La settimana dell'Alieno #90
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 31 Marzo - 3 aprile 2025
Le notizie di oggi, giovedì 3 aprile, impongono tempestività. La Settimana dell’Alieno oggi arriva con un giorno di anticipo, consideratelo un regalo.
Liberation Day
Se vi sembra di sentire un rumore di risucchio… È il suono dell'economia mondiale che va a rotoli. O almeno potrebbe esserlo se il commercio mondiale seguisse lo schema dell'ultima Grande Guerra Tariffaria di quasi un secolo fa, nel timore che questo accada, i mercati finanziari stanno ormai accelerando le discese.
Un vecchio grafico, chiamato spirale Kindleberger, traccia il declino del commercio mondiale mese per mese, dal gennaio 1929 al marzo 1933, quando quasi due terzi del commercio furono spazzati via: da quasi 3 miliardi $ al mese nel gennaio 1929 a poco più di 1 miliardo $ nel marzo 1933 (nel periodo 1924-1928 il commercio globale era cresciuto del 6% medio annuo)
La spirale di Kindleberger è un avvertimento, non una previsione: in quei tre anni, le principali economie fecero a gara per innalzare barriere commerciali l'una contro l'altra, in particolare con i dazi dello Smoot-Hawley Act statunitense, seguite da serie di ritorsioni da parte di altri Paesi. Naturalmente, il commercio ne risentì. Così come le economie.
A quel tempo, ogni Paese aumentava i dazi senza tener conto delle ritorsioni degli altri. Ciascuno non ha valutato l'effetto che avrebbero avuto gli uni sugli altri e su tutti gli altri.
Donald Trump ha annunciato il “Liberation Day”: gli Stati Uniti da subito imporranno tariffe “reciproche” a tutti i paesi del mondo. La base una tariffa del 10% a tutti i Paesi, mentre per alcuni paesi ci sono aliquote maggiori: un ulteriore dazio del 34% sulla Cina e un clamoroso dazio del 20% sull'UE.
I deficit commerciali cronici non sono più solo un problema economico: sono un'emergenza nazionale che minaccia la nostra sicurezza e il nostro stesso stile di vita.
Saremo ricchi come Paese perché ci hanno portato via tanta ricchezza. Non permetteremo che ciò accada.
Secondo Trump, i dazi porteranno una nuova era di prosperità americana, senza impattare sull'inflazione, spostando i consumi sui prodotti americani e garantendo una enorme raccolta fiscale. Se non ci fosse impatto sui prezzi, non ci sarebbe alcuno spostamento dei consumi. Se ci fosse spostamento dei consumi non ci sarebbe raccolta fiscale dai dazi. La costruzione del progetto si fonda su delle menzogne.
Trump sostiene che il resto del mondo sta imponendo tariffe molto alte sui prodotti statunitensi, e che lui sta imponendo tariffe "reciproche" ma con lo sconto, perché sono solo la metà di quelle imposte da loro. Ma anche in questo caso, il concetto di dazio “reciproco” si basa su un deliberatamente errato calcolo dei dazi rivolti agli USA:
L'UE, ad esempio, ha tariffe medie applicate alle merci statunitensi inferiore al 3% (prevalentemente nel settore agricolo, dove la UE è tendenzialmente protezionista). Ma Trump sostiene che la UE applichi un dazio del 39% verso gli USA e dunque applicando il 20% ci ha “fatto lo sconto”.
Molti hanno ipotizzato che Trump considerasse l’IVA come una tariffe, anche se non lo è (i produttori europei che vendono al mercato dell'UE pagano la stessa IVA dei produttori statunitensi, quindi non si tratta di una discriminazione protezionista). Ma anche se fosse così, le aliquote IVA dell'UE si aggirano intorno al 20%, da dove arriva quel 39%?
Tutte le aliquote “strane” come il 39% della UE sembrano corrispondere ad una formula aritmetica: esprimono il rapporto fra lo sbilancio commerciale in beni (escludendo i servizi) che gli USA hanno verso quel Paese e l’export totale di quello stesso paese.
La Corea del Sud non ha affatto dei dazi del 50% verso i prodotti USA, ma ha un surplus di beni materiali verso gli USA che vale la metà del suo export. In pratica Trump impone dazi proporzionati alla dipendenza dai consumi americani di ogni economia.
E’ un criterio di calcolo talmente illogico che può significare solo una cosa: l’intento è di replicare le proposte commerciali di bassa lega dei negozi che fanno “saldi speciali” gonfiando i prezzi di partenza.
Per questo Trump fa la faccia tronfia dicendo che “ha fatto lo sconto”. Per questo ha scelto per questo annuncio di guerra un nome da programma TV di second’ordine come “Liberation Day”. E per questo sarà molto difficile che questi dazi siano la base per delle trattative, come sperano molti di quelli che tranquillizzavano gli animi durante il periodo elettorale: “Lo dice ma non lo fa”.
Come si può imbastire una trattativa seria con una amministrazione che ha colpito Canada e Messico lamentando i contenuti dell’accordo commerciale che fu siglato da Trump stesso durante il primo mandato?
Come si può imbastire una trattativa seria con una amministrazione che crea chat su una piattaforma privata per discutere di un attacco militare includendo il direttore di un giornale (un qualunque militare, da recluta a generale, che condividesse dei documenti top secret con un giornalista sarebbe licenziato) e commentando il lancio di missili con emoji adolescenziali?
Manine che si scambiano il pugnetto, faccine che ridono, pollici in su mentre vengono sganciate bombe che uccideranno delle persone. Quando Harry Truman diede l’ordine di sganciare le bombe sul Giappone lo fece con l’animo pesante, non era certo intento a darsi di gomito con gli amici del suo staff…
Se non sono seri nel fare i calcoli, se non sono seri nel presentare le iniziative, se non sono seri nel rispettare gli accordi che loro stessi hanno siglato, se non sono seri quando usano la loro straripante forza, chi vorrà trattare seriamente con questa amministrazione?
Effetti del Liberation Day
L'annuncio della nuova guerra dei dazi potrebbe creare notevoli rischi di stagflazione per l'economia statunitense e porre gravi problemi ai partner che dipendono maggiormente dalla domanda americana.
Per il mondo, è in arrivo un forte shock economico e l'abbandono da parte della superpotenza del sistema globale basato sulle regole del dopoguerra. La crescita economica globale è destinata a frenare, con la diminuzione dei flussi commerciali, l'aumento dei prezzi e il rinvio degli investimenti da parte delle imprese.
I mercati hanno reagito molto negativamente, le borse hanno accelerato nella discesa e le obbligazioni corporate hanno allargato i loro spread, per una semplice ragione: il “Liberation Day” è il più grande atto di protezionismo americano da più di un secolo, è una minaccia al mondo, non una mossa da applaudire.
Inflazione Europea
Per il secondo mese consecutivo, l'inflazione dell'Eurozona è scesa, ora è al 2,2%; una buona notizia per tutti coloro che tengono d'occhio i tassi d'interesse: se l'inflazione continua a scendere, si rafforza la possibilità che la Banca Centrale Europea riduca nuovamente i tassi.
Al momento i mercati finanziari incorporano una probabilità del 75% che la BCE tagli di un altro 0,25% i tassi tra qualche settimana. Ma c'è una cosa che potenzialmente potrebbe gettare acqua sul fuoco: la guerra commerciale di Donald Trump. Manuale alla mano, i dazi portano inflazione e se l'inflazione salta negli Stati Uniti, potrebbe fare lo stesso in Europa.
Debito e deficit USA, problemi urgenti
Dal 2021 a oggi la crescita economica mondiale è stata spinta da una spesa pubblica molto ingente. La spesa cumulata vs PIL negli ultimi 4 anni è stata:
Media UE: 22%
Germania: 14%
Italia: 37%
Francia: 32%
USA: 44%
Il deficit USA va evidentemente corretto. Come?
Secondo alcuni fan(tasiosi) trumpiani, la Casa Bianca sta deliberatamente inducendo un rallentamento dell'economia, perché questo fa scendere i tassi e quindi la spesa per interessi sul debito (che oggi è la voce maggiore di spesa federale), così da aggiustare il deficit.
Peccato che per ogni conseguente calo delle borse del 10% le entrate fiscali scendano di 250 miliardi$. La ricetta economica di Trump sembra piena di fallacie logiche, ma come evidenziato dall’economista
(ospite del podcast Don Chisciotte) potrebbe essere una ricetta molto più politico-propagandistica che economica.Le basi della ricetta, dal punto di vista economico, sono state esplicitate da Stephen Miran in un documento del novembre 2024 a cui non è stata data la giusta visibilità. A sua volta il memorandum di Miran poggia sull’adesione logica al “Dilemma di Triffin”, che in realtà appare una tesi piuttosto fragile, alle prove della Storia (basti pensare alla debolezza del dollaro durata un intero decennio tra il 2001 e il 2011 per chiedersi come mai il “dilemma” possa essere alternativamente comprovato e falsificato dai fatti). Il documento di Miran si conclude così:
Il prossimo mandato di Trump presenta il potenziale per un cambiamento radicale del sistema economico internazionale e la possibile volatilità che lo accompagna.
È importante che gli investitori comprendano gli strumenti che potrebbero essere utilizzati a tale scopo, nonché i mezzi con cui il governo può tentare di mitigare gli effetti collaterali indesiderati.
Il consenso di Wall Street sul fatto che un'amministrazione non abbia strumenti per influenzare il valore del dollaro in valuta estera, qualora volesse farlo, è sbagliato. Il governo ha molti mezzi per farlo, sia a livello multilaterale che unilaterale.
Indipendentemente dall'approccio adottato, tuttavia, è necessario prestare attenzione alle misure per ridurre al minimo la volatilità. L'assistenza dei partner commerciali o dalla Federal Reserve può essere utile a tal fine.
In ogni caso, poiché il Presidente Trump ha dimostrato che i dazi sono un mezzo con il quale può estrarre con successo un guadagno dai partner commerciali, è molto probabile che i dazi vengano utilizzati come prima cosa.
Poiché i dazi rafforzano il dollaro, per gli investitori sarà importante capire la sequenza delle riforme del sistema commerciale internazionale mirate a indebolirlo.
I dazi sono tasse, un freno all'attività economica. Se i dazi aumentano a livello globale, la crescita globale diminuisce. La scommessa della Casa Bianca è che il danno per gli USA sarebbe inferiore del danno subito dagli altri paesi, quindi i dazi diventerebbero uno strumento per ottenere, in cambio della loro rimozione, l’impegno a sottoscrivere titoli a lunghissima scadenza.
Perché al momento, per tenere bassi i rendimenti dei Treasury americani, il segretario al Tesoro Bessent pianifica forti emissioni di titoli a breve, per ridurre la disponibilità di titoli a lungo termine e farne salire i prezzi.
E questo aumenta il continuo fabbisogno di sottoscrittori per le nuove emissioni.
La Casa Bianca dice gli USA sono "vittima" della domanda di titoli americani, questo renderebbe il $ forte e le produzioni USA meno competitive. Ma il paese più affamato al mondo di sottoscrittori non può ragionare così.
Secondo le ipotesi più ardite, Trump potrebbe spingersi a cercare di obbligare altri paesi a comprare titoli di Stato americani senza cedola con scadenza secolare. Una specie di ristrutturazione del debito americano senza dichiarazione formale.
Quali le possibili conseguenze? Ne abbiamo parlato nel nostro podcast:
Questa newsletter ha due edizioni settimanali (ogni venerdì la Settimana dell’Alieno, scritta da
Andrea, e ogni lunedì quella sulla puntata del podcast
Economia per Tutti, scritta da
Giulio.
Andrea
Talvolta ad “scappa” una terza edizione sporadica, di approfondimenti specifici. Puoi trovare l’
archivio integrale delle newsletter precedenti qui.
Volti nuovi in Borsa
La società di intelligenza artificiale CoreWeave è la più grande start-up tecnologica quotata in borsa da oltre un anno, anche se la sua IPO è stata molto più piccola del previsto e il suo primo giorno di negoziazione è stato… un po' difficile.
CoreWeave è un'azienda di centri dati di intelligenza artificiale. Tutti i modelli di intelligenza artificiale di cui avete sentito parlare, come ChatGPT, sono stati costruiti utilizzando chip Nvidia. CoreWeave costruisce dei datacenter con questi chip e poi affitta la capacità di calcolo alle aziende che costruiscono modelli AI.
L'IPO di CoreWeave è stata la prima grande IPO tecnologica a cui abbiamo assistito da un po' di tempo a questa parte, da quando ARM - che a sua volta è un'azienda di chip - è stata nuovamente riportata in Borsa nel 2023. Quindi c’era molto interesse su CoreWeave e sulla sua capacità di raccogliere investitori, per vedere se altre aziende tecnologiche, altre start-up sarebbero state in grado di quotarsi.
La prima valutazione dell'azienda è stata di circa 35 miliardi $, quotando poco più del 10% della società l’idea era quindi di raccogliere circa 4 miliardi $ con l'IPO. Ma le cose sono andate diversamente: hanno collocato molte meno azioni, e ad un prezzo più basso, raccogliendo solo 1,5 miliardi $ con una valutazione dell’azienda di circa 23 miliardi $.
Le preoccupazioni sul modello di business del settore dei servizi di cloud computing come quello offerto da CoreWeave si sono intrecciate con un contesto non favorevole per i listini azionari a causa delle incertezze disseminate dalla Casa Bianca ed alcune questioni specifiche di CoreWeave: dipende da un solo grande fornitore (Nvidia) e da una manciata di clienti (aziende tecnologiche abbastanza grandi da costruire modelli di intelligenza artificiale che necessitano di grandi capacità di calcolo, come Microsoft). Inoltre, l'azienda fa ampio uso della leva del debito, il che non è un segno negativo di per sé, ma solleva domande per gli investitori.
Quotata a 40 $, è salita fino a 62 $, grazie al fatto che sta aggiungendo Google alla lista dei suoi clienti.
Per il ritorno delle IPO sembra quindi che i segnali siano misti, c'è molta turbolenza, ci sono dubbi sull'appetito degli investitori per la AI. Molte aziende valuteranno la performance di CoreWeave insieme a molti altri fattori che stanno influenzando i mercati in questo momento, prima di valutare se quotarsi in Borsa.
Chi paga i dazi?
Dal punto di vista burocratico è semplice: sono gli importatori a consegnare il denaro alla dogana. Questo è ciò che accade negli Stati Uniti e nel resto del mondo. Gli importatori pagano.
Ma chi sostiene l'onere della tariffa? Chi concorda con Trump sostiene che gli esportatori "pagano" (nel senso che sopportano l'onere). Ciò implica che l'intera tassa venga dedotta dal prezzo di esportazione.
Per questa ragione, il prezzo di ogni bene esportato rischia di essere alzato, per proteggere almeno parzialmente i margini di chi sta esportando, quindi l’imposta viene di fatto trasferita ai consumatori con un aumento dei prezzi. Sono loro a "pagare" (a sostenere l'onere).
La capacità di adattamento di acquirenti e venditori determina dove si colloca il punto di equilibrio. Gli esportatori potrebbero essere in grado di vendere con minor profitto (ma non per l'intero importo della tariffa) e gli importatori potrebbero essere disposti a pagare un po' di più (ma, di nuovo, non l'intera tariffa).
La capacità di adattamento nel commercio viene chiamata "elasticità". Se gli esportatori possono trovare acquirenti altrove, venderanno molto meno al Paese che ha messo dei dazi. Gli esportatori possono adattarsi - la loro offerta è "elastica". Ma se invece dipendono da quell'unico mercato, dovranno subire un danno maggiore, la loro offerta in quel caso è definita anelastica.
Se invece guardiamo gli importatori, allo stesso modo, quelli tra loro che dipendono da determinati fornitori, dovranno pagare di più la tassa aggiuntiva e/o importare di meno, in altre parole la loro domanda è anelastica.
Le catene di approvvigionamento sono lunghe, sia dal lato delle esportazioni che da quello delle importazioni. Esse comprendono produttori, commercianti, grossisti, dettaglianti e consumatori. Ognuno degli anelli della catena avrà una propria elasticità e un diverso adattamento.
Quindi, quanto della tariffa viene trasferito ai consumatori e quanto ai produttori dipende dalla capacità di adeguamento lungo la catena di approvvigionamento.
Quello che l’esperienza insegna è che le imprese nazionali, protette attraverso i dazi dai concorrenti esteri, ottengono un maggior guadagno (possono applicare prezzi più alti di prima grazie alla protezione dei dazi), ma il guadagno dei produttori nazionali dalla protezione tariffaria è inferiore alla perdita subita dai consumatori (che pagano di più sia il prodotto nazionale che quello estero): nel complesso i dazi sono un danno all’economia di chi li introduce.
I dazi provocano un aumento dei prezzi; ma un dazio del 25% non porta a un aumento del 25% del prezzo pagato dai consumatori. Né provoca un 25% di impatto sui produttori.
Giudici, milioni e formaggio
Il Wisconsin, lo stato americano del formaggio, ha votato per scegliere un nuovo giudice della Corte Suprema dello Stato. L'elezione dovrebbe essere apartitica, ma Elon Musk vi ha investito un sacco di soldi (ha versato più di 22 milioni $ in questa corsa) e ha usato tattiche controverse.
Si tratta del primo test elettorale dopo le elezioni presidenziali, ed Elon Musk ha riproposto una delle sue tattiche della campagna presidenziale, offrendo agli elettori registrati 100$ ciascuno per firmare una petizione contro i cosiddetti “giudici attivisti”. E distribuendo per sorteggio assegni da un milione di dollari a firmatari scelti a caso. A molti Repubblicani non piace che Musk si sia comprato supporto per queste elezioni.
Peraltro non ci sono candidati democratici e candidati repubblicani. Ci sono, però, candidati di orientamento liberale o conservatore. Quella che normalmente è una gara locale e non molto emozionante, all'improvviso ha una copertura mediatica nazionale e internazionale.
Il candidato liberale Crawford ha però vinto. La forza economica di Musk ha dei limiti, in politica. L’influenza straripante di Musk sul partito Repubblicano potrebbe ora risentirne: l’uomo non è più garanzia di poter comprare il successo alle urne.
Musk è molto meno popolare di Donald Trump in tutto il Paese; e il suo denaro è, nella migliore delle ipotesi, un'arma a doppio taglio se si parla di popolarità.
Libano
Dal 2019 il Libano è impantanato in una crisi economica, finanziaria e bancaria piuttosto profonda. Le radici di questa crisi affondano in anni di cattiva gestione del governo, spese dispendiose e decenni di corruzione. Il tutto è stato aggravato da una serie di catastrofi in Libano, tra cui l'esplosione del porto di Beirut del 2020, la pandemia di Covid-19 e, più recentemente, la guerra con Israele. Lo stato dell'economia è quindi piuttosto disastroso. Dal 2019, la valuta è crollata del 95%. Il Paese è in condizioni di disperata povertà.
Karim Souaid, nuovo capo della banca centrale del Libano, è la novità del momento. Il ruolo di banchiere centrale è molto controverso in Libano perché molti, nel Paese e fuori, danno la colpa alla politica monetaria precedente per la crisi, in quanto ha gestito quello che molti hanno definito uno schema Ponzi nazionale, o quantomeno un rapporto incestuoso tra la banca centrale e il settore bancario.
Da gennaio è in carica un nuovo governo, che ha promesso vaste riforme economiche mirate ad aiutare il Paese a rimettersi in piedi. Molti donatori internazionali si sono impegnati ad aiutare il Libano, ma ciò non avverrà finché non vedranno una qualche riforma di un sistema molto corrotto e carico di debiti.
Souaid ha detto che vorrebbe limitare l'intervento del FMI, sostenendo che esso mina la sovranità libanese, e che vorrebbe usare le riserve auree della banca centrale per garantire i depositanti, bloccando la riforma bancaria, in linea con la lobby che vorrebbe assolvere le banche dalle responsabilità nella crisi.
Vuole essere mandato
Trump, in un'intervista esclusiva con NBC News, non ha escluso la possibilità di cercare un terzo mandato alla Casa Bianca, anche se vietato dalla Costituzione in base al 22° emendamento, affermando che “ci sono metodi per farlo” e chiarendo:
"non sto scherzando"
"Molte persone me lo chiedono, ma è presto per parlare di queste cose. Mi piace questo lavoro, vedremo come fare”
NBC News ha chiesto di un possibile scenario in cui il vicepresidente JD Vance si candiderebbe e poi passerebbe il ruolo a Trump. Trump ha risposto che "questo è un metodo, ma ce ne sono anche altri".
Alla richiesta di condividere un altro metodo, Trump ha risposto semplicemente "no".
Curiosità
La start-up tedesca Isar ha tentato un lancio verticale in orbita dal centro spaziale di Andoya, in Norvegia. È la prima iniziativa del genere di un'azienda europea. Il razzo Spectrum, però, si è ribaltato dopo circa 30 secondi e si è schiantato sulla Terra. Isar ha dichiarato che anche un volo di mezzo minuto è comunque una pietra miliare.
Un buon weekend in musica, con il pianoforte di Paul Mauriat:
"Secondo le ipotesi più ardite, Trump potrebbe spingersi a cercare di obbligare altri paesi a comprare titoli di Stato americani senza cedola con scadenza secolare. Una specie di ristrutturazione del debito americano senza dichiarazione formale."
A questo punto direi che la spiegazione più semplice è la più probabile:
Fase 1) ristrutturazione del debito americano senza dichiarazione formale e taglio tasse ai ricchi
Fase 2) mantenute le promesse ai finanziatori ha l'appoggio dei plutocrati per ingabbiare magistratura e contrappesi costituzionali.
Fase 3) senza contrappesi e con i media controllati dai suddetti finanziatori reprime il dissenso.
Fase 4) trasformazione in una democratura balcanica.
Fase 5) Non lo so...