In un romanzo fantasy, viene richiesto al lettore di accettare per normale qualche elemento magico, non usuale. In un romanzo di fantascienza o in un racconto distopico si viene presi da uno straniamento cognitivo: fanno apparire il familiare come estraneo. Questi due stili letterari di grande successo condividono un segreto: ci fanno guardare il mondo in modo nuovo.
Ma a volte è necessario il contrario. A volte occorre cercare di vedere ciò che è vecchio in ciò che sembra nuovo e strano. Perché ci basta poco per non saper più riconoscere quello che dovremmo conoscere bene. E allora serve un piccolo sforzo per riportare ciò che non ci è familiare nel recinto di ciò che ci è perfettamente chiaro.
L’inflazione
Ad esempio, negli ultimi anni abbiamo sperimentato un’onda di inflazione. Non è mica la prima volta che accade. E non è stata in realtà diversa dalle volte precedenti, anche se tanti previsori hanno sbagliato.
Come i leader politici ci hanno spiegato, abbiamo affrontato la pandemia come una guerra. E la finanza di guerra, la Storia insegna, prevede che i governi spendano all'impazzata, che le banche centrali monetizzino il debito e tengano bassi i tassi di interesse. L'inflazione deflagra prevedibilmente, e i detentori di obbligazioni in circolazione pagano gran parte delle spese di guerra.
Non è forse esattamente quello che è successo? Mentre la disponibilità dei beni si stava stringendo a causa dei blocchi alla produzione dovuti ai lockdown, i governi hanno espanso i deficit enormemente, il debito pubblico globale è aumentato di 5.000 miliardi $ durante la pandemia (e di altri 4.000 miliardi nel post-covid). La Fed ha monetizzato 3.000 miliardi $ di questo debito e ha mantenuto i tassi di interesse, dicendo che l'inflazione era “transitoria”. L’arrivo dell'inflazione era più che mai prevedibile (qui a fine aprile 2020 spiegavo che era già ora di tornare sui mercati azionari e che sarebbe arrivata una crisi da offerta). È stato un processo assolutamente da manuale.
Debito e deficit a volte non generano inflazione, pur se vengono espansi per diversi anni (dal 2009 al 2020 per esempio non è successo). In effetti causano inflazione quando se ne va l’aspettativa che il nuovo debito venga ripagato da maggiori avanzi futuri. Perché il debito che verrà assorbito dalla maggiore dimensione dell’economia non causa inflazione.
La crisi di offerta provoca l'inflazione, cioè un aumento del livello generale dei prezzi, solo se viene assorbito dalla politica monetaria e fiscale (le persone non possono pagare prezzi più alti per ogni cosa a meno che il governo non dia loro il denaro per farlo), cioè esattamente quello che è successo e che ci è stato annunciato con grande trasparenza.
L’arrivo dell'inflazione non è necessariamente un errore di policy: per i governi e le banche centrali i movimenti dei prezzi al ribasso fanno più male di quelli al rialzo, e preferiscono quindi una maggiore inflazione (cioè creare debito impoverendo i detentori di titoli di Stato) all’aumento della pressione fiscale. Con gli shock petroliferi degli anni ‘70 accadde lo stesso, a fronte dello shock di offerta, dopo una espansione fiscale e monetaria che proseguiva dagli anni ‘60.
In moltissimi non hanno saputo riconoscere l’inflazione che stava arrivando, nonostante il suo travestimento fosse facile da svelare. L'inflazione non è stata un “errore”, è stata una scelta, una scelta difficile, su come affrontare una crisi enorme e grandi shock microeconomici.
Se nella prossima crisi non volete l'inflazione, serviranno scelte diverse, altrettanto difficili destinate a produrre in modo diverso un malcontento analogo. La gente è davvero arrabbiata, oggi (buongiorno!) per il livello dei prezzi, quanto lo sarebbe stata in caso di diversa gestione della crisi pandemica?
Trump
Proviamo a vedere ciò che è vecchio in ciò che sembra nuovo e strano, dicevo più sopra, nell’elezione di Donald Trump.
Gli aspetti inediti di Trump sono che per la prima volta viene eletto un condannato, un complottista no-vax diventa Segretario della Sanità, uno scagnozzo sottoqualificato che dichiara che userà i suoi poteri per “dare la caccia ai nemici di Trump” viene messo alla guida dell'FBI, eccetera…
Ma Donald Trump è qualcosa di vecchio, non qualcosa di nuovo. Invece di parlare delle convenzioni consolidate che infrange, dovremmo concentrarci sui copioni che ricalca fedelmente.
Trump è dirompente rispetto alla politica come siamo abituati ad intenderla: fatta di programmi politici, coalizioni per obiettivi comuni, compromessi che superano i desideri di un particolare leader. Grandi gruppi di élite, collaboratori, tecnici e funzionari di ministero che collaborano con le diverse amministrazioni nelle diverse fasi politiche.
Ora, c'è un altro tipo di partito politico, il partito personale, funziona meno come i partiti politici a cui eravamo abituati e più come le corti feudali. In questo Trump rappresenta il ritorno di un codice di comportamento che dovremmo conoscere (e riconoscere) senza incertezze:
Mike Johnson non è lo “Speaker della Camera” del partito Repubblicano. È l'oratore del partito di Trump: è lì solo con il sostegno di Donald Trump. Nella carriera di ogni senatore Repubblicano, è Donald Trump a dare il supporto cruciale nelle primarie. È la nuora di Donald Trump a guidare il Comitato Nazionale Repubblicano. Tutto ruota attorno alle transazioni con il leader. Come in una corte medievale. E come allora, quando il nuovo Re si insedia, i primi a correre ad inginocchiarsi alla sua reggia e a baciargli la pantofola sono quelli che hanno tanto da perdere, come Bezos o Zuckerberg che fino a poco fa lo avevano osteggiato.
Se hai potere e denaro e ti opponi al nuovo sovrano, farà pagare te, la tua azienda e forse anche le persone che ami. Si conquista il favore di Trump rendendosi utili per lui, e poi magari si prospera. Per questo Meta mette fine del fact checking sui suoi social e nomina alleati di Trump nel consiglio di amministrazione.
Nei regimi feudali, tutto è una transazione con il Re, che ha un'influenza politica sproporzionata rispetto agli altri attori istituzionali chiave. Ciò che già separa il secondo mandato di Trump dal primo è il modo in cui molti centri di potere dell'economia e della politica americana stanno dimostrando di essere disposti a giocare secondo le regole feudali, di aver capito come si svolgeranno le cose.
Barack Obama era una celebrità internazionale, aveva un livello di prestigio, di potere e di capacità mediatica di gran lunga superiore a quello di chiunque altro nel Partito Democratico. Non era questa una politica personalista?
Obama è stato molto influente nella politica americana, ma non quanto Vladimir Putin in Russia, o Erdogan in Turchia, dove tutte le scelte politiche sono affidate ai dettami del leader e nessun altro attore può sfidarlo.
E’ la distinzione che passa tra partiti che scelgono i loro leader e leader che scelgono i loro partiti. Oggi, in questo secondo mandato, si ha l'impressione che Trump sia in grado di imporre le sue scelte al suo partito con un senso di limitazione o di resistenza molto limitato.
Questa evoluzione del partito Repubblicano è coerente con le tendenze che stiamo vedendo a livello globale. Ciò che conta è il grado di controllo delle istituzioni, l’orientamento alle ambizioni personali del leader, più che a programmi politici chiari.
Tutta la stranezza delle nomine di Trump diventa normale e prevedibile, se si osservano le cose col filtro della trasformazione del partito Repubblicano da un partito programmatico a un partito personale. Forse l’unico aspetto davvero strano è che Trump sia riuscito a personalizzare un partito tradizionale. Di solito i partiti personali vengono fondati dal leader coinvolgendo parenti, persone fidate e amici: il personalismo implica una minore esperienza politica media degli elementi chiave.
Molte delle persone nominate da Trump per incarichi di prima fascia non hanno un futuro in politica al di fuori del favore o del disprezzo di Donald Trump. Questi individui sanno che hanno quella posizione solo finché rimangono nelle grazie del leader, non hanno anni di esperienza su cui contare per assicurarsi un posto politico altrove. Quindi non si opporranno a nulla di ciò che il leader promuove, potrebbero perfino appoggiare cose che sanno essere dannose per la democrazia o per il paese. In sintesi, quando la lealtà conta più della competenza, non è un bene per il processo decisionale.
Il leader ha il controllo sui singoli nel partito perché questi sanno che lui può distruggerli, semplicemente appoggiando qualcun altro la prossima volta che c'è una primaria repubblicana per il loro posto. In alcuni casi i leader usano il denaro per ottenere influenza, Trump usa la sua presenza dominante sui media (infatti è ossessionato dall'attenzione dei media) per ottenere influenza.
Ma a questa influenza ora si affianca il potere economico dell’uomo più ricco del mondo, Elon Musk. E anche lui ha un grande potere sull'attenzione dei media e ha messo sia i soldi che l'attenzione al servizio di Trump. Si è creato un clientelismo ai massimi livelli con potere in cambio di denaro, di denaro in cambio di attenzione, usati non solo per arricchire chi li realizza ma anche per legare insieme una coalizione.
Le democrazie non sono immuni dalla corruzione, ma nelle dittature personaliste la corruzione gioca un ruolo importante nel permettere al leader di distribuire vantaggi alla sua base di sostenitor, quasi sempre si tratta di un gruppo piuttosto ristretto di sostenitori ad essere cruciale per mantenere il potere, non hanno bisogno del sostegno di tutti, ma solo della fedeltà di un gruppo selezionato di individui.
Per questo Zuckerberg, Bezos, Sam Altman, Tim Cook e gli altri sono andati in pellegrinaggio a Mar-a-Lago: vogliono avere accesso ai vantaggi del potere, e non esserne esclusi (non ci sono vie di mezzo quando la logica del leader è “o con me o contro di me”). Questo segna il cambio di passo col primo mandato di Trump: c'è una comprensione del fatto che bisogna essere favorevoli a lui e che ora sono disposti a fare accordi in un modo in cui non lo erano nel primo mandato. Stesse persone, comportamento molto diverso.
Per il leader questo serve a ottenere un maggiore controllo sulla sua corte: una volta che il leader si assicura che questi individui ottengano benefici senza un reale merito, potrà mettere in dubbio la loro lealtà e chiederne una nuova prova, dubitare delle loro intenzioni, accusarli di corruzione ed epurarli (Xi Jinping per esempio fa esattamente così, in Cina) se pensa che siano degli oppositori.
Vedere i miliardari correre a sottomettersi fa stupire qualcuno, ma perfino nelle favole sappiamo che a gridare che il Re è nudo si azzarda solo un innocente bambino. Qualcuno che non ha nulla da perdere.
Poiché Trump non è così ideologicamente solido su molte questioni, la volatilità politica sarà molto alta. L’immigrazione è stato il primo segnale: Trump è associato a una immagine anti-immigrazione, ma Ramaswami ed Elon Musk sono in grado di offrire molto di più a Trump rispetto ai fanatici sostenitori MAGA e in men che non si dica Trump si dichiara favorevole agli immigrati. La consapevolezza di quasi tutti, a tutti i livelli della società americana, che la transazione è il modo in cui ci si relaziona con Trump ha fatto sì che molte più persone si presentino a corte con doni per il Re cercando di guadagnarsi il suo favore. Questo creerà molti conflitti.
Anche questo è coerente con lo schema feudale: divide et impera. Il rischio che i membri della corte possano coalizzarsi alle spalle del Re per sfidarlo viene rimosso con una cerchia interna volutamente meno coesa. I nobili di corte devono temere, al minimo segno di slealtà, di rischiare di perdere i loro privilegi. Per questo i leader autoritari cercano sempre di estendere la propria mano sul potere giudiziario (e guardare a ciò che Trump ha già fatto con la Corte Suprema non tranquillizza) e a mettere in difficoltà il sistema elettorale (e anche qui, nel 2020 il comportamento di Trump solleva più di una preoccupazione).
L’ultimo suggello è il trattamento riservato ai media, che nelle democrazie svolgono un ruolo fondamentale nel vigilare sui leader e nel denunciare gli scandali di corruzione e ogni genere di cose. L'ossessione che stiamo osservando da parte di Trump nell'assicurarsi che non venga detto nulla di negativo su di lui, fosse anche un sondaggio, è una parte classica del manuale dell’autocrate.
I media hanno svolto un ruolo paradossale nella storia di Trump. Da una parte rappresentano il bersaglio preferito delle sue invettive, dall’altra siccome Trump è spesso buono per gli ascolti, tendono a regalargli quella attenzione, quella visibilità che è lo strumento che lui usa per avere il potere di sottometterli o zittirli.
Il rischio di trasformazione degli Stati Uniti da democrazia forte in stato feudale, dove le elezioni sono “brogli” se l’esito non è gradito al leader, passa anche da un diverso approccio dei media al mestiere dell’informazione.
Analisi perfetta. Vorrei capire quali sono le ragioni che spingono un individuo normalmente dotato di materia grigia a votare personaggi del genere. Fenomeno sociale che si sta allargando in modo preoccupante.
Grazie.