La settimana dell'Alieno #59
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 29 luglio - 2 agosto 2024
Il taglio si avvicina
La Fed ha lasciato ancora una volta invariati i tassi di interesse. Tuttavia, l’indicazione è arrivata chiara: per la prossima riunione di settembre il taglio arriverà. I tassi USA sono ai massimi di 23 anni.
L’approssimarsi della scadenza elettorale americana complica il lavoro della Fed, le cui decisioni si basano sull'economia e non sulla politica, ma potrebbero essere condizionate dalla necessità di non apparire “di parte”.
Per procedere, la Fed aspetta di vedere conferme dal mercato del lavoro (la piena occupazione è foriera di rischi di inflazione) e l'inflazione deve continuare a scendere verso l'obiettivo del 2%; le recenti tendenze dell'inflazione sono state incoraggianti, pur se ancora modestamente al di sopra dell'obiettivo, è in decelerazione. Anche il costo del lavoro cresce meno velocemente e l'offerta di moneta si è ridotta costantemente dalla metà del 2022 (a causa del programma di restrizione quantitativa della Fed e dell'aumento dei tassi).
I rischi oggi sono che i mercati, festeggiando la prospettiva di un taglio dei tassi di interesse, possano produrre un “effetto ricchezza” che a sua volta possa far salire l'inflazione. Un altro rischio è l’inizio di un vero e proprio conflitto regionale tra Israele e Iran, in cui la produzione petrolifera si stringe, e se i prezzi del petrolio dovessero rimbalzare in modo significativo, potrebbero interrompere le recenti tendenze disinflazionistiche.
In generale è stata una settimana di importanti decisioni sui tassi delle banche centrali. Oltre alla Fed che ha tenuto i tassi fermi, la Banca del Giappone ha aumentato i tassi e la Banca d'Inghilterra li ha tagliati per la prima volta da quattro anni a questa parte.
Dopo il taglio tassi della BCE di giugno scorso, quello di questa settimana in Inghilterra e il (pare) imminente taglio della Federal Reserve sembra davvero che siamo a un punto di svolta per la grande battaglia delle Banche Centrali contro l'ondata di inflazione globale seguita alla pandemia. Abbiamo raggiunto il punto in cui i banchieri centrali pensano più al sostegno delle economie piuttosto che alla lotta all'inflazione.
Da cosa lo deduciamo? La decisione della BoE è arrivata con il voto decisivo del suo presidente, a spaccare un board diviso a metà: l'economia nazionale non sta andando troppo male e l'inflazione è scesa al di sotto dell'obiettivo della banca del 2% (ma è anche vista in risalita nei prossimi mesi). Per alcuni membri del board gli argomenti a favore di un taglio non sembravano schiaccianti.
La questione, per la banca centrale in Giappone, sembra appartenere a un altro mondo: è come se la pandemia non fosse mai esistita, fino al 2024 inoltrato i tassi di interesse erano ancora negativi. Quindi c'è voluto molto più tempo perché si verificasse la “normalizzazione” dei tassi d'interesse. E l'enorme divario tra i costi di finanziamento statunitensi e quelli giapponesi, che all'inizio di quest'anno ha portato lo yen al livello più basso degli ultimi trent'anni, sembra essersi finalmente spostato nella direzione opposta. Così abbiamo visto lo yen, la valuta giapponese, tornare a salire perché la gente pensa che questo divario stia finalmente iniziando a ridursi.
Per quanto riguarda le azioni giapponesi, questa settimana abbiamo assistito a un forte sell-off e il motivo è che il mercato azionario giapponese è dominato da grandi aziende esportatrici, che beneficeranno sempre della debolezza dello yen. Quando questo inizia a muoversi in senso opposto, la gente improvvisamente si preoccupa che il mercato giapponese possa perdere il suo vantaggio.
Big tech
Microsoft ha comunicato i propri risultati trimestrali, rendendo gli investitori ancora più nervosi sul futuro dell'intelligenza artificiale. Il fatturato complessivo e l'utile netto dell'azienda hanno entrambi superato le stime. La sua divisione cloud alimentata dall'intelligenza artificiale, tuttavia, è cresciuta leggermente meno di quanto gli investitori si aspettassero.
Non sembra un dato così negativo, ma Wall Street ha mostrato nelle ultime settimane un certo nervosismo nei confronti dei grandi titoli tecnologici, e inizia a serpeggiare qualche dubbio che aziende come Microsoft siano in grado di trasformare l'entusiasmo per l'intelligenza artificiale in vendite e profitti.
In reazione alla pubblicazione dei dati Microsoft è scivolata del 8% in after-hours, per poi risollevarsi alla riapertura delle quotazioni. I dirigenti di Microsoft hanno dichiarato che la domanda di servizi di AI è superiore alla potenza di calcolo di cui dispongono e che quindi continueranno a investire nei data center.
Questo ha riacceso l’interesse su alcuni grandi titoli tecnologici: Nvidia è salita di ben il 13% nella sola giornata di mercoledì, il settore dei produttori di chip quel giorno ha visto una crescita media dei prezzi delle azioni dell'8%.
Poi di nuovo gli investitori non sono stati soddisfatti della relazione sugli utili di Amazon. L'azienda ha battuto le previsioni di crescita della sua attività di cloud computing alimentata dall'intelligenza artificiale, ma i margini di profitto per quel segmento si sono ridotti. Questo perché Amazon ha registrato un aumento delle spese in conto capitale. Il prezzo delle azioni è sceso di oltre il 5% nelle contrattazioni after-hours.
E il resto del mercato ha avuto una giornata negativa, un colpo di frusta dietro l'altro. Arm e Qualcomm hanno pubblicato prospettive piuttosto modeste e i loro titoli sono scesi rispettivamente del 16% e del 10% nel corso della giornata, mentre Intel è scesa di quasi il 20% nelle contrattazioni after-hours a causa del suo rapporto negativo sugli utili e dell'annuncio che procederà a tagliare 15mila posti di lavoro e ridurre i suoi piani di investimento in nuovi stabilimenti.
Bilancio UK
Il Regno Unito ha un buco di 22 miliardi di sterline nelle sue finanze pubbliche. È quanto ha annunciato il nuovo ministro delle Finanze, Rachel Reeves, che l'ha definito insostenibile e ha incolpato il precedente governo conservatore di aver nascosto le crescenti pressioni sulle finanze pubbliche, e di aver scoperto tutto entrando in carica.
È importante notare che quasi metà del buco (10 miliardi di sterline) deriva dagli accordi salariali per i lavoratori del settore pubblico, che prevedono adeguamenti superiori all'inflazione. Si tratta quindi di una scelta politica, ma occorre trovare le risorse per coprire questi 22 miliardi di sterline di fabbisogno extra.
Il contributo pubblico al combustibile invernale che attualmente va a tutti i pensionati viene così eliminato, così come alcun progetti infrastrutturali (come il tunnel sotto il monumento di Stonehenge). Inoltre, ha lasciato intendere che dovrà fare molto di più in autunno, quando dovrà annunciare la manovra finanziaria: ha detto chiaramente che serviranno sia tagli al welfare sia aumenti delle tasse, come anticipavamo la scorsa settimana.
In campagna elettorale i conservatori hanno dichiarato che sarebbero stati in grado di tagliare le tasse. I laburisti hanno dichiarato che avrebbero aumentato le tasse solo di pochissimo. La maggior parte degli economisti ritiene la situazione del tutto insostenibile. Tra le cose che sono in programma ci sono
l'aumento dell'imposta sulle plusvalenze
l'imposta di successione
riduzioni delle pensioni alle persone più abbienti
I livelli di debito pubblico sono già molto elevati, così come elevata è già adesso la pressione fiscale:
Quindi la condizione generale del bilancio UK, in prospettiva, è complicata. L'unico punto positivo è che l'economia sembra mostrare segni di ripresa della crescita, e questo potrà alleggerire le pressioni sui contribuenti. I salari reali stanno aumentando e la Reeves spera che il fatto che il Regno Unito abbia ora un stabile con una maggioranza molto ampia e un orizzonte a cinque anni, funga da calamita per gli investimenti internazionali.
Welcome to Miami
Gli uffici di lusso a Miami sono un bene di prima necessità. Le aziende stanno migrando verso sud e gli affitti stanno battendo i record del mercato: dal 2019 gli affitti per immobili commerciali a Miami sono più che triplicati, il che è praticamente l'opposto di quanto accade nel resto degli USA dopo la pandemia.
A Miami ci sono pochissimi edifici per uffici di lusso di nuova costruzione. E quando queste aziende di prim'ordine hanno deciso di trasferire i loro uffici da New York, Chicago o Los Angeles a Miami, in gran parte per approfittare di una fiscalità favorevole, cercando uffici spaziosi e confortevoli, in un edificio nuovo dove poter portare i clienti, da usare per attirare i lavoratori a trasferirsi nella loro nuova sede. E poiché nel mercato di Miami c'è ben poco di tutto ciò, gli affitti salgono verso cifre enormi.
Il costo di costruzione a Miami è così alto che creare maggiore offerta è molto impegnativo, e l’inflazione dei prezzi immobiliari ha spazio per continuare, soprattutto se i lavoratori continueranno a trasferirsi a Miami. Oggi circa 1.000 persone al giorno si trasferiscono in Florida. Quindi anche sull’immobiliare residenziale sta iniziando a montare una discreta pressione, i costruttori non possono permettersi di costruire nulla che possa essere venduto a meno di un sacco di soldi, quindi fioriscono condomini di lusso e scarseggiano gli alloggi a prezzi accessibili. E il costo della vita a Miami è salito alle stelle.
Trump vs UE
L'Unione Europea sta mettendo a punto una strategia commerciale per affrontare una eventuale nuova presidenza di Donald Trump, che ha promesso di imporre dazi del 10% su tutte le importazioni, anche da paesi amici, cosa che ovviamente non fa piacere all'UE.
La UE ha un surplus commerciale piuttosto elevato con gli Stati Uniti, cosa che, come sappiamo, non piace a Donald Trump, che vorrebbe che gli USA esportassero di più. E nel caso dell'UE, gli Stati Uniti comprano molto più di quanto vendano.
Ci sono state molte controversie. Durante il suo precedente mandato, Trump ha imposto tariffe su alcuni beni, in particolare sull'acciaio, che hanno provocato ritorsioni. E di fatto il deficit è aumentato, quindi il suo tentativo di affrontare la questione attraverso i dazi non ha funzionato. Questa volta, l'UE vuole affrontare Trump, nell’ipotesi in cui dovesse vincere, in modo analogo alla Cina: promettendo di acquistare più beni statunitensi Trump si era facilmente chetato. Ma allo stesso tempo, questa volta vogliono essere preparati anche ad un rapido contrattacco tariffario.
Nel caso di una guerra commerciale tra gli Stati Uniti e l'UE, sarebbe l’Europa a soffrire di più, visto che ha un surplus commerciale. Se si trattasse di una guerra tariffaria su larga scala, con adeguate ritorsioni, le stime sono di un calo di PIL dell'UE di circa l'1%, rispetto allo 0,3% di quello degli Stati Uniti.
D'altro canto, un contesto di dazi diffusi potrebbe far salire l'inflazione negli Stati Uniti di oltre l'1%: bisogna immaginare come cambierebbe il contesto, la maggior parte dei Paesi del mondo soffrirebbe di queste tariffe del 10%, attiverebbe delle ritorsioni, e su altri paesi come la Cina la promessa è di introdurre dazi al 60%. Ma le catene di approvvigionamento sono molto più integrate di qualche decennio fa, non è che si produce un bene finito in un paese e lo si spedisce all'altro. Quindi, se si inizia a introdurre dazi ad ogni passaggio, il commercio globale subirà un forte rallentamento, e con lui l'economia globale.
E probabilmente le economie commerciali più aperte, come l'UE, saranno quelle che soffriranno di più.
L’invasione di turisti
Non bastassero le percezioni di invasione da orde di immigrati, diverse località dell’Europa Mediterranea si sentono invase anche dai turisti, e iniziano a dare segni di non sopportazione. In Spagna, soprattutto, ma anche a Firenze o a Venezia, i cittadini vorrebbero convincere i visitatori ad andarsene.
Le pistole ad acqua sono state il primo step di questa nuova tendenza: l'afflusso di turisti ha generato un mercato di appartamenti e case vacanza Airbnb, che ha fatto sì che i prezzi delle case in molte località siano aumentati a tal punto che gli abitanti del luogo non possono più permettersi di vivere dove vivevano prima. Si sentono cacciati dai loro quartieri.
In seconda battuta, c’è anche la sensazione che i turisti affollino il trasporto pubblico, impoveriscano le riserve d'acqua, siano rumorosi di notte e deturpino le città con comportamenti irrispettosi.
Quest’anno sono stato in Portogallo, a Lisbona e Porto c’è una vera e propria crisi abitativa. Lo scorso anno ho visitato Praga, e ho avuto la sensazione di una città trasformata in un parco a tema. Tutto è una esperienza turistica e chi vive nella città fa parte dell’attrazione per turisti, un “lavoratore” (non salariato) del parco a tema. Ripensando ai politici che dicono di fare del turismo “il nostro petrolio” ho, in effetti, sentito un brivido correre sulla schiena.
Il motivo per cui la Spagna è in prima linea è che è il secondo Paese più visitato al mondo e la sua dipendenza dal turismo (che vale quasi il 13% del PIL) è maggiore rispetto a molti altri Paesi, compresa la Francia, che è il luogo più visitato. La Grecia si è praticamente tirata fuori dalla crisi del debito grazie al turismo.
Ci sono diverse idee su come risolvere questo problema da parte della sinistra politica, ridurre il numero di turisti è l'idea più radicale. Una visione più moderata è di ridurre la dipendenza dal turismo in termini di PIL investendo in altri settori dell'economia, come l'industria, la tecnologia o l'agricoltura.
Poi ci sono i disincentivi fiscali: molte città europee applicano una tassa di soggiorno giornaliera di 4 o 5 euro. Probabilmente questo non scoraggia nessuno, ma è un altro modo per cercare di affrontare il problema.
Un altro approccio consiste nel riconoscere che forse il problema non è il numero di persone, ma la mancanza di investimenti nelle infrastrutture, nei trasporti pubblici, per i sistemi idrici, se potesse costruire più case, molti di questi problemi scomparirebbero. E poi la terza serie di approcci meno radicali è semplicemente quella di gestire meglio il turismo. Alcuni dicono: “Regoliamo gli appartamenti Airbnb, multiamo le persone che urinano per strada”. Limitiamo i luoghi in cui possono bere liberamente alcolici all'aperto. E con una gestione migliore, possiamo eliminare molti dei problemi.
Curiosità
Visitando le capitali europee e ammirando i palazzi del passato, mi chiedo spesso perché oggi l’architettura sia spesso austera e “insignificante”. Guardo al lascito immobiliare delle generazioni precedenti e mi chiedo cosa stiamo lasciando noi. Qui si cerca di spiegare almeno perché accade.
Alcuni atomi, messi insieme in un certo modo, diventano “vita”. Poi in qualche maniera la vita li abbandona e questi tornano al mondo. Nei pantaloni che indosso o nella pietanza che ho mangiato ieri potevano esserci atomi che prima “appartenevano” a un orso, o -per dire- a Brežnev. La chiave di questo mistero è ancora motivo di ricerca.
Per il buon weekend in musica, vi lascio con un’artista molto lontana dal mondo del pugilato femminile: