Il deficit commerciale degli Stati Uniti è visto espandersi per il resto del 2024, per la gioia dei fornitori globali di beni e servizi all'economia statunitense. Un nuovo boom delle importazioni statunitensi, il cui esito finale dipenderà fortemente da chi occuperà la Casa Bianca nel 2025.
Il deficit commerciale degli Stati Uniti si sta espandendo per l'aumento delle importazioni (non certo per la diminuzione delle esportazioni): la domanda americana tiene ed è robusta e si rivolge più ai beni esteri che alla produzione interna. Questo andamento deriva anche dalla forza del dollaro che si è rivalutato negli ultimi anni in maniera sensibile:
Questa crescita di valore del dollaro intacca la competitività degli Stati Uniti: le esportazioni nette si stanno riducendo e questo fenomeno è destinato a persistere fino a fine anno.
È improbabile che la politica fiscale cambi molto prima delle elezioni di novembre, e anche per la politica monetaria sono attesi ormai pochi o nessun cambiamento dei tassi da qui a fine anno e quindi la spesa per interessi non è destinata a migliorare. Per effetto dei tassi aumentati, della grande mole di debito (accumulatasi nelle fasi di crisi e in quelle in cui di crisi non c’era ombra) la spesa per interessi degli Stati Uniti sta già salendo vertiginosamente, superando i mille miliardi di $ all’anno:
Tutto questo non farà correggere la traiettoria del deficit fiscale. Gli USA hanno un disavanzo grave, proiettato a 1915 mila miliardi $ nel solo 2024 che si tramuta in nuovo debito, che ogni anno produrrà nuovi ulteriori costi.
C’è da chiedersi quale sarebbe l’impatto che un cambio alla Casa Bianca potrebbe portare: i piani di Trump prevedono l’introduzione di dazi alle importazioni: del 60% sui prodotti cinesi e del 10% sui prodotti provenienti da tutti gli altri paesi (amici inclusi). Evidentemente questo maggior costo ricadrà sul consumatore americano, perché viceversa dovrebbe comprare solo prodotti made in USA (ammesso che costino meno e/o siano migliori, ma se fosse così non ci sarebbe tutto questo import), il punto è che è impensabile che tutto venga prodotto negli USA, considerando che già ora c’è piena occupazione e Trump non intende certo far entrare milioni di immigrati per allargare la forza lavoro. Gli incentivi governativi possono aver dato il via alla costruzione di molte fabbriche negli Stati Uniti dal 2021, ma i produttori statunitensi hanno difficoltà ad assumere lavoratori qualificati e devono far fronte a costi di produzione crescenti e salari più elevati.
L'inversione della curva dei rendimenti fa sì che gli strumenti a breve termine offrano un rendimento maggiore rispetto a quelli a lunga scadenza (che hanno dunque un rischio di duration superiore). Francamente se il governo continua ad aggiungere debito e i nemici geopolitici degli Stati Uniti diversificano dagli asset in dollari, non si vedono molte ragioni di comprare duration. Questo getta una ulteriore ombra sul costo del debito americano, perché i rendimenti potrebbero salire.
Trump intende anche licenziare Powell per far insediare qualcuno disposto a far sottomettere la Fed alla Casa Bianca, e che tagli in maniera aggressiva i tassi. La combinazione di spesa, e prezzi in aumento per effetto dazi avrebbe una ricaduta inflattiva notevole, se nonostante questo Trump imponesse tassi più bassi, potremmo assistere ad una vera spirale inflattiva, che si rifletterebbe sui rendimenti dei Treasury destinati così a disancorarsi dai tassi della Fed.
La debolezza della domanda interna ha fatto sì che l'economia cinese si affidasse alle esportazioni come motore di crescita. Pechino vorrebbe accaparrarsi la domanda di importazioni dagli Stati Uniti, ma è improbabile che ciò avvenga, visto che l’ostilità commerciale verso la Cina è uno dei pochi punti condivisi dai due candidati alla presidenza per ragioni di sicurezza nazionale.
Trump avrebbe suggerito che le imposte sul reddito negli Stati Uniti potrebbero essere azzerate e sostituite dai dazi sulle importazioni. In pratica sarebbe un completo spostamento della fiscalità sui consumatori e sulle classi meno abbienti, paradossalmente la base elettorale più militante del candidato Repubblicano.
L’alternativa ad un aumento rilevante del costo della vita in USA sarebbe quello di una maggior produzione interna: data la forza del dollaro, sarà necessario uno sforzo enorme per migliorare la competitività delle fabbriche statunitensi (condizioni di lavoro nettamente peggiori). A meno che non si verifichi un calo sostanziale del dollaro, cosa che provocherebbe comunque un aumento dei prezzi per tutti quei beni che vengono importati.
Ascolteremo con interesse, questa sera, il primo dibattito faccia a faccia sulle TV americane tra Biden e Trump. Finché Biden parlerà di Trump come di minaccia alla democrazia (cosa che dopo l’assalto a Capitol Hill del gennaio 2021 è difficile confutare) otterrà poco: gli elettori sembrano dare la democrazia per scontata e non sembrano sensibili a questo rischio. Un dibattito speriamo sia semmai centrato sull’impatto economico del programma di ciascuno.
scusi, ma si rende conto di cosa sta dicendo?... in una repubblica presidenziale si vota un leader di un governo... non un pupazzo in mano a dei pupari che sono decine di volte più delinquenti e pericolosi degli abitanti delle patrie galere... ci vuole libertà di pensiero e libertà dai condizionamenti del "sistema" che stampando soldi si compra chiunque... a ogni livello... non è certo democrazia questa...
si ma in una democrazia si vota un uomo... non la cricca o peggio la cosca.. o peggio la loggia che c'è dietro.... altrimenti meglio Kim Jon Un... che almeno è giovane e non illude con presunte libertà democratiche che non ci son opiù da tempo neanche da noi.... ci vuole libertà di pensiero e libertà da condizionamenti e finanziamenti esterni... a tutti i livelli.. ah il conflitto di interessi di berlusconiana memoria... hahaha