La settimana dell'Alieno #101
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 23-27 Giugno 2025
Wrestling globale
Nel fine settimana gli Stati Uniti hanno bombardato tre siti nucleari in Iran. l'attacco è parso segnare un'importante escalation nel conflitto tra Iran e Israele.
Lo sviluppo degli eventi ci fa sentire come se avessimo assistito ad un incontro di wrestling, anziché un vero scontro. Gli Stati Uniti hanno lanciato un attacco aereo (costato 15 miliardi $) contro gli impianti nucleari iraniani ma l'Iran sapeva che Trump avrebbe fatto qualcosa, perché non smetteva di twittare che senza un cambio di regime sarebbero arrivate le bombe. Quindi l'Iran ha semplicemente spostato il suo uranio in un altro luogo (e ora non sappiamo dove si trovi).
Dopo il bombardamento USA, proclamato come “colpo letale e definitivo” è arrivata una ritorsione dall'Iran, con 14 missili (lo stesso numero delle bombe statunitensi, per dimostrare risposta di pari entità) diretti contro una base statunitense in Qatar, avvisando in anticipo i funzionari locali, che hanno poi comunicato agli Stati Uniti che non c'erano vittime e che la base era stata evacuata (grazie al cielo).
Trump ha ringraziato l'Iran per l'avvertimento, davanti al “suo pubblico” lo ha definito debole, per poi annunciare che stiamo andando verso la pace e l'armonia, che in fondo lui non ha mai voluto altro.
I prezzi del petrolio sono scesi bruscamente in conseguenza dell’allentamento della tensione, scendendo al disotto dei prezzi dei giorni precedenti il primo attacco israeliano; l'Iran non ha chiuso lo stretto di Hormuz, attraverso il quale passa ogni giorno un terzo del petrolio mondiale, nonostante il parlamento iraniano lo avesse già stabilito, ma le tariffe di trasporto per le petroliere sono aumentate, a causa del rischio percepito.
In “Miti d’oggi” (lettura consigliata) Roland Barthes parla di cultura di massa e di linguaggio e tra i riferimenti per decifrarlo mette il wrestling. Il libro ha ormai qualche anno, ma riesce comunque a dare molte indicazioni su cosa sia la performance politica e dove ci troviamo oggi, in questa snervante strategia di intensificare il segnale e poi deintensificarlo, in maniera isterica e incredibilmente rischiosa.
Avvisa e lancia segnali mentre finge di voler cogliere di sorpresa gli iraniani, si suona la fanfare dichiarando di aver inflitto gravi danni alle strutture nucleari iraniane, ma la valutazione dei danni è tutta da fare.
Il Segretario alla Difesa statunitense Pete Hegseth domenica ha detto che questo è stato il più grande attacco operativo nella storia degli Stati Uniti:
Il Comando Centrale degli Stati Uniti ha condotto un attacco di precisione nel cuore della notte contro tre impianti nucleari in Iran - Fordow, Natanz e Isfahan. L'ordine che abbiamo ricevuto dal nostro comandante in capo era mirato, potente e chiaro. Abbiamo distrutto il programma nucleare iraniano.”
Trump ha detto che vuole che l'Iran rinunci al suo programma nucleare e che vuole vedere un cambio di regime in Iran. Ma ha anche detto che se l'Iran si fosse vendicato, allora gli USA avrebbero continuato a colpire l'Iran. Ma poi è successo l’esatto contrario.
Quindi, gli attacchi statunitensi contro l'Iran durante il fine settimana hanno effettivamente distrutto il programma nucleare di Teheran?
L'Iran ha ampliato il suo programma di arricchimento dell'uranio dal 2019 circa. Ha arricchito 408 kilogrammi di uranio al 60% circa, che è vicina alla soglia per l’uso militare (90%) ed è comunque un livello inadatto a qualsiasi utilizzo civile.
408 chilogrammi arricchiti al 90%, sarebbero sufficienti per produrre circa 10 bombe nucleari. Dove si trova ora tutto questo uranio arricchito non lo sappiamo, lo hanno spostato, hanno avuto il tempo di farlo, e non si sa dove.
L'Iran sostiene sempre che il suo programma nucleare è destinato a scopi civili pacifici, ma si pensa che abbia intanto installato centrifughe avanzate in siti segreti non dichiarati. Intensificando la propria attività nucleare e producendo uranio ai livelli di arricchimento necessari, secondo gli esperti, ci vorrebbe fino a un anno per disporre della bomba: una cosa è avere il materiale fissile necessario per produrre una bomba nucleare, un'altra è avere le competenze, l'esperienza e le tecnologie per trasformarlo in un'arma che possa essere effettivamente utilizzata.
Per converso, si possono fare bombardamenti sui siti nucleari fino a distruggerli completamente, ma non è possibile distruggere la ricerca, il know-how tecnico e l'esperienza che l'Iran ha accumulato negli ultimi anni. E se l'Iran fosse ancora in grado di conservare l'uranio altamente arricchito e disponesse ancora di impianti, il rischio che proceda alla costruzione dell’arma nucleare resta intatto.
Powell davanti al Congresso
Il presidente della Federal Reserve Jay Powell ha testimoniato martedì davanti al Congresso degli Stati Uniti e ha colto l'occasione per chiarire la posizione della banca centrale in materia di politica monetaria.
Powell ha segnalato che i tagli dei tassi di interesse sono fuori discussione per questa estate, per quanto due membri del consiglio della Fed abbiano recentemente indicato che sosterrebbero un taglio dei tassi nella riunione del mese prossimo. I due membri sostengono che i recenti dati sull'inflazione suggeriscono che i dazi di Donald Trump non avranno un impatto sui prezzi così forte come si teme.
Ma Powell ha respinto questa idea. Egli ritiene che la banca centrale inizierà a vedere l'impatto dei dazi sui prezzi nei dati di giugno e luglio.
Questa newsletter ha due edizioni settimanali (ogni venerdì la Settimana dell’Alieno, scritta da
Andrea, e ogni lunedì quella sulla puntata del podcast
Economia per Tutti, scritta da
Giulio.
Andrea
Talvolta ad “scappa” una terza edizione sporadica, di approfondimenti specifici. Puoi trovare l’
archivio integrale delle newsletter precedenti qui.
Performance di guerra
I mercati azionari, da quando Israele ha attaccato l'Iran, hanno registrato una crescita lenta ma costante. Nel il trend al rialzo, solo in un giorno l'incremento è stato superiore all'1%: nessuna impennata di euforia, ma piuttosto una crescita costante.
In parte gli investitori hanno in qualche modo ignorato le tensioni in Medio Oriente. Anni di crescenti tensioni tra Israele, Libano, Siria e Iran, lasciano indifferenti i mercati azionari. Ma nel caso del bombardamento americano dell’Iran, dove c'era davvero un alto rischio di conflitto globale, è piuttosto sorprendente.
Gli investitori stanno vivendo una fase sostellata di incognite: c’è da valutare il potenziale impatto dei dazi sulle prospettive economiche globali (il 9 luglio scadranno i 90 giorni di pausa e potrebbero entrare in vigore i dazi “reciproci”). La possibilità che gli Stati Uniti entrino in una guerra più lunga in Medio Oriente aumenta le variabili, anche se per ora la situazione sembra essersi calmata. Poi c’è il tema della crescente disaffezione verso il dollaro e gli asset statunitensi. È difficile dire cosa accadrà realmente e quale narrativa prevalente influenzerà il mercato in un dato giorno.
In realtà, che i mercati si comportino tutto sommato bene nei periodi di conflitto non è affatto strano. Innanzitutto, i mercati sono un indicatore imperfetto dei rischi geopolitici. Poi, negli anni, hanno imparato a ignorare le tensioni in Medio Oriente. E se si guardano altri periodi in cui gli Stati Uniti sono intervenuti in conflitti in Medio Oriente o nell'Asia centrale e meridionale, nel complesso il mercato crebbe sia ai tempi dell’attacco USA in Afghanistan dopo l'11 settembre; la stessa cosa è successa in Iraq con Bush e di nuovo quando gli Stati Uniti sono intervenuti in Libia.
Si tratta di esempi molto diversi, e ci sono tutti questi altri fattori di disturbo e cose che influenzano i mercati nel loro andamento. Quindi è difficile definire una regola, ma è interessante che questa sia la tendenza generale.
Nelle prossime settimane la partita dei dazi e ciò che accadrà alla fine della pausa di 90 giorni sarà sempre più centrale. Per quanto riguarda il Medio Oriente, dovremo aspettare e vedere come si evolverà il cessate il fuoco: durerà? L'Iran chiuderà lo Stretto di Hormuz? Se optassero per questa soluzione, i prezzi del petrolio potrebbero aumentare in modo radicale e questo avrebbe sicuramente ripercussioni sull’economia e sui mercati.
La visione di OpenAI
Martedì, Sam Altman, CEO di OpenAI, ha pubblicato un articolo intitolato “The Gentle Singularity” (La singolarità gentile, che fa capire quanto la parola singolarità risulti inquietante tante persone). Cito dall'articolo:
“il decollo è iniziato, la AI guiderà le scoperte scientifiche, e ogni disuguaglianza scomparirà.”
“Gli esseri umani continueranno ad amare le loro famiglie, e a esprimere la loro creatività, e a vivere felici, tuttavia non sappiamo fino a che punto potremo spingerci oltre l'intelligenza umana, ma stiamo per scoprirlo.”
“il mondo sarà così ricco, così rapidamente, che potremo prendere seriamente in considerazione nuove idee politiche che prima non avremmo mai potuto considerare”
La variabile dei comportamenti umani viene sempre ignorata, in questi casi, come chi ha tentato di applicare le idee marxiste ha potuto sperimentare empiricamente.
L’intelligenza artificiale che originerebbe questo paradiso di abbondanza dovrebbe rendere la verità più accessibile. Se la “AI guiderà le ricerca scientifica e le scoperte” significa che la AI e l’abbondanza di intelligenza si declinano in un maggiore accesso alla verità. Ma la realtà è che i sistemi di AI, mentre Altman scrive, diffondono disinformazione: non sanno distinguere tra le proteste di Las Vegas e foto scattate in Afghanistan nel 2021.
La sensazione è che ci sia una smania di creare hype sulle prospettive della AI perché c’è un dannato bisogno di dare riscontro agli investitori: l’abbondanza dell’intelligenza non può corrispondere alla diminuzione della verità. La piacevole abbondanza non si coniuga con la violenza istituzionale: gente prelevata a forza da tizi senza divisa e col volto coperto, e spedita senza processo in carceri a El Salvador.
E intanto l’aumento di intelligenza messa a disposizione di tutti diventa strumento di offuscamento della realtà, di censura della verità. Le promesse di Altman sembrano quelle di un demagogo qualunque per un pubblico di tecno-entusiasti: serviranno enormi centri dati, un consumo energetico difficilmente stimabile e manodopera umana per addestrare i modelli di AI. E anche per mantenerli: la AI può generare testi, immagini o video, ma solo se ha qualcosa da copiare e rimescolare. Serve un sacco di lavoro, che la promessa di abbondanza cancella, alimentando anche i tecno-pessimisti.
Un approccio più equilibrato è possibile:
Sotto scacco dal welfare
Nel parlamento britannico è in corso una ribellione sulla riforma del welfare. Sempre più deputati laburisti stanno pianificando di votare contro i tagli proposti dal loro governo la prossima settimana.
La spesa sociale sta raggiungendo livelli pericolosamente elevati in Gran Bretagna: le prestazioni sanitarie erogate dal Regno Unito alle persone in età lavorativa è destinato ad aumentare dai circa 36 miliardi del 2019 a 63 miliardi nel 2029: in dieci anni un aumento enorme.
E questo è un problema per qualsiasi governo. Si tratta di una spesa difficile da finanziare. Le misure della riforma si concentrano quindi sul taglio dei sussidi e sull’inasprimento dei criteri di ammissibilità, per un risparmio di circa 5 miliardi di sterline all'anno entro la fine del decennio.
Il deficit inglese è elevato e da molto tempo, specialmente per gli standard britannici. E il Labour è andato alle elezioni promettendo di non aumentare nessuna delle principali imposte, perché pensava che gli elettori non avrebbero tollerato ulteriori aumenti delle tasse.
Quindi non ha molto margine per aumentare le entrate. Il debito pubblico è molto elevato. Il rapporto debito/PIL in Gran Bretagna è vicino al 100%. Quindi non vuole nemmeno aumentare finanziare il deficit con ulteriormente debito. E con le nuove esigenze di Difesa del Paese, deve trovare risorse.
Di certo non si diventa deputati laburisti sognando di tagliare i sussidi ai disabili. Quindi i parlamentari che sostengono il governo sono molto a disagio, contestano un'operazione puramente volta ad un crudele e ingiusto risparmio: se la riforma verrà approvata così come è attualmente prevista, 800.000 persone perderanno il diritto ai sussidi.
Starmer dovrà quindi fare delle concessioni importanti, e questo danneggerà molto la sua autorità, che è già stata messa in discussione. Quindi, se perdesse questo scontro interno e dovesse fare marcia indietro in modo significativo, la promessa di un cambiamento per ricostruire uno Stato che non funziona come dovrebbe gli si ritorcerebbe contro.
E i sondaggi dicono che sarebbe meglio non avere uno scivolone politico, in questo momento.
Vertice NATO
Al vertice della NATO il tema principale, invece della questione ucraina, è stato: senza gli Stati Uniti, l'Europa sarà ancora in grado di difendersi?
Sulla carta, Donald Trump e la sua amministrazione affermano che gli Stati Uniti rimangono impegnati nei confronti della NATO. Tuttavia, esige che il 5% del PIL di ogni Paese aderente venga destinato alla Difesa; lo sostiene da molto tempo ormai, ma ora è una richiesta formale: se volete che l'America rimanga nella NATO, se volete beneficiare della copertura di sicurezza che l'America ha garantito all'Europa per gran parte degli ultimi 80 anni, è ora di iniziare a sostenere anche voi l’alleanza.
Mark Rutte, segretario generale della NATO, ha quindi raggiunto un compromesso delicato e ben congegnato secondo cui, quel 5% verrebbe raggiunto entro il 2035, e suddiviso in un 3,5% per la difesa di base, e un 1,5% in sicurezza informatica e infrastrutture per la mobilità.
Tuttavia, il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, ha ottenuto una deroga, se così si può dire, e la cosa ha indispettito gli altri membri europei della NATO: la Polonia, ad esempio, trova ingiusto che la Spagna non spenda quanto gli altri. Altri paesi, come il Belgio, vorrebbero lo stesso trattamento che ha avuto la Spagna.
Il 5% non è un obiettivo facile, anche solo arrivare al 2% sembrava impossibile pochi mesi fa. E i deficit di molti paesi sono già elevati. E comunque, anche se l'Europa aumentasse la spesa a questo livello, non vi è alcuna garanzia che l'America manterrà lo stesso livello di presenza militare in Europa. Infatti, Trump ha ripetutamente affermato che, a lungo termine, l'America trasferirà capacità, truppe, armi e intelligence dal fronte Euro-Atlantico a quello Indo-Pacifico.
La NATO è destinata a cambiare in ogni caso, l'Europa deve ripensare completamente la sua dipendenza dalla capacità di deterrenza USA, e questo richiede una mentalità completamente diversa, anche nell’opinione pubblica. Qualche paese è più indietro nel rendersene conto
Scacciare i fantasmi
Nonostante la Casa Bianca stia facendo marcia indietro sulle iniziative ecologiche e sostanzialmente neghi la componente umana del cambiamento climatico, alcune delegazioni USA, come quelle dello Stato di New York e dello Stato di Washington e anche del Texas, hanno incontrato funzionari UE a Bruxelles chiedendo consiglio in materia di politica climatica.
L'Unione Europea è pioniera nei modelli di quotazione delle quote di emissione di CO₂, che di base impongono ai grandi emettitori di pagare una certa somma per ogni tonnellata di carbonio che emettono. Si tratta di un modello basato sul mercato che ha lo scopo di incentivare gradualmente la riduzione delle emissioni nel tempo, incoraggiando la riduzione delle emissioni senza essere troppo severi con l'industria in un momento in cui tra geopolitica e dazi la vita è già abbastanza difficile.
Gli USA sono particolarmente interessati a queste idee di tariffazione del carbonio. Sempre più paesi in tutto il mondo stanno valutando l'introduzione di una sorta di “dazi sulla CO₂”, emulando l'UE, dove gli importatori stranieri dovranno pagare per le emissioni di carbonio incorporate nelle loro importazioni, con meccanismi di compensazione internazionali: chi ha già pagato per il carbonio nella propria zona di produzione interna, non deve pagare la tassa alla frontiera, quindi questi modelli di tariffazione del carbonio stanno diventando sempre più attraenti ovunque.
E questo sta accadendo mentre l'amministrazione Trump ha adottato un cambiamento radicale rispetto all'amministrazione Biden, l'amministrazione statunitense più ambiziosa in materia di politica climatica con l'Inflation Reduction Act, un enorme pacchetto di crediti d'imposta e incentivi per spingere l'industria a diventare climaticamente più sostenibile.
Trump, invece, ha notoriamente definito il cambiamento climatico una “bufala” e ha invitato a trivellare senza remore i combustibili fossili. Sta riducendo parte dei crediti d'imposta dell'Inflation Reduction Act e ha ritirato gli Stati Uniti dall'Accordo di Parigi.
In ogni caso, diversi Stati americani vogliono portare avanti questa azione per il clima, e sono sempre più numerosi quelli che riconoscono l'importanza della decarbonizzazione e considerano il ritorno ai combustibili fossili come un passo indietro. Anche alcuni Stati Repubblicani, che hanno beneficiato dei crediti dell'Inflation Reduction Act, stanno battendosi perché non vengano cancellati, perché è un modo per conservare i posti di lavoro, modernizzare l'industria e così via.
Ci sono sempre più sforzi per cercare di convincere un numero maggiore di governi locali a impegnarsi maggiormente sul cambiamento climatico. Alla London Climate Action Week, che si sta svolgendo in questi giorni, e della COP30, che quest'anno si terrà in Brasile, si cerca di coinvolgere le amministrazioni locali, i sindaci, i governi statali… perché sono loro che devono fronteggiare gli impatti dei cambiamenti climatici sui loro cittadini quando ci sono incendi boschivi, inondazioni ed eventi atmosferici violenti. E quindi vedono i benefici del perseguire politiche di contrasto al cambiamento climatico.
Hamburger russi, semplicemente deliziosi
Negli ultimi tre anni, molte aziende occidentali hanno lasciato la Russia e hanno dovuto trovare un acquirente che le rilevasse, molte se ne sono andate con un'opzione di 10 anni per riacquistare l'attività. McDonald's per esempio è stato uno dei primi grandi marchi multinazionali a lasciare la Russia nel 2022. Dopo la cessione ad un suo franchisee siberiano, oggi si chiama Vkusno i tochka ("semplicemente delizioso")
E ora molti dei “nuovi oligarchi” che hanno comprato le aziende occidentali in fuga vorrebbero blindare la loro nuova posizione, ed evitare di dover rivendere l'azienda ai proprietari originali. Vogliono assicurarsi che queste clausole di riacquisto siano annullate, o vadano a scadenza.
Nonostante le difficoltà economiche ammesse di recente dal ministro delle Finanze russo, queste attività, soprattutto nel settore dei beni di consumo, sono andate molto bene negli ultimi anni: Mosca sta continuando ad espandere la spesa per la guerra, generando industrie, posti di lavoro, stipendi: le forze armate offrono salari elevati per chi va a combattere e le altre industrie hanno dovuto aumentare gli stipendi per competere. E questo spinge i consumi.
A maggio Putin ha incontrato molti dirigenti di aziende e ha dichiarato di aver già chiesto alla Duma, il parlamento russo, di iniziare a lavorare su un disegno di legge che affronti la questione. Perché "Solo i codardi pagano i loro debiti". Questi imprenditori non gradiscono la prospettiva di un armistizio prima di aver consolidato la propria posizione.
Prima della guerra, la Russia era un'economia basata sull'estrazione ed esportazione di risorse naturali e, ovviamente, le sanzioni l'hanno paralizzata. Nel tempo si è trasformata, per certi versi, è tornata ad essere più isolazionista, come la vecchia economia sovietica, in cui la produzione interna svolgeva un ruolo molto più importante di quello che ha avuto dopo il 1990.
Il mercantilismo è contagioso
Il primo ministro canadese Mark Carney ha deciso di imporre dazi compensativi del 25% sulle importazioni dei due metalli dagli Stati Uniti, in attesa dei colloqui con Washington (che avverranno entro il 21 luglio). Come misura antidumping, il Canada applicherà anche nuovi dazi su qualsiasi aumento oltre i livelli del 2024 delle importazioni di acciaio dai paesi che non hanno un accordo di libero scambio con il Canada.
Queste misure sono la conseguenza dei dazi sull'acciaio e l'alluminio canadesi imposti da Trump all'inizio di questo mese. Come dicevamo sul pezzo “la resurrezione dell’Europa” (uno dei più letti di questa newsletter):
Il mercantilismo trumpiano si basa su dei capisaldi:
Lo Stato deve orchestrare l'economia attraverso la politica industriale per aumentare la forza nazionale.
Le bilance commerciali sono un fattore determinante della forza nazionale (ambizione autarchica).
Protezione dei campioni aziendali nazionali.
L'ideologia mercantilista è contagiosa. Ogni volta che un Paese ha adottato politiche mercantiliste, ha spinto gli altri a reagire.
Le misure antidumping sono probabilmente rivolte innanzitutto alla Cina, sulla quale il Canada applica già una sovrattassa del 25% sulle importazioni di acciaio e alluminio.
“L'acciaio proveniente da altri paesi, da paesi terzi, inizia ad arrivare in Canada: diventa necessario proteggere la nostra industria fissando queste quote”
Il 4 giugno Trump ha introdotto dazi del 50% sulle importazioni di acciaio e alluminio negli Stati Uniti, raddoppiando l'aliquota del 25% applicata a marzo, l'industria siderurgica canadese ha descritto il raddoppio dei dazi come “catastrofico” per un settore che ha dovuto affrontare una diffusa perdita di posti di lavoro e la chiusura degli impianti di produzione.
Il Canada è il principale fornitore dei due metalli agli USA, circa il 25% delle importazioni statunitensi di acciaio e circa il 50% delle importazioni di alluminio. Il settore siderurgico è un'industria da 11 miliardi$ e impiega 23.000 persone (più altri 100.000 posti di lavoro nell’indotto).
Curiosità
Quanto costa la mass deportation di Trump? Circa mille miliardi
Una popolazione più ridotta produrrebbe meno CO₂, e visto che il calo della fertilità sta spingendo la demografia mondiale verso il pivot, molti ritengono che il problema dell’inquinamento verrà ridotto, o risolto, dalla depopolazione. Ma questo nuovo paper di ricerca colpisce le teorie di decrescita come un calcio nella schiena.
Jensen Huang, CEO di Nvidia, inizia a vendere le sue azioni con un piano da 865 milioni$. Ma le azioni Nvidia hanno raggiunto comunque nuovi massimi storici: Nvidia è di nuovo l’azienda più capitalizzata al mondo.
Un buon weekend in musica, con uno degli album che, in formato CD, non poteva mancare nella mia auto, ai tempi in cui si infilavano energicamente nelle autoradio
Alcune considerazioni su quello che sta diventando oggi l’apprendimento ed il lavoro di concetto (da quello scientifico fino all’amministrativo) nell’era dell’intelligenza artificiale.
Di seguito il link ad uno studio del MIT portato alla mia attenzione dalla Settimana dell'Alieno #100:
"[…] il MIT ha studiato per 4 mesi l’impatto dell’utilizzo di AI: le connessioni neurali degli utenti intensivi di ChatGPT calano del 47%. Un’altra prova di atrofia cognitiva è stata ottenuta chiedendo di scrivere senza l'AI, con risultati peggiori degli utenti intensivi rispetto alle persone che non avevano mai utilizzato l'AI. Come un muscolo che ha dimenticato come funzionare.
Il team del MIT ha realizzato scansioni per 4 mesi: il danno cerebrale causato dall'uso eccessivo della AI è misurabile e concreto.
ChatGPT velocizza del 60% la realizzazione, ma riduce del 32% il “carico cognitivo pertinente” necessario per l'apprendimento effettivo.
In pratica chi si affida alla AI paga in capacità cerebrale a lungo termine per avere in cambio velocità di realizzazione nel breve termine."
Sono nato a cavallo di due generazioni, Gen X e Millennial; mi sono formato nel tempo in cui le fonti della conoscenza erano limitate esclusivamente alla pagina stampata, alla trasmissione televisiva che andava in onda solo in quel preciso giorno, a quella precisa ora, senza repliche, ai vhs a noleggio ed ai racconti degli anziani.
Questo mi ha permesso di apprezzare che la conoscenza ha un costo che va oltre l’impegno che ci mettiamo nell’acquisirla.
Quando internet ha cominciato a far parte della vita di tutti, abbiamo assistito alla democratizzazione delle fonti da cui quella conoscenza poteva essere fatta propria. Il che ha significato l’azzeramento dei costi, con buona pace del copyright, e la possibilità di accedervi a prescindere dal proprio status sociale e la capacità di travalicarlo.
Il fatto che le fonti fossero smisurate permetteva di acquisire quella che anni dopo fu ribattezzata “google fu”, cioè la capacità di scavare nella rete e mettere insieme criticamente le informazioni migliori. Insomma una sorta di Biblioteca di Babele a là Borges dove ricercare la verità nel caos
https://www.libraryofbabel.info/
La AI si presenta come il passo successivo perchè ,per costruzione, rappresenta la sistematizzazione dei dati (in primis su base statistica) della biblioteca digitale modiale e dei suoi linguaggi, sia umani che di programmazione.
Cosa che permette il dialogo diretto con essa, introducendo un elemento nuovo: la possibilità di moltiplicare gli approcci ad uno stesso argomento usando strumenti che prima potevano essere riservati solo agli specialisti.
Faccio un esempio concreto: un analista finanziario, dotandosi delle basi di python può intraprendere un percorso che può portarlo a scrivere lui stesso (tramite l’aiuto decisivo della AI) il codice necessario per le analisi necessarie al suo lavoro, liberando una quota di creatività destinata a rimanere chiusa nel cassetto. E questo in pochissimo tempo.
E’ la democratizzazione dei linguaggi e la potenziale realizzazione del ideale platonico di ricerca della “verità” con la dialettica attraverso la AI:
"la dialettica si serve di ipotesi, di cui ignora la verità e ne deduce le conseguenze, per giudicare in base a queste se l’ipotesi sia vera o falsa. Come si possa accertare la verità, viene detto nella Repubblica, dove Platone afferma che per arrivare al principio anipotetico, bisogna “distruggere le ipotesi” ovvero confutarle. Ciò significa che bisogna prima formulare tutte le ipotesi possibili riguardo ad un argomento, poi cercare di distruggerle tutte mediante delle confutazioni, l’ipotesi che riuscirà a resistere alle confutazione, una volta distrutte tutte le altre, sarà quella vera, cioè un principio non ipotetico." https://www.istitutocalvino.edu.it/blog/2012/12/platone-e-la-dialettica/
Questo significa usare la AI come strumento di ricerca e di miglioramento personale.
Siamo in realtà ad un bivio. Il primo istinto è quello di delegare totalmente il sapere alla AI, soprattutto da parte di chi non ha vissuto il passaggio Carta-Digitale.
Rivolgersi ad essa quando necessario accettando la prima risposta, qualunque sia; una conoscenza usa e getta alla bisogna.
Il risultato sarebbe inevitabilmente quello rilevato dallo studio del MIT.
Il problema è che così come la massa è pronta ad accogliere il letargo della ragione, c’è una parte minoritaria che spinge affinchè ciò avvenga. Ed è naturale pure questo: in un mondo di ciechi, se i miei figli hanno un occhio solo saranno presidenti.
Come al solito dipenderà dalle istituzioni, da come riusciranno a riformare l’apparato educativo tralasciando le convenienze politiche e seguendo le indicazioni di studi indipendenti.