La settimana dell'Alieno #79
Rassegna delle notizie economico-finanziarie del 13 - 17 gennaio 2025
TikTok… Tak
Le lancette corrono, domenica entrerà in vigore negli USA una legge che impone la vendita delle attività di TikTok negli Stati Uniti, pena il divieto di accesso al Paese.
Funzionari del governo cinese avrebbero discusso di proporre a Elon Musk di investire in TikTok per acquistarne una quota; forse addirittura di maggioranza, per permettere all'app di continuare a funzionare. L’aspetto curioso è che la posizione di TikTok nei tribunali statunitensi nell'ultimo anno è stata quella di essere un'azienda indipendente, che non ha nulla a che fare con il governo cinese.
Ma è un’incoerenza che fa solo sorridere, è noto che TikTok risponde alle direttive del Partito Comunista Cinese. Ed è chiaro che la Cina non rinuncerà facilmente ad avere il controllo di un social network che a quanto pare ha un impatto rilevante su come molti giovani occidentali vedono il mondo.
Ci sono prove piuttosto solide che controllando l'algoritmo di TikTok, il governo cinese fa propaganda sui giovani americani e oscurando argomenti critici nei confronti della Cina: esistono una serie di studi sulla manipolazione (questo del 2023, ad esempio, e quest’altro del 2024) delle informazioni da parte di TikTok secondo i dettami del governo cinese.
Il paradosso generato dalla tecnologia è che la Costituzione USA prevede la tutela del diritto di parola nel Primo Emendamento e questo oggi protegge il diritto dei governi stranieri di impedire agli individui americani di dire la loro opinione in una piattaforma pubblica. Una definizione molto strana di “libertà di parola”.
Il fatto che la Cina si rivolga a Musk, concorrente delle auto elettriche cinesi e principale sostenitore di Trump, il presidente dei dazi anti-Cina, non deve stupire: Musk possiede già un social media, ovvero Twitter (che ora si chiama X) e ha relazioni molto più calorose con Pechino rispetto agli altri membri della cerchia di Trump. La sua fabbrica di Shanghai per Tesla è di gran lunga la più importante al di fuori degli Stati Uniti e lui sta cercando di far crescere le sue attività lì e ha mantenuto relazioni amichevoli, infatti ha espresso opposizione al divieto mirato su TikTok, coerentemente con le sue altre posizioni pro-Cina su una serie di questioni. Quindi la Cina vede Musk come un ponte con l'amministrazione Trump.
In ogni caso, TikTok ha un po' di tempo perché, anche se il divieto entra in vigore, non si tratta di un divieto completo e immediato: le app installate sui telefoni non verranno eliminate, quindi ByteDance (la società proprietaria di TikTok) semplicemente non potrà aggiornare l'app perché gli app store non saranno autorizzati a portare l'aggiornamento. Quindi c'è un po' di margine, Trump e Musk potrebbero trovare un modo per riportare in auge l'app, probabilmente sarà sufficiente garantire che l’algoritmo verrà modificato in modo da favorirli.
Tutti invitati al ballo dell’inflazione
Questa settimana i dati sull'inflazione hanno visto negli USA un +2,9%, come atteso nelle stime. Nel Regno Unito, invece, l'inflazione è rallentata a +2,5%. Dopo alcune settimane di paura montante sul fatto che lo spettro dell’inflazione potrebbe tornare a presentarsi, con relativa discesa dei mercati finanziari, la sinfonia ha momentaneamente abbracciato un waltz più positivo, si respira speranza: il +2,9% è in accelerazione sulla rilevazione precedente, ma l'inflazione core, che esclude le voci più volatili (cibo ed energia), è scesa leggermente (+3,2% dal +3,3% precedente).
Nella sostanza, nessuna rivoluzione. Il fulcro dell’incertezza restano le scelte politiche future di Trump, su dazi e riduzioni delle imposte alle imprese, che dovrebbero esercitare una pressione al rialzo sull'inflazione. Per il momento, però, i mercati si accontentano di una lettura meno severa.
Anche nel Regno Unito non abbiamo assistito ad un calo significativo dell'inflazione, solo un leggero rallentamento, ma l’attenzione è stata rivolta all'inflazione dei prezzi dei servizi, che è scesa un po'. Anche in questo caso, quindi, si è trattato di un segnale rassicurante, in quanto alcuni dei peggiori timori di un'inflazione ancora troppo elevata si stanno attenuando, almeno per il momento.
Nelle ultime settimane il governo britannico ha vissuto un periodo di grande tensione a causa dell'aumento dei rendimenti dei titoli di Stato. Il sell-off ha rispecchiato i timori che la Banca d'Inghilterra non sia in grado di tagliare i tassi quanto sperato e ha sollevato dubbi sulla sostenibilità della strategia fiscale del governo laburista.
Le prospettive per l'inflazione e i tassi di interesse in UE contengono un po' più di fiducia. La Banca Centrale Europea ritiene che l'inflazione si stia dirigendo verso i target. E questo è dovuto in parte al fatto che l'economia dell'Eurozona è davvero molto, molto debole. Quindi la banca centrale potrà più facilmente continuare a ridurre i tassi di interesse quest'anno.
I nuovi volti di Washington
Scott Bessent, prossimo segretario del Tesoro, è apparso giovedì davanti al Senato degli Stati Uniti per l'udienza di conferma e ha illustrato il suo pensiero su temi quali i tagli alle tasse, i dazi e il commercio internazionale.
Il Dipartimento del Tesoro svolge un ruolo fondamentale nella protezione della sicurezza nazionale americana. Dobbiamo proteggere le catene di approvvigionamento che sono vulnerabili ai concorrenti strategici e dobbiamo impiegare con attenzione le sanzioni.
Per troppo tempo la nostra nazione ha permesso distorsioni ingiuste nel sistema commerciale internazionale. Il Presidente Trump è stato il primo presidente in tempi moderni a riconoscere la necessità di cambiare la nostra politica commerciale e a difendere i lavoratori americani.
Bessent ha una carriera da gestore di hedge fund, è uno dei pochi nominati da Trump con un profilo tecnico su cui nessuno obietta.
Ha dichiarato, tra l’altro, di volere sanzioni più severe contro i produttori di petrolio russi. Pur non offrendo molti dettagli, Bessent ha sostanzialmente detto che Trump userà i dazi per contrastare le pratiche commerciali sleali.
Questo sul fronte globale. A livello interno, tra le priorità di Bessent c’è il rinnovo degli sgravi fiscali introdotti dalla prima amministrazione Trump.
Banche ancora in forza
Tutte le banche USA, da JPMorgan a Bank of America, hanno riportato questa settimana i profitti dell'ultimo trimestre del 2024, numeri da urlo. Alcuni hanno addirittura visto i loro profitti raddoppiare.
I profitti della gestione denaro (raccolta-impieghi) restano buoni, ma i profitti del trading e dei servizi di investimento sono letteralmente decollati. Nelle settimane successive all'elezione presidenziale c’è stato un forte flusso di capitali dagli investitori, che vedono nei tagli fiscali promessi da Trump una opportunità di maggiori profitti aziendali.
L'altro aspetto in corso è che la Fed potrebbe riposizionarsi per il timore che i dazi possano causare inflazione. Per questo motivo ha dichiarato che non ci saranno molti tagli dei tassi di interesse, per gli investitori questo significa un ambiente in cui i tassi di interesse sono più alti, imponendo di riorganizzare i portafogli. Una manna per gli intermediari.
Non si vive di solo petrolio
Saudi Aramco, il più grande petroliere del mondo, ha annunciato un piano a 3-5 anni per avviare la produzione di litio, fondamentale per le batterie degli EV, sintetizzandolo nei suoi giacimenti petroliferi. La Cina controlla attualmente circa due terzi del mercato del litio e l'eccesso di offerta ha finora trascinato i prezzi al ribasso.
Gli Arabi sono impegnati anche su progetti per il nichel e la grafite (sintetizzati nel processo di raffinazione del petrolio). Giustamente cercano di non farsi tagliare fuori dal rischio conversione parco auto. Materiali, tecnologia, intrattenimento e turismo sono le aree di attività scelte come diversificazione dall’industria petrolifera.
Una Alexa più “intelligente”
La maggior parte delle persone usa Alexa per fare cose come impostare un timer o riprodurre musica su Spotify o collegarsi alle luci intelligenti per accendere e spegnere tutte le luci, cose del genere. Ma il modo in cui funziona finora è che bisogna dare il comando in un modo specifico, mentre Amazon vorrebbe trapiantare una mente AI, qualcosa di simile a ChatGPT o Gemini di Google, e renderlo molto più colloquiale, chiacchierone e più ampio in termini di tipi di domande a cui può rispondere. Interagendo col device per sapere i risultati sportivi o, ad esempio, dove andare in vacanza in Marocco il mese prossimo o per prenotare un ristorante.
Il primo problema è legato alla sicurezza: Alexa è nelle case delle persone, usato da figli piccoli e dagli anziani. Come può Amazon assicurarsi che Alexa sia accurato e non dia disposizioni equivocando le richieste di un bambino? Senza contare il rischio delle cosiddette “allucinazioni” degli LLM.
Tutte le grandi aziende tecnologiche stanno affrontando una forte pressione da parte del mercato per dimostrare che le tecnologie AI possono generare un ritorno sull’investimento. Quindi Amazon, come i suoi concorrenti, deve chiedersi se sarà in grado di trarre profitto dall’inserimento della AI in Alexa.
OpenAI sta facendo soldi attraverso i suoi abbonamenti, per esempio. Alexa finora non ha generato grandi quantità di denaro, può darsi che per avere una Alexa “plus” si dovrà pagare un abbonamento, a meno di immaginare che un assistente vocale con AI faccia aumentare le vendite del portale Amazon per effetto di una maggiore facilità d’uso.
Amazon ha un'enorme attività di servizi per il cloud (AWS o Amazon Web Services). E una parte importante della loro strategia di AI consiste nel permettere ai clienti di utilizzare diversi modelli di AI attraverso i loro servizi web, per consentirne l'accesso. Di recente hanno rilasciato anche i propri modelli, Nova, integrati anche in Alexa.
Ma costruire un device per consumatori con l'intelligenza artificiale generativa sarà un esercizio complesso. Se funziona, potrebbe essere un tipo di prodotto rivoluzionario, pare difficile possa essere remunerativo nel breve termine.
Cina: tanto export, poco import
Nuovo record per il surplus commerciale globale della Cina nel 2024: quasi mille miliardi $. Più di un terzo di questa cifra proviene dal commercio con gli Stati Uniti, che flirtano con la prospettiva di introdurre dazi fino al 60% sulle merci provenienti dalla Cina.
Le esportazioni sono cresciute per compensare la debolezza della domanda interna, oltre che per anticipare il più possibile ogni spedizione prima dell'inizio dell'amministrazione Trump. Anche gli importatori statunitensi hanno cercato di acquistare quanto più possibile dalla Cina per le stesse ragioni. Alcuni produttori cinesi hanno anche delocalizzato la produzione in parti del sud-est asiatico per cercare di evitare futuri dazi mirati sulle aziende cinesi dagli USA.
Ma la forza della domanda di prodotti cinesi è globale: l'anno scorso le esportazioni verso l'Indonesia e il Brasile sono cresciute a due cifre, mentre le spedizioni verso la Francia e la Germania sono aumentate di oltre il 6% (auto elettriche soprattutto. Il surplus con i Paesi asiatici è stato trainato dalle esportazioni di componenti per l'elettronica, assemblate in Vietnam e poi spedite negli USA.
Vista la debolezza della domanda interna, le importazioni sono aumentate solo dell'1,1% lo scorso anno, ben al di sotto dell'aumento del 5,9% delle esportazioni.
La bonanza delle esportazioni ha reso possibile per Pechino raggiungere il suo obiettivo di crescita di circa il 5% per il 2024, mentre il crollo degli immobili pesa sui consumatori. Per questo, tra gli scambi anticipati (“consumando” parte della domanda 2025) e il possibile arrivo dei dazi, il prossimo anno raggiungere gli obiettivi di crescita sarà ancora più sfidante.
I consumi interni dovranno raccogliere una parte maggiore dell'impulso alla crescita. La Cina cercherà di “aumentare il reddito dei residenti, di incrementare il sostegno ai consumatori e di migliorare la sicurezza sociale per stimolare i consumi”, ha detto il governatore della banca centrale Pan Gongsheng.
La spesa delle famiglie rappresenta solo il 45% circa del PIL, ben al di sotto del livello del 60%-80% registrato nella maggior parte dei Paesi dell'OCSE.
Coca-cola e Nike per tutti
Gli scaffali dei negozi in Siria stanno cambiando aspetto: da quando il regime di Bashar al-Assad è stato rovesciato, anche i suoi rigidi controlli sulle importazioni sono caduti con lui. Ora le marche straniere stanno invadendo i supermercati, una delle cose di cui i siriani sono più entusiasti.
L’arrivo dei prodotti stranieri ha fatto scendere di prezzo molti prodotti, come i fagioli in scatola e il latte: la concorrenza è una tutela per i consumatori.
Inoltre nei regimi dittatoriali, fioriscono le condizioni per la corruzione: un agricoltore doveva fermarsi a diversi posti di blocco nel tragitto dalla sua fattoria al distributore e doveva consegnare molti dei suoi prodotti ai diversi posti di blocco presidiati da uomini del regime. Non ci sono più posti di blocco di questo tipo nel Paese.
Inoltre, dal 2013 il regime di Assad ha criminalizzato l'uso di valute straniere nelle transazioni commerciali e personali, nel tentativo di sostenere la sterlina siriana. E i dazi doganali sono stati ripetutamente aumentati per garantire entrate al governo, quindi ciò che non era di produzione locale era troppo costoso per essere acquistato dalla maggior parte dei siriani.
Anche per i negozianti, avere articoli stranieri significava essere soggetti a un maggior numero di raid, perché essere in possesso di articoli stranieri di solito significa avere dollari per pagare questi articoli stranieri.
Ora i dazi doganali sono stati fortemente abbassati e per telefoni cellulari e automobili, che non sono prodotti localmente in Siria, le tasse sono simboliche. La protezione della produzione siriana resta un pilastro della cultura siriana, e dei dazi protezionistici resteranno, ma l’apertura è molto evidente.
Si spera che questa nuova economia aperta apra più posti di lavoro in grado di accogliere tanti lavoratori che possano uscire dall’assistenzialismo pubblico verso il settore privato.
La svolta geopolitica del Libano
Joseph Oun è diventato presidente del Libano. È un veterano di 40 anni delle forze armate libanesi, considerate una delle uniche istituzioni statali ancora rispettate e considerate indipendenti, in un Paese pieno di corruzione e finira soggetto ai dettami di Hezbollah.
Nawaf Salam, un politico indipendente, è il nuovo primo ministro. Un uomo che ha rappresentato il Libano sulla scena internazionale come diplomatico per molti anni.
E quanto potere questi due uomini avranno alla fine in carica?
Tradizionalmente in Libano vige una politica settaria: il presidente è sempre un cristiano, mentre il primo ministro è sempre un musulmano sunnita e lo speaker del parlamento è sempre un musulmano sciita. La stessa spartizione di poteri continua lungo tutte le cariche di governo, generando una politica incredibilmente divisa.
La nuova amministrazione dovrà occuparsi della ricostruzione, dopo la fine del conflitto con Israele. La Banca Mondiale ha stimato un costo di oltre 8 miliardi $, soldi che il Libano non ha, dopo decenni di politiche fallimentari.
La promessa, alla luce di un cessate il fuoco che scadrà il 26 gennaio e che prevede lo smantellamento delle basi di Hezbollah, si è impegnato a mettere fine alla stagione di dominio del gruppo terrorista sul posizionamento politico del Libano. Dopo la svolta in Siria, si tratta del secondo paese sostenuto dall’Iran che abbandona l’asse Iran-Russia-Cina a favore di un posizionamento geopolitico più filo-Occidente.
Fondi pensione con le finestre oscurate
I lavoratori americani si ritroveranno presto una quota maggiore di private markets nei portafogli dei loro fondi pensione: l'amministrazione Trump è pronta ad allentare alcune regole, rendendo accessibili ai fondi pensione i mercati illiquidi.
I fondi pensione e i piani pensionistici sono tipicamente molto regolamentati perché riguardano la previdenza finanziaria delle persone. Persino l’accesso alle normali azioni ed obbligazioni è soggetto a limiti molto rigidi. La speranza di questi allentamenti di regole è di far arrivare ai sottoscrittori rendimenti più elevati che permettano loro di andare effettivamente in pensione con delle rendite più elevate.
Quali i rischi per i sottoscrittori? I private markets, per definizione, sono più opachi, meno regolamentati dalla SEC, e il reale valore dei loro asset è più opinabile, perché sono illiquidi: le azioni quotate si possono vendere in qualsiasi momento, mentre gli scambi sui private markets sono occasionali, a prezzi non definiti dal mercato, ma tra le due controparti.
La svolta viene più per impulso delle banche d’investimento: il private equity e il private capital sono prodotti con commissioni elevate per la gestione (a prescindere dai risultati effettivamente raggiunti) e una commissione d'incentivo che viene percepita per una parte dei profitti.
Venezuela
Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito e Canada hanno introdotto nuove sanzioni per il Venezuela, dopo che il leader Nicolás Maduro ha giurato per un terzo mandato, nonostante l'opposizione abbia dimostrato che ha perso le ultime elezioni.
Gli Stati Uniti hanno anche aumentato da 15 a 25 milioni $ la ricompensa che offrono per informazioni che portino all'arresto di Maduro per traffico di droga.
Maduro è al potere dal 2013. È diventato sempre più repressivo. Circa un venezuelano su quattro è fuggito all'estero. L'economia è crollata. Gli Stati Uniti hanno cercato nel luglio scorso di negoziare un accordo con il governo di Maduro: elezioni più o meno libere, in cambio di un allentamento delle sanzioni. Maduro inizialmente ha detto che avrebbe accettato. Ma poi si è tirato indietro. Ha iniziato a vietare ai candidati di candidarsi. Poi, a elezioni avvenute, l'autorità elettorale di Maduro ha annunciato la sua vittoria.
L'opposizione, però, aveva intuito che sarebbe successo e ha raccolto le copie delle ricevute ufficiali dei conteggi di ogni seggio elettorale. E queste, messe insieme, hanno mostrato che il candidato dell'opposizione Edmundo González aveva largamente battuto Maduro.
L'avvio del terzo mandato è parso più come una incoronazione. C'è stata un'enorme repressione a Caracas, con truppe e polizia dislocate in tutta la città. E poi un pubblico di lealisti all'interno dell'assemblea nazionale del partito di Maduro e poi rappresentanti degli alleati (Russia, Cina e Iran). Il presidente di Cuba, Miguel Díaz-Canel, e il presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, si sono presentati entrambi. Ma la maggior parte dei dignitari stranieri di alto livello si sono fatti notare per la loro assenza piuttosto che per la loro presenza.
Maduro teme soprattutto che Trump possa vietare a Chevron di operare nel Paese. Questo è molto importante per il Venezuela, perché al momento Chevron produce circa un quinto del petrolio venezuelano. Si tratta di una sanzione che danneggerebbe duramente il Venezuela. La nuova presidenza Trump potrebbe anche cancellare le licenze concesse ad altre compagnie petrolifere, l’italiana Eni e la spagnola Repsol, per inviare un segnale molto chiaro.
Rilanciare Hollywood
Gli studios di Hollywood speravano che il 2025 sarebbe stato l'anno del ritorno ad un ruolo dominante nell'industria cinematografica, ma gli incendi devastanti che hanno colpito la regione si sommano alle tante difficoltà vissute negli ultimi anni:
Prima il Covid ha bloccato le produzioni, anche se ha aumentato il giro d’affari dello streaming. Poi la bolla dello streaming è esplosa, poi ci sono stati sei mesi di scioperi a Hollywood nel 2023. Tutti si aspettavano che il 2024 fosse un grande anno di ripresa. Invece il crollo è peggiorato. E sullo sfondo di Hollywood, negli ultimi 10 o 15 anni, altri Stati e altri Paesi hanno offerto incentivi fiscali alle troupe cinematografiche per venire a girare nei loro luoghi.
L'industria, in difficoltà già prima degli incendi, ora vede molti attori e sceneggiatori che hanno perso la casa, il network di contatti. Anche prima degli incendi, a Los Angeles c'era già una carenza di alloggi.
Per questo è in arrivo una proposta del governatore della California, Gavin Newsom, uno degli esponenti più sulla cresta dell’onda nel partito Democratico, che sta presentando un piano per più che raddoppiare gli incentivi fiscali annuali offerti a registi e produttori che girano in California. Newsom e il sindaco di Los Angeles Karen Bass stanno parlando anche di un piano di ricostruzione per Los Angeles, che deve includere alloggi a prezzi accessibili, perché se si vogliono avere attori e scrittori giovani e ambiziosi a Hollywood, questo è un aspetto che deve essere affrontato.
Curiosità
L’accordo fra Italia e Starlink (SpaceX) per le comunicazioni crittografate sembra ben più che un discorso ben avviato (anche se io continuo a sperare che il bando sia oggetto di gara).
Intanto BlueOrigin, la compagnia spaziale di Jeff Bezos, ha lanciato il suo primo razzo con lanciatore riutilizzabile, in concorrenza con SpaceX. Bezos spera di poter contrastare il dominio di Elon Musk nel mercato dei lanci. Ma non è un'impresa facile. L'anno scorso la SpaceX ha effettuato più della metà di tutti i lanci globali.I mercati azionari sono più performanti quando il consenso popolare appoggia il Congresso.
La guerra ibrida della Russia ai paesi europei richiede sempre più risorse. In Radar, la newsletter di
un aggiornamento che parte dalla Francia ma passa anche per l’Italia e il Regno Unito.Un buon weekend in musica, con i poliedrici Simple Minds e il loro album Walking between worlds
I mercati azionari sono più performanti quando il consenso popolare appoggia il Congresso.
Il link è stato eliminato
Grazie mille. Esaustiva e interessante. Mi ha dato l'opportunità di approfondire l'argomento delle "allucinazioni del LLM", ed era proprio quello che mi serviva. Grazie davvero.