Il ritorno al mondo nuovo
Faccio un inconsueto preambolo alla consueta rassegna, per l’amarezza che provo di fronte al recente sviluppo degli eventi su questo disgraziato pianeta.
Pensavamo che redditi e risparmi servissero per andare al cinema, al museo, in vacanza all'estero, e che la spesa pubblica servisse per Istruzione, Previdenza e Sanità.
Ma a molti non piaceva, dicevano che l'apertura porta disuguaglianze.
Così ora la spesa pubblica dovrà dedicarsi alla Difesa, riscopriremo la scarsità, e pagheremo interessi crescenti su debiti crescenti.
Questo avviene anche perché abbiamo sfide ambientali che nessuno può trascurare, ma che qualcuno pensa di utilizzare come leva di maggior debolezza per chi vuole essere più responsabile; e ci sono tecnologie nuove in arrivo (AI) che promettono di cambiare il mondo, e questo galvanizza chi il mondo lo vorrebbe diverso.
Un mondo nuovo, ma è l’ennesimo ritorno di una stagione di violenza: conoscere le sofferenze del passato ci ha tenuto lontani da conflitto per 80anni. Ma sembra che non basti più, che serva un “richiamo”.
Abbiamo fatto così tanto per alimentare la conflittualità e la polarizzazione nelle nostre democrazie, per disprezzare la cooperazione sognando di prevaricare (“Prima gli Italiani”, “America first”, “Brasil acima de tudo”... prima io…), abbiamo lasciato spazio a mostri come Putin.
Ora raccogliamo i frutti di una paziente applicazione di scelleratezza, dopo aver equivocato la democrazia, credendo che fare politica significhi farsi eleggere, ottenendo rappresentanti che come unica visione hanno di seguire gli umori, senza altro disegno che il potere per il potere.
Hamas: razzi e violenze
Un attacco senza precedenti proveniente dalla Striscia di Gaza ha colpito diversi siti in Israele, che a stretto giro ha risposto con una controffensiva. Il conteggio dei morti si aggiorna di continuo.
Hamas, il movimento di terrorismo militante che controlla la Striscia di Gaza, e che dalla sua formazione boicotta ogni forma di dialogo per il riconoscimento della Palestina, puntando alla radicalizzazione attraverso il terrorismo, ha lanciato all’alba di sabato scorso un attacco su più fronti attraverso il confine di Gaza verso il sud di Israele.
Tutto è iniziato con un lancio di razzi verso Israele, poi i militanti di Hamas in parapendio, in moto, a piedi, hanno oltrepassato il confine e hanno attaccato i posti di blocco militari israeliani e le case dei civili israeliani nel sud di Israele, in quello che è probabilmente il più grande e letale attacco all'interno di Israele dalla fondazione dello Stato nel 1948.
Si tratta di un enorme fallimento dell'intelligence da parte di Israele, che si vanta dell'efficacia del suo apparato di sicurezza e che invece è stato preso di sorpresa. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che il suo Paese entra in una lunga e difficile guerra con Hamas. Sono così partiti attacchi aerei contro la Striscia di Gaza, una zona densamente popolata che ospita 2 milioni di persone che vivono in condizioni misere.
Il più duro, di estrema destra, governo della storia di Israele ha originato nell’ultimo anno un'escalation di violenza in Cisgiordania, nei territori palestinesi occupati.
Chiaramente questo non giustifica alcun atto terroristico: molte delle persone massacrate da Hamas non sostenevano la politica del governo israeliano, ma erano giovani di varie nazionalità che stavano partecipando ad un concerto per la pace, in sostegno ai palestinesi o -come si è scoperto durante la settimana- addirittura donne e bambini inermi. Al momento della strage, questo non ha fatto differenza. O forse l’ha fatta, nella direzione di generare il massimo caos.
Vista la portata dell’attacco Israele finirà per rispondere in modo particolarmente robusto, per schiacciare Hamas. Ha già invitato i civili palestinesi ad allontanarsi dalla Striscia di Gaza, che sarà oggetto di attacco aereo e di un'invasione di terra, questo produrrà una grande quantità di vittime civili che creeranno maggiore violenza e altre ritorsioni.
A nord di Israele, al confine con il Libano, c'è Hezbollah, il potente gruppo militante libanese sostenuto dall'Iran, molto più grande e sofisticato di Hamas. Se Hezbollah venisse coinvolto, Israele si vendicherebbe contro il Libano. E, naturalmente, se si inizia ad avere un conflitto più ampio, seguirebbe il posizionamento dei paesi della regione: Iran, Arabia Saudita, Siria, Turchia…
Hezbollah è un movimento di resistenza nato negli anni '80, quando Israele era entrato in Libano per cercare di eliminare i militanti palestinesi che attaccavano Israele da quel territorio durante una guerra civile. Ora, sostenuto dall'Iran, è diventato una delle milizie più potenti del Medio Oriente.
Hamas e Hezbollah sembrano far leva l'uno sull'altro, ma non sono esattamente allineati. Hamas è un movimento di resistenza sunnita-palestinese che si concentra sull'idea di poter rovesciare, con mezzi violenti, lo Stato di Israele. Hezbollah è un movimento sciita sostenuto da Teheran e ha un gran numero di obiettivi che non corrispondono a quelli che Hamas sta cercando di raggiungere.
Quindi Hezbollah e Hamas attaccano entrambi Israele, ma con obiettivi leggermente diversi. E ora si teme che Hezbollah possa vedere l'attacco di Hamas come un'opportunità per lanciare il proprio.
Per assicurarsi che il conflitto non si estenda al Libano e soprattutto all’Iran, gli americani hanno spostato un gruppo di portaerei, la USS Gerald Ford, essenzialmente per dissuadere l'Iran dallo spingere Hezbollah a trasformare questa situazione in un conflitto su due fronti per Israele.
L'Iran sembra aver recepito: ha negato pubblicamente e chiaramente di essere coinvolto nell'assalto di sabato scorso, e la Casa Bianca sostiene questa narrazione.
La reazione di Israele
Il governo israeliano annuncia l’assedio totale di Gaza. L'esercito sta bombardando il territorio con attacchi aerei e ha richiamato 300.000 riservisti. Dal 2007, quando Hamas ha strappato il controllo dell'enclave ad Al Fatah, l'altra fazione palestinese, ci sono controlli molto severi sui movimenti dei palestinesi in entrata e in uscita. “Assedio totale” significa tagliare l'elettricità e l’acqua corrente. Hamas minaccia di uccidere gli ostaggi.
Si preannuncia una guerra su vasta scala. I razzi lanciati da Gaza verso Israele sono nell’ordine delle migliaia, la maggior parte dei quali, ma non tutti, sono stati intercettati dal sistema di difesa missilistico israeliano Iron Dome. Israele ha bombardato la Striscia di Gaza molto pesantemente, distruggendo abitazioni e una moschea, dove secondo Israele operava uno dei gruppi militanti.
La risposta israeliana si trasformerà probabilmente in un'operazione di terra, molte persone si troveranno in mezzo, visto che la gente comune vive a stretto contatto con gli stessi militanti della Jihad islamica di Hamas che Israele sta prendendo di mira. È molto difficile togliersi di mezzo.
Il prezzo del petrolio è ciò che tutti guardano con attenzione. Il Brent è rimbalzato: venerdì scorso aveva chiuso a 84,5$/barile e oggi scambia a 88,5$/barile. Israele non è un produttore di petrolio, il problema vero ci sarebbe se ci fosse un allargamento del conflitto nella regione e un'applicazione più severa delle sanzioni sul petrolio proveniente dall'Iran.
Tassi: quanto alti e quanto a lungo??
Il recente balzo dei rendimenti del Tesoro potrebbe significare che
"La Fed non ha bisogno di fare molto altro. L’aumento dei rendimenti potrebbe equivalere a un altro rialzo dei tassi"
Mary Daly, presidente della Federal Reserve di San Francisco, ha detto che i tassi non resteranno alti a tempo indeterminato e ha ribadito che il tasso neutrale potrebbe essere più alto ora rispetto a prima della pandemia, ma non sarà del 5%, ma tra il 2,5% e il 3%.
Il vicepresidente della Federal Reserve Philip Jefferson ha dichiarato di osservare l'aumento dei rendimenti dei Treasury come un potenziale ulteriore freno all'economia, utile alla lotta all’ inflazione anche se rimane troppo elevata. Il collega Lorie Logan, presidente della Federal Reserve di Dallas, ha affermato che il recente aumento dei rendimenti a lungo termine potrebbe indicare una minore necessità per la banca centrale di aumentare nuovamente i tassi.
Questo ha dato la stura, dopo l’ulteriore peggioramento delle condizioni generali determinato dallo scoppio del conflitto in Israele, ad un rimbalzo dei listini azionari e anche dei prezzi sulle obbligazioni più lunghe: gli operatori stanno ridimensionando il rischio di ulteriori rialzi dei tassi negli Stati Uniti.
Le condizioni finanziarie più rigide, in effetti, impattano con un certo ritardo: i rialzi dei tassi sono stati avviati 18 mesi fa ma esprimono solo in parte i loro effetti sull’economia reale e sull’indice di inflazione. Dovremo continuare a monitorare lo sviluppo delle cose, ricordando che il mantra dominante per le Banche Centrali, sui tassi, resta il "più alti per più tempo", ed è in questo contesto che dobbiamo costruire le posizioni strategiche.
Transizione energetica e Lavoro
Da tempo dico che quando penso al clima, non è una battuta, penso ai posti di lavoro.
Biden e altri politici sostengono che le tecnologie verdi creeranno l'occupazione del futuro. Il presidente degli Stati Uniti sta spingendo per la transizione ecologica rimarcando che l'ecologia riporterà in America i posti di lavoro nel settore manifatturiero e nelle zone degli USA che ne hanno più bisogno, negli stati svuotati dalla deindustrializzazione a partire dagli anni Ottanta.
Ma la strada verso il net zero è davvero lastricata di posti di lavoro? È chiaro che la transizione verde sta generando molti posti di lavoro. Ma bisogna ricordare che si perdono anche dei posti di lavoro perché le vecchie industrie vengono smantellate.
Lo si vede certamente negli Stati Uniti, dove l'Inflation Reduction Act di Biden sta incentivando l'apertura di molte nuove fabbriche. Quindi è sicuramente vero che si stanno creando posti di lavoro. Ma pensando per esempio ai lavoratori del settore auto in Michigan, che scioperano chiedendo forti aumenti salariali, questi hanno posti di lavoro sindacalizzati, con solide retribuzioni: rischiano di ottenere qualcosa oggi e vedere scomparire le loro fabbriche molto presto, man mano che il parco auto virerà sull’elettrico.
Le obiezioni verso le auto elettriche si stanno rivelando sbagliate:
Non c’è carenza di minerali per le batterie dei veicoli elettrici (rif: un'enorme recente scoperta di litio negli Stati Uniti).
L'autonomia dei veicoli sta crescendo rapidamente, grazie alle batterie più grandi e al rapido aumento del numero di stazioni di ricarica.
I veicoli elettrici emettono molto meno carbonio delle auto a combustione interna anche contando la loro produzione (pagina 134 di questa preziosa analisi della IEA) e il divario è destinato ad aumentare.
L'estrazione di minerali per i veicoli elettrici danneggia l'ambiente molto meno dell'estrazione di combustibili fossili.
Però i veicoli elettrici richiedono meno lavoratori per la loro produzione e hanno molta meno componentistica. Inoltre, nel cosiddetto mercato post-vendita, richiedono circa il 50% di manutenzione in meno. Questo avrà grandi implicazioni per l’indotto e per chi si occupa della riparazione dei veicoli. E entro il 2030, la metà delle auto immatricolate saranno elettriche.
Spesso la tecnologia è a minore intensità di manodopera, il che significa fondamentalmente un minor numero di lavoratori. La grande sfida, con i lavoratori o con i rappresentanti dei lavoratori intorno a un tavolo, è pensare a modi di decarbonizzare le industrie che non abbiano effetti negativi sui posti di lavoro o che almeno assicurino dei percorsi di riqualificazione prima che l'impianto o l'industria chiuda, in modo da essere proattivi.
La difficile convivenza fra tassi alti e debito alto
Il recente continuo rialzo dei rendimenti in USA ed Europa produce delle preoccupazioni anche di lungo termine, perché man mano che le vecchie emissioni a tassi ridicoli (anche 0%) scadono, vengono sostituite da nuove emissioni ai tassi attuali, provocando un aumento progressivo del costo del debito che continuerà anche se i rialzi dei tassi si dovessero fermare.
Bisognerebbe quantomeno ridurre i deficit, visto che il costo del debito promette di superare facilmente il tasso di crescita economica dei paesi, producendo una dinamica per cui il debito va in auto-accrescimento. Ridurre i deficit servirebbe a limitare l’aggiunta di ulteriore nuovo debito che finirebbe per auto-riprodursi come in una sorta di partenogenesi.
Tassi di interesse elevati riducono gli investimenti privati, danneggiando le prospettive economiche di lungo termine, non è un caso se i tassi elevati hanno pesato sugli investimenti nelle energie rinnovabili (uno dei settori che ha performato peggio sui mercati quest’anno), che sono di importanza esistenziale.
I tassi d'interesse non potranno scendere per un bel po’: sebbene l’inflazione stia migliorando, non è possibile abbassare la guardia. In un mondo in cui le merci non circolano liberamente, in cui il reshoring restituisce potere contrattuale ai lavoratori, in cui l’energia costa di più e in cui la geopolitica domina gli accordi di interscambio, l’inflazione è una minaccia costante che va tenuta a bada.
Quindi un deficit più basso (un po’ di austerity) aiuterebbe la gestione economica in questo momento. C’è un piccolo problema: non succederà. Anzi sta succedendo il contrario (specialmente in Italia)
Prendiamo gli USA: i Repubblicani vogliono tagliare la spesa pubblica “inutile” (una categoria che secondo loro comprende gli aiuti all'Ucraina). Ma la spesa sociale, la previdenza, l'assistenza sanitaria e altri programmi di sicurezza rappresentano la maggior parte della spesa pubblica. Se si aggiungono le spese militari e il pagamento degli interessi, rimane ben poco.
Considerando che servirà più spesa per interessi, più spesa per la Difesa, capitale per la transizione energetica e investimenti in infrastrutture, non c'è molto spazio per tagliare le spese in modo significativo, a meno che non si tagli la rete di sicurezza sociale.
Raccogliere più tasse, anche dove la pressione fiscale è relativamente bassa, implica di prendersi la responsabilità politica di proporre aumenti del prelievo fiscale. E’ una cosa realizzabile dove c’è dialogo politico, cooperazione parlamentare, merce sempre più rara nelle nostre democrazie sempre più polarizzate, dove ogni decisione che implica un sacrificio viene usata dalla controparte per demonizzare gli avversari politici.
Il boomerang dei tassi per le banche
Gli utili delle grandi banche statunitensi vanno sotto la lente, ma mentre negli ultimi trimestri per gli utili delle banche le notizie erano piuttosto buone, al punto che qualcuno aveva pensato a tassare gli “extraprofitti”, stavolta gli analisti affermano che la maggior parte delle banche statunitensi vedrà i propri utili diminuire rispetto all'anno precedente. Cosa è cambiato?
Fondamentalmente, ciò di cui le banche hanno beneficiato negli ultimi 12-18 mesi è stato l'aumento dei tassi di interesse. Hanno potuto far pagare di più i prestiti erogati, e non hanno offerto ai risparmiatori tassi di interesse più elevati sui loro depositi. I margini di profitto sulle attività di prestito sono stati quindi piuttosto elevati.
Ora però le cose stanno cambiando: la crescita dei tassi sui prestiti è rallentata, insieme alla mole di nuovi prestiti, specialmente alle imprese (con tassi più alti, la domanda di credito scende), e poi la clientela cerca sempre di più una remunerazione più elevata per i propri depositi in banca, anche semplicemente facendo uso del mercato monetario (i BOT e strumenti analoghi)
I profitti bancari degli ultimi 12-18 mesi non erano davvero sostenibili, non in una traiettoria a lungo termine. Quindi non falliranno certo per questo calo di utili, ora inizia la fase di attenzione, dal punto di vista del credito, a non concedere prestiti che non possono essere ripagati a lungo termine (fino al credit crunch) e di aumentare gradualmente i tassi offerti ai risparmiatori sui loro depositi per assicurarsi che i depositi non diminuiscano troppo.
Il lato investimenti è in una fase di stallo da quasi due anni, perché le Banche Centrali hanno alzato i tassi di interesse rapidamente, provocando una continua svalutazione degli asset. I risparmiatori sono bloccati con portafogli pieni di minusvalenze e operano molto meno, o facendo cose molto semplici (come i BOT di cui si accennava).
La parte investment banking è invece proprio ferma: le fusioni, le acquisizioni, le quotazioni di nuove società… tutta l’attività è ai minimi termini.
I risultati delle banche potrebbero non invertirsi bruscamente, passando da buoni a cattivi, ma segnaleranno una progressione verso l'alto delle perdite sui prestiti. Andrà meglio a JPMorgan, grazie all'acquisizione (a forte sconto) di First Republic.
Inflazione: di nuovo una piccola sorpresa
L'inflazione negli Stati Uniti non si è mossa, il dato finale del mese di settembre resta al 3,7%, identico a quello di agosto, ma superiore alle aspettative degli analisti che attendevano una flessione. La sequenza di rilevazioni inizia a farsi preoccupante:
Giungo: 3%
Luglio: 3,2%
Agosto: 3,7%
Settembre: 3,7%
Probabilmente la Fed non si lascerà trasportare troppo da questo dato, ma serve a ricordare che la lotta all'inflazione non è del tutto finita. Ma perché l'inflazione è così restìa a farsi sradicare?
L'economia ha retto meglio di quanto molti si aspettassero, il mercato del lavoro rimane molto solido, e tutto ciò significa che la domanda riesce a tenere e le pressioni sui prezzi rimangono di conseguenza alte.
Per questa ragione, al momento, per le Banche Centrali tutte le opzioni rimangono sul tavolo. La Fed potrebbe mantenere i tassi fermi nella prossima riunione di novembre, ma c'è molta incertezza su ciò che accadrà nella successiva, a dicembre.
Twitter sempre più nei guai
La UE ha aperto un'indagine sul sito di social media X, precedentemente conosciuto come Twitter. Bruxelles sta verificando se la piattaforma stia diffondendo disinformazione e contenuti violenti sull’attacco di Hamas in Israele. X potrebbe essere colpita da pesanti multe.
i tratta della prima indagine formale avviata nell'ambito del nuovo Digital Services Act dell'UE. Il DSA sta dando un giro di vite alle Big Tech mentre il blocco cerca di mantenere gli europei al sicuro online.
Curiosità
Le autorità di regolamentazione dell'UE vogliono che l'azienda biotecnologica statunitense Illumina venda Grail, uno sviluppatore di test sul cancro che ha acquistato nel 2021, senza l'autorizzazione di Bruxelles. Illumina ha sostenuto che l'UE non ha giurisdizione sull'accordo perché Grail non ha alcun fatturato in Europa. Ma anche le autorità di regolamentazione statunitensi hanno chiesto a Illumina di vendere Grail.
Uno studio sugli strumenti di intelligenza artificiale generativa, come ChatGPT, nell'aiutare gli investitori a monitorare, ad un costo contenuto, l’esposizione aziendale ai rischi politici, climatici e legati all'IA, per prevedere una volatilità anormale a livello aziendale e le scelte delle imprese, come gli investimenti e l'innovazione.
Vuoi poter decidere cosa sognare? Questa tecnologia promette di farlo
Per gli studenti che “barano” nei compiti scritti, ci sarà un sempre maggior uso di interrogazioni orali.
Libro: in “Quando abbiamo smesso di capire il mondo” ho trovato un modo diverso di raccontare la Scienza, che smonta continuamente le nostre convinzioni mettendoci di fronte nuove evidenze, provocando reazioni umane disparate.
Viene proprio voglia di sfogare un po’ di nervosismo e tensione, per un buon weekend vi lascio con la musica di un gruppo punk dall’azzeccatissimo nome di “Taxpayers”: