La settimana dell'Alieno #54
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 24-28 giugno 2024
Dibattito shock
E’ la prima volta che il dibattito presidenziale arriva così presto, a giugno, più di quattro mesi prima delle elezioni di novembre. Il team di Biden ha insistito molto per averlo, sperando di rinvigorire la campagna elettorale del presidente, mentre Trump è stato sotto i riflettori a lungo avendo vinto le primarie Repubblicane.
E’ stato un boomerang: Joe Biden ha incespicato più volte negli scambi nel dibattito presidenziale, ha confuso gli argomenti e talvolta ha risposto “Roma per Toma” come si suol dire. Secondo un sondaggio flash della CNN, per due terzi degli spettatori Trump ha vinto il confronto.
Il declino arriva per tutti, prima o poi, e a volte arriva all'improvviso. Roger Federer non è più il tennista che era a 26 anni, agli Europei di calcio abbiamo visto la stessa Croazia che era arrivata in finale ai Mondiali raccogliere solo due pareggi nel girone con l’Italia ed uscire mestamente.
Il declino cognitivo è più difficile da misurare e varia molto in base alle precise competenze richieste dal lavoro. Ci sono compiti che beneficiano dell'esperienza di vita e della capacità di costruire relazioni sociali: Federer sarebbe ancora giovane, rispetto alla media, per fare il dirigente d’azienda. Ma nessun CEO, escluso Warren Buffet, ha l'età di Joe Biden.
Le preoccupazioni sulla sua età e sulla sua capacità di sconfiggere Donald Trump sono diffuse. Diversi Democratici hanno espresso pubblicamente e privatamente allarme per il dibattito, chiedendosi se il presidente debba rimanere in gara - anche se Biden ha ribadito ai giornalisti che non intende abbandonare la corsa.
La ex candidata alle primarie Repubblicane, Nikki Haley, che aveva puntato molto sull’età per convincere gli elettori a sceglierla, si dice certa che Biden non sarà il candidato dei Democratici:
Nomi? Ne girano molti. C’è la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer, il senatore Sherrod Brown, il segretario al Commercio Gina Raimondo e il Segretario di Stato Antony Blinken. Anche se il nome più rampante pare essere quello del governatore della California Gavin Newsom, che ha difeso pubblicamente il presidente dopo il dibattito, dichiarando che le domande sull'opportunità di mantenere Biden come candidato sono "inutili" e "non necessarie".
"Dobbiamo sostenere questo presidente. Non si voltano le spalle a causa di una sola performance. Che razza di partito fa una cosa del genere?".
La decisione di ritirarsi la può prendere solo Biden, nessuno può imporglielo. Se lo facesse, allora la convention dei delegati scelti con le primarie potrebbe selezionare un altro candidato (anche tra chi non si è candidato alle primarie), ma difficilmente potrebbe evitare di finire sul nome della vicepresidente Kamala Harris, per un principio di coerenza e per non far passare questo cambiamento per una bocciatura dell’attuale amministrazione.
Trump continua a essere in vantaggio su Biden nella maggior parte dei sondaggi nazionali, nonostante sia stato dichiarato colpevole di 34 accuse penali da una giuria di New York il mese scorso. L'ex presidente deve affrontare altri tre processi penali, tra cui due casi relativi ai suoi tentativi di ribaltare i risultati delle elezioni presidenziali del 2020.
Giovedì sera Trump ha ripetutamente eluso le domande dei moderatori sulla sua intenzione di accettare i risultati delle elezioni di quest'anno. Alla terza ripetizione della domanda, l'ex presidente ha risposto:
"Se si tratta di un'elezione giusta, legale e corretta, assolutamente sì"
che verosimilmente significa che accetterà il risultato solo se a vincere sarà lui…
Scivolone di Nvidia
Nvidia è stata per breve tempo l'azienda di maggior valore al mondo, ma appena raggiunto il vertice della classifica le sue azioni hanno subito una vera e propria batosta. Il titolo è sceso di quasi il 20% in pochi giorni. Da tempo ci si interroga sulla salita di Nvidia domandandosi se si tratti di una bolla come quella delle dot-com nel 2000.
Se c'è un'azienda che è stata sinonimo del boom dell'intelligenza artificiale degli ultimi mesi, questa è Nvidia, l'azienda di chip di cui tutti hanno bisogno per avere i processori da addestrare ai prossimi modelli di intelligenza artificiale. L'azienda che ha occupato questa posizione nel boom delle dotcom è stata probabilmente Cisco, che vendeva le apparecchiature di rete che tutti stavano acquistando per costruire Internet e creare l'infrastruttura che si pensava sarebbe stata necessaria per fornire tutto ciò che era online.
Internet oggi è una realtà concreta, ed il suo ruolo è effettivamente essenziale nell’economia, ma tutto questo non si è avverato nel 2000. C’è voluto più tempo e tutte le valutazioni hanno richiesto una revisione: Cisco a suo tempo perse l'80% del suo valore.
Dal punto di vista della valutazione del mercato azionario, il prezzo delle azioni di Nvidia oggi riflette il ritmo folle di crescita che gli utili dell’azienda hanno avuto: il titolo Nvidia era “caro” tre anni fa, tanto quanto lo è oggi. Ma l’aspettativa di crescita di tre anni fa era ancora conservativa rispetto ai risultati. Il vero punto è se Nvidia sia in grado di crescere ancora a questa velocità, perché l’asticella delle aspettative sui suoi risultati continua ad alzarsi man mano che il prezzo dell’azione cresce.
Molti dei loro maggiori clienti cercheranno alternative o svilupperanno internamente una produzione che potrebbe essere molto più economica. Oggi Nvidia è quasi un monopolista in un settore che gira velocissimo insieme ad un volano gravido di entusiasmo e attese. Se questo si rompe in qualche modo, il flusso di investimenti potrebbe bloccarsi di colpo.
Nvidia cerca quindi di trovare nuove fonti di crescita che non siano solo le grandi aziende tecnologiche che rifornisce. Sta cercando di convincere i governi a costruire un proprio modello nazionale di AI nella propria lingua. Inoltre, stanno iniziando a costruire qualcosa che assomiglia un po' a una piattaforma di app store, per creare un'ecosistema per i software legato ai loro chip.
Nvidia deve difendere la sua posizione di assoluto privilegio continuando a innovare a livello di chip: ogni anno, finora, ha presentato una versione più potente. Se continueranno a farlo, saranno in vantaggio rispetto a tutti i concorrenti di Intel, AMD, Microsoft e Google. Dall'altro lato, c'è un aspetto enorme di questa situazione che non possono controllare: se il mercato dell'intelligenza artificiale avesse un calo, allora i loro clienti avrebbero meno guadagni, e comprerebbero meno chip.
AI: il delicato equilibrio tra regolare e limitare
Questa settimana la Commissione europea ha accusato Apple e Microsoft di aver violato le leggi antitrust. Il caso Apple è piuttosto significativo perché è la prima volta che Bruxelles utilizza il nuovo Digital Markets Act, una serie di nuove regole che mirano ad aprire i mercati digitali. Bruxelles ritiene che le tariffe applicate agli sviluppatori di app possano essere anticoncorrenziali e teme che Apple continui a imporre restrizioni agli sviluppatori di app che vogliono pubblicizzare le loro promozioni, i loro servizi e i prezzi delle loro applicazioni al di fuori dell'ecosistema Apple.
Nel caso di Microsoft, invece, si tratta di regole di concorrenza tradizionali, non di questa nuova DMA: ciò che preoccupa la Commissione è che stia usando la sua posizione dominante per legare la sua app di videoconferenza, Teams, a tutte le offerte di Office che ha, a scapito di altre app di videoconferenza concorrenti che non hanno questa possibilità di farlo.
Brad Smith, presidente di Microsoft, ha dichiarato di aver già preso provvedimenti, e che si può trovare una sorta di accordo.
Apple ha dichiarato che non sarebbe stata in grado di portare in Europa le nuove funzioni AI dell'iPhone: le nuove regole presentano troppe incertezze.
L’economista Lawrence Summers, che è stato anche consulente economico per la Casa Bianca e oggi è membro del board di OpenAI, spiega la sua opinione rispetto al bisogno di regolare l’Intelligenza Artificiale, da cui molte persone si sentono minacciate.
Summers rammenta che “rallentare per rallentare” lo sviluppo della AI lascia semplicemente il campo ai più irresponsabili, ai potenziali nemici o a coloro che vedono la AI come uno strumento utile al totalitarismo, mentre ha le potenzialità di essere uno strumento dell’emancipazione umana:
CLO
Le obbligazioni di prestito collateralizzate (Collateralized Loan Obligations - CLO) vengono vendute a un ritmo record in Europa, un vero e proprio boom grazie alla ricerca sempre più frenetica di “cedoloni”, e si tratta di un'inversione di tendenza per questo tipo di strumenti di investimento.
I CLO sono veicoli che aggregano decine di prestiti di bassa qualità, prestiti a società che non hanno il massimo rating creditizio o che sono potenzialmente molto rischiose. Prestiti riconfezionati in diverse categorie di rating, aggregati e venduti “a fette” agli investitori. Si tratta di strumenti molto simili ai CDO divenuti famigerati con la crisi finanziaria del 2008.
L'attrattiva per gli investitori è che i CLO offrono il “cedolone” e le difese sono abbastanza basse, c’è ottimismo sul ciclo economico, e dunque sul basso rischio che ci siano insolvenze. Gli investitori hanno quindi la sensazione di ottenere un ottimo rendimento dal loro denaro. Questa elevata domanda comporta che gli interessi dal punto di vista degli emittenti siano relativamente bassi. Un business importante per il mercato delle cartolarizzazioni, che dopo gli anni difficili seguiti alla crisi finanziaria è di nuovo ricco di entusiasmo.
I CLO sono strumenti diversificati, anche se alcune società non dovessero ripagare i prestiti che sono stati loro concessi, i CLO potrebbero comunque reggere bene. Inoltre sono piuttosto trasparenti: i prestiti sottostanti possono essere visti dagli investitori. Inoltre, dopo la crisi finanziaria e dopo che il mercato delle cartolarizzazioni si è fermato per alcuni anni, questi nuovi CLO emessi presentano vari miglioramenti strutturali e garanzie migliorate, con una leva finanziaria decisamente inferiore. Gli investitori lo capiscono e possono visionare questi prestiti e farsi un'idea di quanto sia rischioso il prodotto in cui stanno investendo.
Paradossalmente la difficoltà maggiore sta nella scarsa offerta di “prestiti spazzatura” da raccogliere e proporre agli investitori. Questo è il segnale più inquietante: mentre c’è fame di questi strumenti, se ne formano pochi perché nascono in occasione di una forte attività di leveraged buyout e di M&A (fusioni e acquisizioni). perché a quanto pare diversi settori sono scettici sulla forza del ciclo economico nel corso dell'anno.
IndiAI
Da oggi JPMorgan aggiunge i titoli di debito sovrano dell'India al suo indice dei mercati emergenti. È la prima volta che le obbligazioni indiane vengono incluse in un importante benchmark e ciò significa che il Paese sta per ricevere un sacco di flussi di investimenti esteri: tutti gli ETF (che ormai rappresentano oltre il 50% della raccolta dei risparmi) dedicati ai mercati emergenti dovranno adeguare i loro portafogli comprando obbligazioni indiane.
I fondi attivi e gli investitori discrezionali hanno cercato di anticipare questo movimento e hanno già acquistato circa 11 miliardi $ di obbligazioni indiane nei mesi scorsi. Si prevede che altri 30 miliardi entreranno nel mercato nei prossimi mesi.
Nessuna notizia è solo buona: l’apertura del mercato e l’arrivo degli investitori internazionali comporta anche una maggiore operatività in derivati; con una massa di denaro che si sposta così rapidamente sul mercato obbligazionario potrebbe essere difficile per la banca centrale indiana controllare la volatilità del mercato.
L’inserimento dei titoli indiani nell’indice avverrà progressivamente: l’India giungerà a pesare il 10% negli indici “emerging bond” di JPMorgan, ma questo enorme cambiamento verrà introdotto al ritmo dell’1% al mese per dieci mesi. Flussi in entrata garantiti, ma l’effetto positivo potrebbe esaurirsi prima del completamento del percorso.
Nel frattempo l’India vuole essere il prossimo grande hub dell'intelligenza artificiale. E le aziende prendono la palla al balzo. Grandi colossi tecnologici come Microsoft e Amazon stanno pensando di investire miliardi $ in infrastrutture AI in India.
Amazon ha dichiarato che investirà circa 13 miliardi $ in infrastrutture cloud in India entro il 2030.
Microsoft ha stanziato circa 4 miliardi $, secondo i funzionari locali.
L'intelligenza artificiale consuma molte risorse energetiche e di calcolo e questi LLM, come quelli sviluppati da OpenAI e da altri, operano sul cloud. Quindi, per ogni privato o azienda che volesse iniziare a usare questi strumenti di AI, ne segue un aumento della domanda energetica e di calcolo.
L'India è il Paese più popoloso del mondo. È già da anni un grande esportatore di software. Ha un grande bacino di ingegneri di talento. Per questo vuole assicurarsi di diventare un leader nel settore della AI. Il mercato è in rapida crescita. Sempre più aziende adottano questi strumenti e anche per il governo indiano questo è molto importante.
Questi centri dati consumano enormi quantità di elettricità, e di acqua. E l'India era già un Paese sotto stress idrico. nel mezzo di una difficile transizione energetica. La maggior parte dell'energia elettrica in India proviene dal carbone, nonostante i numerosi investimenti nelle energie rinnovabili. Costruire datacenter in India rappresenta una sfida per le imprese e per le comunità locali, nella misura in cui riusciranno a gestire in modo sostenibile l'uso dell'acqua e dell'elettricità senza incidere troppo sulle proprie emissioni.
Essendo l'India il Paese più grande al mondo per popolazione e un mercato e un'economia importanti e in rapida crescita, queste aziende non vogliono restare indietro. Hanno già molte difficoltà a operare in Cina, e assicurarsi di avere un punto d'appoggio in India è fondamentale per la loro strategia di crescita futura. Ad esempio, se Microsoft dovesse procedere con la costruzione di questa nuova capacità, l'India diventerebbe il suo più grande mercato di datacenter al di fuori degli Stati Uniti.
Sistemi fiscali obsoleti
Sembra che il Senato degli Stati Uniti non approverà le cosiddette “riforme del primo pilastro”, ovvero un set di regole internazionali rivolte alla tassazione delle multinazionali digitali di tutto il mondo.
La ragione di queste riforme del primo pilastro è che le norme fiscali internazionali sono obsolete, risalgono agli anni '20. Da allora, ovviamente, il mondo è cambiato molto. Ci sono aziende, specialmente nel settore dei servizi tecnologici, che possono avere una “presenza economica” in un Paese senza avere una presenza fisica. E sfortunatamente le leggi fiscali, essendo state create molto tempo fa, non sanno come affrontare questo problema. L'idea di queste riforme del primo pilastro è quindi quella di aggiornare le norme fiscali internazionali per garantire che le aziende che operano digitalmente oltre confine paghino più tasse dove svolgono la loro attività.
C'è una scadenza al 30 giugno, che i Paesi si sono autoimposta per presentare un trattato internazionale che attui queste regole. Questo è il primo passo. Dopodiché tutti i Paesi devono ratificare il trattato fiscale internazionale nelle proprie legislazioni nazionali. Ci sono alcuni Paesi in cui la difficoltà di ratifica potrebbe essere un problema, tra questi ci sono gli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti sono il paese con il maggior numero di società che sarebbero interessate dalla modifica della norma. E l'attuale amministrazione Biden semplicemente non ha i numeri per superare l’attuale ostruzionismo dei Repubblicani.
E dato che gli Stati Uniti sono fondamentali per far decollare questo trattato, probabilmente altri Paesi decideranno di continuare a introdurre tasse nazionali volte a tassare le multinazionali, in particolare le Big Tech. E questo significa che è molto probabile che si finisca nella situazione che questa riforma intendeva prevenire, ovvero un mosaico asimmetrico di tasse unilaterali sui servizi digitali o altri tipi di tasse volte a tassare le società Big Tech. Un caos fiscale su scala globale.
A farne le spese sarebbe l’efficienza dell’economia globale, le grandi aziende multinazionali dovranno affrontare una pletora di sistemi fiscali differenti e dovranno spendere molto tempo, energia e denaro in termini di conformità. C'è il rischio di doppia imposizione, di incentivi distorti e di conflitti legali con le varie autorità competenti.
Pragmatismo minerario
Gli Stati Uniti stanno cercando di entrare nelle riserve minerarie critiche dell'Africa. La via potrebbe essere la revoca delle sanzioni nei confronti di presunti personaggi loschi, come il miliardario Dan Gertler, che è stato sottoposto a restrizioni dal 2017 per aver preso parte alla corruzione nella Repubblica Democratica del Congo.
Dan Gertler è entrato nella RDC molti anni fa come giovane commerciante di diamanti e divenne molto vicino all'ex presidente Joseph Kabila. Sfruttando i suoi stretti legami con l'ex presidente, si è assicurato contratti petroliferi e minerari, concessioni e royalties, e ha agito come intermediario per molti gruppi internazionali per ottenere l'accesso alle risorse del Paese. In particolare, detiene le royalties su tre miniere nella RDC.
Gertler ora potrebbe avere una sorta di esenzione condizionale dalle sanzioni, una licenza per vendere le royalties, ma anche una licenza generale per accedere al sistema bancario statunitense, per cercare di facilitare la vendita a una potenziale parte occidentale.
La Repubblica Democratica del Congo è un enorme produttore di rame e cobalto, e le tre miniere su cui Gertler detiene royalties sono tutte importanti miniere di rame e cobalto. Entrambi questi minerali sono di enorme importanza per le tecnologie energetiche rinnovabili. Il rame è fondamentale per le linee elettriche, mentre il cobalto è un materiale fondamentale per le batterie, in particolare per i veicoli elettrici a lunga autonomia che si vorrebbero utilizzare nei mercati occidentali.
La Cina ha una posizione dominante su molte delle capacità di lavorazione di questi minerali. È anche il maggior investitore nella RDC e gli Stati Uniti vedono solo ora che si tratta di un'enorme questione strategica. Non possono lasciare che questa regione sia dominata dai cinesi. Così hanno investito 250 milioni $ per una linea ferroviaria che dall'Angola raggiungerà lo Zambia e la RDC, per cercare di aiutare a portare fuori i materiali e spedirli a ovest anziché a est.
Le risorse naturali sono il fondamento degli imperi, stiamo passando dall'era dei combustibili fossili a un futuro di energia pulita ad alta intensità di metalli. E la politica estera ora deve essere guidata da ciò che realmente spingerà la disponibilità e l’accesso a questi metalli.
Gli Stati Uniti stanno prendendo atto del vantaggio che la Cina ha su queste materie prime e che se non si danno da fare al più presto non saranno in grado di competere con la Cina per assicurarsi le risorse naturali che saranno alla base delle tecnologie del futuro.
Curiosità
“Se sei liberale, democratico e progressista di che altro devi parlare se non di questo, mentre qualcuno sta provando dall’esterno e dall’interno a demolire la società dei diritti e a smontare il sistema delle libertà individuali?” Si chiede Christian Rocca nel suo editoriale su Linkiesta
Siamo sempre piuttosto scarsi nello stimare la progressione geometrica: nel 2021, è stato chiesto ai ricercatori che livello avrebbe avuto la AI nel 2022. La loro stima era che passasse il 12% dei test di matematica; la AI fece molto meglio: 50%. E ora è a 90%.
Buon weekend in musica con le note soul, funk e new wave del quasi-nuovo (2023) album di Janelle Monàe
Trump ha solo 3 anni e 7 mesi meno di Biden.
Secondo me il problema non è tanto l'età in sè ma come si presentano i candidati.
Trump non è un "Mattarella", ma uno alto un metro e 90 palesemente sovrappeso e con lo stile di vita che sappiamo tutti. Immaginiamo di avere Briatore come candidato alle prossime politiche a capo di una accozzaglia di complottisti/nostalgici fascisti/qualunquisti.
Se le cose rimangono così vincerà lui. Oltretutto senza il covid avrebbe vinto anche 4 anni fa.
Comunque le probabilità sono alte che chiunque vinca non arriverà a fine mandato per cause naturali.
ah quindi ora che lo dicono anche gli stessi Dem te ne sei accorto... il ruolo di un alieno è quello di dire le cose come stanno, non come si vuole che stiano... sennò che bisogno c'era di venire da un'altro pianeta... di megafoni e cantori del "sistema" in fase terminale ce ne sono a miliardi sulla Terra...