La settimana dell'Alieno #56
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 8-12 luglio 2024
Sono stato via tutta la settimana per una breve vacanza e vi chiedo clemenza sulla raccolta di news di questa edizione: la mia attenzione è stata scarsa e intermittente. Certamente non mi sono sfuggite le nuove gaffe di Biden (più che altro un lapsus, ma ormai ogni piccola cosa è destinata ad arricchire una parure di eventi e ad alimentare una narrazione che non può più essere invertita), poi ho visto gli sviluppi di “parlamento appeso” in Francia e di vittoria straripante (più nei seggi che nei voti) dei Labour in UK, ma come sempre manteniamo il focus sulle questioni economico-finanziarie:
Buone notizie per l'economia statunitense
L'inflazione USA rallenta, e questa volta in modo consistente: è scesa al 3%, più in basso delle attese. Voci come l'energia hanno un importante rallentamento e aiutano ad avvicinarsi all'obiettivo del 2% fissato dalla Fed.
Molti investitori ora guardano avanti e sperano che i dati possano spostare l'ago della bilancia sulla velocità con cui i funzionari della Federal Reserve taglieranno i tassi di interesse. Bisogna stare attenti a non confondere le aspettative con le speranze, spesso questo errore produce delusioni e volatilità.
La parola d'ordine per la Fed è "incoraggiante": questo dato di inflazione offre la spinta per iniziare a gettare le basi per una riduzione dei costi del capitale a partire da settembre, personalmente credo che la velocità di crociera di questi tagli sarà un “avanti piano” almeno finché l’economia non darà segnali di rallentamento (e i dati sul mercato del lavoro dicono che questo rallentamento non c’è).
Trimestrali banche USA
La pubblicazione dei dati trimestrali per le banche statunitensi offre un bilancio contrastato, con i tassi che restano alti da una parte il settore dell’investment banking continua a fare fatica, dall’altra l’attività di raccolta depositi rimane molto remunerativa.
Questa sorta di arma a doppio taglio dei tassi d'interesse più elevati ha fatto sì che molte di queste grandi banche abbiano guadagnato molto dalle loro attività di banca tradizionale. Sono state in grado di far pagare di più per i prestiti senza offrire tassi di risparmio altrettanto elevati sui loro depositi, il che significa che hanno avuto margini di profitto piuttosto buoni quando si trattava di attività di prestito. Ma l’espansione dei profitti dipende dall’allargamento della forbice dei tassi, e il fatto che i tassi di interesse si stiano stabilizzando ed è improbabile che aumentino fa sì che i benefici derivanti dall'aumento dei tassi di interesse si siano esauriti per le grandi banche, ma rende più facile fare operazioni di M&A.
Anche se gli utili sull’attività di banca tradizionale si sono stabilizzati, sono ancora ben al di sopra di quelli di tre anni fa, quando i tassi di interesse erano molto bassi. L'aspettativa per i prossimi anni per le banche, in assoluto resta positiva, forse in relativo di anno in anno il confronto degli utili potrà essere sfidante: le azioni delle banche potrebbero avere volatilità importanti, ma manterranno dividendi generosi e il contesto appare ancora molto favorevole per le emissioni obbligazionarie del settore finanziario.
Plenum in Cina
I leader del Partito Comunista Cinese si riuniranno lunedì per il cosiddetto plenum. Si tratta di un incontro importante per parlare dell'economia del Paese in un momento in cui la popolazione cinese sta soffrendo.
Alla fine del 1978 il plenum divenne una piattaforma per il momento cruciale della riforma e dell'apertura della Cina. E successivamente, nella sessione del 1993, ha delineato il principio di un'economia socialista di mercato. C'è quindi una buona ragione per pensare che gli osservatori della Cina abbiano qualche aspettativa su ciò che accadrà. Ma molti sostengono che quest'anno non si dovrebbe fare troppo affidamento su di essa, poiché il sistema economico cinese oggi è molto meno plasmato dal plenum, ma più da iniziative personali del presidente plenipotenziario Xi Jinping.
L'economia cinese è in affanno, con una spesa dei consumatori discontinua e una generale mancanza di fiducia da parte delle imprese. Il mese scorso persino il premier Li Qiang ha ammesso che l'economia è come un paziente che si sta riprendendo da una grave malattia. La Cina rischia di cadere in una spirale deflazionistica. Ma la leadership ha una visione diversa, non vuole terapie d’urto e preferisce nutrire lentamente l'economia, confidando in una guarigione graduale.
L'economia ha bisogno di quelle che i dirigenti chiamano le nuove forze produttive per guidare la crescita nelle tecnologie di frontiera e nella manifattura avanzata. Ma c'è ancora un enorme divario nel contributo al PIL prima che questi settori possano eguagliare il contributo del settore privato. La prolungata crisi immobiliare sta ancora pesando sull'economia e l'indebitamento delle amministrazioni locali sta danneggiando i loro investimenti. Problemi strutturali e di lungo termine.
Questa miscela non è certo una buona notizia per gli individui o gli imprenditori che avrebbero bisogno di un'iniezione di fiducia da parte del governo centrale, che invece rifiuta di intraprendere azioni più coraggiose. Gli stipendi dei dipendenti pubblici sono stati tagliati, e in alcune grandi aziende tecnologiche, le persone vengono licenziate perché non c'è una prospettiva di crescita dei ricavi dell'azienda, o perché le imprese cinesi devono delocalizzare in altri paesi per aggirare le sanzioni USA.
NATO 75
Il vertice NATO a Washington celebra il 75° anniversario. E sfortunatamente non è un buon momento per molti dei membri più importanti dell'alleanza. I problemi in patria minacciano di rovinare ogni progresso.
Molti dei maggiori Stati membri, certamente i più importanti in Europa, arrivano a Washington in una condizione di crisi politica interna: in Francia, Macron presiede ormai un parlamento molto frammentato. In Germania, il Cancelliere Olaf Scholz, è ai minimi di gradimento (il suo partito è arrivato quarto alle ultime elezioni europee). C'è un nuovo governo olandese. Il governo spagnolo è in minoranza. Quindi, questi leader che si incontrano a Washington dovrebbero concentrarsi sul futuro dell'alleanza e parlare del sostegno all'Ucraina. Ma in realtà sono costretti a preoccuparsi della loro stabilità personale.
Primo su tutti, il Presidente USA Joe Biden, da molti atteso ormai ritirarsi dalla corsa presidenziale, facendo precipitare la situazione politica statunitense in una profonda incertezza.
L'Ucraina è quindi il tema centrale che accomuna molti degli argomenti di discussione: si prepara un nuovo impegno finanziario congiunto da circa 40 miliardi € nel corso del prossimo anno. Sembra molto, ma è molto meno di quello che speravano, che era di 100 miliardi € distribuiti su più anni. Questo è un segno di come i problemi politici interni frenino i leader dall’impegnarsi.
Dalla Russia i segnali di remore continuano a non arrivare: i servizi americani avrebbero scoperto il tentativo di assassinare il presidente di Rheinmetall, azienda tedesca di forniture di armamenti. Si tratta di un comportamento mafioso: colpire un fornitore di armi ai paesi occidentali serve a destabilizzare e dare un segnale a tutte le aziende fornitrici.
Viceversa la richiesta dell'Ucraina di entrare nella Nato incontra grandi resistenze, in particolare da Stati Uniti e Germania. Un piccolo segno di quanto questo tema sia divisivo.
I membri dell'alleanza sono stati davvero molto uniti dopo l'invasione da parte della Russia nel febbraio 2022. Ma oggi lo scenario sembra più fragile e, in prospettiva, con Donald Trump in testa nei sondaggi in vista delle elezioni di novembre, il sostegno alla Nato appare ancora più a rischio.
Trump ha più volte espresso l'idea di far uscire del tutto gli Stati Uniti dalla Nato, quindi c'è molto nervosismo intorno all'alleanza per ciò che potrebbe significare una potenziale presidenza Trump. Ma anche se Biden dovesse vincere, ci si chiede quanto a lungo la NATO possa tenere duro nel suo sostegno all'Ucraina, visti i livelli di aiuto e assistenza di cui Kyiv ha bisogno.
Regulation o Deregulation?
Se c'è una cosa che le imprese odiano, sono le maglie strette nei regolamenti. Gli amministratori delegati vorrebbero costantemente sbarazzarsi di “lacci e lacciuoli” e ora la Corte Suprema degli Stati Uniti ha praticamente esaudito questo desiderio. Due recenti decisioni chiave hanno ridotto di molto il potere delle autorità di regolamentazione.
Ci sono due distinti casi. Uno di questi è ufficialmente noto come Loper Bright, ma viene anche chiamato caso Chevron, dove la Corte Suprema ha detto che quando gli statuti del Congresso non sono chiari, i regolatori non possono più decidere esattamente come interpretarli. Sono i tribunali a scegliere. Questo toglie potere ai regolatori e lo dà ai tribunali.
Non vi piace quello che ha fatto la SEC? Allora potete fare causa in Texas e sarà il tribunale texano a decidere.
L’altro caso è il Corner Post: prima si avevano sei anni di tempo per fare causa per contestare un regolamento e dire che non andava bene. Ma ora la decisione della Corte Suprema è che un'azienda che non era presente quando il regolamento è stato adottato, può fare causa non appena viene interessata. Quindi se una regolamentazione non è gradita, è possibile fondare una nuova società per impugnarla.
Le conseguenze potrebbero essere enormi. In due settimane abbiamo visto che si è manifestato in un tribunale in Texas e in un tribunale della Louisiana, contestazioni formali a norme federali decise dalla Casa Bianca. La prospettiva di un Far West normativo può piacere ai più spregiudicati, ma per un'attività che ha effettivamente bisogno del governo, ad esempio lo sviluppo di farmaci, richiede regole solide. Se la Food and Drug Administration dovrà difendere tutte le sue vecchie decisioni in tribunale, avrà meno tempo per esaminare i nuovi farmaci, allungando i tempi di attesa, e le autorizzazioni potrebbero non essere valide in tutti gli Stati, riducendo la dimensione del mercato.
Il passaggio del potere dal ramo legislativo a quello giudiziario sposta più potere su chi è presidente e sul tipo di giudici che nomina, e in generale avere giudici che prenderanno decisioni autonome farà aumentare l’inclinazione ideologica, e la politicizzazione della giurisprudenza..
Nike in crisi
Nel film “Air - la storia del grande salto” si racconta come il marchio Nike abbia trovato splendore. Oggi il più grande produttore di abbigliamento sportivo del mondo è in crisi: le azioni Nike sono scese di ben il 31% quest'anno, il peggior crollo da quando l'azienda è stata quotata in borsa.
L'ultimo rapporto sugli utili per l'anno che si è concluso a maggio ha rivelato non solo un rallentamento delle vendite e della domanda dei consumatori, ma anche una prospettiva davvero negativa per il marchio: diversi nuovi concorrenti stanno suscitando l'interesse dei consumatori, un altro fattore è che alcuni marchi e franchise, i cosiddetti modelli di scarpe da ginnastica, come le “Air Jordan”, non hanno più lo stesso prestigio di anni fa. I millennial sono cresciuti amando e idolatrando Michael Jordan. Le sue scarpe da ginnastica sono indiscutibilmente una delle silhouette e delle scarpe più iconiche al mondo, ma i millennial stanno invecchiando.
C'è anche la questione della gestione e della direzione dell'azienda: l'amministratore delegato di Nike da quattro anni è John Donahoe. È arrivato nel gennaio del 2020, poco prima dell'inizio della pandemia. Ha affrontato quel periodo difficile per tutti concentrandosi molto di più sulle vendite dirette al consumatore e sulle vendite online. Questo ha lasciato Nike in una posizione un po' vulnerabile, perché quando la gente ha iniziato a tornare nei negozi e a fare acquisti di persona, c'erano meno scorte Nike in quei negozi, e i consumatori hanno iniziato a scegliere e provare altri marchi. Perciò ora stanno tornando a un modello più equilibrato di vendita diretta al consumatore e di forniture ai partner al dettaglio.
Gli analisti di Wall Street chiedono apertamente un cambio di gestione. Phil Knight, cofondatore di Nike e suo maggiore azionista, ha cercato di arginare alcune di queste preoccupazioni affermando, dopo i disastrosi risultati economici, che Donahoe ha il suo pieno appoggio e che è d'accordo con i cambiamenti che Nike sta apportando.
Amazon e le scappatoie fiscali
Amazon sta pianificando di copiare i modelli commerciali di Temu e di sfruttare la scappatoia fiscale che consente alle aziende che spediscono direttamente ai consumatori oltre confine di non pagare le tasse di importazione. Le aziende cinesi inondano gli Stati Uniti e l'Europa di prodotti a basso costo, spesso direttamente dalle fabbriche agli acquirenti.
Di solito, un venditore su Amazon acquista un'enorme quantità di qualcosa, la mette in un container e la spedisce attraverso l'Oceano Pacifico. Il container sbarca, il venditore paga le tasse d'importazione e poi entra nell'enorme centro di distribuzione di Amazon, in modo che quando comprate qualcosa comodamente seduti davanti al vostro PC, il prodotto sarà a casa vostra in un giorno o due.
Il modello che le aziende cinesi transfrontaliere come Temu e Shein utilizzano è diverso, e Amazon vorrebbe copiarlo così: l'utente acquista qualcosa a casa, questo viene spedito a un magazzino Amazon in Cina. Da lì, Amazon lo porterà negli Stati Uniti e lo inserirà nel suo normale centro di distribuzione. serviranno dai nove agli undici giorni per arrivare agli acquirenti, invece di uno o due giorni. Ma così Amazon potrà vendere prodotti non caricati da dazi doganali.
I prodotti a bassissimo costo saranno inseriti in una nuova sezione che, a quanto pare, al momento sarà presente solo sulla app e non sul sito web accessibile da PC. Ma le cose potrebbero cambiare quando inizieranno a vedere se gli acquirenti statunitensi lo apprezzeranno.
Si tratta di una mossa difensiva da parte di Amazon, che vede queste aziende cinesi guadagnare rapidamente milioni di clienti negli Stati Uniti e in Europa. Al momento, secondo le stime degli analisti, la quota di mercato totale di Temu e altre è ancora molto bassa, circa l'1% o giù di lì. Ma queste aziende cinesi stanno crescendo a passi da gigante e fanno pubblicità ovunque per attirare sempre più acquirenti e alla fine, se non contrastate, causeranno dei danni ad Amazon.
Curiosità
Secondo gli scienziati, quest'anno sarà probabilmente il più caldo mai registrato al mondo. Negli ultimi 12 mesi abbiamo superato il limite di 1,5°C per tenere sotto controllo le temperature globali. Se ricordate, questo è l'obiettivo che gli scienziati hanno fissato rispetto alla media preindustriale. Ma potrebbe esserci un po' di sollievo. Sembra che si stia avviando la transizione verso La Niña. Si tratta di un fenomeno meteorologico nell'Oceano Pacifico che dovrebbe contribuire a raffreddare la situazione.
Le temperature in Europa si stanno avvicinando ai livelli a cui alcune raffinerie di petrolio dovrebbero iniziare a produrre meno carburante. Secondo Macquarie, la regione potrebbe trovarsi ad affrontare sfide molto simili a quelle del 2023, stimando che l'anno scorso le interruzioni dovute al caldo negli impianti europei hanno raggiunto circa 1 milione di barili al giorno.
Buon weekend con il nuovo album di Sam Fribush, un tastierista che spinge sul revival delle atmosfere funky e soul: