La settimana dell'Alieno #20
rassegna delle notizie economico-finanziarie del 16-20 ottobre 2023
Putin a Pechino
Vladimir Putin torna in Cina, il luogo dove aveva stretto a febbraio 2022 una partnership “senza limiti” annunciata al mondo insieme a Xi Jinping; dopo pochi giorni lanciò l’invasione armata dell’Ucraina.
Dopo 600 giorni di resistenza ucraina gli equilibri sono cambiati: la Russia ha delle chiare difficoltà sul fronte economico ed è sempre più dipendente dal sostegno cinese: l’export cinese verso Mosca segna +57%, la moneta cinese è coinvolta in quasi la metà degli scambi commerciali russi, mentre a gennaio del 2022 ne costituiva l’1%.
Putin, tuttavia, sulla scena internazionale cerca ancora di rilanciare un ulteriore ridisegno dell’ordine mondiale: cerca di aggregare i leader di Egitto, Siria, Iran e Palestina proponendo la nascita di uno Stato palestinese.
La diplomazia occidentale invece passa dall’operato del segretario di Stato americano Antony Blinken, che concentra tutti gli sforzi nella diplomazia e nei deterrenti, fino a un’esortazione alla Cina a sfruttare i suoi legami amichevoli con l’Iran – che sostiene Hamas – per evitare che il conflitto si intensifichi.
Ma la Cina appoggia il desiderio russo di un cambiamento dell’ordine mondiale, e si crogiola nella propria solita ambiguità: da una parte non ha fornito aiuti militari importanti alla Russia tali da provocare sanzioni statunitensi (Xi cerca di mantenere qualche rapporto con gli Stati Uniti e dovrebbe incontrare il presidente Joe Biden a novembre). Ma dall’altra si rifiuta di condannare esplicitamente l’invasione dell’Ucraina.
Pechino difende il principio della sovranità territoriale (come definito nella Carta delle Nazioni Unite) per sostenere le sue pretese su Taiwan, in altre parole non sostiene la volontà di conquista territoriale della Russia, ma supporta la lotta contro l’egemonia occidentale, che è cosa ben diversa dalla sua pretesa neutralità.
E’ la prima volta che il leader russo esce dai confini, da quando la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto contro di lui per i crimini di guerra in Ucraina. Putin è stato il primo leader straniero che Xi ha visitato quando è diventato presidente della Cina nel 2013. I due presidenti sono uniti anche dal fatto che hanno entrambi cambiato le regole del loro paese per prolungare il loro periodo al potere.
Putin oggi è funzionale ai disegni cinesi: così come la situazione in Medio Oriente e in Ucraina vede l’ONU con le mani legate dal potere di veto di cui gode la Russia, la Cina confida nella copertura politica di Mosca al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per quando dovesse invadere Taiwan. Senza contare che la Russia potrebbe rivelarsi cruciale nel garantire forniture di cibo e carburante durante il conflitto.
Tuttavia alcuni paesi, come il Brasile, danno credito alla volontà pacifista di Xi Jinping, anche grazie alla sua mediazione tra Arabia Saudita e Iran che hanno raggiunto una tregua diplomatica dopo anni di rivalità.
Israele-Palestina
La cadenza settimanale di questa newsletter consente di scrivere meno inesattezze: in settimana è stato dato credito a voci che parlavano di oltre cinquecento morti per un missile israeliano su un ospedale a Gaza, gli animi si sono incendiati, la Giordania ha cancellato la visita di Biden, poi tutto si è ridimensionato: si trattava di un missile partito dalla striscia di Gaza, che ha avuto una avaria e i cui detriti accidentalmente hanno colpito un parcheggio nei pressi dell’ospedale. Anche il conteggio delle vittime è diventato incerto, sembra siano molte meno.
L'Egitto condivide con Israele il confine con Gaza e si trovava in una condizione di stallo per gli aiuti alla popolazione di Gaza: il valico egiziano di Rafah serve a far entrare gli aiuti a Gaza e per far uscire le persone, ma finora questa via è rimasta chiusa. Molti aiuti sono in attesa di entrare a Gaza, da cui ogni giorno centinaia di persone con doppia nazionalità attendono l'apertura del valico per poter attraversare in direzione dell'Egitto.
A Gaza ci sono 2,3 milioni di persone. Quanti possono essere assorbiti dall'Egitto (che ha 109 milioni di abitanti)? Per giunta, tra questi, ci saranno persone che vogliono continuare a combattere Israele dal suo territorio. Uno scenario da incubo per l'Egitto. Israele non gradisce che gli aiuti entrino a Gaza, ma senza aiuti umanitari, i suoi abitanti finiranno per riversarsi oltre confine come profughi, che sarebbe l’obiettivo di Israele: svuotare la “Striscia” per azzerare Hamas.
La mediazione di Biden si è rivelata decisiva: gli aiuti egiziani potranno entrare, e gli israeliani hanno accettato a condizione che ci siano ispezioni, che gli aiuti vadano solo ai civili e non ad Hamas in nessuna forma.
Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Germania hanno avvertito i loro cittadini di lasciare il Libano. Cresce la preoccupazione che il conflitto tra Israele e Hamas si trasformi in una questione regionale più ampia. Giovedì Hezbollah ha sparato almeno 20 razzi dal Libano verso Israele.
TransAzione energetica
ExxonMobil ha comprato Pioneer Natural Resources per quasi 60 miliardi di dollari. Cash, sull’unghia. E ora potrebbe partire una stagione di M&A (fusioni e acquisizioni) nell'industria petrolifera degli Stati Uniti.
È da un po' di tempo che assistiamo a un consolidamento del settore petrolifero statunitense, guidato principalmente dal fatto che le superfici buone per le trivellazioni, i punti più importanti, si stanno sempre più esaurendo perché le compagnie spendono sempre meno per l'esplorazione.
Di conseguenza, per espandersi, una delle poche strade percorribili è quella di acquistare un'altra società che ha ancora una buona superficie. Ma 60 miliardi di dollari rappresenta di gran lunga la più grande operazione che abbiamo visto nell'upstream del petrolio e del gas negli Stati Uniti da decenni.
Quando la rivoluzione dello shale oil ha preso il via all’inizio degli anni 2000, c'erano centinaia di piccole società che acquistavano diritti di trivellazione in bacini che andavano dal Nord Dakota al Texas. Questo settore così frammentato ha iniziato lentamente a consolidarsi. E quando l'onda si alzerà sulla scia di questo mega-accordo, probabilmente vedremo la produzione petrolifera statunitense finire nelle mani di un piccolo numero di grandi operatori.
Non è questione di poco conto: le supermajor statunitensi sono state più riluttanti a intraprendere la strada delle energie rinnovabili rispetto ai loro rivali europei. Exxon, in particolare, ha da tempo una visione piuttosto ottimistica sul futuro della domanda di petrolio. Ritiene che la morte del petrolio sia… molto sopravvalutata (come avrebbe detto Mark Twain).
L'Agenzia Internazionale per l'Energia il 24 ottobre distribuirà il nuovo World Energy Oulook in cui illustrerà, tra le altre cose, che la domanda di combustibili fossili raggiungerà il picco in questo decennio, per poi iniziare a diminuire. Tuttavia, i 60 miliardi di dollari mostrano come Exxon continui a puntare sul petrolio, evidentemente nella convinzione che la domanda di petrolio continuerà ad esistere per molto tempo.
Banca delle mie brame…
Bank of America ha aumentato i profitti, battendo le aspettative, ma non è stata l'unica banca statunitense a battere le previsioni: per JPMorgan Chase l’aumento degli utili è del 35%. Wells Fargo e Citigroup hanno entrambi registrato terzi trimestri stellari che nessuno si aspettava.
La settimana scorsa dicevamo che le cose avrebbero iniziato a virare verso un rallentamento. Ma la storia degli utili bancari sembra lo specchio della storia che stiamo vedendo nell'economia in generale: da diversi mesi si parla di arrivo della recessione, ma l'economia -specie quella USA- continua ad andare bene. Nello specchio degli utili delle banche i problemi di cui ci siamo preoccupati non si sono ancora verificati. Ciò non significa che non si verificheranno.
Le banche stanno facendo accantonamenti in vista di un rallentamento dell'economia che provocherà insolvenze sui loro crediti: con i rialzi dei tassi di interesse, le imprese e i debitori incontreranno sempre più difficoltà.
Dal 2008 siamo tutti condizionati a pensare che quando le cose vanno male per le banche, vanno male in modo esplosivo. Ma nulla indica che la recessione che tutti aspettano possa prendere le banche di sorpresa.
Come abbiamo detto, la maggior parte delle banche ha avuto un terzo trimestre piuttosto buono. C’è però una eccezione rilevante: Goldman Sachs, che ha registrato un calo degli utili del 36% rispetto all'anno precedente. Ed è l'ottavo trimestre consecutivo in cui la banca registra un calo degli utili.
Lo sviluppo dell’inflazione e delle disuguaglianze
Estrapolo dal nuovo World Economic Outlook del FMI un grafico atipico che mostra come la forma della distribuzione dei tassi d'inflazione a livello internazionale si sia schiacciata e ampliata durante l'impennata inflazionistica del 2022, da inizio 2023 sta iniziando a normalizzarsi, ma si è anche “spezzata”, segnalando che ci sono economie rimaste impantanate in una alta inflazione:
Hukou
Hukou è una norma introdotta da Mao Tze Dong, e mai abrogata, allo scopo di trattenere i lavoratori nelle fattorie.
I cittadini cinesi che si spostano dalle campagne alle città diventano così una sorta di immigrati illegali nel loro stesso Paese.
Questo dà grande potere al partito: i lavoratori restano sotto una costante minaccia di sfratto e devono essere remissivi. Il risultato è che il salario medio dei dipendenti in Cina vale il 40% dell'utile aziendale, mentre nell'Occidente capitalista e sfruttatore il 70% degli utili aziendali viene destinato alla remunerazione del lavoro.
Inoltre hukou prevede che ogni lavoratore venga tassato per finanziare il welfare (sanità, previdenza, ecc) ma al welfare si può accedere solo se si risiede dove è stata registrata la nascita...
Così i lavoratori, tassati con aliquote legate a dove lavorano, hanno un bilancio fiscale reale a progressività inversa.
Come accadde in Polonia nel 1980 alla fondazione di Solidarność, il sindacato espressamente anticomunista che raccolse milioni di iscritti tra gli operai per lottare contro l’oppressione del “Partito Operaio”, anche in Cina il sogno di una società per lavoratori, a ormai cent'anni dalla fondazione del Partito Comunista Cinese si sintetizza in repressione, violenza, prevaricazione.
Eccovi quindi una Interessante intervista di Caixin a Lou Jiwei (ex ministro delle Finanze cinese). Ad un certo punto parla proprio del tasso di urbanizzazione:
“si avvicina al 65,2% alla fine del 2022. Ma se escludiamo coloro che vivono nelle aree urbane ma non hanno gli stessi privilegi dei loro coetanei urbani, il tasso era solo del 45,4%. Se eliminassimo le restrizioni sull'hukou, portando il tasso di urbanizzazione a oltre il 60%, la spesa per i consumi aumenterà del 30%".
In pratica conferma che Hukou equivale a una limitazione di reddito. Ma se le famiglie devono ottenere una quota maggiore del PIL, in modo che i loro consumi svolgano un ruolo più importante nel guidare la crescita, qualche altro settore deve ottenere una quota minore, e finora questo non sembra essere una parte seria della discussione sul riequilibrio. Perché quel settore dovrebbe essere sostanzialmente il settore pubblico.
Uno dei fattori che hanno fornito un certo sostegno al listino azionario cinese, negli ultimi tempi, è stato il fatto che la politica cinese nei confronti dell'economia e dei mercati è diventata più accomodante, alleggerendo gli oneri per i finanziamenti immobiliari, e abbassando le imposte sull'acquisto di azioni.
La Cina deve ridurre il ruolo degli investimenti e aumentare quello dei consumi, il dato di crescita del terzo trimestre è stato sopra le attese grazie alle vendite al dettaglio, mentre gli investimenti immobiliari continuano a scendere. Ma per dare stabilità a questo percorso Pechino dovrà decidere di redistribuire di più, rinunciare ad accentrare potere nel Partito. Finché non prenderà provvedimenti seri in questa direzione, le continue voci di rilancio e ripartenza dell’economia cinese resteranno solo chiacchiere.
Il solare verso l’alba
Pochi giorni fa ho voluto contribuire ad una riflessione del sempre ottimo Mario Seminerio su X/Twitter riguardo ai progressi e alle previsioni per l'energia solare, che sta diventando una fonte di energia affidabile ed economica. L’innovazione è deflazionistica, ma i profitti derivanti dal “più economico e/o più efficiente” generano ulteriore innovazione, riducendo ulteriormente i costi per le società del settore, facendo ancora molto poco sul lato profitti.
Estendo qui il discorso: il solare, come altre forme di energia rinnovabile, è una fonte intermittente, disponibile solo quando le condizioni la rendono disponibile. Funziona molto bene per gli utilizzi di raffreddamento perché le giornate calde hanno molto sole; nei paesi in via di sviluppo il solare può aiutare molto per utilizzi essenziali come la luce di notte, la televisione (che lì è ancora strumento di istruzione), la purificazione dell’acqua e la refrigerazione.
Prima di esultare occorre evidenziare che il solare, in quanto fonte intermittente, necessita di stoccaggio e di ridondanza (generazione alternativa), i confronti con altre fonti energetiche vanno quindi calcolati su una scala chiamata “Costo livellato”. Il costo livellato (LCOE) tenta di includere il costo della produzione solare, di stoccaggio e di backup per kilowatt.
L’energia a basso costo è uno strumento chiave per la crescita, i pannelli solari utilizzano parte della stessa tecnologia dei semiconduttori, quindi tendono ad essere correlati con la legge di Moore e il loro prezzo tende a scendere del 20% per ogni raddoppio del volume creato.
La domanda guida l’innovazione, e per una adozione massiva, per trovare domanda, i paesi in via di sviluppo non sono l’ideale: il consumo di energia per casa negli Stati Uniti è 10-20 volte maggiore rispetto a quello dei mercati emergenti, che però tollerano più facilmente la natura intermittente del solare.
Inoltre le economie sviluppate hanno infrastrutture esistenti da smantellare, e le barriere normative sono più severe e strutturate.
Tra gli aspetti negativi dell’implementazione su larga scala, va considerato inoltre che sebbene l’energia solare riduca le emissioni, utilizza energia e sostanze chimiche nel processo di produzione. I pannelli sono realizzati principalmente in Cina con fonti di combustibile a base di carbone. I pannelli durano 15-20 anni. Lo smaltimento durante la produzione e il termine del ciclo di vita è considerato tossico.
Ecco perché i mercati emergenti saranno la fonte primaria di innovazione nel campo dell’energia solare, dello stoccaggio e dell’utilizzo. Con la maggiore disponibilità di energia, il PIL cresce. Con la crescita del PIL, cresce anche la classe media. Una classe media in crescita nei mercati emergenti migliora il commercio e la prosperità a livello globale.
Sostituire le fonti energetiche esistenti nelle economie sviluppate è probabilmente una sfida difficile. Migliorare l’accesso all’energia a prezzi accessibili nei mercati emergenti è probabilmente una buona priorità che accelera l’innovazione e la prosperità globale.
Microsoft entra in gioco
Dopo quasi due anni di dispute Microsoft ha finalmente potuto concludere l’acquisto dell’azienda di videogames Activision, la sua più grande acquisizione nei 40 anni della sua storia. Il tentativo dell’antitrust statunitense, del Regno Unito e di quella di Bruxelles è caduto, nonostante viviamo in un momento storico in cui le acquisizioni da parte delle grandi aziende tecnologiche incontrano una significativa opposizione.
Il merito di aver superato ogni ostacolo normativo, contro ogni previsione visto che Microsoft a lungo è stata vista come il principale prepotente del mondo tecnologico, è del lavoro svolto negli ultimi anni per dare alla società un volto più conciliante alle autorità di regolamentazione.
Ha però ricevuto una richiesta per quasi 29 miliardi di dollari di tasse arretrate negli Stati Uniti risalenti al 2004-2013: avrebbe dirottato i suoi profitti verso paesi a bassa tassazione per eludere le tasse.
Argentina al voto
Gli argentini domenica andranno alle urne, le conseguenze di queste elezioni potrebbero essere enormi: l'economia nazionale è distrutta, l’inflazione è al 140%, la nazione è profondamente divisa. Il candidato favorito è un nuovo tipo di populista, un “economista non convenzionale”, si chiama Javier Milei, ha 52 anni, che ha intrapreso una carriera come personaggio televisivo, apparendo in programmi per dare le sue soluzioni per l'economia argentina in difficoltà.
La sua promessa è di distruggere tutto e di ricominciare a modo suo, con un drastico ridimensionamento dello Stato, tagli alle spese, alle tasse, apertura al libero commercio. Ai suoi comizi, la gente grida e urla e impazzisce per lui.
La cosa che piace di più è esattamente il lato folle del personaggio:
Abbiamo bisogno di un pazzo per cambiare il nostro Paese.
Abbiamo bisogno di cambiamento. E Milei è l'unico che vuole cambiare tutto.
Ma quali sono le sue proposte politiche?
La sua politica chiave è la dollarizzazione: vuole adottare la valuta statunitense come moneta nazionale, chiudendo la banca centrale, che non dovrà stampare mai più un peso.
Una parte dell'economia argentina è già dollarizzata: molti cittadini convertono regolarmente in dollari i loro risparmi, sul mercato nero dei “blue chips”, dove si scambiano contanti per circa 20 milioni di dollari al giorno solo nel centro di Buenos Aires.
Nessun altro Paese delle dimensioni dell'Argentina ha mai tentato la dollarizzazione, perché facendolo ci si lega al ciclo dei tassi d'interesse USA, le decisioni della FED (che non analizza l’economia argentina quando valuta cosa fare) avrebbero un impatto diretto su un’economia dollarizzata. L'Argentina è un grande esportatore di materie prime. Ha una struttura economica molto diversa da quella degli Stati Uniti.
Il secondo problema della dollarizzazione è che è un biglietto di sola andata. Non si può cambiare idea, né scegliere di svalutare se si diventa non competitivi. Servirebbe una produttività analoga a quella USA per restare a proprio agio con il dollaro.
Il terzo problema della dollarizzazione è che, sebbene Milei sostenga che questa fermerebbe l'eccesso di spesa pubblica dell'Argentina, in realtà non impedisce di avere un deficit. Rende solo più complicato il finanziamento del deficit.
Milei ha due principali avversari: nel centro-destra, Patricia Bullrich, ex ministro della Sicurezza del governo di Mauricio Macri. E nel centro-sinistra, i peronisti che sono attualmente al governo, con il candidato Sergio Massa, attuale ministro dell'Economia.
I tre candidati hanno anche politiche estere molto diverse. Milei intende troncare ogni dialogo con la Cina, per esempio. Ma la Cina è il primo mercato di sbocco dei prodotti argentini (innanzitutto la soia). Il partito peronista, invece, è più propenso a portare l’Argentina nei BRICS, abbracciando la causa di chi vuole smantellare l’egemonia dell’Occidente.
Frammentazione economica globale
Il commentatore economico del Financial Times Martin Sandbu riassume in tre caratteristiche generali, con una schematizzazione in cui mi ritrovo, la direzione del cambiamento economico.
La frammentazione: l'innalzamento di nuove barriere economiche tra i Paesi e la fine dell'impulso alla globalizzazione che ha caratterizzato l'economia mondiale per quasi 40 anni.
L'aumento della volatilità, dovuta all'intensificarsi degli eventi climatici, a shock geopolitici più frequenti e impensati o alle instabilità intrinseche dei mercati finanziari che derivano dall'aumento dei tassi di interesse.
L'ascesa del lato dell'offerta, tra carenze e l’attivismo statale nella gestione economica.
Da un mondo centrato su gestione della domanda (attraverso banche centrali indipendenti) e redistribuzione dei frutti della crescita (attraverso le politiche fiscali e previdenziali), i governi intendono ora plasmare la struttura dell'economia e la direzione della crescita con la cosiddetta “politica industriale”, che si applica a
resilienza geopolitica (avvicinamento geografico e politico di catene di fornitura e filiere di microchip)
decarbonizzazione del sistema energetico
transizione digitale delle nostre vite e dei nostri mezzi di sussistenza.
Il FMI è preoccupato per la frammentazione globale…
Nel suo ultimo World Economic Outlook, anche il FMI evidenzia alcuni segnali della “sglobalizzazione” e le sue cause geopolitiche. L’impennata di interventi protezionistici nei mercati delle materie prime è impressionante:
La guerra della Russia in Ucraina ha provocato un forte aumento delle nuove restrizioni commerciali per le materie prime: nel 2022 ci sono state più di sei volte nuove restrizioni che hanno interessato nello specifico il commercio di materie prime rispetto alla media del 2016-2019, mentre le misure restrittive sul commercio complessivo sono aumentate di 3,5 volte.
Sono gli effetti di una strategia della tensione, non solo commerciale, alimentata da entrambe le parti in causa. Le democrazie occidentali hanno basi elettorali, che dopo 30 anni di globalizzazione vedevano più lo spostamento del lavoro che la prosperità che derivava dalla pace, mentre le forze di quello che chiamo l’Asse del Male sperano di mettere in ginocchio le democrazie occidentali mettendo i paesi del mondo in un contrasto, uno contro l'altro, in un gioco a somma negativa che produce per loro un dividendo politico.
Come ti combatto la spirale salari-prezzi
I dipendenti della Banca Centrale australiana, la Reserve Bank of Australia, sono in agitazione: chiedono un aumento salariale adeguato:
"I nostri membri stanno soffrendo come tutti gli altri nella comunità, affrontando tassi di interesse più alti e la crisi del costo della vita. La RBA dovrebbe essere in una posizione migliore rispetto alla maggior parte degli altri datori di lavoro per comprendere la necessità di garantire al personale un aumento salariale reale”.
La cosa che potrebbe stupire è che l’offerta della RBA è di un aumento salariale dell’11% nei prossimi tre anni. Una proposta che lascia “frustrati” i dipendenti e il nuovo governatore Michele Bullock dovrà trovare un modo per risolvere la controversia salariale e scongiurare il rischio di azioni sindacali.
La RBA ha aumentato i tassi di interesse di 4 punti percentuali da maggio 2022, portandoli da 0,1% al 4,1% nel tentativo di ottenere il controllo sull’inflazione e l’aumento salariale proposto include anche una serie di benefici come il lavoro ibrido e il congedo familiare e domestico illimitato, quando necessario.
I funzionari della RBA hanno ripetutamente sostenuto che gli aumenti salariali dovrebbero rimanere al di sotto dell’inflazione per evitare di scatenare una spirale salari-prezzi:
aumenti salariali annuali di oltre 3 punti% vanno considerati appropriati in Australia, tenendo conto di un tasso di inflazione del 2,5% – il punto medio del suo obiettivo – e di una crescita media della produttività di circa l’1%.
Curiosità
Ben oltre la durata di vita inizialmente prevista, l'elicottero Ingenuity ha superato il traguardo dei 60 voli. Sorvolando il paesaggio marziano, Ingenuity ha scattato un sacco di foto.
Un po’ di risultati elettorali:
L’Australia ha votato NO alla proposta di riconoscere alle popolazioni indigene (circa il 3,8% della popolazione) un status nella Costituzione.
In Nuova Zelanda vince il candidato liberista di centro-destra Christopher Luxon, ex CEO di Air New Zealand.
L'Ecuador ha optato per il candidato pro-business piuttosto che per il socialista filo-venezuelano.
In Polonia i populisti perdono due volte: 73% di partecipazione al voto e solo il 40% ha voluto votare per i referendum anti UE.
Un utile dizionario dei neologismi, per cercare di stare al passo coi tempi
DON’T TOUCH THE ART! Il gioco online di Google in cui devi indovinare le opere d’arte.
Un buon weekend a tutti voi, ma specialmente alla mia amica poliglotta Alexandra, che mi ha donato un feedback su un libro che ho consigliato. Così l’album di questa settimana, di un musicista poliglotta, è dedicato a te:
Una newsletter che spiega in modo semplice e ti fa restare al passo con il mondo