La settimana dell'Alieno #58
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 22-26 luglio 2024
Il ritiro di Biden
Joe Biden si è ufficialmente ritirato ieri dalla corsa alla presidenza degli Stati Uniti. Ora appoggia il suo vicepresidente, Kamala Harris, per guidare i Democratici alle elezioni di novembre. Le cose sono precipitate dopo la performance nel dibattito TV di fine giugno, in cui il presidente ha più volte perso il filo del discorso. E questo ha portato a settimane di pressioni da parte dei leader e dei donatori più importanti affinché si facesse da parte.
Nel 1968 Lyndon B. Johnson, presidente in carica (anch’egli Democratico), annunciò che non avrebbe corso per la rielezione, ma era il marzo di quell'anno, mentre oggi siamo a fine luglio, a poco più di tre mesi dalle elezioni presidenziali.
I dati relativi ai finanziamenti della campagna elettorale sono stati determinanti, i fondi per la campagna si stavano consumando e la raccolta andava male, i donatori non erano più disposti a staccare assegni e candidarsi alla presidenza è un'attività molto costosa. Per portare in fondo la campagna presidenziale con delle decenti possibilità di una vittoria Democratica c’era bisogno di ridare speranze ai finanziatori.
There is a time and a place for a long years of experience in public life. There’s also a time and a place for new voices, younger voices.
I revere this office. But I love my country more.
It’s been the honour of my life to serve as your president. But in the defence of democracy, I think it’s more important than any title.
E qui ha marcato ulteriormente la differenza fra sé e Trump, che non s'è fatto da parte dopo aver perso, ma anzi ha fomentato la rivolta per sovvertire l'esito del voto. Biden si fa da parte prima di perdere, anteponendo il funzionamento della democrazia alle sue ambizioni.
Questa differenza evidenzia come la vera cifra di Trump non sia “America First”, ma “Trump first”.
Molti democratici hanno parlato della necessità di un processo aperto e trasparente, ma è improbabile che i possibili altri contendenti alla presidenza si mettano in gioco con così poco tempo per mettere in piedi la campagna. Appare quindi quasi scontato che il candidato democratico sia Kamala Harris.
Kamalanomics
Si parla molto del passato da giurista di Kamala Harris e del fatto che si dovrà contrapporre ad un criminale condannato come Trump. Ma una corsa presidenziale non la si fa nelle aule di Giustizia e spesso gli ingredienti economici sono più determinanti. L’agenda Harris per l’economia, che seguirà la falsariga di quella di Biden, è ancora da scoprire. Quello che sppiamo finora è che ha proposto di sostituire i tagli fiscali del 2017 di Trump con un credito d'imposta rimborsabile mensile fino a 500$ per le persone che guadagnano meno di 100mila$ l’anno. L’obiettivo è affrontare l'aumento del costo della vita fornendo alle famiglie della classe media denaro per le spese quotidiane. La Harris l'ha inquadrata come un modo per colmare le disuguaglianze negli Stati Uniti.
Nel 2019, la Harris ha proposto di aumentare le imposte patrimoniali sui ricchi per finanziare un piano da 300 miliardi$ per aumentare gli stipendi degli insegnanti. In quello che è stato definito “il più grande investimento federale nella retribuzione degli insegnanti nella storia degli Stati Uniti”, il piano avrebbe dato all'insegnante medio in America un aumento di 13.500 dollari.
Kamala Harris voleva anche aumentare l'aliquota fiscale sulle imprese dal 21% al 35% (dunque più del 28% proposto da Biden) per promuovere iniziative volte a rendere più accessibili i prezzi degli immobili: nel dicembre 2023 ha proposto il Rent Relief Act, che avrebbe fornito crediti d'imposta rimborsabili consentendo agli affittuari che guadagnano meno di 100mila$ di recuperare i costi dell'alloggio che superano il 30% del loro reddito.
Per aiutare i più poveri, la Harris ha anche chiesto di fornire fondi di emergenza per i senzatetto e di spendere 100 miliardi di dollari nelle comunità in cui tradizionalmente le persone non riescono a ottenere mutui per la casa a causa della discriminazione.
Un approfondito report del NYT racconta altri dettagli.
PIL americano sopra le attese
L'economia statunitense è cresciuta a un tasso annualizzato del 2,8% nel secondo trimestre, superando le aspettative che stimavano una crescita del PIL del 2%.
La crescita media nelle economie avanzate sarà dell'1,7% nel 2024, secondo le previsioni pubblicate dal FMI la scorsa settimana.
Tutto questo accade mentre la disinflazione sembra procedere, al punto che la Fed sta valutando quando tagliare i tassi. La Fed sostiene che c'è ancora un percorso per un “atterraggio morbido”, in cui l'inflazione rientri nell'obiettivo senza innescare un'impennata di perdite di posti di lavoro. I licenziamenti stanno aumentando, spingendo il tasso di disoccupazione oltre il 4%, ma il dato rimane ancora storicamente basso.
Spulciando i dati, la crescita del 2,8% per più di metà deriva da: servizi sanitari (0,45%; e la spesa sanitaria non è il miglior indicatore di un'economia sana), scorte (0,82%; un dato che talvolta riflette un calo dei consumi) e spesa pubblica (0,53%; che è su una traiettoria non sostenibile e andrà ridotta).
Gli indicatori economici previsionali (tra cui l'aumento della disoccupazione) non sono luccicanti come il dato di crescita così sopra le attese farebbe pensare.
E c’è un altro esercizio di sano scetticismo da fare: la disinflazione che molti danno per scontata, potrebbe non esserlo. I prezzi degli affitti sul mercato immobiliare USA hanno ripreso a salire (e questo si riflette sull’indice di inflazione con un po’ di ritardo) e anche il costo dei noli navali per il trasporto delle merci inizia a risentire sensibilmente di tutti i problemi che affliggono le rotte navali commerciali (e questo finirà per ricadere sui costi dei prodotti finali). Ma forse c’è un elemento ancora più importante: i consumatori stanno cambiando le loro aspettative sulla dinamica dei prezzi:
Le aspettative di prezzi al consumo sono spesso auto-avveranti: possono infatti portare ad un cambio di atteggiamento nei consumi, che favorirebbe una dinamica inflattiva.
I Labour alla prova della Finanziaria
La nuova cancelliera del Regno Unito, Rachel Reeves, si prepara alla presentazione in Parlamento della politica economica del nuovo governo laburista. Le proiezioni per le finanze pubbliche inglesi non sono buone, serviranno interventi energici per garantire i servizi pubblici nella sanità e nelle scuole. Il problema più imminente è il servizio carcerario, dove le prigioni sono letteralmente piene. Il governo dovrà quindi rilasciare i detenuti, una decisione politica molto difficile da prendere, ma non c'è altra scelta. Tutto ciò porterà a reclamare più fondi per il settore pubblico di quanti ne avesse preventivati l'ultimo governo.
Il punto di equilibrio sarà tra un aumento delle tasse (i Laburisti hanno promesso di non aumentare le tasse sui lavoratori) e un aumento del debito pubblico. La speranza del governo è che la crescita, nei prossimi anni, possa assorbire questi maggiori bisogni. I contribuenti dovranno svegliarsi dal sogno di avere servizi pubblici in stile europeo e livelli di imposta americani.
Parigi a cinque cerchi
Le Olimpiadi sono spesso una scusa per costruire grandi opere infrastrutturali. A Parigi, però, lo scenario è particolare: i sobborghi contengono da 6 a 10 milioni di persone, a seconda di dove si tracciano i confini metropolitani. Questi sobborghi sono sempre stati scollegati dalla città: Parigi era per i privilegiati e la periferia per gli indesiderabili.
Negli ultimi anni abbiamo avuto la rivolta dei gilet jaunes del 2018 e l’ascesa dell'estrema destra, entrambi movimenti contro Parigi. Ma ora, per la prima volta nella storia, la città e i milioni di persone nei sobborghi vengono uniti da 68 nuove stazioni della metropolitana, tutte in periferia. Si tratta di un cambiamento enorme, che per la prima volta renderà possibile e facile per gli abitanti della periferia fare un salto a Parigi. L'idea è quindi quella di creare una metropoli enorme e unita e non una piccola città segregata dalla sua periferia.
Ecco allora che la trasformazione può essere anche economica: affari, investimenti e turismo potranno estendersi molto più verso le periferie invece che concentrarsi solo su una città da cartolina.
Nel XIX secolo il barone Haussmann ha ridisegnato la città, l'ha riqualificata e ha cacciato i cosiddetti indesiderabili. Dopo quasi 200 anni queste Olimpiadi portano in dote un enorme cambiamento culturale.
Samsung
Il mercato dei semiconduttori è in piena espansione e Samsung vuole approfittarne. Ma un paio di cose che stanno accadendo all'interno del gigante tecnologico sudcoreano potrebbero ostacolarlo.
Esistono due tipi principali di chip logici a semiconduttore, i processori e i chip di memoria. La maggior parte delle aziende si specializza in uno o nell'altro. Samsung è in realtà all'avanguardia in entrambi i settori. È il più grande produttore di chip di memoria al mondo, ma è anche l'unico produttore di chip logici che produce chip di livello comparabile a quelli di TSMC, il produttore di chip taiwanese, che è il principale produttore di chip logici al mondo.
Il problema di Samsung è che è rimasta indietro rispetto ai suoi rivali più piccoli nella produzione dei cosiddetti chip di memoria ad alta larghezza di banda. Si tratta di un tipo di chip nuovo e relativamente di nicchia, fondamentale per i sistemi di intelligenza artificiale. Per Samsung si tratta di una grave battuta d'arresto, non solo perché è in ritardo in questo settore ad altissima crescita futura, ma anche perché è un colpo alla sua reputazione.
La produzione di chip all'avanguardia è ovviamente un processo estremamente complesso ad alto rischio di imprevisti. Il problema di Samsung è una crescente agitazione, tra i lavoratori, per la loro retribuzione e le loro condizioni di lavoro. All'inizio di questo mese c’è stato il primo sciopero dei lavoratori di Samsung, che minacciano di interrompere la produzione, impedendo a Samsung di recuperare il terreno perso rispetto ai suoi rivali.
Samsung e le sue esportazioni di chip sono la prima fonte di guadagno per la Corea del Sud. E l’Occidente ha bisogno di diversificare la sua dipendenza dai chip TSMC, quasi tutti prodotti a Taiwan, che è soggetta a forti pressioni da parte della Cina. Quindi, se si vuole offrire al mondo una vera alternativa, Samsung (un po’ come Intel negli USA) “deve” farcela e superare i suoi problemi.
Tesla flop
Tesla ha reso noti ieri i risultati, che non hanno rispettato le stime di Wall Street. Il più grande produttore di auto elettriche al mondo ha visto il suo utile netto calare del 45% nello scorso trimestre, a causa del rallentamento delle consegne dei veicoli. Tuttavia, ricavi sono aumentati del 2% nel secondo trimestre grazie all'attività di produzione di batterie per lo stoccaggio dell'energia. Viene ulteriormente rimandata l’introduzione sul mercato dei “robotaxi” (auto a guida autonoma).
Il prezzo delle azioni di Tesla è sceso di quasi il 20% nelle ultime due settimane e dovrebbe quasi raddoppiare per ritrovare i massimi, registrati a fine 2021.
Intanto Elon Musk chiederà al consiglio di amministrazione di Tesla di approvare un investimento da 5 miliardi $ nella sua start-up di intelligenza artificiale, che si chiama xAI, in barba a ogni logica di conflitti di interesse: Musk ha già ammesso di aver dirottato migliaia di chip Nvidia da Tesla a X e xAI quest'anno.
Gli azionisti di Tesla sembrano sempre meno contenti.
Trump e la Silicon Valley
Il candidato vicepresidente, JD Vance, non gradisce il fatto che le Big Tech abbiano una gran parte della loro catena di approvvigionamento all'estero. Se poi si aggiunge Trump che dice che Taiwan deve pagare per la propria difesa, qualunque cosa significhi, il clima sembra farsi più difficile per le società tecnologiche a grande capitalizzazione, in particolare le società di semiconduttori.
Viceversa le small-cap vengono viste come un “Trump trade”, perché potrebbero beneficiare almeno inizialmente dall’introduzione dei dazi (le aziende più piccole negli Stati Uniti tendono ad avere catene di approvvigionamento e clienti più nazionali).
Rispetto al 2016, stavolta Trump non sta parlando di grandi tagli dell'aliquota fiscale sulle imprese, che garantirebbero guadagni più elevati. Lo spazio per una crescita delle quotazioni in Borsa grazie a interventi normativi è ridotto. Servirà una politica economica efficace nel favorire le condizioni operative più efficienti possibili, ma le preclusioni commerciali, i dazi e la geopolitica non sembrano andare in quella direzione.
L"indice Nasdaq è sceso di oltre il 3,5% mercoledì. Trascinato al ribasso dalle cattive notizie sugli utili di Tesla e Alphabet. Ma fa anche parte di un crollo di settimane che il settore tecnologico sta attraversando. Gli investitori stanno rivedendo il mercato complessivo secondo una logica diversa, con l'ascesa dell'ipotesi Trump e la possibilità che la Federal Reserve possa abbassare presto i tassi di interesse, gli investitori preferiscono i titoli a piccola capitalizzazione. Basta guardare all'ultimo mese: l’indice tecnologico Nasdaq100 è sceso del 2%, ma l'indice Russell 2000 delle azioni a piccola capitalizzazione è salito di oltre il 9%.
Elezioni in Venezuela
Si avvicina un'altra scadenza elettorale in questo 2024: il Venezuela andrà alle urne domenica. Le elezioni decideranno se il presidente Nicolás Maduro resterà in carica dopo oltre un decennio di potere. Ancora una volta l'opposizione venezuelana sembra molto forte, i sondaggi la danno in testa con un ampio margine, ma non è detto che Maduro (ammesso che le elezioni si svolgano regolarmente) sarà disponibile a cedere il potere in caso di sconfitta.
Maduro è al potere dal 2013. In questi 10 anni l'economia è crollata, il PIL ha subito una contrazione di tre quarti, senza precedenti per qualsiasi Paese che non fosse coinvolto in una guerra. L'industria petrolifera è crollata e circa 8 milioni di venezuelani (1 su 4) hanno lasciato il Paese per cercare una vita migliore all'estero.
La leader dell'opposizione, María Corina Machado, è stata bandita. Il regime di Maduro le ha vietato di candidarsi a cariche pubbliche. Così l’opposizione ha scelto Edmundo González, un diplomatico in pensione di 74 anni, molto poco conosciuto e di basso profilo. Maria Machado ha fatto campagna elettorale al suo fianco con mille difficoltà (la compagnia aerea venezuelana non le vende biglietti) e ha sopperito facendo ampio uso dei social media.
A Maracaibo ha cercato di tenere un comizio, ma il governo ha fatto sequestrare l’impianto audio (e le persone che lo avevano affittato per il comizio sono state arrestate).
È comunque convinta che questa volta l'opposizione possa vincere e vincerà, e si chiede se il governo riconoscerà il risultato o se ricorrerà a imbrogli. Per tutelarsi ha reclutato un gruppo di osservatori elettorali, che dispiegherà nei seggi di tutto il Paese per tenere d'occhio il conteggio.
Maduro ha detto che se l'opposizione dovesse vincere, quella che lui chiama l'opposizione fascista, ci sarà un bagno di sangue e una guerra civile. Il governo non sembra affatto pronto a cedere il potere: controlla il Congresso, i tribunali, l'esercito e la polizia. Controlla i media. Anche se l'opposizione dovesse vincere la presidenza, Maduro manterrà il controllo di ogni altra istituzione del Paese.
Naturalmente il ruolo del Venezuela sullo scacchiere internazionale è importante in quanto si tratta di un grande produttore di petrolio e le sue vicende potrebbero aprire ad una cancellazione delle sanzioni, rendendo disponibili sul mercato le loro estrazioni.
La disputa nel Mar Cinese Meridionale
Tra i protagonisti di questa settimana c’è una nave da guerra arrugginita e abbandonata da anni su una barriera corallina nel Mar Cinese Meridionale. La nave è un avamposto militare delle Filippine e Pechino non ne è molto contenta. Ma i due Paesi hanno trovato un accordo.
Il Dipartimento degli Affari Esteri delle Filippine ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che è stato concordato un accordo provvisorio sulle missioni di rifornimento delle Filippine alla ex nave da guerra statunitense che si trova su questa barriera corallina dal 1999, quando l'esercito filippino l'ha fatta incagliare di proposito per ospitare un piccolo contingente militare come avamposto.
Ora questo luogo è diventato, in modo del tutto inusuale, uno dei più grandi punti di tensione in Asia, perché ogni volta che l'esercito filippino tenta di rifornire i soldati che si trovano lì, la guardia costiera cinese arriva e cerca di interrompere queste missioni.
Il Mar Cinese Meridionale è rivendicato da diversi Paesi. È un'area importante dal punto di vista geografico, per la pesca e anche per i giacimenti di petrolio e gas. Questa nave da guerra arrugginita, si trova all'interno della cosiddetta zona economica esclusiva delle Filippine. Ma questo si scontra con le rivendicazioni della Cina su questo tratto di mare, e le Filippine sono un alleato degli Stati Uniti, un alleato militare. Hanno quindi un trattato di mutua difesa. Le Filippine temono che, se indietreggeranno in un punto, la Cina continuerà ad avanzare.
Il rischio è che si verifichi un'ulteriore escalation, perché si ripropone periodicamente la questione se le Filippine chiederanno assistenza o sostegno militare agli Stati Uniti.
India: segnali di bolla?
L'indice azionario indiano Nifty 50 è raddoppiato negli ultimi cinque anni e sta tirando la volata agli altri mercati emergenti. Una forte crescita economica e un'impennata di investimenti interni hanno provocato una svolta: le famiglie indiane, quando volevano investire, compravano oro. Oggi la classe media dispone di risparmi abbondanti sulla scia di questa crescita economica, e li stanno riversando sul mercato azionario nazionale.
Il passaggio dall'oro alle azioni è diventato di moda. Ci sono gli influencer finanziari, che attraverso l’uso di derivati in alcuni casi diventano milionari piuttosto rapidamente. E in un Paese con un alto tasso di disoccupazione e una popolazione molto giovane, queste persone sono una vera forza per dimostrare che in questo Paese si può fare diventare ricchi velocemente.
Il mercato azionario è vissuto come l'unica forma di gioco d'azzardo legale in India, molti giovani indiani hanno preso prestiti dalle banche e poi si sono buttati nel trading di opzioni, per migliaia di dollari. Il governo e l'autorità di regolamentazione del mercato stanno cercando di fermare questo trend, introducendo nuove regole, rendendo più costoso il trading e cercando di far sgonfiare quella che considerano una grande bolla.
Curiosità
Il reddito influisce sulla salute? Questo paper propone l’inatteso esito di un esperimento: gli effetti di un extra reddito sarebbero nulli sull'accesso all'assistenza sanitaria, sulla sanità mentale, sull'attività fisica, sul sonno e su diverse altre misure relative all'assistenza preventiva e ai comportamenti sanitari.
Molti acquirenti cinesi della classe media, colpiti dal rallentamento economico, non stanno più comprando i prodotti dei marchi del lusso occidentale. Se siete alla ricerca di un'offerta in saldo per un Burberry, basta andare in Cina, dove i marchi di lusso sono in saldo fino al 50%. La dinamica di domanda e offerta si manifesta, in un modo o nell’altro: i rivenditori hanno un problema di eccesso di scorte e si comportano di conseguenza. Ma non tutti sentono il peso della crisi. I prodotti di fascia altissima come Chanel e Hermès non stanno ancora tagliando i prezzi.
A chi piacciono le tasse sui miliardari?
Buon weekend in musica con una playlist antistress, le vacanze sono prossime ed è tempo di abbassare i ritmi: