo decennio, come nei programmi del Partito, il resto del mondo dovrebbe ridurre la quota di investimenti del proprio PIL per espandere i consumi ed accogliere i prodotti cinesi.
Dato che gli Stati Uniti, l'India, l'Unione Europea e molte altre grandi economie hanno, al contrario, espresso esplicitamente l'intenzione di espandere il ruolo degli investimenti nelle proprie economie, e dato che assistiamo a un crescente distanziamento geopolitico, è poco probabile che Pechino possa evitare di ristrutturare la propria economia.
L’economia cinese ha faticato a riprendersi dai lunghissimi lockdown dell'era della pandemia, e nel frattempo, il settore immobiliare è un disastro. Dal 2021 la Cina sta spostando gli investimenti dal settore immobiliare a quello manifatturiero. Questo aumento della quota manifatturiera del PIL cinese può essere assorbito dal resto del mondo solo riducendo la produzione manifatturiera.
Quindi, altri anni di crescita elevata in Cina sarebbero possibili solo se il Paese attuasse una profonda ristrutturazione della sua economia, in cui un ruolo molto più importante per i consumi interni sostituisca l'eccessiva dipendenza dagli investimenti e dall'industria manifatturiera occidentale che ha sempre meno possibilità (e volontà) di assorbire i prodotti cinesi.
Biden vs Trump
Siamo a un anno dalle prossime elezioni presidenziali statunitensi. Questa settimana, Joe Biden ha ricevuto notizie piuttosto contrastanti per la sua campagna: i sondaggi lo danno in ritardo rispetto all'ex Presidente Donald Trump, ma martedì, i risultati delle elezioni in diversi stati dicono che, per i Democratici, le cose non vanno così male.
Il governatore Democratico del Kentucky, uno Stato molto conservatore, è stato rieletto. Altre vittorie sono state registrate dai Democratici in Virginia e Ohio. I sondaggi negativi su Biden lo vedono debole in alcuni degli Stati chiave che gli hanno permesso di vincere nel 2020 contro Trump, come Michigan e Pennsylvania.
L'establishment del partito democratico è ancora molto allineato con la posizione di Biden su Israele, anche se questa sta allontanando il sostegno degli elettori neri e ispanici, dei musulmani americani e della sinistra del partito.
Una volta che gli elettori si troveranno di fronte a un chiaro contrasto tra Biden e Trump, vorranno tornare agli anni di Trump, la cui visione è che chi non si piega al Presidente è contro lo Stato (una logica che ricorda Erdogan o Orban, più che il “leader del mondo libero”)?
Che implicazioni avrebbe, per l’economia e i mercati, una eventuale vittoria di Trump nelle presidenziali 2024? FT prova a sintetizzare per punti:
Stop all'inasprimento normativo nel settore bancario, previsto entrare in vigore nel 2025, in tempo per essere cancellato dai regolatori nominati da Trump con una furiosa marcia indietro.
Abrogazione dell'Inflation Reduction Act.
Rinnovo dei tagli fiscali per le persone fisiche (1.600 dollari per famiglia), anch'essi in scadenza a fine 2025.
cambio di percezione per gli investitori sugli Stati Uniti, con richiesta di maggior premio per il rischio (conseguenza della minor stabilità politica e giuridica).
Gli elementi di maggiore importanza sarebbero tre:
Sregolatezza fiscale: Trump, nazionalista e populista, spenderà e taglierà le tasse senza ritegno. Questo spingerà le aspettative di inflazione verso l'alto, il mercato potrebbe iniziare a pesare questo rischio ben prima dell'esito elettorale.
Amministrazione meno efficiente; "prosciugare la palude" significherà ritardi, cause legali, e uno stato amministrativo lento.
Protezionismo, sia con tariffe che con dollaro debole. La ricostruzione della produzione nazionale per Trump passa da dazi sui beni importati e indebolimento del dollaro (facendo pressione sulla Federal Reserve)
Mosca aumenta la spesa
La Russia ha aggiunto circa 37 miliardi di dollari di deficit al suo bilancio per quest'anno, un 12% in più rispetto al bilancio originario.
Un aumento della spesa che sta facendo salire l'inflazione e indebolendo la valuta russa: un anno fa servivano 61 rubli per 1 €, oggi ne servono 98, una svalutazione del 44%
La guerra in Ucraina costa cara.
Vladimir Putin si prepara per un sesto mandato presidenziale, ma vista la sfortunata serie di incidenti che colpisce i potenziali rivali politici di Putin, non è il vulnus democratico della ricerca del consenso a determinare l’aumento del deficit.
Curiosità
La paura spiega il 76% del comportamento non cooperativo osservato tra cristiani e musulmani (e l'odio il 24%). Correggere le paure ingiustificate aumenta di più la cooperazione rispetto a ridurre l’odio. Emerge da uno studio finalizzato a valutare l’intervento politico che promuove la cooperazione.
Una nuova piattaforma di AI accessibile via Twitter e basata sull’enorme database che negli anni si è formato sul social media che oggi si chiama X.
La curiosità umana supera il bisogno di informazione, fornire informazioni con un ritardo riduce la disponibilità dei partecipanti a ottenere informazioni. Ecco perché dare la notizia per primi, sempre più spesso, supera la rilevanza di dare notizie fondate.
Buon weekend in musica con un mix sonoro sofisticato tra soul sinfonico e pop classico, con la voce inimitabile di Yola ad esaltare la vulnerabilità, il risveglio collettivo e la connessione amorevole. Per Yola, solo quando riconosciamo la nostra complessità possiamo essere veramente vivi. E vivere è molto più che sopravvivere.
Ancora mi stupisce come molti attori industriali/finanziari abbiano operato pensando che la politica dei tassi 0 fosse lì per restare, per sempre. Mi domando quale sia la reale visione di attori che crediamo abbiano l'esperienza, le competenze e gli strumenti per calcolare il rischio e proteggersi di conseguenza.
perché wework viene considerata tedesca?