La Settimana dell'Alieno #15
La rassegna delle notizie economico-finanziarie del 11-15 settembre 2023
G20 all’unaniModità
La classica dichiarazione congiunta, esito dell’incontro di Nuova Delhi, ha visto USA, UE e gli altri alleati occidentali accettare di eliminare la condanna esplicita della guerra scatenata dalla Russia contro l'Ucraina dal comunicato dell'incontro. Tutti gli 83 paragrafi della dichiarazione dei leader sono stati accettati all’unanimità, compresi otto paragrafi relativi a questioni geopolitiche. Un passo indietro dal vertice del G20 tenutosi in Indonesia lo scorso novembre, che esprimeva una “condanna dell’aggressione russa in Ucraina”.
La contropartita è stata l'impegno di tutti i 20 Stati - compresi Russia e Cina - a rispettare l'integrità territoriale e a lavorare per una "pace giusta" per Kiev e il ritorno all'accordo sui cereali del Mar Nero per l'esportazione di prodotti alimentari ucraini. Xi Jinping e Putin non erano nemmeno presenti al vertice: la portata della concessione è molto evidente.
Per giunta il prossimo G20, l’anno prossimo, si terrà in Brasile e il presidente Lula ha già esteso l’invito a Vladimir Putin, dichiarando che sebbene sia oggetto di un mandato di cattura internazionale per crimini di guerra, può sedersi al tavolo con gli altri leader a Rio de Janeiro, senza timore di essere arrestato.
Il negoziatore russo ha commentato con soddisfazione la dichiarazione definendola "equilibrata", ma è anche una vittoria per il presidente indiano Modi, in prossimità delle elezioni del prossimo anno: le concessioni di Washington e Bruxelles derivano dal non voler mettere in imbarazzo l’India, un partner sempre più rilevante, un G20 senza una dichiarazione congiunta sarebbe stato uno smacco. Così invece appare come un merito della diplomazia e della leadership Indiana.
L'India è riuscita anche a ottenere l'ammissione dell'Unione Africana nel G20, un impegno sulla riforma delle banche multilaterali e un accordo per la ristrutturazione del debito dei Paesi fortemente indebitati.
Tutto bene, Xi Jinping?
La Cina, insieme alla Russia, ha ottenuto questa virata retorica del G20, ma ha minimizzato la sua vittoria diplomatica, o forse dovremmo dire la vittoria diplomatica del premier Li Qiang: l'agenzia di stampa ufficiale governativa Xinhua ha pubblicato solo un breve resoconto del G20, molto più risalto è stato dato ad un articolo su Xi Jinping che parlava dello sviluppo del nord-est della Cina.
Le voci di un possibile momento di difficoltà politica per Xi Jinping si rincorrono da qualche settimana: le sue scelte stanno danneggiando l’economia del paese, i membri più vecchi del partito hanno manifestato disappunto e disapprovazione per l’indirizzo intrapreso, lui non partecipa agli eventi internazionali… non possiamo escludere che dietro il manto opaco del PCC ci sia un Xi Jinping in affanno.
Meeting BCE
L’evento più importante della settimana è stato senza dubbio l’incontro periodico della BCE per la decisione sui tassi d’interesse.
Scelta più che mai complessa questa volta: l’economia europea soffre di un marcato rallentamento, se non già una recessione, la produzione industriale è in calo e un rialzo dei tassi rappresenta un ulteriore ostacolo alla ripresa economica. Ma l’inflazione è tutt’altro che sotto controllo e considerando il mandato, centrato sulla stabilità dei prezzi, un rialzo dei tassi pare una scelta quasi obbligata.
La BCE si trova in un cul de sac, con il rischio di vedere l’inflazione salire in ogni caso, o perché si mette in pausa la lotta lasciando fermi i tassi, oppure perché alzandoli si fa indebolire l’economia e quindi l’euro, condannando l’Europa a importare (soprattutto energia) a costi maggiorati.
Alla fine la decisione (dichiaratamente NON unanime) è stata di dare priorità agli obblighi di mandato, alzando ancora una volta i tassi, ma al tempo stesso cercando di rassicurare il mercato dichiarando che
“interest rates have reached levels that, maintained for a sufficiently long duration will make a substantial contribution to the timely return of inflation at the 2% target.”
ovvero “i tassi hanno raggiunto un livello che, mantenuto per un periodo sufficientemente lungo, offre una contribuzione sostanziale a riportare nel tempo l’inflazione al livello obiettivo del 2%”.
La reazione del mercato è stata quella di incorporare uno scenario ancor più recessivo, come il giorno prima immaginavo: l’euro scivola a 1,065 contro il dollaro, proiettando un’ombra sul costo dell’energia (che in Europa è per lo più importata) e, a cascata, sull’inflazione.
La stessa BCE rivede al ribasso le sue proiezioni di crescita PIL per l’eurozona a +0,7% (da +0,9%) per il 2023, +1% (da +1,5%) per il 2024 e +1,5% per il 2025.
Navi verdi
Il gruppo industriale danese A.P. Moller Maersk, leader nel trasporto di merci via container nel mondo, ha annunciato giovedì di aver costituito una nuova società, la C2X, per la produzione di metanolo verde su larga scala, con una produzione annuale prevista di oltre tre milioni di tonnellate entro il 2030. I progetti prevedono stabilimenti vicino al Canale di Suez in Egitto e al porto di Huelva in Spagna, oltre che in diverse altre località.
Il metanolo è detto “verde” perché prodotto da materie prime rinnovabili, tra cui idrogeno e biometano, e l'industria navale spera di poter raggiungere l'obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050.
La prima nave portacontainer alimentata a metanolo verde, di proprietà di Maersk, è salpata un mese fa. Secondo le previsioni il numero di navi di questo tipo dovrebbe superare le 200 unità entro il 2028.
Good morning Vietnam
Biden ha lasciato in anticipo il G20 per stringere accordi bilaterali con il Vietnam su semiconduttori e minerali, e contestualmente il Vietnam ha elevato Washington al suo più alto status diplomatico insieme a Cina e Russia.
Il Vietnam è un elemento cruciale del progetto "friendshoring" per le aziende tecnologiche statunitensi, per garantire la supply chain. I dirigenti di Google, Intel, Amkor, Marvell, GlobalFoundries e Boeing hanno incontrato i dirigenti tecnologici vietnamiti e il Segretario di Stato Antony Blinken ad Hanoi.
Il CHIPS Act mette a disposizione dell'amministrazione USA 100 milioni di dollari all'anno per cinque anni per sostenere le catene di fornitura di semiconduttori a livello globale. Secondo i funzionari, gran parte di questa somma potrebbe essere destinata al Vietnam, a cui servono anche investimenti per la formazione di lavoratori qualificati, poiché il Vietnam ha una grave carenza di ingegneri nel settore dei chip.
L’accordo di approvvigionamento riguarda anche diversi minerali critici, in particolare le terre rare, di cui il Vietnam possiede i maggiori depositi al mondo dopo la Cina.
Il Vietnam cerca di farsi strada nella competizione economica internazionale, ma anche di mantenere buone relazioni con tutte le superpotenze: nelle prossime settimane sono attesi ad Hanoi diplomatici cinesi, e anche con la Russia si dovrà discutere un nuovo accordo per una linea di credito da 8 miliardi di $ che la Russia estenderebbe al Vietnam per l'acquisto di armamenti pesanti, tra cui missili antinave, aerei ed elicotteri antisommergibile, sistemi missilistici antiaerei e jet da combattimento.
Questo accordo di finanziamento e fornitura di armi aggirerebbe le sanzioni occidentali su Mosca e potrebbe far scattare le sanzioni statunitensi, non a caso Hanoi è in trattative simili con diversi altri fornitori di armi, tra cui gli Stati Uniti, per diversificare le forniture militari dalla Russia, un'offerta a cui il Vietnam è ricettivo.
Ciò aiuterebbe il Vietnam a ridurre la dipendenza militare da Mosca, un problema che ha anche l’India. E’ un processo complesso perché la fornitura militare implica addestramento specifico, manutenzione e ricambi per l’esistente, e non è possibile “girare un interruttore” per cambiare fornitore, anche se la relazione con la Russia mette sempre più a disagio i suoi partner.
La Fed va verso la pausa, ma non è sola
Per lungo tempo i membri del board della Federal Reserve sono stati unanimi nell'affermare che avrebbero preferito aumentare i tassi d'interesse in misura eccessiva piuttosto che in misura insufficiente, ovvero che consideravano seria la minaccia di un'inflazione persistentemente elevata.
La situazione sta cambiando, nonostante l'inflazione negli Stati Uniti sia salita per il secondo mese di fila.
L'inflazione core (che esclude la componente energia, più volatile) resta in traiettoria di moderazione. Per la Fed, l'inflazione core è più importante per misurare l’andamento strutturale dell'inflazione. Mentre il dato principale è quello che misura il costo della vita, ciò a cui prestano attenzione i cittadini americani, i consumatori e le imprese. È anche quello che influenza incredibilmente le aspettative sull'inflazione futura. E tenere sotto controllo queste aspettative è stata una componente importante della lotta della Fed contro l'inflazione.
La Fed sembra orientata a mantenere i tassi di interesse fermi alla riunione di mercoledì prossimo, prendendo tempo per vedere come l'economia sta rispondendo agli aumenti già deliberati e introdotti.
Ma se questi rialzi dell’inflazione dovessero continuare nei mesi successivi, la Fed potrebbe essere costretta ad alzare i tassi di interesse un'altra volta.
Un recente articolo di Adam Shapiro della Fed sostiene che la disinflazione guidata dall'espansione dell’offerta (cioè il risanamento del periodo “manca la roba) sia ormai praticamente finita. Quindi ancora di più le attenzioni si concentrano sul lato della capacità di consumo, ovvero il mercato del lavoro.
La dinamica dell’inflazione potrebbe tornare avversa anche in un altro modo: i lavoratori del settore auto negli USA sono pronti a un duro sciopero, ritengono le proposte di incremento salariale del 10% “un insulto”. Secondo il sindacato UAW un aumento adeguato per i suoi 146mila iscritti sarebbe del 40%.
Le pretese salariali, comprensibili alla luce dei rincari di molti beni, rischiano di generare nuova capacità di spesa che continuerebbe ad alimentare i consumi, con il rischio di attivare la spirale salari-prezzi che la Fed cerca di prevenire.
Secondo l'Anderson Economic Group, però, uno sciopero di soli 10 giorni contro GM, Ford e Stellantis ridurrebbe il PIL degli Stati Uniti di 5,6 miliardi di dollari e potrebbe spingere l'economia del Michigan in recessione. Potrebbe anche rendere scarsi alcuni modelli di auto e farne salire i prezzi.
Largo al Factotum della città
Tutti lo vogliono, tutti lo cercano. Ma non siamo in un’opera di Rossini, parliamo di un pacchetto di azioni ARM: la domanda di partecipazione alla sua quotazione in Borsa è stata di oltre 10 volte la quantità di azioni offerte. La giapponese SoftBank (che a dispetto del nome non è né un’azienda di software né una banca) ha acquisito Arm per 32 miliardi $ nel 2016, e ora l’ha riportata in Borsa con la valorizzazione iniziale di oltre 52 miliardi $. Nel primo giorno di contrattazione, l’enorme “coda” di acquirenti per il titolo, ha spinto le quotazioni fino a registrare un +25%.
Non si tratta di un’azienda molto conosciuta al grande pubblico, ma è straordinariamente pervasiva: Arm infatti progetta i componenti fondamentali dei semiconduttori e ne concede in licenza i progetti, insieme al codice di programmazione del software per i chip. In particolare per gli smartphone.
L’amministratore delegato, Rene Haas, parla di “un cambiamento significativo nella nostra strategia.” In sostanza Arm non concede più in licenza gli elementi di base dei chip, ma fornisce ai clienti progetti pronti per essere messi in produzione. Così incassa royalty molto più elevate per dispositivo, perché offre ai clienti progetti più completi e tecnologicamente più validi.
Oggi l'azienda ha un margine lordo, ovvero la percentuale di fatturato che rimane dopo aver dedotto i costi di produzione, del 95%. Arm ora vuole diluire la sua dipendenza dal mercato degli smartphone, che sta diventando stagnante, cercando di espandersi nel mercato dei chip per i data center.
Grazie alla sua esperienza nel mondo a basso consumo energetico dei telefoni alimentati a batteria, Arm pensa che i suoi prodotti siano i più adatti ai data center per le piattaforme di intelligenza artificiale di ultima generazione, che consumano immense quantità di energia.
Questo fa di ARM una alternativa a Nvidia per gli investitori che desiderano posizionarsi sul settore AI, dove l’entusiasmo ha già spinto la capitalizzazione di mercato di Nvidia oltre i mille miliardi di dollari. L'8 agosto Nvidia ha presentato un "superchip" AI con capacità e velocità tali da renderlo il suo prodotto di punta. Metà del pacchetto è costruito sulla tecnologia di Arm.
Oltre a Nvidia, anche Amazon, Samsung e Apple sono clienti importanti di Arm. Degli 1,4 miliardi di smartphone venduti ogni anno, il 99% utilizza i microprocessori disegnati da Arm o che sono programmati con il set di istruzioni di Arm, che quindi rappresenta uno standard di compatibilità industriale, una garanzia per tutti, dagli ingegneri del software ai progettisti di chip fino ai produttori di dispositivi elettronici, che indipendentemente da fornitori e controparti, ogni cambiamento potrà avvenire a basso costo, perché potranno continuare a lavorare sullo stesso linguaggio di programmazione.
Nvidia tentò di comprare Arm da SoftBank nel 2020 (per 40 miliardi $), ma la Federal Trade Commission americana ha fermato l’operazione per evitare di creare un monopolio globale che avrebbe danneggiato le prospettive di servizi erogati ai consumatori.
Oggi è stata quotata solo una parte minore dell'azienda, Softbank mantiene una quota di controllo nella speranza di ottenere in seguito una valutazione più alta per la parte restante. Molto dipenderà dall'interesse del mercato per i titoli legati all'intelligenza artificiale, per i produttori di chip in generale e l’insorgere di possibili dispute fra Arm e i suoi clienti (che in un certo senso sono anche i suoi concorrenti).
Quando il gioco si fa duro…
Mario Draghi viene chiamato dalla Commissione Europea nel ruolo di consigliere speciale direttamente dal Presidente della Commissione Ursula von der Leyen
"Siamo di fronte a forti venti contrari all'economia. È ora di rendere più facili le attività economiche in Europa. Mario Draghi è una delle grandi menti economiche europee, per questo gli abbiamo affidato il compito di preparare una relazione sul futuro della competitività europea".
Ursula von der Leyen cerca di ottenere un secondo mandato come presidente della Commissione europea. Questo cambio di attenzione verso la competitività e gli accordi commerciali è stato criticato dai Verdi che temono una riduzione delle ambizioni sull'agenda climatica dell'UE.
Ma su questo tema la Commissione ha annunciato un’indagine che estende le limitazioni agli aiuti di Stato alle auto cinesi, che stanno letteralmente inondando il mercato.
Le case automobilistiche cinesi non hanno fatto mistero delle loro ambizioni di dominare il settore delle auto elettriche in Europa, che è il più grande mercato di veicoli elettrici al di fuori della Cina, e le loro azioni hanno accusato il colpo sulla prospettiva di un maggiore controllo normativo da parte di Bruxelles.
L'azione contro le case automobilistiche cinesi in Europa è stata richiesta da alcuni Stati membri, preoccupati che le principali case automobilistiche europee rischino di perdere la loro leadership nella fase in cui il mercato di rimodella per effetto della transizione energetica.
Stellantis sta valutando la possibilità di costruire veicoli elettrici più economici al di fuori dell'Europa e di importarli, per competere con i modelli cinesi.
La Cina ha criticato l'indagine dell'UE definendola un “atto protezionistico”. Il ministero del Commercio cinese ha minacciato un forte impatto negativo sulle relazioni economiche tra Cina e UE. Per la Cina, l'industria dei veicoli elettrici è uno dei pochi punti di luce in un'economia che sta andando sempre più in ombra, cercando di ridurre la sua dipendenza dal settore immobiliare.
MediCina e bustarelle
Un nuovo giro di vite "sulla corruzione, questa volta nel settore sanitario, è stato introdotto da Xi Jinping. Quasi 200 direttori di ospedali sono già stati arrestati per cercare di arginarla.
Il mercato dei farmaci e delle attrezzature mediche è oggetto da anni di un forte protezionismo, le aziende farmaceutiche locali investono più volentieri nel marketing che in costose ricerche, considerando che non devono competere con i prodotti esteri. Quindi inviano rappresentanti negli ospedali per dare tangenti ai medici in modo che prescrivano i loro farmaci.
I medici sono ricettivi perché, a dispetto del sempre più dispendioso percorso di studi, pagati male rispetto ai loro colleghi di altri Paesi: un medico cinese medio guadagna circa 15.000 dollari all'anno.
Lo spirito di questo provvedimento appare molto chiaro con un dato: alle autorità locali sono state assegnate quote sul numero di medici da arrestare. Gli ospedali sono invitati ad autodenunciarsi per corruzione.
Dai presidenti degli ospedali ai medici più giovani, tutti devono compilare un modulo che includa l'ammontare delle tangenti che hanno preso, ad esempio, dai produttori di farmaci o di dispositivi medici. Se si è “onesti”, c'è la possibilità di essere graziati. Altrimenti, le manette tintinnano.
Di conseguenza il sistema sta collassando. I medici hanno sospeso le prescrizioni ai pazienti, e ora le autorità parlano di "moderazione nella repressione".
Antitrust su Google
E’ partito un importante processo antitrust contro Google per pratiche anticoncorrenziali, parte di un'azione più ampia di repressione delle Big Tech.
Si tratta del più grande caso di antitrust negli Stati Uniti da 25 anni, quando il governo aveva accusato Microsoft di aver usato il suo monopolio su Windows per cercare di distruggere il browser Netscape (che in effetti, chiuse).
Il nocciolo della denuncia presentata dal Dipartimento di Giustizia ruota attorno a una serie di accordi stipulati dall'azienda che garantiscono, in sostanza, che quando si accende il cellulare o il computer, il browser di ricerca Google sia in primo piano.
La risposta dell’azienda è che gli utenti scelgono il motore di ricerca Google semplicemente perché è un ottimo prodotto e che i consumatori (o le aziende tipo Apple che stabiliscono il design dei dispositivi) lo preferiscono, pur potendo scegliere altri motori.
Il caso del monopolio di Microsoft fu definito “il processo antitrust del secolo”, perché si è svolto in un momento cruciale per lo sviluppo tecnologico. I richiami oggi sono analoghi, con norme che negli ultimi anni hanno palesato di essere obsolete o lassiste, portando a una proliferazione di comportamenti anticoncorrenziali, in particolare nelle Big Tech, e che ora i funzionari antitrust vogliono contrastare.
Curiosità
Questa settimana ho finalmente visto il film Oppenheimer, avevo grandi aspettative, il film non mi ha deluso. Non vorrei rivelare troppo a chi non l’avesse ancora visto, ma…
E a proposito di Oppenheimer, eccovi la sostituzione dei lavoratori dei servizi da parte delle macchine, vista da Albert Einstein.
Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò su cui si tende a investire di più.
Ho letto “L’attore” di Mario Soldati. L’eterna storia del declino italiano, raccontata attraverso un caleidoscopio di luoghi e personaggi dell’Italia del boom economico.
Questa settimana l’augurio in musica di buon weekend è anche un ringraziamento ad una lettrice, Mena, che spesso si premura di mandarmi il buongiorno con un “caffè digitale”. Quindi, sapendo che anche lei apprezza la voce della (mai abbastanza) compianta Dolores O’Riordan, eccovi i Cranberries con “Wake up and smell the coffee”
IMHO iniziativa molto interessante, quella di Maersk. Oltre alla CO2 (se prodotto da biomassa, da CO2 catturata e H2 verde), il metanolo ha il pregio di ridurre molto anche le emissioni di NOx e SOx. Certo, rimane il tema della densità energetica: a parità di GJ stoccati, serve un volume ca. 2x rispetto a MGO, il retrofit di navi esistenti non sarà semplice.