Il padre di Rembrandt era un mugnaio, e non si dava pace che suo figlio fosse diventato un pittore. Perché il padre di Rembrandt voleva che avesse un “vero” lavoro. Ai suoi occhi, un vero lavoro consisteva nel tornare a fare il mugnaio come suo padre e il padre di suo padre prima di lui.
La mancanza di “veri” posti di lavoro preoccupa i genitori oggi come allora, e da sempre crea instabilità politica. Le persone vedono il futuro come incerto, nell’Olanda del XVII secolo ciò che stava accadendo era la globalizzazione, il cambiamento demografico, il cambiamento politico, il cambiamento sociale e il massiccio cambiamento tecnologico… cioè esattamente ciò che sta accadendo ora.
Rembrandt nasce nel 1606. Suo padre si aspettava che diventasse un mugnaio. Un ottimo lavoro, dignitoso, “vero” e che aveva garantito prosperità a lui e ai suoi ascendenti da generazioni. Ma Rembrandt diventa un pittore a causa di una tempesta perfetta, che coinvolge l'ambiente e l'espansione commerciale che porta a un incredibile cambiamento nella società olandese e nella religione, a un nuovo stile di vita, a un nuovo impero, a una percezione totalmente nuova di se stessi nel mondo.
I periodi di grandi cambiamenti sociali offrono opportunità alle persone, ma tendono tipicamente a produrre conflitti. La “piccola glaciazione” inizia alla fine del XVI secolo, facendo crollare la produzione agricola in Olanda: la terra non produce più lo stesso rendimento. E questo provoca un massiccio movimento di contadini e mugnai verso la città. In diverse parti d’Europa la prima reazione non è delle migliori, si cercano dei colpevoli e secondo alcuni da questa ricerca parte la “caccia alle streghe”.
Ma dopo una prima reazione erronea, il cambio di condizioni genera una spinta a cercare di comprendere il cambiamento, a trovare nuove soluzioni. Un bell’auspicio per chi, come noi oggi, vive una nuova fase di cambiamento climatico (anche se in direzione inversa) e si rende conto che la risposta che stiamo dando potrebbe essere erronea.
Gli olandesi capiscono che se non possono nutrirsi da soli, devono farlo importando grano da altre parti. Ma per farlo hanno bisogno di soldi, commerciare con altri popoli. È per questo che diventano colonialisti, commerciavano spezie, mogano, porcellana e tappeti orientali, cose che gli europei non avevano. E trasformarono Amsterdam in un centro commerciale. In pratica, impararono che per diventare ricchi non era necessario fabbricare le cose, ma poteva bastare commerciarle, intermediarle.
È in quel mondo che nasce Rembrandt. Suo padre era preoccupato: “Come farà a guadagnarsi da vivere?”. Ma il problema era proprio che a causa della piccola era glaciale, la coltivazione del grano era meno proficua e, di conseguenza, il mulino avrebbe lavorato di meno.
Quello che accade oggi come allora è semplicemente che l'economia si sta muovendo. Una situazione molto sana: quando l'economia è statica e non cambia, le gerarchie sociali si radicano. Il motivo per cui gli olandesi nel ‘600 si sono cimentati con i tulipani è la necessità di ottenere rendimenti più elevati dalla terra. La terra coltivabile diventava sempre più piccola, ed è per questo che hanno bonificato il territorio e creato i “paesi bassi”.
Non avrebbero bonificato la terra se non ci fosse stata la mini era glaciale: una società che si trova in un'enorme fase di trasformazione sociale ed economica, dalla quale emergono nuovi lavori, nuove professioni, nuove idee. Proprio come accade oggi.
Ma le opportunità non le vediamo mentre si stanno originando, per questo restiamo affascinati dai politici che ci vendono nostalgia: i “veri” posti di lavoro reali vengono distrutti dai cambiamenti tecnologici, dalla globalizzazione, dalla delocalizzazione… e non vediamo mai i nuovi posti di lavoro emergere perché non riusciamo a concepirli.
La maggior parte pensa di non riuscire a capire cosa stia accadendo di preciso. E agli esseri umani piacerebbe poter prevedere le cose con precisione. Ci piace la stabilità, la certezza, l'idea che domani sarà uguale. Il che, ironia della sorte, è proprio il contesto dell’economia più malsana, quella statica in cui non si crea progresso.
La paura per la AI (o per la persona che è brava ad usare la AI) sta arrivando per tutti. E tutti questi cambiamenti tecnologici, sociali e di atteggiamento si stanno manifestando in cambiamenti politici: il cambiamento nel mondo del lavoro rende le persone molto ansiose. E poiché non riusciamo a vedere i nuovi lavori, ci rifugiamo nella nostalgia.
Tornando a Rembrandt, è molto facile avere paura del cambiamento e desiderare di tornare a “com'era prima”. Ma questo presuppone che l'economia possa fermarsi, trovare uno stato di equilibrio definitivo. Al contrario, più c'è movimento nell'economia, più è sana e dinamica e più c'è innovazione e più persone intelligenti arrivano in cima e fanno cose nuove.
Il padre di Rembrandt vedeva che suo figlio non aveva un vero lavoro e che era in giro a dipingere ritratti di persone. E per quanto lo riguardava, non c'era futuro in questo. Mentre Rembrandt è stato il protagonista di un intero movimento artistico, insieme a Vermeer, dei maestri olandesi. In un periodo storico che ha prodotto anche un pensatore come Baruch Spinoza.
Quindi, ogni volta che sentite parlare di trovare un lavoro “vero”, bisogna pensare che nell'angoscia e nel DNA di ogni genitore c'è l'ansia che i figli “si sistemino”, ma c'è un nuovo Rembrandt che potrebbe emergere dietro l'angolo e non possiamo vederlo. Perché non possiamo mai vedere il futuro.
I libri che hanno ispirato questo post:
Chimera - Sebastiano Vassalli
Cultura della crescita, le origini dell'economia moderna - Joel Mockyr
Il lauto scambio - William Bernstein
Il primo inverno - Philip Blom
Di tutto questo abbiamo parlato nell’ultima puntata della scorsa stagione del podcast con
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Come sempre, una riflessione preziosa. Affascinante il parallelo tra i Paesi Bassi di Rembrandt e oggi, fa guardare al futuro con ottimismo. Se sarà l'inizio di un secolo d'oro dell'AI, o un (T)Rampjaar, dipenderà da noi.
Nessun maiale vede i salami, ma quant'è buono il salame?