La settimana dell'Alieno #102
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 30 Giugno - 4 Luglio 2025
Scadenza in arrivo
I dazi del “Liberation day” del presidente Donald Trump sono stati sospesi per 90 giorni il 9 aprile, quindi la pausa termina il 9 luglio. In questi 3 mesi i paesi hanno cercato freneticamente di negoziare accordi commerciali con gli Stati Uniti, senza ottenere grandi risultati, anche se il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent ha dichiarato nelle ultime settimane che gli Stati Uniti stanno conducendo
“trattative molto serie con circa 18 paesi per raggiungere accordi che potrebbero scongiurare l’introduzione di dazi più elevati.
Finora, però, ha concluso questi accordi commerciali solo con il Regno Unito e con il Vietnam. Inoltre, con la Cina hanno raggiunto una tregua, una sorta di “accordo a discutere un accordo”, ciò ha portato a una riduzione delle pesanti tariffe punitive che Pechino e Washington si erano imposte a vicenda all'inizio di quest'anno.
Quindi i tre paesi hanno raggiunto una tregua o una sorta di bozza di accordo quadro per un accordo commerciale, ma il 9 luglio si avvicina e i paesi nel mondo sono tanti… molti di questi paesi chiedono una riduzione dei dazi superiore a quella che Donald Trump è disposto a concedere. È probabile che vedremo altri accordi analoghi a quelli visti con il Regno Unito o con il Vietnam: definiti per un paio di prodotti, e contrattazione aperta sui tanti altri aspetti da sciogliere in futuro.
Molti paesi si dichiarano disposti ad acquistare prodotti statunitensi (armi o prodotti agricoli, prevalentemente) per ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti hanno anche lamentato quelle che definiscono barriere non tariffarie (tassa UE sui servizi digitali) ci sono anche negoziati su questo tipo di cose.
Il 9 luglio sarà, inevitabilmente ormai, il giorno in cui vedremo un aumento dei dazi per diversi paesi. Trump ha già minacciato il Giappone in tal senso, per esempio, dicendo che i dazi per loro potrebbero raggiungere il 30-35%. Il Giappone è un importante partner commerciale e alleato degli Stati Uniti, quindi la mossa serve anche da avvertimento per tutti gli altri.
Big e Beautiful
Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato ieri in via definitiva, con soli quattro voti di scarto, un’importante legge finanziaria: il “Big, Beautiful, Bill” è a un passo dal diventare legge, deve solo firmarlo il Presidente. Non è stata una passeggiata, i Democratici hanno criticato aspramente il disegno di legge per i tagli alla spesa sociale, mentre alcuni repubblicani erano preoccupati per il suo impatto fiscale.
Ogni legge finanziaria ha due parti: gli effetti sulla tassazione e gli effetti sulla spesa. Cominciamo dalla prima: il Bill proroga i tagli fiscali radicali introdotti nel 2017 durante il primo mandato di Trump, che sarebbero dovuti scadere alla fine di quest'anno. Inoltre, elimina le imposte sulle mance e sugli straordinari, che erano state promesse chiave di Donald Trump durante la campagna elettorale. In totale, i tagli fiscali netti ammontano a circa 4,5 trilioni $, riformando completamente il codice fiscale statunitense.
L'altra metà del puzzle, la spesa, aumenta nelle voci per le forze armate e per la sicurezza delle frontiere. Dall'altro lato, per finanziare alcuni di questi aumenti e le riduzioni fiscali, viene tagliata in modo significativo la spesa sanitaria, con una riduzione di 1,1 trilioni $ nei programmi di welfare come il programma di aiuti alimentari Snap per gli americani a basso reddito. Viene inoltre tagliato il sostegno alle energie rinnovabili, introdotto da Joe Biden con il suo Inflation Reduction Act.
Quindi, considerando nel loro insieme i tagli fiscali e alcune delle modifiche alla spesa, qual è l'impatto fiscale complessivo di questa nuova legge?
L'ufficio bilancio del Congresso, ente apartitico, stima che il Bill aggiungerà tremilaquattrocento miliardi $ al debito pubblico statunitense nel prossimo decennio. Questa stima è contestata, poiché il lato di Trump sostiene che l'impatto non sarà così grave se si tiene conto delle entrate derivanti dai dazi. Tuttavia, l’aumento del debito pubblico è stato uno degli aspetti più controversi del disegno di legge, che ha indotto molti Repubblicani a esitare prima di approvarlo.
Aumentando il livello del debito pubblico, aumenterà anche l'importo degli interessi che gli Stati Uniti dovranno pagare sul debito. Molti economisti e analisti indipendenti (ma anche il presidente della Fed Powell) hanno avvertito che ciò porterà il debito pubblico statunitense e il mercato obbligazionario su un percorso insostenibile, causando quella che Ray Dalio (leggendario investitore e fondatore di Bridgewater, il più grande Hedge Fund del mondo) ha definito una possibile crisi del mercato obbligazionario che metterà gli Stati Uniti in una posizione di difficoltà a onorare i propri debiti.
Il debito, che attualmente è pari al 100% del PIL e a circa 230.000$ per famiglia americana, aumenterà nei prossimi dieci anni fino a raggiungere il 130% del PIL e 425.000$ per famiglia. Ciò aumenterà gli interessi e il fabbisogno di capitale per il rinnovo del debito da circa 10.000 miliardi di $ a circa 18.000 miliardi $, il che porterà a una forte riduzione (e taglio) della spesa e/o a aumenti fiscali inimmaginabili, oppure a una massiccia stampa e svalutazione della moneta e a un abbassamento dei tassi di interesse a livelli poco attraenti.
Questa prospettiva è negativa per tutti, perché il mercato dei titoli di Stato USA è la spina dorsale dei mercati dei capitali, che sono a loro volta la spina dorsale delle nostre condizioni economiche e sociali. A meno che questo percorso non venga presto corretto per portare il deficit di bilancio dal 7% circa del PIL al 3% circa, apportando adeguamenti alla spesa, alle tasse e ai tassi di interesse, è probabile che si verifichino grandi e dolorosi sconvolgimenti.
Powell in riserva
Trump vuole un nuovo presidente della Federal Reserve, anche se il mandato di Powell scadrà solo il prossimo maggio. Mercoledì ha detto apertamente
“Powell dovrebbe dimettersi subito”
Per indebolirne la posizione, Trump potrebbe nominare il suo sostituto in anticipo, una sorta di presidente ombra della Fed. Circolano già molte speculazioni e voci sui candidati.
Vediamo chi sono:
Un governatore interno della Fed, Chris Waller, che si è già premurato di dire che sosterrebbe un taglio dei tassi immediato.
L'ex membro della Fed, Kevin Warsh.
Il capo del Consiglio economico nazionale di Trump, Kevin Hassett.
L’attuale segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Scott Bessent.
Se Trump nominasse in anticipo il futuro presidente della Fed, prendendo qualcuno più disposto a fare ciò che lui vuole, ovvero tagliare con decisione i tassi di interesse, i mercati potrebbero adeguare le loro aspettative sui tassi di interesse futuri. In pratica Trump spera di abbassare il costo del debito con un “effetto annuncio”.
Questo funzionerebbe solo se la Banca Centrale è credibile e se il messaggio è convincente: anche se alcuni governatori della Fed hanno suggerito che sosterrebbero un taglio già a luglio, la maggior parte del FOMC non è d'accordo. Quindi, se loro dicono una cosa e il presidente ombra della Fed ne dice un'altra completamente diversa, ciò non farà altro che seminare confusione in un momento in cui i mercati devono già affrontare molte incertezze sulla politica economica.
Inoltre, se Trump nominasse il suo candidato alla presidenza della Fed, questo minerebbe l'autorità di Powell e l’indipendenza della Fed. Ancorché va ricordato che la Fed ha una struttura di 12 Fed regionali, e ciascuna esprime un esponente con un ruolo nel FOMC. Alcuni di loro votano sulla politica monetaria ed è molto difficile per Trump liberarsene: se il presidente ombra della Fed dice una cosa e gran parte del FOMC ne dice un'altra, l’effetto che otterrebbe Trump sarebbe quello di evidenziare che i membri del FOMC non saranno necessariamente influenzati dalla Casa Bianca e dal prossimo presidente della Fed.
Questa newsletter ha due edizioni settimanali (ogni venerdì la Settimana dell’Alieno, scritta da
Andrea, e ogni lunedì quella sulla puntata del podcast
Economia per Tutti, scritta da
Giulio.
Andrea
Talvolta ad “scappa” una terza edizione sporadica, di approfondimenti specifici. Puoi trovare l’
archivio integrale delle newsletter precedenti qui.
Il gap USA-Europa in borsa
Dall'inizio dell'anno si è assistito a un leggero calo della fiducia degli investitori negli Stati Uniti, mentre i titoli europei hanno registrato performance superiori: l'ottimismo sull'Europa e le preoccupazioni relative all'impatto economico dei dazi sugli Stati Uniti hanno spinto l'Europa verso l'alto e frenato gli Stati Uniti.
Ora stiamo assistendo a un recupero di Wall Street rispetto all'Europa:
il timore di una guerra commerciale si è in qualche modo attenuato
gli utili per il settore tecnologico statunitense sono risaliti
sono cresciute le speranze di tagli dei tassi da parte della Federal Reserve
Allo stesso tempo, dal lato europeo, parte dell'ottimismo iniziale dell'anno non si è ancora tradotto in un aumento significativo della produttività delle aziende europee: l'indice S&P 500 è cresciuto di oltre il 10% nel secondo trimestre, mentre l'indice azionario europeo 600 è cresciuto di meno del 2%.
Quello che resta molto debole è il dollaro. In parte a causa di quell’aspettativa di tagli dei tassi di cui sopra, ma anche perché il dollaro è stato finora un parafulmine per le preoccupazioni sul bilancio pubblico americano e i rischi per l'indipendenza della Federal Reserve. Il dollaro è diventata una valvola di sfogo per le preoccupazioni sugli Stati Uniti e sulla direzione dell'economia statunitense, mentre le azioni continuano a salire.
M&A
I principali organismi di controllo e supervisione delle banche a Washington vorrebbero modificare le norme e i regolamenti per incoraggiare un maggior numero di fusioni bancarie.
La Federal Reserve intende accelerare e aumentare la trasparenza dei processi di approvazione delle acquisizioni, poiché in passato le acquisizioni bancarie sono state bloccate dalle autorità di regolamentazione per molti mesi e persino anni.
In secondo luogo, ha annunciato l'intenzione di rivedere il metodo di assegnazione dei rating alle banche, perché questo ha portato molte delle più grandi banche statunitensi ad avere rating insoddisfacenti, limitando la loro capacità di effettuare fusioni e acquisizioni.
Ci sono già trattative tra una delle più grandi banche statunitensi, BNY-Mellon, e la Northern Trust, per esplorare una potenziale fusione che catapulterebbe la banca risultante tra le prime 10 banche statunitensi per patrimonio.
Negli ultimi anni l’antitrust è stato piuttosto restrittivo e, di conseguenza, negli ultimi quattro anni il numero di operazioni bancarie è diminuito di oltre il 50%. Se le autorità di regolamentazione iniziassero ad adottare un approccio più permissivo nei confronti del consolidamento, alcune regioni in cui ci sono meno banche e meno concorrenza potrebbero vedere un aumento dei costi e forse anche una diminuzione della qualità del servizio per i consumatori.
In generale la lezione del 2008 che l’antitrust ha finora cercato di attuare è di evitare di lasciare che si formino soggetti Too Big to Fail
Hong Kong meglio di Shenzen?
Il mercato azionario di Hong Kong è in forte crescita (+20% da inizio anno). Le azioni della Cina continentale, invece, non tanto: sono quasi invariate nel 2025. Il miglior risultato di Hong Kong rispetto alla Cina continentale dal 2008.
La maggior parte della performance è trainata dagli investitori cinesi che si rivolgono a Hong Kong, dove sono quotate Alibaba e Tencent che non sono disponibili sulle borse della Cina continentale. Dal lancio di DeepSeek, c'è stata un'enorme ondata di entusiasmo per le società tecnologiche cinesi, con flussi record.
L'altra ragione significativa è che la ripresa economica della Cina quest'anno non è stata eccezionale, a dispetto degli svariati pacchetti di misure di stimolo erogati dal governo centrale.
La Cina continua ad avere difficoltà a lungo termine legate alla deflazione, al calo della fiducia dei consumatori e alla diminuzione dei prezzi degli immobili. A tutto ciò si aggiungono le tensioni commerciali con gli Stati Uniti, che hanno pesato sul clima di fiducia in Cina, sul sentiment delle imprese, che a sua volta ha influito sugli investitori al dettaglio.
Inoltre, Hong Kong ha una valuta completamente convertibile, ancorata al dollaro statunitense, e mercati finanziari profondamente liquidi. Ciò la rende un luogo davvero attraente per le aziende cinesi che vogliono raccogliere capitali e per gli investitori che vogliono acquistare aziende in tutta sicurezza.
Consumi cinesi
Esiste un ampio consenso internazionale tra economisti, analisti politici e istituzioni multilaterali sul fatto che il livello di consumo delle famiglie cinesi sia molto basso. Tuttavia, questo deficit di consumi è molto più ridotto se misurato in base ai volumi di consumo effettivi piuttosto che alla spesa pro capite per consumi.
In termini di consumo alimentare, la Cina ha raggiunto e superato i livelli dei paesi sviluppati. In termini di alloggi, il numero medio di unità abitative e la superficie abitabile pro capite dei residenti cinesi non differiscono in modo significativo da quelli dei paesi sviluppati. Nel settore dei servizi, il divario maggiore è nel consumo turistico.
Da un confronto sistematico, emerge che:
il livello di consumo della Cina è sottostimato.
questa sottostima deriva principalmente dai vantaggi di prezzo e dalla deviazione del tasso di cambio.
rimane un notevole potenziale di ulteriore espansione e miglioramento della qualità del consumo.
maggiori consumi potranno spingere verso una struttura commerciale più equilibrata.
Terre rare
Le aziende europee stanno cercando di ridurre la loro dipendenza dalla Cina per i minerali critici e ora si stanno rivolgendo alla Francia per colmare il vuoto. Quando Pechino ha stravolto le catene di approvvigionamento imponendo restrizioni alle esportazioni come ritorsione ai dazi USA, l’allarme ha suonato forte: l'Europa dipende enormemente, quasi interamente, dai minerali rari cinesi.
La Cina domina la catena di approvvigionamento dei minerali rari a livello globale; ma per l'Europa nello specifico, l'approvvigionamento cinese rappresenta circa il 98% dei magneti in terre rare dell'UE. E questi sono i magneti che vengono utilizzati in applicazioni come la Difesa, i veicoli elettrici, e in molti altri settori.
La Francia è considerata il luogo migliore per l'Europa per diventare più autosufficiente in questi minerali: la Francia ha una tradizione, risalente forse agli anni '90, nella lavorazione di alcuni minerali terrestri, nell’estrazione del minerale, e nel separarlo e trasformarlo in un materiale che può essere utilizzato, ad esempio, nella produzione di magneti.
E quel know-how è ancora in Francia, per questo diventata la base per rilanciare questo settore. Le capacità della Francia rispetto a quelle della Cina sono incomparabili, e ci vuole tempo per costruire questi impianti e renderli operativi. Nessuno in Europa dispone di scorte o surplus di terre rare.
Il punto, per le aziende europee, non è certo di escludere la Cina dalle catene di approvvigionamento, ma di poter diversificare le loro fonti di approvvigionamento in modo che, se in futuro dovesse sorgere un problema o limitazione di esportazioni, ci siano alternative a cui ricorrere.
Il Brasile, ad esempio, ha giacimenti di terre rare e ci sono aziende che cercano di sviluppare un'industria in quel Paese o di farla crescere. Anche gli Stati Uniti sono molto interessati a diventare più autosufficienti in questo settore. Ma servirà tempo, non è qualcosa che vedremo cambiare improvvisamente il prossimo anno o quello successivo.
Occupazione USA
L'occupazione nelle aziende statunitensi è diminuita per la prima volta in oltre due anni, e nascono così preoccupazioni circa un rallentamento del mercato del lavoro. Secondo i dati ADP Research pubblicati mercoledì, i salari nel settore privato sono diminuiti di 33.000 unità il mese scorso, dopo un aumento di 29.000 unità a maggio.
Il numero è stata una vera sorpresa: nessuno degli economisti si aspettava un calo. Il rapporto ADP ha anche mostrato un rallentamento della crescita salariale, e questi dati preoccupanti sono stati pubblicati il giorno successivo a un aumento inaspettato delle offerte di lavoro:
“Sebbene i licenziamenti continuino a essere rari, la riluttanza ad assumere e a sostituire i lavoratori in uscita ha portato alla perdita di posti di lavoro il mese scorso”, ha dichiarato Nela Richardson, capo economista di ADP.
Il dato di giovedì però è andato nella direzione opposta: +147mila nuovi posti di lavoro nell’ultimo mese, sopra le attese, a conferma di un mercato del lavoro resiliente allo stress dei dazi e dell’incertezza politica. Il tasso di disoccupazione USA scende a 4,1%.
Paradossalmente, questo dato si è rivelato una doccia fredda per il consenso rialzista che regna attualmente sui mercati. Come minimo, si può escludere un taglio dei tassi da parte della Fed a luglio e, per l’anno 2025, si torna verso uno scenario a due tagli quest'anno invece che tre.
Bilancio inglese
Il governo britannico è nei guai, 5 miliardi di guai. Il primo ministro Keir Starmer ha portato in Parlamento una riforma del welfare che conteneva tagli alla spesa per 5 miliardi di sterline. La rivolta tra i deputati laburisti ha svuotato gran parte del contenuto di questa riforma del welfare, creando un grave problema fiscale nel bilancio del Regno Unito.
Il governo laburista ha già definito i suoi piani di spesa per i prossimi tre anni in termini di spesa corrente. E non è chiaro da dove potrebbero provenire altri risparmi, in termini di spesa. Lo sbocco più naturale, a questo punto, saranno delle misure che il partito potrebbe adottare in materia fiscale.
I mercati obbligazionari sono già nervosi, soprattutto per quanto riguarda la situazione fiscale del Regno Unito, un’espansione del debito mentre si fatica a mantenere le promesse sulla disciplina di spesa sembra un’opzione scivolosa. L’unico modo diventa quello di aumentare le imposte, ma il margine di manovra è molto limitato a causa del programma elettorale con cui si ha vinto le elezioni generali dello scorso anno.
Il programma contiene rigidi impegni a non aumentare l'imposta sul reddito, i contributi previdenziali o l'IVA, che sono tre delle imposte più pesanti del Paese. La misura di aumento delle imposte sempre più probabile è quella che viene tipicamente chiamata "fiscal drag": il non adeguamento delle soglie di reddito alle aliquote fiscali, facendo “scivolare” verso aliquote più alte molti contribuenti, e questo consentirebbe di raccogliere una discreta quantità di denaro.
Curiosità
Brutto colpo per Apple: Foxconn ha richiamato centinaia di ingegneri e tecnici cinesi dalle sue fabbriche di iPhone in India.
Ci sono due emergenze molto sentite, in prospettiva: la AI promette di diventare molto potente in breve tempo, e il debito pubblico minaccia di espandersi e pesare sempre di più. Ma se AI aumenterà la produzione, questo aumenterà le entrate fiscali. Lo sviluppo della AI riduce in prospettiva il peso del debito e del deficit futuri, senza dare per scontato che ci salverà, le prospettive offerte dalla AI dovrebbero renderci più ottimisti riguardo la sostenibilità del debito.
Il sempre bravo
nella sua newsletter “Radar” ci racconta della denuncia per la democrazia in pericolo lanciato da Bruce Springsteen nel suo concerto a Milano. Senza alcuna abilità nel suonare la chitarra ho speso questa settimana qualche minuto per unire i puntini tra economia, storia, teatro e politica giungendo a suonare insieme a Bruce.La stagione NBA, per chi arriva in finale, dura 84 ore e 10 minuti di gioco, distribuiti con turnover, in 8 mesi. Solo mezz'ora in più rispetto al tempo vincente del Tour de France 2024, che si corre da soli e in 23 giorni (21 tappe e due giorni di riposo).
Poi dice «I ciclisti si dopano»
Un buon weekend in musica, con il nuovo singolo di Courtney Hadwin
Sempre interessante e sempre grazie ;)