La settimana dell'Alieno #64
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 16-20 settembre 2024
E taglio fu
La Federal Reserve degli Stati Uniti ha tagliato i tassi di interesse per la prima volta in quattro anni. Il presidente della Fed Jay Powell ha dichiarato che l'economia statunitense è in una buona posizione e che questo taglio dei tassi la manterrà tale:
L'economia sta crescendo a un ritmo solido, l'inflazione si sta avvicinando al nostro obiettivo del 2% e il mercato del lavoro è ancora forte.
Il taglio non è stato un “convenzionale” 0,25%, ma , con un più deciso taglio di mezzo punto percentuale. Quanto è significativa questa mossa?
Normalmente la Fed si discosta dal tradizionale ritmo di un quarto di punto quando siamo in un periodo di forte stress economico o finanziario. Molti osservatori temevano in effetti che una scelta più decisa avrebbe potuto spaventare (più che incoraggiare) gli investitori, certificando una condizione di stress economico. Ma abbiamo sentito un'argomentazione diversa da parte del presidente Powell. Non si tratta di rispondere alla debolezza. Si tratta di evitare che la debolezza si manifesti.
Powell ha detto di non vedere segnali che facciano pensare a una recessione in corso. Ma questo taglio è una sorta di ricalibrazione della politica alla luce dei dati in arrivo e del fatto che non si vuole rimanere indietro rispetto alla curva per quanto riguarda la politica monetaria. E la risposta dei mercati è stata positiva, anche se in parte basata sulla “scommessa” di nuovi aggressivi tagli nelle prossime riunioni, cosa che non è affatto scontata.
Come dicevamo già lunedì nel podcast, la cosa realmente rilevante non è l'entità del calo, quanto il messaggio di accompagnamento alla decisione: Powell ha sottolineato che la mossa di 50 pb non deve essere vista come una nuova normalità, che si tratta di un taglio preventivo e di
“un segnale dell'impegno della banca centrale a non restare indietro rispetto alla curva”.
Sul mercato del lavoro si sono visti alcuni segnali di raffreddamento, minor richiesta di lavoratori e tasso di assunzione in calo. Ma un ottimista vede che le richieste di disoccupazione rimangono basse, e anche i licenziamenti sono bassi. La vera domanda è: i segnali marginali di debolezza si trasformeranno in una recessione? È per questo che la Fed si è mossa in modo così aggressivo.
In ottica d’investimento sono 5 le implicazioni chiave della mossa della Fed:
L'economia è in salute. Le previsioni di crescita dal 2025 in poi non hanno subito variazioni. Il ciclo dei tagli ha spazio per altri interventi nelle prossime riunioni.
Esiste una “Fed put” e la Fed è pronta ad usarla: se l'economia si deteriorasse più delle attese, la Fed ha margine per una risposta forte e senza esitazioni.
I Treasury USA a scadenza intermedia e lunga non hanno molto spazio per continuare a salire se si concretizza lo scenario di base della Fed, perché incorporano già un ritorno dei tassi Fed vicino al 3% mentre l'economia crescerà al suo tasso potenziale entro il 2026. Il Treasury USA a 10 anni rende oggi 3,70%, quindi nello scenario base la pendenza rispetto al tasso sui Fed Funds sarebbe di 70 pb, un valore già inferiore alle medie di lungo periodo. I titoli di Stato fungeranno certamente da protezione negli episodi di volatilità, forniscono protezione nel caso di un peggioramento improvviso del quadro economico, ma poco o nessun upside residuo di prezzo.
Il credito continuerà a sovraperformare i titoli di Stato. Ci sono molte ragioni per cui gli spread dovrebbero essere al di sotto delle loro medie di lungo periodo.
Assisteremo ad un forte travaso dei capitali investiti in T-bills a breve termine o in fondi del mercato monetario verso altre classi di attività. Il pesante taglio dei tassi da parte della Fed è un incentivo a smettere di rinnovare depositi a breve termine: normalmente i tagli dei tassi arrivano per un significativo deterioramento delle prospettive economiche, e gli investitori potrebbero essere disposti ad accettare i nuovi rendimenti più bassi. Questa volta, però, il taglio è stato preventivo: non c'è segno di recessione dietro l'angolo.
Per non turbare questo contesto occorre che l'inflazione rimanga sotto controllo e che il deterioramento del mercato del lavoro non sfugga di mano. E la Fed ha un controllo diretto su alcune variabili, come la base monetaria, mentre su altre, come il tasso di disoccupazione, può influire solo indirettamente.
Dal Milione di Marco Polo al “millino” di oggi
Un tempo la Cina era uno dei posti migliori al mondo per i venture capitalist che volevano investire in start-up. Ma oggi in Cina l'imprenditorialità è in crisi e gli investimenti di venture capital si stanno esaurendo.
Il numero di nuove start-up fondate, nel 2018, era superiore a 50.000. E l'anno scorso il numero è sceso a poco più di 1.000. In Cina non c'è più nessun incentivo a lanciare nuove aziende.
Il rallentamento dell'economia cinese è un fattore importante, ovviamente, ma la campagna anti-corruzione che si sta diffondendo nel settore tecnologico e finanziario ha generato un improvviso conservatorismo in questo settore, un tempo in pieno fermento. Settori come la finanza, la tecnologia di consumo e l'immobiliare - motori fondamentali della crescita cinese per gran parte di questo secolo - sono ora in disuso. In diversi settori Pechino ha imposto un taglio dei salari (nel settore finanziario del 20%) rendendo difficile mantenere i figli dei lavoratori del settore nel loro percorso di studi (un segno distintivo della vita della classe medio-alta in Cina).
Il governo cinese mette alla berlina chi ha uno stile di vita “edonistico” (quasi 5 milioni di cinesi sono stati indagati per corruzione negli ultimi tre anni): Pechino vede più rischi sociali nella disuguaglianza che nella povertà. E lo Stato svolge un ruolo invasivo anche nei Venture Capital, con un intenso controllo su dove hanno investito i soldi, sui loro rapporti con le aziende che hanno finanziato. E questo ha creato un effetto a cascata per cui tutti sono molto cauti nell'esporsi, cosa che in fondo è lo spirito e il cuore di ciò che un VC dovrebbe fare.
Tipicamente i VC restituiscono il denaro ai loro investitori attraverso una procedura detta “exit”, ovvero la quotazione in borsa della società posseduta, ovvero la sua cessione ad un concorrente che desideri rilevarla. Ma la IPO o gli M&A in Cina si sono fermati. Pechino ha innalzato la soglia per la quotazione in borsa delle aziende creando una lunghissima pipeline di aziende che aspettano di quotarsi. Ma anche la tensione geopolitica, con le conseguenti sanzioni, sta giocando un ruolo importante.
Che senso ha avviare un'azienda high-tech in Cina oggi, con tutti i rischi e le ingerenze di Pechino se poi, in caso di successo, verrà sanzionata? Le piattaforme internet cinesi, come Baidu, Alibaba e Tencent, hanno perso complessivamente più di 63.000 posti di lavoro dopo il giro di vite. Secondo i dati delle Nazioni Unite, oltre 1,2 milioni di persone hanno lasciato il Paese dal 2021. E il tasso di natalità si avvicina al minimo storico con una demografia già in calo e un’età media che cresce al punto da aver già costretto ad aumentare l'età pensionabile per arginare il calo della forza lavoro.
E se l'innovazione fatica a sfondare, cosa significa per la crescita futura? Ci sono due impatti davvero importanti. I giovani e le persone di mezza età sono più pessimisti e quando diventano più pessimisti, la loro spesa per i consumi rallenta e l'economia rallenta. I VC sono stati fondamentali per la creazione di aziende che sono state fonte di grande occupazione e crescita nel Paese. Il fatto che questa prossima generazione di aziende tecnologiche non venga finanziata in questo momento è un problema, in prospettiva, enorme per la Cina. Per la sua economia, ma anche per le sue ambizioni tecnologiche a lungo termine.
Olio di palma e deforestazione
I produttori indonesiani di olio di palma avvertono che una nuova legge sulla deforestazione emanata dall'Unione Europea, se applicata, provocherà il caos. La legge, che dovrebbe entrare in vigore alla fine di dicembre, ha lo scopo di garantire che l'olio di palma e il suo processo di produzione non distruggano le foreste, cosa che è diventata una delle principali preoccupazioni.
I gruppi ambientalisti sostengono che per decenni in Indonesia e in Malesia si è verificata una diffusa deforestazione per la coltivazione dell'olio di palma, che a sua volta ha distrutto gli habitat e messo in pericolo diverse specie di animali.
La nuova legge europea richiede che i prodotti che entrano nell'UE non causino la deforestazione. L'Indonesia, che è il più grande produttore ed esportatore di olio di palma, sostiene che il regolamento è discriminatorio. La Malesia, altro produttore di olio di palma, gli Stati Uniti e i Paesi dell'America Latina hanno dichiarato che la legge costituisce una barriera commerciale.
L'olio di palma è l'olio alimentare utilizzato in una varietà di prodotti come il cioccolato, la pizza, gli spaghetti istantanei, il gelato. Viene utilizzato anche nei cosmetici, come il rossetto, e nei prodotti per la cura della persona, come il sapone e i detersivi, e nell'industria farmaceutica. Quindi tutte queste industrie che utilizzano l'olio di palma potrebbero subire danni in caso di interruzione delle forniture.
L'Indonesia sostiene che potrebbe essere colpito fino al 30% delle forniture di olio di palma nell'UE, le forniture all'UE potrebbero subire interruzioni della catena di approvvigionamento. La legge prevede che gli importatori e gli esportatori debbano dimostrare che il prodotto non è stato ottenuto dalla deforestazione. Devono quindi fornire dati di geolocalizzazione per ogni appezzamento di terreno che ha contribuito a una determinata spedizione. Un singolo ordine di vendita di olio di palma potrebbe comportare l'approvvigionamento da più raffinerie, mulini e piantagioni in tutto il Paese, il che significa che i produttori dovranno raccogliere milioni di dati per ogni spedizione.
Per l'olio di palma, l'UE è un mercato relativamente piccolo rispetto a Paesi come l'India e la Cina, che consumano una quantità molto maggiore di questo prodotto. Pertanto, il solo rispetto della legge europea non fermerà la deforestazione.
Tuttavia la sostenibilità è sempre più significativa per le autorità di regolamentazione e per i consumatori. E gli stessi Paesi produttori stanno lentamente implementando i propri standard di sostenibilità. Per un reale impatto sui tassi di deforestazione probabilmente è meglio far conto sull’insieme di questi possibili sviluppi.
Intel, arriva la svolta
Intel ha fatto una serie di annunci, alimentando l'ottimismo sul fatto che il suo piano di rilancio stia iniziando a dare i suoi frutti:
ha stretto un accordo multimiliardario con l'unità cloud Amazon Web Services per coinvestire in un semiconduttore AI personalizzato.
potrebbe ricevere fino a 3 miliardi $ di finanziamenti dal governo statunitense per la produzione di chip per l'esercito
ha finalmente deciso di staccare la sua attività di produzione chip in una società controllata ma indipendente.
Continua inoltre il lavoro di contenimento della spesa, per conservare la liquidità e mantenere il piano di rilancio a lungo termine: Intel accantona i progetti di nuove fabbriche in Germania e Polonia, saranno sospesi per circa due anni. Un altro in Malesia sarà completato, ma entrerà in funzione solo quando la domanda lo sosterrà.
Le azioni di Intel sono balzate dell'8% martedì, dopo un guadagno del 6,4% il giorno precedente. Dall’inizio dell’anno, prima di questo rimbalzo, erano scese di oltre il 60%.
Le ambizioni dell'Unione Europea in materia di semiconduttori subiscono così un duro colpo, mentre in una Germania già piena di difficoltà torneranno presto le polemiche sulla destinazione di 10 miliardi € di sussidi stanziati a favore di Intel per gli stabilimenti che, almeno per ora, non costruirà.
La mossa cruciale è quella di separare le operazioni di produzione di chip dal resto dell'azienda. Questo potenzialmente può trasformare Intel nella TSMC americana, prendendo come clienti altri designer di chip, concorrenti di Intel, che desiderano avere a che fare con un fornitore indipendente, a tutela della loro proprietà intellettuale. Aver preso Amazon Web Services, il più grande fornitore mondiale di servizi di cloud computing, è un segnale notevole in merito: AWS, anziché prender si sta orientando allo sviluppo di progetti proprietari, che Intel ora aiuterà a produrre.
“L'annuncio di oggi è importante: AWS è un cliente molto esigente che ha capacità di progettazione molto sofisticate”
Anche Microsoft, un altro importante fornitore di cloud computing, ha annunciato a febbraio l'intenzione di utilizzare Intel anche per alcuni dei suoi chip interni.
La divisione di design e progettazione potrà invece diventare un rivale concreto per Nvidia, dopo anni in cui Intel ha perso costantemente terreno nei confronti dei concorrenti e ha visto il suo vantaggio tecnologico ridursi.
Lo spazio davanti è enorme: Intel oggi capitalizza un trentesimo di Nvidia, ovvero meno di 100 miliardi $, il che significa che non è nemmeno tra le prime 10 aziende produttrici di chip.
La AI che ragiona
OpenAI ha lanciato una serie di nuovi modelli di intelligenza artificiale che sarebbero “in grado di ragionare”. La nuova tecnologia, nota come o1, ha prestazioni pari a quelle degli studenti di dottorato nello svolgimento di compiti di fisica, chimica e biologia.
Creare un software che sia logico, in grado di pianificare il futuro e di ragionare passo dopo passo, cioè un software che potrebbe - in modo simile a quello umano - risolvere problemi generali, è come trovare il Graal. O1 sembra avere buone potenzialità per ridurre la spesa farmaceutica, agevolando e accelerando la ricerca.
Rispetto a ChatGPT sembra qualcosa di completamente diverso. OpenAI ha focalizzato i modelli o1 sulla risoluzione, in particolare, di problemi matematici, di debug del codice o di soluzioni a ipotesi e problemi scientifici. Aree tecniche e scientifiche che sono difficili da risolvere anche per gli esseri umani più intelligenti.
ChatGPT è invece un LLM, un modello linguistico di grandi dimensioni. Gli LLM non sono particolarmente bravi in matematica perché non sono calcolatori, non capiscono i principi della matematica ma cercano di dare una risposta sintatticamente solida. La loro capacità, che è anche il loro limite, è di prevedere quali parole (e codici) è meglio utilizzare. E lo fanno in base a ciò che hanno visto, infatti le ricompense per chi addestra le AI stanno aumentando. Qui pagano chi sa porre domande complesse, per esempio.
Quando si dispone di AI con capacità sempre più avanzate, aumentano i rischi di uso improprio. In particolare nelle mani di malintenzionati. OpenAI ha classificato l'o1 come a rischio medio, il più alto mai assegnato a uno dei loro modelli. Hanno detto che questi nuovi modelli presentano un rischio medio in ambiti specifici: le armi chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari. Quindi per un esperto in questo settore la tecnologia può facilitare la creazione di armi biologiche.
Questo non significa che improvvisamente ci saranno centinaia di persone che creeranno queste armi, perché è ancora molto, molto difficile. Per creare un nuovo tipo di arma biologica sono necessarie molte competenze e accesso alle risorse.
Concorrenza in Europa
La Commissione UE di recente l’ha avuta vinta sia contro Apple (disparità fiscale in Irlanda) che contro Google (per un caso di antitrust).
Margrethe Vestager, commissario UE alla concorrenza, ha rilasciato un’intervista interessante in cui evidenzia che coloro che hanno sfondato sul mercato continuino a ritenere di non dover competere nel merito.
“Nessuno è al di sopra della legge. E non si tratta dell'innovazione nelle grandi aziende. Si tratta dell'innovazione in quanto tale, perché se un'azienda più piccola innova, dovrebbe farlo per le sue idee, per la sua etica del lavoro, per i suoi investitori, per poter raggiungere i suoi clienti. Non dovrebbe essere un gatekeeper a decidere se si ha successo o meno. Stiamo parlando delle aziende di maggior valore, le più grandi del pianeta, con un immenso potere di mercato. Eppure ci accorgiamo sempre più spesso che non sono in regola con le leggi sulla concorrenza.”
Il mercato pubblicitario è stato “ucciso” da Google, dice Margrethe Vestager, perché è molto più veloce infrangere la legge che indagare e portare in tribunale.
Anche se Google, durante il procedimento ha interrotto il suo comportamento, quel mercato non è mai ricresciuto.
Transizione energetica
BP possiede in tutto o in parte dieci parchi eolici negli Stati Uniti. Ma adesso non vuole più essere presente nell'eolico onshore, preferisce concentrarsi su una società chiamata Lightsource, che stanno per acquistare.
Lightsource è principalmente un'azienda di energia solare. È una mossa interessante: questi parchi eolici sono già in funzione, sono operativi, fanno soldi, sono collegati alla rete. Mentre per il solare il panorama è molto competitivo. Ma se pensano di non installare più energia eolica e di far crescere il solare in modo significativo, l’indicazione di quale sia l’area a maggior crescita attesa pare chiara.
Nei prossimi dieci anni negli Stati Uniti verrà installato molto più solare che eolico. Attualmente l'eolico rappresenta circa il 10% della capacità di produzione di energia elettrica degli Stati Uniti, mentre il solare è circa il 4%. Ma vedremo il solare recuperare molto rapidamente, perché è più facile da realizzare, i parchi eolici sono grandi. Bisogna importarli. Bisogna installarli. Bisogna ottenere i permessi. Tutto questo è piuttosto complicato e si tratta di un'industria consolidata.
Dove c'è molto vento, ormai ci sono già molti parchi eolici. Per quanto riguarda il solare, invece, è relativamente poco invasivo. La gente non protesta contro l'installazione di nuovi pannelli solari, sono piuttosto economici (il prezzo dei pannelli è sceso del 97% negli ultimi 15 anni) e non sono difficili da installare.
15 anni fa, l'energia eolica era vista come la grande speranza della transizione, perché i costi stavano scendendo, le turbine e i parchi eolici stavano sorgendo ovunque. All'epoca, il solare era visto come incredibilmente costoso e come qualcosa che sarebbe stato davvero difficile da scalare. Poi, all'improvviso, hanno scoperto come produrre questi pannelli a costi molto bassi. E hanno il più basso costo di produzione di elettricità, mentre il sole splende, di qualsiasi altra forma di energia.
In realtà, serve la ridondanza: spesso i periodi migliori per i parchi eolici sono quelli notturni. E questo è, ovviamente, il momento in cui i pannelli solari non funzionano.
In Europa, che per certi versi si è buttata molto più in avanti sul piano normativo per la transizione energetica, Fabio Panetta, membro del Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, ha evidenziato come ci sia il rischio che l'onere di pagare il passaggio a un'energia rispettosa del clima finirà per ricadere sulle famiglie:
“La transizione verso un sistema energetico a lungo termine a zero emissioni di anidride carbonica ci porterà molti benefici, diminuendo la nostra dipendenza dai combustibili fossili, mitigando i rischi climatici e riducendo l'inquinamento locale. Tuttavia, i costi di questo processo saranno difficili da sostenere, in particolare per le imprese ad alta intensità energetica e per le famiglie vulnerabili.
La maggior parte delle politiche di mitigazione del cambiamento climatico, come il prezzo del carbonio, esercitano una pressione sulle bollette energetiche delle imprese e delle famiglie. I panieri di consumo delle famiglie meno abbienti sono fortemente ponderati verso i beni energetici. Saranno quindi colpite in modo sproporzionato dall'aumento graduale dei costi energetici necessari per la transizione.
Allo stesso modo, le aziende dei settori difficili da abbattere dovranno cambiare le loro tecnologie e i loro modelli di business e potrebbero trovarsi di fronte a minacce esistenziali”.
Austerità energetica
Un'azienda svedese produttrice di batterie, simbolo della lotta europea contro il dominio statunitense e cinese nel settore dei veicoli elettrici, sta ora lottando per scalare le sue attività e rimanere a galla.
Northvolt rappresenta(va) la speranza per le ambizioni energetiche verdi dell'Europa: fondata nel 2017 da due ex dirigenti di Tesla, ha raccolto in breve tempo coinvestimenti da Volkswagen, Goldman Sachs, BMW, Siemens, Ikea e altri azionisti assortiti che hanno creato molto ottimismo.
Hanno rapidamente aperto la loro gigafactory appena sotto il Circolo Polare Artico, nel nord della Svezia, alla fine del 2021, producendo la prima batteria. E ha raccolto più denaro (15 miliardi$) di qualsiasi altra start-up privata in Europa.
Però oggi Northvolt ancora non produce abbastanza batterie, l'azienda fatica a tenere la produzione al giusto mix di velocità, qualità e costi. E’ in ritardo sulla tabella di marcia, consuma capitale, e patisce la concorrenza asiatica.
L’azienda ha quindi deciso di ridimensionare le sue ambizioni. A un certo punto stava cercando di costruire quattro gigafactory contemporaneamente. Ha ora messo in pausa molti di questi progetti e si sta concentrando solo su una gigafactory, nel nord della Svezia. Se gli investitori non le daranno più capitale abbastanza presto, sarà nei guai. Il contesto è che in Europa la domanda di veicoli elettrici è stata inferiore alle aspettative. Questo, in un certo senso, aiuta a colmare il gap produttivo, ma sta anche facendo riflettere gli investitori sull’opportunità di puntare sull'industria “verde”.
L'industria automobilistica è molto importante in Europa e stiamo attraversando la transizione verso veicoli elettrici, che dipendono fortemente dalle batterie. Se Northvolt e altre start-up europee non dovessero avere successo, cederemmo questa parte della nostra catena di fornitura agli operatori asiatici. Ma poiché la batteria costituisce più di metà del peso finale del veicolo, le linee produttive più efficienti si sviluppano “intorno” alle batterie. Perdere la gara delle batterie significa, insomma, perdere la produzione automobilistica. Per questo motivo l'Europa è in allarme.
Curiosità
L’ex capo della sicurezza nazionale USA ha esposto alcune osservazioni sulle presunte osservazioni di UFO. Roba desueta per chi come voi ha familiarità settimanale con un Alieno 👽 :-)
Anche Amazon si rimangia la riforma “smart-working”: si torna in ufficio
La fusione nucleare si trova attualmente ad affrontare molte delle stesse opportunità e sfide dell'industria biotecnologica: entrambe potrebbero cambiare il corso della storia umana, con sufficienti finanziamenti pubblici e privati, modelli commerciali più efficaci e un'adeguata supervisione normativa. Dalla storia dell'industria biotecnologica si possono trarre cinque iniziative per accelerare i progressi nella fusione: (1) un consorzio universitario per la proprietà intellettuale; (2) la creazione di agenzie di rating per la fusione che ne certifichino il raggiungimento; (3) modelli di finanziamento e di business per le varie fasi del progresso; (4) un piano coordinato per la sensibilizzazione, l'educazione e l'impegno a tutti i livelli, da quello scolastico a quello politico e al pubblico in generale; (5) la gestione delle iniziative di fusione come parte di un ecosistema più ampio.
Circa il 27% delle aziende che utilizzano la AI riferisce di aver sostituito le mansioni dei lavoratori, ma solo il 5% registra una variazione dell'occupazione dovuta all'uso dell'AI.
Nella newsletter settimanale di
questa settimana si parla di Filosofia (S. Agostino), di cinema (Kind of kindness), di letteratura, di Storia (attraverso il libro di Michela Ponzani). Come sempre ricchissima e interessante.Buon weekend in musica, con Giuliano Palma & The BlueBeaters, in un album di cover e remake all’insegna dei fiati e dei ritmi ska, jazz e trip-hop: