La settimana dell'Alieno #84
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 17-21 febbraio 2025
Colloqui di resa
Esponenti di USA e Russia si sono incontrati in Arabia Saudita per avviare colloqui volti a porre fine alla guerra in Ucraina. Sarebbe il primo passo per arrivare a un incontro tra Vladimir Putin e Donald Trump per il ripristino di tutte le relazioni bilaterali tra Russia e Stati Uniti.
I leader ucraini ed europei, esclusi dal tavolo dei negoziati, hanno la percezione chiara che
se non sei al tavolo, significa che sei sul menù
In effetti, le dichiarazioni di Trump preludono ad un esito che vede la Russia ottenere tutto quello che chiede, dai territori occupati, alla normalizzazione dei rapporti, fino alla rimozione di Zelenskyy, a fronte di ciò non trapela nessuna concessione che Mosca dovrebbe fare ad alcuno.
Se non fosse a tutti gli effetti una resa alla pretese del Cremlino, allora sarebbe la realizzazione di un principio di sudditanza a sfere di influenza sul principio della prossimità geografica, da cui potrebbe discendere un “via libera” a Pechino per prendere Taiwan e agli USA per avere la Groenlandia.
L’Ucraina da subito, e l’Europa dal giorno dopo, sarebbero dunque terreno di conquista e spartizione per le “potenze" vincitrici” in questa distopica nuova Yalta. A meno che l’Europa decida di avere un ruolo diverso, rispondendo alla chiamata della Storia.
Il Primo Ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato di essere disposto a dispiegare truppe inglesi in Ucraina, a suo tempo anche Macron espresse disponibilità a prendere questa iniziativa. Germania, Polonia e Spagna, invece, hanno respinto, con motivazioni diverse, l'idea di inviare truppe.
Il motivo per cui l’Ucraina è stata ritenuta possibile obiettivo dalla Russia è che ha rinunciato alle sue armi nucleari, in cambio di un patto di non aggressione (disatteso) dal Cremlino e di una promessa di protezione americana (ugualmente disattesa, a questo punto). Zelenskyy insiste che Kiev rifiuterà qualsiasi accordo in cui non abbia avuto un ruolo. Il resto del mondo dovrebbe apprendere che la deterrenza nucleare sta tornando cruciale. E i paesi che non ne dispongono sono tanti.
Difesa europea
Che tipo di presenza militare hanno gli Stati Uniti in Europa? Le cose che rendono possibili le operazioni militari, come l'intelligence, la tecnologia satellitare, il trasporto di aerei giganti, gli aerei che possono fare rifornimento in volo… includono circa 90.000 truppe di stanza in Europa; 20.000 di queste sono state portate da Biden subito dopo l'invasione su larga scala dell'Ucraina.
Gli Stati Uniti sono ancora essenzialmente l'arsenale della democrazia, ma è sbagliato pensare che l'Europa sia completamente indifesa. Non è così. L'Europa ha partecipato alle missioni in Afghanistan e in Iraq ed è tuttora impegnata in quelle in Bosnia e così via. Quindi, c’è un problema di dotazioni, su cui ci si sta muovendo (e le quotazioni in Borsa delle società europee del settore lo testimoniano) e gli Stati Uniti penso sarebbero felici di fornircene se ci presentiamo come acquirenti.
In Europa ci sono più di un milione di soldati a tempo pieno, in vari stati di preparazione. Devono essere resi più pronti. Quindi oltre al bisogno di munizioni c’è un tema di addestramento. I Paesi europei, quanto a capacità di difesa, hanno adottato l'approccio occidentale: pace attraverso la forza, espressa prevalentemente dalla presenza degli USA nella NATO.
Quindi ora si tratta di pace attraverso la forza, ma con termini e condizioni diverse. Nel breve termine si riduce a ciò che è fattibile, mentre a medio termine il sentiero è chiaro: all'inizio di questa settimana, la Danimarca ha aumentato la spesa prevista per la Difesa al 3%. Ed è quello che Mark Rutte, segretario generale della NATO, ha detto che tutti devono fare.
L'Europa, e soprattutto i Paesi che si trovano in prossimità di un confine con la Russia, si sta accorgendo che un campanello d'allarme è suonato diverse volte e il tasto snooze è stato premuto, come quando vuoi ancora 5 minuti di lenzuola, ma non è più un'opzione, a meno di rischiare che la libertà che gran parte dell'Europa ha praticato per molto tempo diventi un ricordo.
Germania al voto
L'industria manifatturiera tedesca è in affanno, dall'inizio della pandemia la Germania ha perso 250mila posti di lavoro nel settore manifatturiero. Molte delle maggiori industrie tedesche sono state colpite in modo pesante, a partire dall’industria automobilistica tedesca. BMW, Mercedes-Benz e Volkswagen vendono meno auto e sono alle prese con costi elevati per il passaggio ai veicoli elettrici. Ma la Germania ha anche molte industrie ad alta intensità energetica, come quelle chimiche o siderurgiche, ad esempio. Questo tipo di aziende dipende dall'energia a basso costo, alla quale, prima dell'invasione russa dell'Ucraina, avevano accesso in abbondanza. Negli ultimi anni, però, i prezzi dell’energia sono aumentati in modo significativo, e la Cina da cliente è diventata un concorrente, costringendo molte aziende a ridurre la produzione e attuare dei tagli ai posti di lavoro.
Friedrich Merz, leader dell'Unione Cristiano-Democratica, è in testa ai sondaggi per diventare il prossimo cancelliere della Germania. La sua agenda prevede tagli alle tasse, riduzione dei costi dell'energia (riattivazione del nucleare) e riduzione della burocrazia, oltre a una riforma che faciliti l’uso della leva del debito pubblico. L'immigrazione resta un grande punto di discussione, AfD (Alternativa per la Germania, il partito di ultra destra) si attesta oltre il 20% dei sondaggi, e fa molta propaganda sull'immigrazione.
I partiti principali hanno detto che non accetteranno di formare una coalizione di governo con AfD, lasciando a questi estremisti il “comodo” ruolo di emarginati, vittime di un sistema elitista. Ma gli elettori sono anche preoccupati per i posti di lavoro nel settore manifatturiero, di cui si parlava prima. A prescindere da chi verrà votato, le aziende tedesche a più alta intensità energetica producono attualmente circa il 20% in meno rispetto a prima della pandemia: ci sono in ballo molti posti di lavoro, e molte entrate fiscali. È un sacco di ricchezza che sta scomparendo dalla Germania, e molte persone sono preoccupate per il futuro.
Cosa succederà se il nuovo governo non riuscirà a risollevare le sorti dell'economia tedesca?
Bilancio USA
Mentre il Presidente Donald Trump cerca un altro gigantesco pacchetto di tagli alle tasse, il bilancio americano appare sempre più in crisi. Quando Trump prese il suo primo incarico, nel 2017, il deficit annuale era di circa 665 miliardi $. Oggi è quasi il triplo: 1830 miliardi $ per l'anno fiscale 2024 (che si è concluso a settembre). In percentuale del PIL, è passato dal 3,4% al 6,4%.
Tagliare le tasse senza riduzioni di spesa è politicamente impraticabile. La bozza di programma dei Repubblicani, pubblicata questa settimana, non prevede spazio per alcune delle richieste di Trump, oltre alla semplice estensione delle riduzioni delle aliquote fiscali individuali del pacchetto 2017, che scadranno a fine anno.
Inoltre, siamo ormai a un terzo dell’anno fiscale 2025 (iniziato a ottobre scorso) e le cifre in arrivo non sono buone: il deficit è già aumentato di un altro 10%, dopo aver incorporato alcuni aggiustamenti contabili: 840 miliardi $ da ottobre a gennaio.
E questo avviene in una proiezione di espansione economica, che il segretario al Tesoro di Trump, Scott Bessent, stima al 3%. La crescita del PIL è stata del 2,8% nel 2024 e del 2,9% nel 2023.
Con una maggioranza risicata alla Camera, Trump ha bisogno che i Repubblicani tengano duro per far passare le sue proposte fiscali, che si prevede aggiungeranno trilioni di dollari al deficit nel prossimo decennio. E questo fornisce un'ulteriore motivazione per la sua grande spinta all'aumento dei dazi, diretti e reciproci e ai poteri estesi al “Dipartimento per l'Efficienza del Governo” di Elon Musk per la riduzione della spesa federale.
La Magnifiche banche
Le banche europee stanno performando in Borsa ormai da diverso tempo. Dopo aver passato un decennio e mezzo molto difficile dopo la crisi finanziaria, negli ultimi tre anni sono andate molto bene. Se si contano i dividendi, i rendimenti totali dall'inizio del 2022 sono stati pari a circa il 100%, un risultato addirittura superiore a quello ottenuto dai “Magnifici 7”.
Una crescita passata un po’ sotto traccia, certo non strombazzata ai quattro venti come quella dei Magnifici 7, forse perché questi ultimi sono così grandi da spostare l’intero indice. Le banche europee non riescono certo a guidare l’indice azionario globale, hanno un impatto meno ampio.
Inoltre questo raffronto premia le banche solo se lo si fa su tre anni: nel 2022 i tassi di interesse hanno iniziato a salire, a beneficio delle banche e a danno dei titoli tecnologici. Se si sposta il punto di partenza al 2023, il confronto cambia già e se si va più indietro nel tempo, si trasforma: dal 2015, il rendimento dell’indice banche europee segna sempre circa +100%, mentre i titoli tecnologici raggiungono il +2.600%.
Questo è un interessante promemoria del fatto che non esistono solo i giganti tecnologici, la sfida per ogni investitore è quella di accorgersi di opportunità nuove, idealmente, all'inizio. E’ improbabile che le banche restino costantemente più interessanti dei grandi gruppi tecnologici, ma un triennio di super-rendimenti è un peccato perderselo.
Terre rare ucraine
Trump vuole i metalli rari e preziosi dell'Ucraina. La sua amministrazione sta presentando un piano che darebbe agli Stati Uniti una partecipazione nelle vaste risorse naturali del Paese: si tratta di minerali come il litio, la grafite, il cobalto e il titanio. Il titanio, ad esempio, viene utilizzato per la produzione di missili, aerei e navi. L'Ucraina è anche ricca di carbone. Sono tutti elementi che possono essere utilizzati, ad esempio, negli impianti di produzione americani.
La scorsa estate, gli ucraini hanno iniziato a redigere quello che il presidente Zelenskyy chiama il suo piano di vittoria. Quando si è recato negli Stati Uniti, nel settembre dello scorso anno, ha incontrato Donald Trump a New York e gli ha presentato questo piano di vittoria, che prevedeva l'idea di scambiare l'assistenza militare americana con l'accesso ai minerali rari e critici dell'Ucraina. Questa idea è piaciuta molto a Trump. E quando è stato eletto a novembre, gli ucraini hanno iniziato a discutere su come presentargli questa idea in modo da assicurarsi la futura assistenza militare degli Stati Uniti sotto l'amministrazione Trump.
Il problema è che Trump offre ben poco all'Ucraina in cambio: parte dal presupposto di essere in credito di 500 miliardi $ per il passato sostegno alle difese dell'Ucraina, quindi vorrebbe circa il 50% di tutti i suoi minerali rari e critici che potrebbero essere estratti e i futuri guadagni come pagamento degli aiuti già ricevuti sotto l'amministrazione Biden. Trump, insomma, pretende di prendersi tutto e dare niente in cambio. E per gli ucraini questa non è un'opzione.
Sarà difficile far decollare questi progetti ed estrarre effettivamente i minerali di cui stiamo parlando mentre il paese rimane in guerra, richiederebbe molto tempo e sarebbe molto costoso. Ecco, forse, perché pur di velocizzare le cose, Trump sta dicendo di sì ad ogni richiesta di Putin per sospendere l’aggressione.
L'accordo, così com'è, non prevede nulla di positivo per l'Ucraina. I funzionari ucraini, tra cui il presidente Volodymyr Zelenskyy, lo hanno sottolineato a gran voce, vorrebbero rinegoziare l'offerta collegando l'accordo alla futura assistenza militare americana. Ma questa amministrazione USA non sembra un interlocutore molto affidabile, della cui parola si possa far molto conto…
India e dazi
L'India, che un ampio surplus commerciale con gli Stati Uniti, è stato ben presto uno dei bersagli delle minacce tariffarie di Trump. Ma dopo la visita del Primo Ministro Narendra Modi a Washington, l'India ha accettato di diventare uno dei principali acquirenti di gas naturale statunitense, un modo in cui i due Paesi possono riequilibrare le loro relazioni commerciali.
In vista della visita a Washington, il governo indiano ha tagliato i dazi sulle motociclette Harley-Davidson. Poi hanno calato l’asso dell’aumento di importazioni di energia dagli USA, in particolare di petrolio e gas, per fare degli Stati Uniti il principale fornitore di energia all'India. Ma anche gli analisti vedono in questo un modo, uno sforzo, diciamo, da parte del governo indiano, per evitare le tariffe statunitensi.
Gli Stati Uniti, in realtà, sono già il più grande fornitore di gas naturale liquefatto e forniscono all'India circa un quinto delle sue forniture di gas (dati del 2024). Ma l'India ha bisogno di molto gas. L'Agenzia internazionale per l'energia ha pubblicato un rapporto secondo il quale il consumo di gas naturale in India aumenterà di quasi il 60% entro il 2030, con le importazioni di LNG che dovrebbero più che raddoppiare nello stesso periodo, fondamentalmente perché ci sarà una maggiore domanda e un aumento molto più lento della produzione nazionale rispetto alla domanda.
L'India acquista anche molto greggio dalla Russia: dall'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca nel febbraio 2022, Nuova Delhi si è rifornita di petrolio russo a basso costo, che è stato soggetto a un limite di prezzo del G7. Il mese scorso, inoltre, l'uscente amministrazione Biden ha imposto ulteriori sanzioni sulla spedizione di petrolio russo, che potrebbero ostacolare alcune aziende indiane e la loro capacità di importare petrolio russo a prezzi più bassi. In questo momento la differenza di prezzo non è così marcata, ma in sintesi per l’India acquistare il petrolio russo e anche quello statunitense è perfettamente realizzabile. Il Paese è la grande economia in più rapida crescita al mondo, e avrà bisogno di più energia.
Quando Elliott suona il campanello…
L'hedge fund Elliott Management ha acquisito partecipazioni di circa il 5% nelle aziende energetiche BP e Phillips 66 col ruolo di investitore attivista. In entrambi i casi, vuole convincere il consiglio di amministrazione ad apportare cambiamenti operativi, verso una riduzione degli investimenti nel mondo dell’energia rinnovabile.
Gli investitori “attivisti” fanno proprio questo: prendono una piccola quota di partecipazione, e cercano di ottenere grandi cambiamenti con un'azione pubblica e rumorosa, raccogliendo il sostegno di altri investitori.
Gli altri investitori devono soppesare le iniziative di Elliott, perché si sono dimostrati in grado di produrre cambiamenti in un modo in cui la maggior parte degli altri investitori attivisti non è in grado di fare. Quando Elliott pubblica un documento, un comunicato stampa o un sito web, costringe tutti gli altri investitori a prenderli sul serio: non c'è nessuna azienda che sia al sicuro da una campagna Elliott, per quanto grande sia. E questo è relativamente inedito. Ed è una delle storie più importanti dei mercati dei capitali di oggi.
Ci sono avvocati d'impresa e banchieri d'investimento specializzati nel segnalare gli aspetti dell’organizzazione societaria esposti al rischio di iniziative di investitori attivisti. Un’azienda impreparata rischia di trovarsi in difficoltà. Qualsiasi azienda che abbia una transizione ai vertici o che abbia sottoperformato i suoi competitor o che abbia fatto una cattiva acquisizione o che abbia sprecato denaro, è esposta al rischio di una revisione da parte di Elliott.
Sviluppo nucleare
Gli sviluppatori degli SMR (Small Modular Reactor, piccoli reattori nucleari) stanno vivendo una sorta di boom di investimenti. Nell'ultimo anno hanno raccolto oltre 1,5 miliardi $, grazie all'afflusso di denaro dalle grandi aziende tecnologiche e non solo.
L'alta inflazione e i tassi di interesse elevati, nel 2022-2023, hanno colpito duramente il settore. Ma nell'ultimo anno abbiamo assistito a un flusso di denaro di ritorno verso queste tecnologie.
Gli SMR sono una nuova classe di reattori nucleari più piccoli e compatti che utilizzano la fissione nucleare per generare calore ed energia. In genere, generano circa un terzo dell'energia prodotta da una centrale nucleare standard su larga scala. La loro popolarità sta crescendo perché possono essere realizzati in modo più economico e con meno rischi rispetto ai grandi reattori nucleari che sono stati costruiti negli ultimi decenni.
Attualmente, negli Stati Uniti, il nucleare fornisce circa il 18-20% dell'elettricità nel mix energetico. La domanda di elettricità negli Stati Uniti è in aumento, in particolare a causa dell'espansione dei datacenter per alimentare il boom dell'intelligenza artificiale. Gli SMR sono quindi visti come un modo fondamentale per colmare questo divario: lo scorso ottobre Google ha siglato un accordo di fornitura di energia con Kairos Power e Amazon ha siglato un importante accordo di fornitura di energia con X-energy. Questi due accordi hanno dimostrato che le grandi aziende tecnologiche vedono nel nucleare una prospettiva valida, concreta.
E questo sta incoraggiando molti altri utilizzatori di energia: gli SMR sono una tecnologia che comporta rischi normativi, le autorità di regolamentazione, per quanto riguarda l'energia nucleare, sono sempre molto caute. Questo può ritardarne la diffusione.
Inoltre, nonostante l'aumento dei finanziamenti registrato nell'ultimo anno, queste tecnologie dipendono ancora molto dagli investimenti governativi. L'amministrazione Biden ha offerto sovvenzioni per il co-sviluppo a Ex-energy e TerraPower per oltre 1 miliardo $ ciascuna. Inoltre, l'IRA, la legge di Biden sul clima, prevedeva agevolazioni fiscali sulla produzione fino al 50% per questi SMR.
Ora Trump, sebbene sembri essere un fan dell'energia nucleare, ha contestato la quantità di denaro destinata all'IRA. C'è quindi il rischio che possa tagliare i fondi per questo tipo di progetti e ciò avrebbe ovviamente un impatto devastante sul loro lancio.
Si scrive nichel, si legge nicchia
Il nichel è utilizzato nelle batterie delle auto elettriche, quindi è fondamentale per la transizione energetica. E grazie ai massicci investimenti della Cina e a una dose di protezionismo, l'Indonesia ha messo all'angolo il mercato.
Tutto risale al 2014, quando il governo indonesiano ha vietato le esportazioni di minerale di nichel grezzo. Volevano aumentare il valore delle loro esportazioni di nichel. E sapevano che il nichel era molto richiesto, soprattutto in Cina, per la produzione di acciaio inossidabile. Con il divieto indonesiano, le aziende cinesi sono state costrette a investire in Indonesia per accedere al minerale di nichel grezzo. Questa legge è entrata in vigore nel 2020. Ma dal primo annuncio del 2014, molte aziende cinesi hanno investito miliardi in Indonesia per costruire fonderie e raffinerie di nichel. E non solo le aziende cinesi hanno portato investimenti importanti, ma hanno anche fatto molti progressi tecnologici, che hanno avuto un impatto enorme nell'aiutare l'Indonesia a lavorare le riserve di nichel a basso grado, cosa che prima non era possibile. È stata quindi una combinazione di investimenti e tecnologia cinesi e di politiche protezionistiche indonesiane a rendere l'Indonesia leader del settore.
Oggi l’Indonesia produce il 60% della produzione mondiale di nichel, un salto enorme rispetto al 6% dell'offerta globale che controllavano 10 anni fa. In sostanza, l'Indonesia controlla oggi più dell'offerta globale di nichel di quanto l'Opec abbia mai fatto per il petrolio. L'Opec, al suo apice, controllava solo il 50-55% della produzione globale di petrolio.
Le batterie al nichel per i veicoli elettrici sono il tipo di batterie più utilizzato in Occidente. Ecco perché aziende come Tesla, Ford e Volkswagen si affrettano ad assicurarsi le forniture di nichel. Esistono anche altri tipi di batterie, come le LFP, ampiamente utilizzate in Cina. Ma a livello globale, le batterie a base di nichel svolgono ancora un ruolo molto importante.
Il controllo dell'Indonesia si è generato anche per diradamento della concorrenza: ha spazzato via altri importanti attori dell'industria del nichel, colossi minerari come BHP hanno chiuso le loro miniere perché per loro non era più redditizio estrarre nichel. A causa della rapida espansione dell'Indonesia, i prezzi del nichel sono scesi del 40% negli ultimi due anni. E questo non ha reso conveniente l'estrazione del nichel per aziende come la BHP, o comunque non indonesiane.
L'aspetto geopolitico assume quindi una crescente rilevanza: il predominio cinese in Indonesia rappresenta una grande sfida per le aziende occidentali che cercano di costruire una catena di approvvigionamento di minerali critici evitando la dipendenza dalla Cina. L'Indonesia giocherà via via un ruolo maggiore nella determinazione del prezzo del nichel. Lo sta già facendo in una certa misura controllando la produzione. E l'impatto sui prezzi del nichel determinerà a sua volta l'arrivo di nuovi investimenti nell'estrazione del nichel in altre parti del mondo.
Inflazione inglese
La lotta del Regno Unito contro l'aumento dei prezzi ha subito un'altra battuta d'arresto. L'ultima lettura dell’inflazione riporta un +3%, il valore più alto degli ultimi 10 mesi e superiore alle aspettative degli economisti.
Generi alimentari, bevande analcoliche, tariffe scolastiche private e biglietti aerei i principali “colpevoli”.
La BoE ha tagliato i tassi tre volte dall'estate scorsa, ma ora dovrà rallentare anche lei il ritmo dei tagli (se non sospenderli).
Competenze, margini, prospettive
Negli ultimi anni, le aziende cinesi sono diventate estremamente competitive nei prodotti di consumo come auto elettriche, telefoni e droni. Allo stesso tempo, sono diventate competitive anche in vari componenti e macchinari di alto valore, come chip per computer, robot e batterie. Come hanno fatto a diventare bravi in tutti questi settori contemporaneamente?
Certo, questi sono i settori che Xi Jinping ha scelto di sovvenzionare. Ma molti di questi prodotti aiutano a produrre gli altri: le batterie vengono utilizzate per i veicoli elettrici, i telefoni e i droni. Lo stesso vale per i chip. I robot industriali servono nelle linee di produzione di tutte le altre cose. E così via. Se tutte le industrie a monte si trovano nello stesso Paese, è molto facile diventare competitivi in tutte le industrie a valle allo stesso tempo.
Questo dà ai grandi Paesi un vantaggio rispetto a quelli più piccoli: con un mercato interno più ampio, è più facile sostenere una maggiore varietà di industrie a monte. È anche molto rilevante per la politica industriale: ci insegna che la costruzione di un ecosistema industriale locale completo può generare esternalità positive.
Poi c’è la convergenza: un'automobile elettrica è un device con le ruote, con una componentistica molto meno diversa da uno smartphone di quanto non lo fosse in passato, come anche lo è un drone. Un'azienda con esperienza nella produzione di uno di questi prodotti, facilmente può iniziare a produrre gli altri. Ecco perché Xiaomi è riuscita a produrre auto, per esempio. O come BYD è diventata anche un produttore di chip.
L’Occidente sta virando dalla transizione energetica, dai veicoli elettrici e dall’innovazione che “ruba il lavoro”, il prezzo da pagare saranno i buchi nell’ecosistema industriale, che finiranno per danneggiare anche le industrie dei semiconduttori, dei telefoni e dei droni.
Il rischio di questo meccanismo di auto-alimentazione è quello di concentrare troppo le attività: le grandi aziende cinesi producono sempre più spesso le stesse cose, cosa che produce una feroce concorrenza sui prezzi, e conseguenti bassi margini di profitto. Lo abbiamo già visto con l’elettronica di consumo giapponese negli anni '80: Panasonic, Sony, Hitachi, Toshiba, Sharp, JVC, Sanyo si facevano concorrenza in ogni categoria di prodotti, con margini sempre più bassi. Poi arriva Apple, che ridisegna il business con margini enormi, e ci si ritrova tagliati fuori.
Curiosità
Nella newsletter Radar, l’ottimo
riporta questa settimana una interessante intervista a Sir Alex Younger, dal 2014 al 2020 capo dei servizi segreti inglesi, tradotta in italiano.Fra un mese, il 22 marzo, debutterà a teatro la mia nuova commedia “Tutti pazzi per me”; è una storia sulla società dell'immagine, sulla celebrità, anche questa volta vogliamo farvi ridere e insieme farvi riflettere.
Un buon weekend in musica, con il “mio vincitore” di Sanremo, Lucio Corsi, che già nel 2015 scriveva canzoni sugli Alieni: